Il post
precedente sul cohousing ha aperto una discussione qui
e qui, dalla quale è
venuto fuori una positiva propensione a valutare quel tipo di proposta, con i
dovuti dubbi di concreta realizzazione che scaturiscono, ovviamente, dalla
scarsa propensione al vivere sociale comune che abbiamo sviluppato in secoli di
individualismo dominante.
Ma, cosa più importante, Carlos Catucci
ci ha parlato di un suo progetto a cui ha dato un nome stupendo e molto
significativo: “Progetto Ohana”, che nella
lingua dei nativi della Hawaii significa "Famiglia" e anche
"Nessuno verrà mai abbandonato".
L’ho trovato entusiasmante, molto ben definito nei dettagli
e nella concreta possibilità di realizzazione.
Lo introduco con le sue parole che trovo efficacissime:
Da anni ho una idea in testa. Una associazione no profit,
che potrebbe aiutarci a far cose buone, a rimettere in carreggiata il mondo.
Beh se non il mondo almeno il paese in cui viviamo.
Vi spiego subito prima di tutto perché' penso che il solo
modo di colpirli (senza offrire loro il destro a poterci criminalizzare in
quanto terroristi, anarco-insurrezionalisti, e quant'altro) nel solo punto dove
sono sensibili e indifesi.
Dietro tutti i problemi che stiamo vivendo c’è, come
sappiamo tutti, il grande capitale, inteso come istituti di credito, ovvero le
banche. Per salvare il sedere di questi organismi inutili e probabilmente
dannosi, che hanno fatto una serie di errori macroscopici giocando con il
futuro dell’umanità, ci dicono che dobbiamo tirare la cinghia (ancora?) e fare
sacrifici lacrime e sangue per uscire dalla crisi.
Una crisi tutta finanziaria, perché' l'economia, quella
vera, sana, non quella che ci obbliga a produrre per poter consumare così da
incentivare la produzione in una spirale negativa, ma quella che ci permette di
cercare di rendere migliore la vita per tutti, quella è sana.
E soprattutto una serie di errori che non pagano (l'Islanda è
un caso a parte) i colpevoli ma bensì il popolo. Allora dobbiamo fare in modo
che i grandi capitali e i loro complici e accoliti non riescano a dominarci
ancora.
L'idea di base è, intanto, creare una rete sociale. Se non
si raggiunge questo risultato, il resto conterà ben poco.
Per raggiungere questo fine il mezzo è l'associazione con i
suoi servizi. In pratica usando i servizi e aiutando a prestarli, gli associati
finiscono con il conoscere meglio altri associati e con il capire concetti
chiave come la cooperazione e il reale valore (non quello di mercato, ma quello
legato alla necessità dell'individuo) di beni e servizi.
Inoltre. come vedremo, potranno apprezzare la partecipazione
a progetti di cose comuni, anche vigilando sulla correttezza delle procedure
(senso civico).
I mezzi inizialmente identificati sono quattro, e più
precisamente:
Gruppo di acquisto solidale (o GAS), Micro credito, Banca
del tempo e Mercati del baratto.
Vediamo i dettagli.
-Per prima cosa chiariamo che l'associazione deve essere
no-profit. No profit significa che non deve avere fini di lucro, gli associati
NON ricevono alcun dividendo. Non vuol dire che non possa maneggiare denaro, ne
che non possa pagare stipendi a persone che lavorano per finalità
dell'associazione stessa. Stipendi nella media, nessun ruolo dirigenziale viene
compensato, solo ruoli realmente produttivi. Vedremo più avanti come si
potranno creare tali ruoli.
-Il secondo punto è che deve essere una associazione
completamente democratica e partecipativa, del tipo una testa, un voto. Tutto
va deciso dagli associati. Si possono delegare solo le incombenze di routine a
singoli gruppi. Ma si deve trattare di cose appunto di routine che non
prevedano decisioni. Tutto il resto lo decide l'assemblea dei soci (anche qui,
in seguito verrà descritto il metodo per fare ciò con una associazione che
parte con l'idea di essere spalmata (come minimo) su tutto il territorio
nazionale e che deve contare (per perseguire i suoi scopi) su centinaia di
migliaia di associati).
-Al terzo posto troviamo il fatto che chiunque potrà
associarsi senza dover spendere nulla e che potrà (ancora più importante)
disassociarsi con una semplice comunicazione scritta. E' importante questo
punto perché' non avendo una quota associativa (andrà specificato nello statuto
e nell'atto costitutivo) chiunque si può associare e se non usufruisce di
nessun servizio comunque non avrà avuto alcun costo. In questo modo si
invogliano le persone ad unirsi all'associazione. E non li si spaventa,
potendo, se credono, dissociarsi in qualsiasi momento.
-Come quarto punto parliamo del GAS, o Gruppo di Acquisto
Solidale. In pratica, una maniera di risparmiare tagliando gli intermediari. In
pratica sappiamo bene come un prodotto agricolo, che viene pagato al produttore
meno di 50 centesimi di Euro, lo troviamo sullo scaffale a parecchi euro. Ora
dobbiamo considerare che chi espone (supermercato, negozio di generi alimentari
o ortofrutticolo o simili) ha dei costi, affitto, corrente, tasse, etc. Ed è
legittimo che voglia applicare un ricarico. Ma comunque la differenza di
prezzi, tra il prezzo di acquisto al produttore, che spesso si trova anche a
non riuscire a starci dentro, e quello di vendita al consumatore finale, rimane
troppo grande. Posto che non vogliamo accusare chi vende di essere un ladro
approfittatore, dobbiamo cercare la soluzione al mistero altrove.
Bene un tempo il mercante partiva dalla sua zona di
residenza per recarsi, con viaggi disagevoli e pericolosi, in un paese lontano,
dove acquistava, anticipando di tasca sua, merci che vendeva una volta tornato
a casa, se riusciva a portarle indietro senza problemi, con un giusto ricarico.
Oggi questo lavoro lo svolgono degli intermediari; questi
compongono la cosiddetta "catena distributiva". Un accentratore o
incettatore acquista grandi quantità di merci dai produttori. A sua volta ne
distribuisce parti in varie zone del paese a dei grossisti dopo avere eseguito
una maggiorazione del prezzo. Questi applicano a loro volta un ricarico per
distribuire ad esempio ai rivenditori che operano nei mercati all'ingrosso
della zona. Questi ultimi, applicando anch'essi un ricarico, vendono ai
dettaglianti, che vendono, con il loro ricarico, ai consumatori. A tutti questi
ricarichi dobbiamo sommare le spese di trasporto e stoccaggio dei beni.
Chiaramente un produttore fatica a raggiungere direttamente
un numero di consumatori tale da esaurire la quantità di beni che egli offre.
Per cui è costretto a rivolgersi alla catena distributiva.
Se però un gruppo di consumatori sufficientemente ampio, si
coalizza per acquistare tutta la produzione (o comunque una parte
sufficientemente grande da valere la pena per il produttore) e organizzare la
spedizione raggruppata per aree (ad esempio città), bene si crea il paradosso
che il produttore possa vendere ad un prezzo raddoppiato ed i consumatori
pagare un prezzo dimezzato. Quindi benefici per ambo le parti.
Il problema viene nel momento in cui il produttore dovesse
eseguire spedizioni singole per ogni consumatore. Sarebbe richiesto un effort
troppo grande, e i costi inevitabilmente salirebbero. Ma se potesse spedire, a
blocchi, ad esempio 300 forme di caciotta a Milano, e 200 a Bologna, non
sarebbe per lui un gran problema. Basterà poi che degli associati di Milano e
di Bologna si prendano il "disturbo" di ospitare le caciotte e di
distribuirle alle persone che hanno fatto l'ordinativo, quando vanno a
prendersele, a casa dei "distributori".
Se in ciascuna città ci sono diversi distributori, per i
vari beni, e dovendo, i soci, recarsi a quello a loro più vicino per farsi
consegnare i beni, si crea una rete sociale di conoscenze.
Gli ordini per ovviare a problemi dovranno necessariamente
essere gestiti con un apposito software che permette di inserire gli ordinativi
e che poi suddivide in base ai singoli beni ordinati ed alla zona di consegna,
gli ordini stessi. Mi spiego meglio con un esempio.
Se io ordino una caciotta, 3 kg di pasta, due panetti di
burro e due saponette, l'applicazione provvede a suddividere l'ordine,
raggruppando la caciotta ed i due panetti di burro in un ordine (assieme a
quelli di altri) per il caseificio più vicino alla mia zona (consumo locale,
evitiamo di consumare beni, reperibili localmente, prodotti chissà dove). Nello
stesso tempo i produttori si trovano ad avere una serie di ordini raggruppati
per zone, quindi più facili da gestire.
Ovvio che ci sono fasce di popolazione che per tanti motivi
(incapacità ad usare lo strumento informatico ad esempio) che non potrebbero
fare gli ordini direttamente. Ecco la seconda figura volontaria,
l'Accentratore, che è un associato che si fa carico di ricevere ordini fatti da
altri associati che non sanno inserirli da soli, e provvede a inserirli lui.
Anche qui si crea una rete sociale, che poi sarà il tessuto
connettivo dell'associazione stessa.
Tra parentesi oltre ad eliminare i costi eliminiamo anche
una serie di intermediari che non aggiungono alcun valore ai beni. Anzi spesso
questi spostano beni per migliaia di km solo perché' possono strappare, in un
luogo lontano, prezzi più competitivi. Nel costo globale teniamo conto anche
quello ecologico. Si muovono, spesso su gomma, ma a volte anche in aereo,
innumerevoli masse di beni di consumo, che potrebbero essere prodotti
localmente, evitando così inquinamento e traffico.
L'associazione chiede, per il servizio, il 2% del costo dei
beni acquistati. Si tratta alla fine di 2 euro ogni 100, e considerato l'ordine
di risparmio possibile (si può arrivare anche al 50% rispetto ai prezzi degli
scaffali, ma realisticamente si può pensare che in gran parte dei casi si parlerà
di sconti nell'ordine del 20/30%) non è certo una cifra che cambia molto.
Altro punto importante è che qualsiasi associato ha il
diritto (per accordo preso con il produttore) di visitare i luoghi di
produzione (posto che ciò non comporti dei provati problemi, tipo accessi
limitati per esempio per via di camere bianche) dei beni in qualsiasi momento.
Idem per quanto riguarda la filiera produttiva. Deve essere sempre tracciabile
(se il nostro fornitore di uova alleva le sue galline con mangimi vogliamo
sapere da dove vengono e come sono composti).
Siccome la componente etica è importante, da statuto sono
esclusi prodotti testati su animali (notoriamente test inutili), che abbiano
componenti OGM (non diciamo che fanno male, ma fino a che non è provato che
siano innocui, meglio evitare) o che si ottengano da situazioni di stress per
animali o piante (esempio galline non allevate a terra).
-Il quinto punto invece tocca il micro credito. Prima di
addentrarci in come operare, vediamo da dove arrivano i fondi. Abbiamo detto
nel punto precedente come (e si tratta ad ora del solo servizio su cui l'associazione
imponga un ricarico di tipo monetario) il GAS produca degli introiti. Si tratta
di cifre in se risibili (2 euro ogni 100 di spesa), ma che se moltiplicati per
il numero di operazioni eseguite mensilmente da un elevato numero di associati,
potrà in breve ad avere una mole di denaro che supera le spese nell'ordine di
diverse grandezze. Di conseguenza questo denaro va reimpiegato, e non per
produrne altro, ma solamente per offrire altri servizi agli associati (e sia
chiaro solo agli associati, non essendoci limiti di età tranne che siano
maggiorenni, di sesso, razza, religione, fede politica o quant'altro).
Tra questi uno potrebbe essere quello del micro credito,
ovvero piccoli prestiti, a tasso zero (mi prestano 100 euro e io ne restituisco
100), con cadenze del tutto libere (restituzione in base alle mie possibilità,
senza alcun sollecito o tentativo di recupero del credito), con la sola
limitazione che per poter accedere ad un prestito non si debbano avere debiti
pendenti (con l'associazione ovviamente). Non sono richieste garanzie di alcun
tipo (nell'ipotesi peggiore, visto anche che si parla di piccoli importi,
massimo un migliaio di euro, si possono considerare a fondo perduto, però in
tal caso l'associato non potrà più beneficiare di tale servizio).
-Il sesto punto invece parla di banca del tempo. In pratica
ciascun associato può offrire del tempo per svolgere operazioni, che possono
essere specialistiche (esempio un idraulico che cambi le guarnizioni dei
rubinetti) oppure generiche (qualcuno che annaffi il giardino durante i 15
giorni di assenza per ferie). Ogni ora (o frazione, minimo 15 min.) impiegata
per svolgere un servizio (nel caso il servizio richieda, come nell'esempio
dell'idraulico di cui sopra, dei costi di materiale, questi andranno pagati a
parte, ma senza che il prestatore di opera ci faccia su un ricarico) si acquisiscono
crediti per pari importo temporale. Questi crediti vengono addebitati sul conto
del prestatore e sottratti dal conto di chi lo ha richiesto. Per permettere al
meccanismo di partire, ad ogni associato viene fornito un prestito iniziale di
x ore, che dovrà restituire (nell'ordine di 1/4 del totale, ad esempio se mi concedono
3 ore di prestito iniziale, ogni 4 ore guadagnate, la 4ta verrà spesa per
ridurre il debito iniziale, quindi dopo 12 ore guadagnate il mio debito sarà
azzerato). Da notare che l’unità di misura è il tempo. Non conta che tipo di
servizio venga prestato, un'ora di cambio gomme sarà uguale ad un'ora di cane a
passeggio oppure ad un'ora di ripetizioni di fisica quantistica.
In questa maniera nessuno potrà comunque mai speculare, ne
arricchirsi a dismisura.
-Il settimo punto invece parla di mercatino del baratto.
Scambiare oggetti per noi superflui o oramai inutili, con oggetti per noi utili
è un ottimo modo di combattere il consumismo selvaggio, oltre che risparmiare.
Il baratto è antico quanto il possesso di beni. E' stato
abbandonato in favore del sistema di scambio basato sul denaro, ma teniamo
presente che all'origine si avevano beni materiali che fungevano da moneta
(pezzi di metalli preziosi). man mano per semplificare lo scambio tali pezzi di
metallo sono diventati standardizzati (monete coniate). Essendo comunque
pesanti ed ingombranti, sono state virtualizzate dalle lettere di credito (una
"azienda finanziaria" che aveva uffici in più luoghi, poteva
incamerare un certo numero di monete in un posto e fornire una lettera che
permetteva al possessore di riottenere indietro lo stesso numero di monete
dello stesso tipo una volta giunto a destinazione). Il servizio aveva un costo
ed ecco nascere le banche. A seguire si decise di scambiarsi solo i pezzi di
carta (lettere di credito) tanto il possessore poteva recarsi presso un agente
di cambio e cambiarle in monete di metallo in qualsiasi momento (il numero di
pezzi di metallo nelle casse della "banca" doveva per forza essere
almeno pari a quelli indicati dalle lettere di credito emesse). Oggi la
cartamoneta, che ha valore solo perché' per convenzione tutti la accettano (non
è vero, stanno nascendo diversi casi di scambio di beni e servizi senza
monetizzazione, soprattutto all'interno di piccole comunità) come se avesse
ancora un controvalore in oro depositato presso le banche centrali (cosa non più
vera dal 1974).
Quando io vado al supermercato troverò dei prezzi che sono
stati imposti dal produttore (e dalla filiera distributiva). Ma non è detto che
rispecchino i miei reali bisogni. Faccio un esempio. Il tostapane per me può
essere molto importante (si è bruciato il vecchio e la mattina adoro mangiare
due fette di pane tostato) e quindi può avere un valore molto più alto (nella
mia personale scala di valori) di un forno a gas abbastanza grande da arrostire
un agnello. Però il prezzo del secondo (per mia fortuna in questo caso) è
nettamente superiore a quello del primo. In altri casi però un bene può avere
un prezzo davvero troppo esagerato rispetto alle mie reali necessità. Con
l'economia di mercato che ci troviamo, troveremo che lo stesso bene
difficilmente potrà costare in un negozio la metà di un altro (salvo casi
particolari quali sconti ed offerte speciali). Quindi io avrò difficoltà ad
ottenerlo ad un prezzo differente da quello imposto dalla catena distributiva.
Ma se io avessi necessità del tostapane, e il mio amico
Luigi avesse invece estrema necessità, che so di un paio di forbici, potrebbe
essere uno scambio equo il suo tostapane inutilizzato per le mie forbici di
scorta. Questo perché' son le necessità che generano il mercato reale.
Ecco che se decidessimo di supportare appunto il baratto,
magari unendolo alla banca del tempo (baratto le forbici per un tostapane
oppure sono disposto a pagare il bene 4 ore di credito) potremmo avere un mercato
che rispecchia le reali necessità delle persone, e non dover ricorrere allo
scambio di cartamoneta.
Non stiamo certo distruggendo il sistema monetario (per
poterlo sostituire con qualcos'altro di più efficiente serviranno tempi lunghi
e idee chiare, che personalmente non ho ancora maturato di certo), ma possiamo
comunque renderci meno dipendenti da esso.
Tenete presente che i governi, non potendo applicare
tassazione sui baratti tra privati (chiaramente le aziende non possono
partecipare) potrebbe non gradire, ma non ha maniera di proibirlo o renderlo
illegale.
Ricordate che ricco non è chi possiede tanti beni e denaro,
ma chi possiede qualcosa in più dei suoi reali bisogni (se a me il Ferrari
testarossa non serve, non sarò ricco perché' ne possiedo uno, mentre posso
esserlo se avendo fame in dispensa ho il doppio del cibo che mi serve per il
mio pasto, sempre).
Abbiamo fino a qui elencato quelle che sono, almeno
inizialmente, le attività dell'associazione. Vediamo ora come gestire un gruppo
he nelle intenzioni dovrà contare su di centinaia di migliaia di associati
sparsi geograficamente su tutto il territorio nazionale. Si so che parlare di
centinaia di migliaia di associati (che essendo poi spesso famiglie aumentano
il numero di potenziali utilizzatori dei servizi a cifre 3 o 4 volte maggiori)
ma se non si raggiungono cifre di quel calibro, il progetto in se non potrà
raggiungere i suoi scopi finali. Scopi che poi sono quelli di creare una rete
sociale di persone che si riconoscono, avendo toccato con mano, nei valori di
cooperazione, associazione, mutuo soccorso. Quelle stesse persone che
potrebbero essere il nucleo che potrebbe cambiare le cose.
Bene abbiamo indicato come si debba avere una associazione
dove ogni decisione sia demandata all'assemblea. Questo con la logica di una
testa, un voto. Però indire una assemblea plenaria di una associazione sparsa
sul territorio nazionale, e che conta centinaia di migliaia di persone,
insomma, neppure riunendosi in uno stadio (posto che la cosa fosse possibile)
si potrebbe pensare di riuscire a tenere una assemblea.
Si rende necessario quindi tenere tantissime micro
assemblee. Ciascun avrà lo stesso Ordine del Giorno, e potrà votare gli stessi
identici quesiti. Il problema è doppio a questo punto. Perché' non è pensabile
che tutte le micro assemblee abbiano luogo nello stesso momento e nello stesso
luogo. Ed inoltre si devono aprire le urne, ed eseguire lo spoglio dei voti,
solo dopo che tutte le assemblee sono state tenute da tutte le
"sezioni" (passatemi il termine) e tutte le votazioni sono state
eseguite.
Si possono si tenere le assemblee all'interno di un dato
range di date (ad esempio nella prima 15na del mese venturo), e poi eseguire lo
spoglio solo una volta che tutte le "sezioni" avranno terminato le
operazioni. Ma questo presenta il rischio che nel frattempo qualcuno possa
avere alterato le schede delle votazioni, o quanto meno lascia adito al
legittimo sospetto che la cosa sia potuta avvenire. D'altra parte procedere
allo spoglio immediato rende pubblico il risultato della votazione, cosa che
potrebbe influenzare, se nota, votazioni successive.
Il problema è stato risolto con l'idea di adottare un
sistema di votazione che, sebbene mantenga l'anonimato del votante, permetta al
contempo allo stesso votante di verificare che il voto da lui espresso non sia
stato alterato.
In pratica ogni scheda di votazione ha sopra un codice
casuale ed è composta da due fogli (carta chimica auto copiativa), con il
secondo (copia che rimane a chi ha votato) leggermente più corta dell'altra
scheda e con un timbro a secco che copra in parte entrambe le schede ed in
parte la sola scheda che verrà imbucata (più lunga).
Una volta preparate le schede con su i codici casuali (ma
tutti differenti tra loro) queste verranno chiuse in buste anonime e quindi
consegnate ai votanti (o meglio ancora pescate dai votanti stessi). Verranno
stampate inoltre schede in numero di gran lunga maggiore dei votanti, rendendo così
ancora più complesso l'eventuale tentativo di manomissione/falsificazione.
Ciascun votante dopo avere indicato le preferenze imbuca
nell'una, che verrà sigillata, la prima scheda e trattiene la copia. A fine
votazione le urne vengono sigillate. Dopo che è stata eseguita anche l'ultima
votazione, le urne verranno aperte e scrutinate. I risultati verranno
pubblicati tanto come voci totali (totale di voti favorevoli/astenuti/contrari
alla proposta XXXXX), tanto come singoli voti espressi dalle singole schede, di
cui verranno pubblicati i codici. Ogni votante potrà quindi controllare che i
voti della scheda che ha il suo codice siano effettivamente corrispondenti a
quanto da lui espresso.
Uno degli scopi del procedimento è di rendere partecipi del
procedimento di voto e di scrutinio gli associati. Se ci si abitua a dare peso
al voto, anche andando a controllare che non ci siano stati errori (fossero
anche di mera trascrizione, senza alcun intento di dolo) rende più consci di
quanto sia importante partecipare attivamente alle cose comuni. Questa mancanza
di senso civico ha permesso che le cose derivassero in questo paese, come e
accaduto.
All'inizio abbiamo parlato di stipendi per ruoli produttivi.
E' giunto il momento di spiegare in cosa consistano.
Ci sono diverse figure che potrebbero svolgere servizi
chiave per l'associazione, o comunque si potrebbero creare dei posti di lavoro.
Ci sono figure come ad esempio Concentratori, Distributori, membri dei circoli
di coordinamento delle sezioni (in pratica l'equivalente dei consigli
direttivi, ma privi di poteri, il solo scopo è quello di coordinare le attività,
come indire le assemblee ad esempio) che non percepiscono compensi in quanto
sono compiti su base puramente volontaria.
Ci saranno altri tipi di compiti che potrebbero essere
invece resi dietro compenso o comunque retribuiti, per il semplice motivo che
non possono essere affidati alla disponibilità (potenzialmente limitata) di
tempo dei volontari.
Inoltre l'associazione stessa potrebbe creare dei posti di
lavoro. Ad esempio, i prodotti che si acquistano tramite il Gas andranno poi
trasportati (con la logica del meno possibile, dove si può si prenderà il bene
sempre dal produttore più vicino al luogo di consegna). Inizialmente ci si dovrà
affidare a dei corrieri. Ma se in seguito ci sono i fondi perché' non
procurarsi i mezzi ed assumere degli associati disoccupati come corrieri per eseguire
i trasporti dei beni del G.A.S.?
Ed è solamente una delle possibilità. Pensiamo anche a chi
gestisce i conti della banca del tempo. I conti devono essere sempre esatti,
errori di contabilità generano sfiducia nel sistema. Ed un volontario potrebbe
non riuscire a seguire le cose. Impiegare delle persone nella tenuta e gestione
dei conti è importante. E dovrebbero essere compensate.
La cosa importante è che, se credete che questo progetto
possa essere interessante, lo diffondiate, facciate proseliti. Solo se saremo
tanti possiamo contare e valere. Si tratta di dare una spallata al consumismo e
allo strapotere di banche e grandi capitali. Un fiocco di neve è leggero come
una piuma, un miliardo di fiocchi di neve sono una slavina. Da soli non
contiamo nulla. Tutti assieme possiamo cambiare le cose.
Critiche costruttive (con relative proposte concrete di
modifiche e aggiunte) sono ben gradite.
Critiche tanto per parlare, frasi che iniziano con "si
dovrebbe", verranno ignorate.
Ci servono persone che vogliono fare sul serio. Chi vuole
solo criticare o fare chiacchiere da bar sport, vada altrove.