31 dicembre 2021

I miei auguri.

Non sono mai stata molto propensa a rispettare la prassi che vuole la fine dell'anno pieno di aspettative future. Ormai sappiamo che domani sarà solo un altro giorno più o meno uguale a quelli passati, ma gli auguri li ho sempre fatti e li faccio con sincerità a tutti (o quasi 😏). Quest'anno però sono un po' più in imbarazzo. Fare gli auguri nella situazione in cui ci troviamo mi suona quasi privo di concretezza. Ci sono talmente tante cose da cambiare nel mondo che ci vorrebbe un miracolo per sistemarne anche solo una piccola parte. E io non credo nei miracoli.

Però credo nelle persone, poco e in poche ma ci credo ancora.
Perché se siamo stati capaci di fare tutti questi danni, forse potremmo essere capaci anche di fare l'esatto opposto e porre un minimo di rimedio agli errori che abbiamo commesso.
Lo so, si può definire utopia anche questa speranza, quasi come credere nei miracoli, ma credo che ormai sia chiaro che, se non invertiamo la rotta, di speranze non ce ne rimangono altre.
Quindi l'augurio onnicomprensivo che mi sento di fare è questo:
mi piacerebbe che tornassimo ad essere più consapevoli del ruolo che possiamo sostenere come umanità pensante e che questo ci fosse sufficiente a ricordare che basterebbe poco, in fondo, per essere qualcosa in più di numeri o molecole disperse a caso in questo mondo in balia dei venti. Un po' meno passivi e un po' più reattivi per tornare a percepire il senso e l'essenza della vita che, volenti o nolenti, ci troviamo a vivere, della rabbia positiva e costruttiva contro le ingiustizie, della possibilità di essere artefici di un qualche destino e non succubi produttori e consumatori, perché altrimenti non potremo dare colpa a nessuno di quel che sta succedendo. Prendiamo noi il timone di questa nave che sta naufragando o non ci sarà anno nuovo che tenga.
Auguri.
 

 

25 dicembre 2021

Mi dichiaro prigioniero politico.

Riprendo in mano questo spazio per condividere i miei pensieri nell'attuale, assurda situazione.

 25 dicembre 2021

Sono prigioniera. Il mio attenermi alla legge che mi permette di decidere se vaccinarmi o meno mi sta isolando più di quanto già lo stessi facendo spontaneamente prima. A volte mi domando se sono normale. Ma mi sembra di sì. L’isolamento non mi produce depressione. Ho cose da fare. Cerco di mantenermi in forma per contrastare la vecchiaia che avanza, ho ancora il mio cagnolino di cui occuparmi, mi nutro (a volte non benissimo ma mangio quello che ho voglia di mangiare e quello che mi posso permettere), leggo tantissimo, guardo anche la tv (sempre meno in verità evitando tg e talk vari perché non ne posso più!!!) e vivo normalmente. Non ho molti contatti sociali, è vero, anzi, quasi nessuno, ma non mi mancano. Quei pochi che ho non mi danno altro se non un po’ di divertimento oserei dire quasi forzato, proprio per non considerarmi un’asociale.

Mi chiedo perché mi comporto così. C’è un insieme di cose su cui ho riflettuto per spiegarmelo.

Prima di tutto non sono così sicura dell’efficacia dei vaccini. Da che mondo è mondo la scienza è fatta di dubbi che devono essere costantemente verificati, questa è la base su cui si fonda la ricerca che non si chiamerebbe tale altrimenti. Alle certezze ci si arriva, come ci ha insegnato la storia, dopo varie fasi che in questo momento storico non sono certo state rispettate.

Ho attraversato tutta la mia vita cercando di ascoltare i segnali del mio corpo e credo di averli interpretati. Sto bene, sono ancora in forze e non ho nessuna patologia. Mi sembra di avere un buon equilibrio fisico e psicologico che non voglio stravolgere introducendo sostanze estranee non comprovate.

Poi c’è il fattore della ribellione. Che non è secondario, ce l’ho nel dna. Fin dall’inizio ho cercato di capire. Lo faccio da sempre per qualsiasi stimolo mi provenga dall’esterno. Credo sia logico farlo, non sono un’oca che ingurgita. E non c’ho capito niente. L’informazione e il comportamento della politica non mi ha mai dato nessuna garanzia, anzi. Le varie ordinanze mascherate da appelli alla responsabilità mi sono arrivati male, sono suonate come vere e proprie coercizioni e ricatti. Purtroppo è da quando sono nata che ho questa allergia agli ordini, e di solito faccio esattamente il contrario di quello che mi si vuole imporre.

Però rispetto le leggi. E se la legge non mi obbliga, la rispetto e faccio la mia scelta. Punto.

Poi c’è il fattore dell’allarmismo ingiustificato. Non nego che ci sia una situazione difficile, ma il sensazionalismo dei media sta caratterizzando l’informazione negli ultimi anni e questo non può che esacerbare i comportamenti e influenzare chi non riesce a sottrarcisi. Ogni anno salta fuori qualche nuovo virus, molti si ammalano e molti purtroppo muoiono. Forse quest’anno è stato ed è ancora contraddistinto da qualcosa di più grave, ma è ovvio che se la sanità avesse avuto quelle risorse che negli anni scorsi la politica le ha proditoriamente tolto, non avrebbe queste difficoltà. E allora non vedo perché  le colpe della politica debbano ricadere sempre su chi colpe non ha. Non è tollerabile. Non sono d'accordo nel giustificare questa inefficienza con una politica preventiva irresponsabile inoculando sostanze che, tra l’altro, sono tutt’altro che sicure e sulla cui distribuzione stanno speculando a man bassa le multinazionali farmaceutiche cercando di trarne il massimo dei profitti.

Dicono che i non vaccinati contribuiscono alla diffusione. Non è vero. Visto che non si può andare da nessuna parte, che cosa mai possono diffondere? Al contrario io cerco di proteggermi dai vaccinati che pensano di essere invincibili e fuori da qualsiasi pericolo mentre in realtà non lo sono e si permettono di avere comportamenti a rischio. Senza contare l’arroganza da salvatori del mondo quando sappiamo benissimo che chi si è sottomesso o lo ha fatto perché non aveva scelta oppure, e qui casca l’asino, per avere libero accesso a quel consumismo che tanto ci sta a cuore e che sembra non esista nient'altro. Per tornare ad essere liberi, dicono loro.

Ma che libertà è quella che viene elargita come premio per un’obbedienza cieca e sorda?

La libertà vera è quella che abbiamo per nascita, per natura e che ci viene strappata via con imposizioni che ci conducono a ricatti psicologici e ci rendono schiavi di noi stessi e di pensieri nevrotici basati principalmente sul senso di colpa e anche di psicotiche teorie che logicamente, ma anche emotivamente, non hanno alcun senso, né alcuna utilità nella ricerca del bene reale.

Non è mia intenzione dare una connotazione univoca e standardizzata a tutte le persone che si sentono in dovere di seguire certi comportamenti, non giudico nessuno. Però mi chiedo come sia possibile annullare la ragione pur di essere considerati cittadini modello. Una vera morale civica non dovrebbe annullare la ragione né le emozioni, ma piuttosto integrare questi aspetti e quindi, rispettando la propria natura, elevare l’individuo a quello che è: una mente pensante. Quello che sta succedendo adesso è l’esatto opposto.

Io credo di rispettare tutti in quanto persone, anche in quell’aspetto di cittadino obbediente che sentono di dover essere. Quello che non rispetto è quel meccanismo perverso che vedo intessuto in chi detiene un qualche tipo di potere e che si ritiene investito  di decidere della vita altrui.

Non è tanto il fatto di essere bravi cittadini o meno quanto il non discernere tra l’incomprensibile e l’assurdo.


25 giugno 2021

Sto invecchiando?

 


Il calendario mi dice di sì. Quest'anno saranno 69...e l'anno prossimo i fatidici 70!! Quando avevo 40 anni, o anche 50, e vedevo le persone di questa età, le consideravo vecchie. Ora io, a quella stessa età, non mi sentirei di considerarmi tale. Non ho quelle carenze che vedevo in loro. Sì, le rughe, il corpo che cede (tutta colpa della gravità!😂), sono segnali piuttosto chiari, ma ho acquisito una consapevolezza di me stessa che prima non avevo. Mi conosco sempre di più, credo di sapere ciò di cui ho bisogno e ciò che devo lasciar perdere perché non mi appartiene più. I desideri non sono più gli stessi, i pensieri non sono più gli stessi, ma ne sono subentrati altri che sento più corrispondenti. So quello che voglio e so (almeno credo 😏) cosa posso ottenere. Certo, i momenti di confusione sono ancora lì che mi aspettano al varco: instabilità di umore, ricerca di certezze che non otterrò mai, sensazioni contrastanti che mi colgono improvvise. Però qualche linea guida credo di averla ben chiara, soprattutto una: sono risoluta a vivere bene quel po' di vita che mi rimane. Ci tengo perché è normale che lo sia. Sono al  mondo e finché ci resto vorrei sfruttare le mie potenzialità, di corpo e di mente, insieme, perché l'una non esclude l'altra. Soprattutto adesso che posso occuparmi di me stessa a tempo pieno senza l'assillo continuo e improrogabile dei problemi che comportano i ruoli scadenzati che il sistema impone (da vecchi non si è più tanto utili per cui succede che ti lascino un pochino più in pace😏).

Quindi, tanto per concludere questa masturbazione mentale di un qualunque venerdì di giugno dell'anno 2021, dico che, nonostante tutto, compresi pandemia da cui non so quando usciremo e vecchiaia che purtroppo avrà  il suo inevitabile decorso, sto cercando con tutti i mezzi possibili di essere presente a me stessa per non lasciare che gli anni possano presentarsi come handicap. Faccio cose (quando ne ho voglia), vedo gente (quando ne ho voglia), leggo (compulsivamente e soprattutto thriller psicologici), mi interrogo sul da farsi e osservo l'evolversi degli eventi con un fare critico e distaccato pur se emozionalmente coinvolta. 

Aggiornerò questo spazio...forse...quando ne avrò voglia e ragione per farlo... 

26 marzo 2021

Scrivo.

E' passato tanto tempo e mi è tornata la voglia di scrivere su questo diario virtuale che ultimamente ho tradito per un diario cartaceo. Sì, ho voluto riprendere a scrivere a mano, con carta e penna. Mi ero accorta di avere qualche difficoltà persino nello scrivere la mia firma quando richiesta e non mi sentivo bene. Ho sempre scritto da quando ne ho avuto la capacità e pensare di non riuscire a farlo manualmente mi metteva a disagio. Per questo mi sono messa alla prova. Prova che comunque ho superato brillantemente dopo che ho riempito alcune pagine d'incertezza. Nel mio diario cartaceo scrivo tutto quello che mi viene in mente, anche sciocchezze che non pubblicherei qui sapendo che qualcuno potrebbe leggerle. Lo faccio per il solo piacere di scrivere, di riempire pagine bianche che si modificano al contatto con la penna. E mi sento libera. Lo so che può sembrare strano (in effetti lo penso anch'io) ma è così. Scrivere a mano con carta e penna ha un altro effetto, quasi terapeutico. Non credo di riuscire a spiegarlo se non con questa sensazione di libertà che credo che sia dovuta al fatto che quel diario è solo mio e non è sottoposto a giudizi. Sarà perché ho paura dei giudizi? Forse. Sarà perché lì mi esprimo senza costrizioni? Anche. Ma mi viene in mente anche l'ambizione di cui sono assolutamente priva. Non ho nessuna voglia di competere con chiunque e avere un blog comporta, anche non volendo, un mettersi in competizione con altri, esporsi ad una eventuale platea che potrebbe non essere d'accordo con me e credo di non essere in grado di sostenere nessun tipo di polemica. Primo perchè non mi piace, secondo perché non mi sento in grado. Odio le discussioni. E' un limite? Può essere. Ma sono fatta così e non ho nessuna voglia di cambiare. Non ne trovo la necessità. Alla mia età sono tante le cose che non trovo più necessarie. Ho le mie idee che ormai sono consolidate (forse incancrenite, ma che volete farci?). Però mi dispiaceva comunque lasciare in sopeso questa virtualità che, comunque, qualche soddisfazione me l'aveva data. E non ho resistito. Sono tornata qui, spinta da non so quale ispirazione, a mettermi in discussione, in un certo senso. A mettermi comunque alla prova, un'altra prova. Una delle tante a cui mi sottopongo in questo periodo della mia vita. Il periodo della pensione. Quello in cui c'è tempo. Tempo per fare quello che prima non avevo tempo di fare. Tempo in cui ci si potrebbe anche porre degli obiettivi, ma non esageratamente importanti perché le energie sono quelle che sono e lo scetticismo, figlio della disillusione, la fa da padrone. Tempo in cui ci si sente in diritto di essere sempre di più attenti a quello che si desidera senza sentirsi esageratamente responsabilizzati. Faccio quello che ho voglia di fare senza sentirmi nè in colpa nè responsabilizzta. Scrivo qui, scrivo con carta e penna, che differenza fa? Mi esprimo. Punto.

Mi esprimo perchè ho voglia di farlo.

In questo momento. 

Domani può essere diverso. 

Che importa?

Scriverò qui, scriverò da un'altra parte. 

Che importa? 

L'unica cosa importante è che provo piacere ad esprimermi.

Cercavo il consenso quando mi era imposto.

Ora non più.