29 aprile 2012

Atene, banchieri in pericolo: il giustiziere è un serial killer!


Niente di reale, non cominciate ad esultare, è solo un libro, "Prestiti scaduti" di Markaris Petros, che parla di un killer spietato che si sta vendicando sull’unica categoria che è riuscita a trarre beneficio dalla situazione greca: i banchieri. Un romanzo noir su una società dominata dalle grandi forze della finanza mondiale in cui le differenze economiche si allargano sempre più. Ambientato nell’abisso nel quale sprofonda la Grecia, racconta la catastrofe sociale provocata dai tagli imposti dalla Bce e dove l’antieroe nero è un serial killer: è lui che fa pezzi, letteralmente, i “carnefici” del popolo greco. Il libro è dell'anno scorso, ma la cronaca vera da cui prende spunto, non è cambiata, anzi, direi che è peggiorata. Lo scrittore racconta come, in un clima del genere, esasperato dalla crisi, taglieggiato dalle banche, sfinito dai prestiti a strozzo, uno ha dato di matto. E allora si mette a tagliare le teste di qualche banchiere e il commissario deve indagare tra tutti coloro che, in qualche modo, possono avercela con le banche. Vale a dire chiunque, perché come scrisse Bertolt Brecht nell’Opera da tre soldi “Che cos’è una rapina in banca paragonata alla fondazione di una banca?”. Il commissario si trova così a indagare sul passato del killer, scoprendo le sue ardite e non del tutto limpide operazioni finanziarie, ed il suo spietato modo di condurre gli affari e soffocare i debitori. Le cose si complicano quando verranno ritrovati altri cadaveri di uomini legati al mondo della finanza, delle agenzie di rating e di recupero crediti, tutti  uccisi con la medesima tecnica mentre la città viene riempita di volantini che invitano la popolazione a non pagare i debiti verso le banche. I greci, prostrati dalle misure anti crisi e insofferenti verso le banche, sembrano parteggiare per il Partigiano antibanche, come viene soprannominato il misterioso diffusore degli appelli, e l’intero ordine sociale sembra vacillare. Le indagini si orientano a cercare il colpevole verso qualcuno che, essendo stato rovinato dalle banche, nutre sentimenti di forte rancore, ma è come cercare un ago nel pagliaio, ormai sono moltissimi i greci che hanno visto precipitare la loro condizione economica.
Romanzo inquietante anche per noi italiani che vediamo le mani lunghe e rapaci della crisi incombere sulla nostra vita e avvicinarsi lo spettro di una deriva greca della società del nostro paese. Infatti Markaris ci infila anche il nostro Paese: “In questo momento spagnoli e portoghesi sono in cattive acque, come noi. Siamo i PIGS – Portogallo, Italia, Grecia, Spagna – i maiali. Tra maiali, insomma, bisogna aiutarsi e non correre dietro agli squali. Abbiamo cercato di vivere come squali ma siamo affogati, perché in quanto maiali non sappiamo nuotare.

Tutto vero. E mai come ora mal comune NON è mezzo gaudio.

Ne parlano anche Libre e Rivista Anarchica Online.

Credo che lo comprerò.

25 aprile 2012

Il mio 25 Aprile...del tutto personale...

C'ho provato, ho postato su fb una foto di questa ricorrenza, quella che mi piaceva di più, quella meno retorica e altisonante. Poi l'ho cancellata perché mi è sembrata banale. Non la sento questa ricorrenza, per me non ha significato, o forse meglio, non lo ha più. Lo ha perso col trascorrere del tempo, come lo smalto della mia giovinezza (che pur fugge tuttavia...). 
I partigiani, le frasi celebri e quelle di circostanza, e soprattutto "quella" parola: LIBERTA'. 
Nonostante i partigiani, a cui forse è giusto riconoscere qualche merito, io non mi sento libera, nè dentro nè fuori: ogni giorno e ogni momento devo sottostare a costrizioni. A cominciare dal vivere quotidiano, quell'eterno fare i conti con la sopravvivenza materiale, per andare poi oltre, a quel calderone di idiozie che è diventata la società, il vivere comune. Non mi riferisco solo alla politica, quella è solo una conseguenza, una delle tante pustole in mezzo alle quali nuotiamo e che sono diventate parte integrata e radicata di un'epoca, questa che stiamo vivendo, che assomiglia a quella di "quel" 25 Aprile solo per la mancanza di ciò a cui la ricorrenza si riferisce.
L'unica cosa che ha ed ha sempre avuto il sapore della libertà sono i miei pensieri: quelli sì, quelli niente e nessuno me li toglie. Quei pensieri che, ogni tanto, vagano liberamente in questa immensa agorà virtuale.......solo alcuni pensieri però, non tutti........perché non mi sento libera di esprimerli tutti....

Ecco, oggi farò le crespelle, perchè le uova e la farina costano poco.

24 aprile 2012

Un giorno dopo l'altro.....

Un giorno dopo l'altro
il tempo se ne va
le strade sempre uguali,
le stesse case.
Un giorno dopo l'altro
e tutto è come prima
un passo dopo l'altro,
la stessa vita.
E gli occhi intorno cercano
quell'avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l'avvenire è ormai quasi passato.
Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.
La nave ha già lasciato il porto
e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera
torna deluso a casa piano piano.
Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
e la speranza ormai è un'abitudine.

Questa canzone mi è venuta in mente leggendo questa notizia
Sabato si è suicidato Savas Metoikidis, 45 anni. Si è impiccato come risposta finale alle imposizioni della troika alla Grecia. Il suo è un atto che non condividiamo. Nonostante questo diamo un significato politico a questo atto e pubblichiamo la lettera che Savas aveva scritto allo scoppio della rivolta del dicembre 2008, seguita immediatamente dopo l'uccisione del giovane Alexis Grigoropoulous per mano della polizia: 

Chi sono dopotutto i teppisti?
Violenza è lavorare per 40 anni per delle briciole e... chiedersi se si riuscirà a smettere
Violenza sono i titoli finanziari, i fondi assicurativi saccheggiati, la truffa in borsa.
Violenza è essere costretti a stipulare un mutuo per una casa che si finisce per pagare come se fosse fatta d'oro.
Violenza è il diritto del tuo capo di licenziare in qualsiasi momento voglia farlo.
Violenza è la disoccupazione, la precarietà, sono i 700 euro al mese con o senza contributi previdenziali.
Violenza sono gli "incidenti" sul lavoro, perché il padrone riduce i costi di gestione a scapito della sicurezza dei lavoratori.
Violenza è prendere psicofarmaci e vitamine per far fronte agli orari di lavoro
Violenza è essere una donna migrante, è vivere con la paura di essere cacciato dal paese in qualsiasi momento e vivere in una costante insicurezza.
Violenza è l'essere casalinga, lavoratrice e madre allo stesso tempo.
Violenza è quando ti prendono per il culo al lavoro dicendo: 'dannazione, sorridi, è chiedere troppo?'
Quello che abbiamo vissuto io lo chiamo rivolta.
E proprio come ogni rivolta appare come una prova generale della Guerra Civile, ma puzza di fumo, gas lacrimogeni e sangue.
Non può essere facilmente sfruttata o controllata. Accende le coscienze, si rivela e polarizza le contraddizioni, e promette, almeno, momenti di condivisione e di solidarietà. E traccia i percorsi verso l'emancipazione sociale.
Signore e signori, benvenuti alle metropoli del caos! Installate porte sicure e sistemi di allarme alle vostre case, accendete il televisore e godetevi lo spettacolo. La prossima rivolta sarà ancora più agguerrita, mentre il marciume di questa società si approfondisce … Oppure, potete prendere le strade al fianco dei vostri figli, potete scioperare, potete osare di rivendicare la vita che vi stanno derubando, potete ricordarvi che una volta eravate giovani e volevate cambiare il mondo. 
Savas Metoikidis

......E gli occhi intorno cercano quell'avvenire che avevano sognato ma i sogni sono ancora sogni e l'avvenire è ormai quasi passato......

23 aprile 2012

Comunicazione ufficiale del Consiglio dei Ministri

Come saprete, ultimamente si sono registrati diversi casi di suicidio che qualcuno ha voluto associare all'operato del governo in materia economica. Questa è una correlazione che ci teniamo a respingere, poiché non è nostra abitudine attribuirci meriti che non abbiamo.
Sappiamo però cogliere gli spunti che ci provengono dalla società, per trarne strategie utili a salvare l'Italia dallo spettro della Grecia, e traghettarla oltre l'oscura palude della crisi. Ci sono quindi una serie di misure dirette ad agevolare la mobilità in uscita dalla vita che ci sentiamo in dovere di adottare per il bene del paese, alleggerendo il carico sul welfare da tutti coloro che rallentano la marcia.
✓ Tutte le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro saranno abolite. Oltre a rilanciare l'imprenditoria, a cominciare dall'edilizia, questo provvedimento attirerà gli investitori stranieri, incoraggiando quelli che erano stati ingiustamente penalizzati come la Thyssen-Krupp, e trattenendo quelli che vorrebbero allontanarsi, come la FIAT. La morte sul lavoro verrà classificata fra le corrette procedure di licenziamento per motivi economici ammesse dalla Riforma del Lavoro.
La Sanità pubblica non fornirà più nessun farmaco, nessuna analisi diagnostica, nessun intervento né procedura medico-chirurgica. Il sistema immunitario degli italiani dovrà reimparare l'autosufficienza, oppure, nel caso delle sindromi autoimmuni, l'autodisciplina. Gli anticorpi che se ne dimostreranno incapaci verranno licenziati, insieme al corpo del lavoratore malato che li produce.
Il codice della strada verrà abolito. Questa liberalizzazione favorirà anche il mercato dell'auto oggi in crisi, moltiplicando le occasioni di rottamazione. Particolari agevolazioni verranno inoltre fornite a chi potrà dimostrare, tramite apposito test, di guidare in stato di ubriachezza.
Le sofisticazioni alimentari saranno depenalizzate, e incentivate. Nella prossima stagione de La Prova del Cuoco, a vincere sarà il concorrente che riuscirà ad avvelenare il maggior numero di giurati.
Ogni terreno che ospiti una falda acquifera sarà adibito a discarica.
Occorre inoltre un'immediata ulteriore riforma del sistema previdenziale. A partire dalla prossima scadenza, i pensionati saranno tenuti a versare mensilmente la cifra che hanno finora percepito. Oppure tornare al lavoro seguendo l'alto esempio del Presidente e del Pontefice, i quali, benché ultraottantenni, rimangono entrambi a loro posto, disponibili anche a scambiarselo in caso di necessità.
C'è però un indeterminato numero di individui che non hanno più un loro posto in nessun luogo, e vagano fra le nebbie della terra di nessuno. Esiste una regione tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro del licenziamento, e le vette luminose della pensione: è la dimensione degli esodati, e si trova ai confini della realtà.
Fedele al suo compito di traghettatore, il governo s'impegna a risolvere anche la condizione di questi esseri sospesi nella zona del crepuscolo. Guidandoli verso la luce.

Alessandra Daniele 

22 aprile 2012

I 14 comandamenti


Sogno di vivere in un paese dove non ci sono fabbriche, insediamenti industriali, degassificatori o inceneritori, centrali nucleare o a carbone. Dove non c’è nessuna forma di condizionamento mediatico, di consorteria o corporazione, speculazione finanziaria e multinazionale. Un paese autonomo, indipendente e autosufficiente, che in tutta libertà  decide le priorità sociali, i bisogni e le necessità primarie della popolazione. Dove la salute e la felicità dei cittadini è una necessità primaria. Dove Aria, Acqua e Terra,  sono considerati doni supremi e impagabili perché sola fonte di sostentamento e di vera salvezza. Un paese pulito, nel corpo e nell’anima, bonificato da ogni rifiuto e scoria e dove la libertà e la giustizia  sventolano come bandiere al sole. Un paese libero da ogni superstizione, mondato da ogni conformismo, relativismo ed egoismo, e inebriato di passione, creatività e genio.
E invece….
Vivo in un paese dove non c’è autonomia, autosufficienza e identità. Che ci ha trasformati in schiavi rendendoci succubi dei “bisogni”. Abbiamo perduto la primordiale forza di volontà. Non abbiamo più un livello di sopportazione oltre il quale ribellarsi. La nostra capacità di reagire si è estinta. Siamo un branco di asini e di ignoranti, privi e privati del più remoto barlume di vera cultura, vera conoscenza e sana tradizione. Sappiamo tutto di ogni cosa inutile, effimera e invalidante, ma non sappiamo niente di ciò di cui abbiamo veramente bisogno. E per questo siamo costretti ad avvalerci sempre di terzi, che risolvano i nostri problemi quotidiani, che siano pratici, psicologici od esistenziali. Deleghiamo. Non sappiamo più nemmeno chi siamo perché ci identifichiamo in modelli che ci vengono imposti. Ed è in questo modo che buttiamo via le nostre esistenze, aspettando che altri decidano per noi come viverle.

Vogliamo continuare così? Allora questi sono i comandamenti (presi in rete non mi ricordo più dove):

-Non mi ribellerò né mi leverò contro alcuna autorità e continuerò a consumare senza fine.
-Consumerò ancora di più durante una recessione che non ho prodotto perché mi viene detto che devo riportare l'economia sulla giusta strada.
-Continuerò a credere a tutto ciò che i media fanno vedere.
-Obbedirò e accetterò tutte le leggi, anche se non ho votato per esse.
-Continuerò a lavorare ad orari sempre più lunghi, e ad accettare tasse sempre più alte.
-Continuerò a farmi fare il lavaggio del cervello dai falsi bisogni che la pubblicità mi presenta.
-Non protesterò in alcuna forma.
-Continuerò ad accettare guerra e povertà.
-Continuerò ad essere governato da una maggioranza di ricchi, e accetterò la corruzione.
-Continuerò a credere che non posso cambiare nulla.
-Continuerò a sopprimere ogni caratteristica di me per potermi inserire in questa società materialistica.
-Non mi leverò per ciò che so essere giusto.
-Continuerò a sostenere che così vanno le cose.
-Continuerò a fare ciò che mi viene detto.

Vogliamo sottoscriverli o non è forse meglio la disobbedienza?

21 aprile 2012

Indovina chi viene a cena.

È difficile indovinare cosa stia effettivamente accadendo tra le quinte della cosiddetta politica, anche perché quasi mai qualcosa di notevole avviene alla luce del sole. Attraverso i media, del resto, si viene a sapere solo ciò che è permesso di essere detto e il dibattito offre uno spettacolo tra i più scadenti, lasciandoci increduli della cifra intellettuale dei protagonisti. Perciò è da escludere che tale risultato non sia in realtà quello voluto.
Quello che appare è il tentativo di creare un “nuovo” assetto politico in grado di vincere le elezioni, di offrire stabilità e l’illusione di un rilancio dell’economia. Per vincere le elezioni e vendere illusioni è sufficiente il controllo dei media e degli apparati. Cambiare tutto perché tutto resti esattamente come prima, è il motto di ogni epoca e non solo di quelle dall’unità nazionale a oggi.
Per quanto riguarda l’economia, è assai noto che in materia non siano più i governi nazionali a decidere, tanto più in luoghi meridionali come l’Italia. Quando un paese, strozzato dai debiti e sottoposto agli umori degli speculatori, non ha moneta propria e non può decidere il bilancio e le misure fiscali le scrivono altri, che paese è? Eppure la chiamano ancora repubblica, indispensabile supplemento nominalistico per far pagare il debito ai poveracci senza peraltro sapere con chi l’abbiano contratto e quindi a chi effettivamente lo rimborsano (è un segreto di Stato).
In tale pozzanghera nuota anche il Partito democratico, il quale, proprio per essere democratico ad ogni effetto, impone alla CGIL di fargli da rimorchio nelle decisioni a sostegno del governo più reazionario della storia recente. Ciò che cerca di essere il partito di Bersani non è quello che cerca la borghesia, non solo la grande borghesia. Dopo il diciotto brumaio fasullo di Monti-Napolitano (che pure qualche risultato l’ha ottenuto in adempimento alla famosa “lettera”), la borghesia cerca l’uomo dal forte carisma e di grande spregiudicatezza, un’altra marionetta mediatica da mettere nel posto che fu di Berlusconi. Al momento si stanno vagliando, senza entusiasmo, i foto books dei candidati.
Ad ogni buon conto, a decidere per un verso o per l’altro non saranno le vicende interne e anche se Bersani dichiara che Monti durerà fino al 2013, troppe cose devono ancora succedere in un anno che si annuncia molto burrascoso. In attesa di vedere nel prossimo autunno qualche pezzo di carne infilzato sui rebbi dei forconi, è bene aver chiaro che non è Bersani o personaggi del suo calibro a decidere quanto debba durare il signor Mario. Le vicende della Lega sono eloquenti e, al bisogno, ce n’è per tutti. 

20 aprile 2012

Razionalità e morale: è più giusta la prima o la seconda?


È un argomento scabroso, che spesso molti non accettano nemmeno di discutere perché la morale e l’educazione che abbiamo ricevuto ci impediscono di considerarlo razionalmente : l’incesto. Sia chiaro che qui voglio parlare esclusivamente di adulti consenzienti e consapevoli, lasciando da parte le troppe violenze di cui ogni giorno la cronaca ci mette a conoscenza e che sono sicuramente condannabili sia moralmente che giuridicamente con le pene più severe.
Sfrugugliando come mio solito in rete, ho trovato un articolo che parlava di un caso successo recentemente in Germania: la condanna di Patrick Stübing, nato nel 1976 a Lipsia, allontanato dalla sua famiglia a tre anni, posto in una casa di accoglienza per bambini e infine dato in adozione a sette anni. Nel 2000, all’età di 23 anni, il ragazzo è riuscito a ristabilire un contatto con la sua famiglia scoprendo così di avere una sorella di 16 anni. Nel dicembre 2000, la loro madre è morta e il rapporto tra Patrick e la sorella si è fatto più profondo. Il mese successivo, i due hanno fatto sesso in modo consensuale. Nel corso dei successivi cinque anni, la coppia ha avuto quattro figli, dopo di che Patrick si è sottoposto ad una vasectomia. La figlia più giovane al momento vive con la madre, ma gli altri bambini sono stati dati in affido.

Il caso lascia molti interrogativi, in quanto i due fratelli non erano cresciuti insieme e pertanto non avevano potuto sviluppare le normali inibizioni sessuali che si vengono in genere a creare fra fratelli. Inoltre, nessuno dei due ha subito violenza: il sesso fra loro è stato consensuale e, altro aspetto che potrebbe creare pregiudizio, nessuno dei due ha avuto un ruolo nell’educazione dell’altro, come accade quando un padre e una madre stringono una relazione sessuale con il loro figlio/a (approfittando del proprio ruolo dominante e della fiducia del figlio/a nei confronti del genitore abusante).

La Corte europea si affida dunque, per un tema così delicato, alle leggi presenti nei vari Stati (in Portogallo e in Serbia,  l’incesto è stato ad esempio depenalizzato).

Gli interrogativi rimangono moltissimi, anche perché molte sono le coppie non incestuose cui viene lasciata la possibilità di procreare, nonostante l’età anziana e le malattie che potrebbero procurare danni genetici alla prole (questa è, sostanzialmente, la maggiore obiezione razionale che viene evocata contro l’incesto).

Ma la cosa più interessante è il dibattito aperto su questo caso dal professor Jonathan Haidt, noto psicologo sociale, che ha condotto uno studio in cui si chiedeva ai partecipanti di esprimere un parere su questa storia:

Julie e Mark sono fratello e sorella e stanno facendo un viaggio insieme, in Francia. Sono entrambi in vacanza dal college. Una notte si trovano a dormire nella stessa stanza, in un posto di mare. Pensano che sia interessante e divertente provare a fare l’amore. Julie sta già prendendo pillole anticoncezionali, ma Mark usa il preservativo per essere più sicuro. L’esperienza piace ad entrambi, ma decidono di non farlo di nuovo. Quella notte diventa per loro un segreto speciale, che li fa sentire ancora più uniti.

Domanda: Cosa pensate di questa storia? Hanno sbagliato ad avere rapporti sessuali?

La maggior parte delle persone ha risposto con un  nettissimo sì, sostenendo che la scelta dei due ragazzi faceva loro “schifo”. Tuttavia, il professor Haidt ha notato che molti intervistati non hanno in realtà tenuto conto di elementi importanti della storia. Qualcuno ha invocato il rischio di avere figli con anomalie genetiche, nonostante la menzione delle due forme di contraccezione. Altri hanno parlato del rischio di incrinare il rapporto fra fratelli, ignorando il fatto che l’esperienza aveva invece migliorato la loro relazione. Altri hanno evidenziato l’impatto sugli altri, trascurando che i due fratelli avevano fatto un patto di segretezza. Quando un argomento veniva confutato, le persone tendevano a cercarne altri, fino ad arrivare alla conclusione che, in ogni caso, Julie e Mark avevano commesso un atto moralmente grave. La conclusione dello studio è che i giudizi morali, su questo argomento, precedono le spiegazioni razionali.

Forti dubbi riguardano l’importanza della tutela della morale pubblica: è etico intervenire così pesantemente nella vita di una famiglia, attraverso una condanna penale e la detenzione, per tutelare la morale pubblica?

19 aprile 2012

Antipolitica? No, grazie.

Stamattina, fra letti da rifare e fornelli da pulire (e non chiedetemi com'ero messa perchè sennò vi confesso che avevo pure i bigodini in testa!), seguivo anche Agorà. Le tematiche sono state diverse, due erano l'antipolitica grilliana e il beauty contest sull’assegnazione delle frequenze televisive.
Il pensiero mi è venuto spontaneo: questi qui parlano di aria fritta mentre io mi sto arrabattando per cercare fra i volantini dei supermercati quello con le offerte più vantaggiose! 
Parlano di assegnazioni delle frequenze Tv e dello spauracchio di Grillo, e non parlano (ma soprattutto non agiscono) per rimediare alla sempre più drammatica situazione di un popolo sempre più povero e sempre più incazzato con i politici trastulloni. Niente. Se la prendono con l’antipolitica del comico, quasi che la colpa del successo di Grillo sia causata dal suo appeal politico e non già allo scarso appeal della politica nostrana. Questi bellimbusti non hanno capito che se l’antipolitica cavalca la crisi è perché la politica non sta facendo quello che il popolo gli chiede: tagli ai privilegi, tagli alla spesa pubblica e abbassamento delle tasse. Non è questione di antipolitica, anzi, è voglia di politica, voglia di idee, di cambiamento vero e non volto all’aggressione della civiltà e dei diritti. Pensiamoci, ogni giorno sappiamo qualcosa di nuovo riguardo all’uso demenziale che la politica fa del suo potere, ogni giorno abbiamo la prova che noi cittadini non abbiamo nessun mezzo per partecipare alla vita pubblica come prescriverebbe la Costituzione, anzi, ne rimaniamo completamente esclusi! Ogni giorno abbiamo la prova che le formazioni politiche non intendono rinunciare a nessuno, e dico NESSUNO, dei loro privilegi. Invocano ipocritamente controlli stringenti, ma ciò che propongono è addirittura più nauseante della vecchia normativa con i suoi spaghetti al caviale, i suoi diamanti, le lauree, le fondazioni, le clientele. In compenso non ci viene concesso di sapere assolutamente niente delle idee e prospettive che i partiti intendono esprimere, non emerge la minima traccia  di politica. Tutte le loro parolone non hanno niente che porti a pensare a qualcosa di concreto, sono solo convoluzioni politicanti, descritte per giunta con paraplegica incertezza. Discorsi che non hanno senso in un momento nel quale la capacità di immaginare il futuro e un futuro diverso è ridotta a zero!
Io non so davvero da che parte stia l'antipolitica e, sinceramente, me ne fotto. Voglio solo sentire parole certe sul futuro del paese, sulla sua società, parole in grado di esprimere delle speranze, parole che non sento da nessuna parte. Ho solo l'impressione molto reale che l’antipolitica la stiano facendo proprio loro: i partiti e tutti i loro apparati autoreferenziali. 
L’antipolitica è frutto della carenza di politica, e ormai in questo paese c’è n’è una devastante carestia.

18 aprile 2012

Una grande idea per toglierci di mezzo mafia e camorra in un colpo solo.

L'idea nasce da quella fervida mente che alberga nel vuoto cosmico della testa di Borghezio. Mentre il suo esilarante partito si dimena in mezzo a inchieste che dovrebbero costringerlo a un silenzio religioso e penitente, magari flagellando la propria carne, ecco la sortita del giorno di Borghezio: "Inutile negare che la mafia in Sicilia e la camorra in Campania sono saldamente radicate nel territorio, quindi una soluzione potrebbe essere che Monti le venda a uno stato estero o a qualche miliardario visto che non si riesce ad estirpare il malaffare troppo radicato. Nonostante i numerosissimi siciliani e campani onesti, non c’è speranza". La vendita inoltre avrebbe effetti positivi sui conti dello Stato italiano: "Fossi in Monti metterei sul mercato anche Napoli e la Sardegna. Con quei soldi potremmo alleggerire il nostro debito causato dalle loro mafie, dalle loro pensioni facili di invalidità, dalle finanziarie e naturalmente da Roma ladrona, che ha coperto tutto questo danneggiando la gente onesta del sud. Soprattutto, chiudendo le speranze alle giovani generazioni del sud".
Una grande ideona, non c'è che dire, così togliamo di mezzo mafia e camorra in un colpo solo. 
Ma la chicca dell'intervista è il noblie distinguo del leghista: "Non bisogna vendere ad un mafioso russo però, se magari gli Stati Uniti volessero aggiungere qualche stellina....
Devo dire che siamo purtroppo abituati a queste sue folli esternazioni perché, evidentemente, ha scoperto che è questo l'unico modo che ha per far parlare di sè. C'è però una novità: l’enfasi messa sulla gente onesta del sud”. Che stia iniziando il ravvedimento? Difficile da credere, da parte di uno che negli ultimi anni le ha sparate sempre più grosse. Peggiore in assoluto è sicuramente quella su Breivik, il mostro di Oslo, ma anche quella riguardante gli extraterrestri non era male. 
In un famoso fumetto (Preacher) c’era uno sceriffo che imprecava contro i “marziani negri”........tra non molto Borghezio se la prenderà con gli ufo terroni…
L'intervista qui

L'inquietante fascino dell'imperfezione.

Io sono una cultrice del difetto. Sto sempre dalla parte sbagliata. Tra due strade, due possibilità, imbocco sempre la più difficile, la meno sicura. Detesto la perfezione e al tempo stesso la inseguo, cercando di reinventarla adattandola a quello che sono. Inseguo un equilibrio difficile da immaginare e così cerco, frugo, annuso, a volte trovo. Allora scavo. Non mi faccio domande e non ne faccio. Lascio che le cose e le persone parlino da sole, che si esprimano, senza imbeccarle. E che mi si parino davanti, sorprendendomi. Con quel senso di attrazione che solo chi è capace di stridere un po’ con l’intorno sa darmi. Ma non come un gesso sulla lavagna. Come un dente rotto, un naso storto, un’occhio strabico, una ruvidità su di una pelle liscia, come un vestito di lino, bello davvero solo se sgualcito.

Persone..

Ci sono persone che incontri e che passano trasparenti nella tua vita. Che nemmeno te ne accorgi che hanno transitato la tua esistenza. Ci sono altre persone, invece, che ti toccano per un attimo e vorresti vederle camminare per casa tutta la vita. Ti restano dentro. E magari le hai solo sfiorate con gli occhi. Oppure gli hai solo asciugato una lacrima. Magari la tua mano ha soltanto strisciato distratta sulla pelle…Ma quella pelle la cerchi per sempre. Ovunque. Magari hai solo sentito la loro voce parlarti, il loro sorriso sorridere. Ti hanno sorpreso. E quella sorpresa te la porti dentro, ingombrante. E la vai cercando per la strada, allungando il collo e lo sguardo sul niente, di continuo.

La costituzione cambia....importa qualcosa a qualcuno?

A proposito di distrazione di massa, si comunica che nel silenzio pressoché generale il Senato ha appena votato il disegno di legge 3047-B in materia di introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale. La Casta dei politici, nell'omertà degli organi di informazione, ha introdotto il pareggio di bilancio, modificando l'art. 81 della Costituzione, una grave modifica per la quale non sarà possibile richiedere il referendum costituzionale confermativo, essendo stata approvata con la maggioranza qualificata superiore ai due terzi. 
Ci hanno consegnato mani, piedi e portafogli all’ESM. L'Italia perde la sua sovranità economica e politica e si vende alle oligarchie bancarie, alla Germania e alla burocrazia europea. 
Il tutto è avvenuto, è bene ripeterlo, nella disinformazione più totale e senza le forti mobilitazioni di protesta che vi sono invece state su altri argomenti, vedi le migliaia di firme per far dimettere Rosy Mauro dalla vice presidenza del Senato, nonché la questione dei rimborsi elettorali a catalizzare l'attenzione di tutti, con tanto di "culi e mazzi" urlati dalla Littizzetto da Fazio, e non solo da lei.
Tolti, quindi, i soliti pochi rompiscatole che protestano contro tutto, per l'occasione si può ben dire che il Parlamento dei nominati ha ben operato. 
A parte Lidia Undiemi, nessuno degli "indignati di professione", infatti, ha sentito il bisogno di raccogliere firme contro la modifica costituzionale in atto, come nessun comico, ma proprio nessuno, ha ritenuto di dover urlare "culi e mazzi" per auspicare, quanto meno, che si lasciasse la possibilità del referendum confermativo.
Non è servita a nulla la tardiva marcia indietro dell'IDV, il popolo non se ne fa nulla di questa “sbrigativa” presa di posizione, troppo tardi e soprattutto inutile considerato che il voto contrario di pochi senatori non conta nulla, mentre avrebbe fatto probabilmente la differenza una grande battaglia sul piano nazionale piuttosto che una prolungata e strategica complicità.
Chi pagherà questi errori? Quanto costeranno al popolo?
Grazie PDL, grazie PD e grazie al Terzo Polo, ci avete fottuto ben bene, ci avete tolto un'incombenza: ora i governi che si succederanno e le consultazioni elettorali saranno solo un proforma, perché un organo estraneo, non eletto dai cittadini, potrà decidere le manovre economiche e stabilire gravose sanzioni a danno del nostro paese se non obbedirà.  
Siamo alla svendita della nostra sovranità. 
I politici nostrani ci hanno buttati via, e lo hanno fatto senza consultarci.

14 aprile 2012

Questo bambino ha capito tutto!

Il piccolo Nicolas torna a casa da scuola e chiede al padre:
– Papà, ho bisogno che mi spieghi alcune cose. Potresti parlarmi della politica? Ho un compito da consegnare per domani.
Dopo un momento di riflessione il papà risponde:
– Beh, credo che il modo migliore per spiegarlo è quello di tracciare un’analogia con la nostra famiglia. Io sono il capitalismo, perché ho dato da mangiare alla famiglia. Tua madre è il governo, perché controlla tutto. La cameriera che lavora per noi è la classe operaia. Tu sei il popolo e il tuo fratellino è la generazione futura. Spero che questo ti possa aiutare.

– Grazie papà, risponde il piccolo Nicolas. Non capisco tutto, ma  ci penserò su.
Nella notte  Nicolas è svegliato dal pianto del suo fratellino. Pensa che evidentemente il piccolo ha il pannolino sporco perchè ha fatto la cacca.
Allora va nella stanza dei suoi genitori cercando di svegliare la madre, ma senza successo e allo stesso tempo nota che il posto del padre è vuoto.
Allora lo cerca per tutta la casa e lo trova a letto con la cameriera.
 In preda alla disperazione torna a letto.
La mattina dopo a colazione, dice a suo padre:
– Papà, penso che stanotte ho capito come funziona la politica.

– Bravo ragazzo e cosa hai imparato?

– Ho imparato che il capitalismo fotte la classe operaia, mentre il governo sonnecchia, ignorando il popolo e lasciando le generazioni future nella merda.

Dal blog di Daniel Parretta

12 aprile 2012

Non sparate sul pianista.


Girando su Facebook ho scoperto questa pagina: un album fotografico sul ‘77 a Bologna, pubblicato da Enrico Scuro. Ho sfogliato le foto e sono tornata indietro nel tempo: dalla piazza virtuale del social network mi sono ritrovata in quella speciale dimensione umana che era la piazza reale degli anni Settanta: le case porti di mare, la vita quotidiana come evento collettivo, il modo di vestire, amare, sentire, parlare. E poi la politica, la novità del linguaggio di Radio Alice, i viaggi in India, le feste giovanili, i concerti rock, il teatro in piazza.
Molte storie, molte memorie. Grazie, soprattutto, al lavoro di Enrico Scuro, che con la raccolta delle foto dei "ragazzi del '77" ha riaperto i cancelli della memoria e liberato qualche frammento di quei sogni rimasti impigliati nel cancello dei denti e questo è un ricordo di quei sogni.
Fosse un film o un romanzo potrebbe intitolarsi "La leggenda del pianista sulle barricate". Ma non è un'invenzione narrativa: è successo davvero, e chi c'era ricorda. Era la sera del 12 marzo 1977, Francesco Lorusso assassinato dagli sgherri di Kossiga, la zona universitaria di Bologna assediata dai carri armati e chiusa dalle barricate. Da una di esse, in via Zamboni, si levano le note di una canzone: "Chicago" di Graham Nash. La registrazione audio di quel momento è da poco riemersa da un qualche scatolone o cassetto: 

Molte storie sono nate da quella storia. Era Chicago, o Chopin? Era uno solo, il pianista? E il pianoforte, com'era arrivato all'interno di una barricata? E dov'era? Il pianoforte fu portato fuori dal Conservatorio, e posizionato in via Zamboni, davanti a un locale: questo ha fatto pensare che venisse dal locale. In una narrazione romanzesca (M. Marino, Non sparate sul pianista, Libro Libero, Pavia 1978, p. 26) l'intera barricata viene trasfigurata in un'assemblaggio di strumenti musicali:
"Il cielo era nuvoloso a forma di fumo. Quella volta abbiamo fatto una barricata di strumenti musicali. Appartenevano ad un conservatorio. Trombe, clarini, contrabbassi, violini e tamburi, ma il più voluminoso era un meraviglioso pianoforte a coda.
Imponente stava in mezzo alla barricata e sembrava, lui da solo il vero argine che avrebbe impedito che noi fossimo travolti dalla polizia che minacciosa se ne stava dall'altra parte coi fucili puntati.
Poi è partito un candelotto. Sassi. Fucilate. Pistole. I bossoli volavano sulle teste infuriate e allora mi è parso di sentire una musica. Da dove viene? Viene forse dai nostri gesti, dalla nostra rivolta. Si è vero. È vicina questa musica. Questa musica è in noi.
Più volavano i proiettili, più la musica cresceva, ritmica, imponente, meravigliosa.
Era Antonio che suonava sul pianoforte a coda in mezzo alle barricate la musica che era in noi, e sulla schiena aveva un cartello con su scritto: NON SPARATE SUL PIANISTA."
Antonio Mariano, da Campomarino, vicino Termoli. Lo ricordano tutti come sorridente e gentile, leggermente claudicante a causa di una poliomielite infantile; aveva adottato due cagnolini, uno per sé e il suo amico, e li aveva chiamati Harold e Maud. Si sedette al piano e suonò "Chicago". E qualcuno gridò davvero: NON SPARATE SUL PIANISTA!
Qualcun altro compose dei versi che furono letti su Radio Alice:
Il pianoforte borghese / trascinato sulla strada / fra due barricate / si trova stupito / a suonare note / più calde, più dolci. / Il mogano lucido / circondato dal fumo / sporco dei lacrimogeni. / Ed uno strano pianista / deposti i sampietrini / suona imprevedibile / la sua serenata. / Sul suo capo / sassi e cose passano. / E una voce allarmata / oltre la barricata / più in là 100 metri / "un pianoforte, attenti / può essere nocivo." / Sorridono i compagni e la tensione cala / l'aria si fa più dolce / sul segno lucente / si ammucchiano i pavé. / Il pianoforte borghese / accompagna gli scontri / e si sorprende / più giovane / in mezzo alla strada / guidato da un pianista / senza frac.
Banalizzo: duri, ma con gioia. E quale gioia maggiore può esserci che sentire le note di "Chicago", di notte, nel centro di Bologna invaso dai carri armati? A loro la durezza (anche nostra) a noi invece solo tutta la gioia.
Qualcuno ha perso i capelli e messo su la pancetta, qualcuno ha fatto di peggio. Qualcuno non c'è più. Anche Antonio non c’è più, ma "Chicago" è rimasta quella di allora, con Bobby Seale che non s'è pentito e Graham Nash che va ancora a cantare a Occupy Wall Street.
Sarà che qualcosa di quel momento è ancora nell'aria: come le note della violinista che ha suonato di fronte ai gendarmi durante i blocchi in Val di Susa.
E sembra di sentirle ancora, quelle parole:
Somehow people must be free
I hope the day comes soon
Won't you please come to Chicago, show your face
From the bottom of the ocean
To the mountains of the moon
Won't you please come to Chicago, no one else can take your place
We can change the world
Rearrange the world
It's dying - if you believe in justice
It's dying - and if you believe in freedom
It's dying - let a man live his own life
It's dying - rules and regulations
Who needs them, open up the door


11 aprile 2012

Recensione all’ultimo remake “Incompetenza e corruzione” della P.I.E (Political Interactive Entertainment)


E così, in questi giorni abbiamo potuto evitare di annoiarci nel noioso tran tran delle spese pazze delle festività sollazzandoci con una nuova puntata della telenovela “Incompetenza e corruzione”, gentilmente offertaci dalla nostra casa cinematografica più famosa, la P.I.E (Political Interactive Entertainment). Niente di troppo originale, è un copione che, con piccole varianti strutturali e doverosi ammodernamenti, viene utilizzato ormai da parecchi anni dai vari componenti di questa grande compagnia teatrale che comprende registi, attori protagonisti, comprimari e figuranti che, a turno, si scambiano democraticamente ruoli e compensi.
Devo dire però che questa versione potrebbe meritare un posto di nicchia nel panorama politico-cinematografico, a cominciare dai protagonisti: la loro singolare recitazione, condita di celodurismi e ditomedismi (nuove correnti di pensiero filosofico), con prorompenti e colorite inflessioni dialettali, rendeva tutto, almeno all’inizio, alquanto incomprensibile o comprensibile a pochi “eletti” investiti, come i protagonisti, da un sacro furore derivante da spruzzi catartici e degenze contenziose.
Un merito da sottolineare: la completa disconoscenza dei più elementari fondamenti della cultura, dell’educazione e del rispetto, non ha impedito a questi attori consumati di proporsi ed ottenere ruoli di rilevante importanza e di usufruire dei conseguenti privilegi del successo mediatico che, come si sa, sono il solo ed ultimo fine di chi intraprende queste carriere…. Quando si dice “premiare il merito”….
La puntata non ha poi mancato di riservarci momenti altamente umoristici da commedie dei malintesi di goldoniana memoria e momenti altrettanto drammatici di pentimenti parentali.
Ora pare però che gli attori protagonisti di questo ultimo remake abbiano deciso di ritirarsi dalle scene o, perlomeno, di rinnovarsi artisticamente proponendosi nuove possibilistiche finalità evolutive. Solo l’attor giovane, ormai pesce fuor d’acqua, potrebbe ritirarsi a vita ascetica per meditare a fondo sulle troppe cose a lui sconosciute utilizzando a tale scopo gli “insegnamenti” che la sua pur breve carriera gli ha così generosamente elargito, che, stranamente, hanno una consistenza molto realistica: messi uno sull’altro corrispondono esattamente a….40.000€!! ... ma sempre di metafore si parla naturalmente!

07 aprile 2012

Trucchi del mestiere, ovvero: come drogano le nostre menti.

In questi giorni di forte instabilità politica si riaccendono i toni e si rimescolano i temi che hanno animato il calderone mediatico degli ultimi 15 anni: sicurezza, giustizia, economia, tradimento, corruzione. Nel nostro Paese succede che molti di noi continuino a meravigliarsi delle assurdità inconcepibili che tutti i nostri politici, nessuno escluso, buttano lì come se fossero le cose più logiche del mondo. Le consideriamo inammissibili e ci chiediamo come sia possibile che escano da persone che si sono dichiarate pronte a guidare una nazione (e che hanno persino la presunzione di salvarla!!). 
Bene, cominciamo a pensare che dietro a tutto questo ci sia una macchinazione, un meccanismo ben oliato a cui fanno ricorso non solo uomini politici, ma esperti di marketing e uomini di potere in genere. 
Un noto studioso di linguistica come Noam Chomsky ha stilato una lista di 10 regole, che vengono utilizzate per drogare le menti, ammaliandole, confondendo in loro ogni percezione, rimescolando realtà e fantasia, evidenza e costruzione illusoria. Ecco quali sono:

1-La strategia della distrazione
L'elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l'attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico di interessarsi alle conoscenze essenziali, nell'area della scienza, dell'economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. Mantenere l'attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo "Armi silenziose per guerre tranquille").
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni
Questo metodo è anche chiamato "problema- reazione- soluzione". Si crea un problema, una situazione prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per anni consecutivi. E' in questo modo che condizioni socio-economiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come dolorosa e necessaria, ottenendo l'accettazione pubblica, nel momento, per un'applicazione futura. E' più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Primo perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente, secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che tutto andrà meglio domani e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all'idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? Perchè se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.
6- Usare l'aspetto emotivo molto più della riflessione
Sfruttare l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette di aprire la porta d'accesso all'inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell'ignoranza e nella mediocrità
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. La qualità dell'educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell'ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori.
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…
9- Rafforzare l'auto-colpevolezza
Far credere all'individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l'individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l'inibizione della sua azione. E senza azione non c'è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il sistema ha goduto di una conoscenza avanzata dell'essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l'individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.


Lo so, ho scoperto l'acqua calda, sono cose risapute per molti di noi, ma  e' sempre meglio rileggersele per non dimenticarsele, sopratutto oggi in Italia.

Grazie a Reset Italia

04 aprile 2012

4 aprile 1968: assassinio di Martin Luter King


Discorso Pronunciato da Martin Luther King Washington, 28 Agosto 1963.
Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.
Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.
Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.
E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.
Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.
Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.
Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.
Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.
Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.
Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.
E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.
Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.
Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.
E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.
Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.
Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.
Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.
Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.
Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.
Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.
Ma non soltanto.
Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.
Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

"Il Club Bildeberg, la storia segreta dei padroni del mondo" di Daniel Estulin

Questi sono alcuni passi del libro che si può scaricare qui liberamente. 
[...]Nel 1954, gli uomini più potenti del mondo si incontrarono per la prima volta, sotto gli auspici della corona olandese e della famiglia Rockefeller, nel lussuoso Hotel Bilderberg nella cittadina di Oosterbeek. Per un intero fine settimana discussero del futuro del mondo. Al termine, decisero di incontrarsi una volta all’anno per scambiarsi delle idee e analizzare gli affari internazionali. Si definirono “Gruppo Bilderberg”. Da allora, si sono riuniti annualmente in lussuosi hotel in varie parti del mondo per tentare di decidere il futuro dell’umanità. [...] In oltre cinquanta anni di loro convegni, tuttavia, non è stato mai consentito alla stampa di assistere, non sono state rilasciate dichiarazioni sulle conclusioni dei partecipanti, né è stata resa pubblica un’agenda di un convegno Bilderberg. [...] Senza dubbio, questa discrezione consente al “Gruppo Bilderberg” di deliberare più liberamente, ma in questo modo non si risponde alla domanda fondamentale: di che cosa parlano, in questi convegni, le persone più potenti del mondo? Qualunque moderno sistema democratico protegge il diritto alla privacy, ma il pubblico non ha forse il diritto di sapere di che cosa parlano i loro leader politici quando incontrano i più ricchi leader del mondo degli affari delle loro rispettive nazioni? Quali garanzie hanno i cittadini che il “Gruppo Bilderberg” non sia semplicemente un centro che influenza il commercio ed esercita pressioni, dal momento che ad essi non è permesso sapere di che cosa parlano i loro rappresentanti alle adunanze segretedel Gruppo? Perché i Davos World Economic Forums e gli incontri del G8 sono oggetto di discussione su tutti i giornali, con ampi servizi in prima pagina e la presenza di migliaia di giornalisti, mentre non c’è alcuna copertura mediatica per gli incontri del “Gruppo Bilderberg”? [...] È certamente curioso che nessuno dei più importanti mezzi di informazione ritenga che faccia notizia una riunione di tali personaggi, la cui ricchezza eccede di gran lunga il totale della ricchezza di tutti i cittadini degli Stati Uniti, quando un viaggio di uno di loro, da solo, conquista i titoli di testa in televisione. [...]
I metodi sono evidenziati in un “ingenuo” documento del 1974, “La crisi della democrazia”, scritto da Samuel Huntington (politologo di Harvard), da Michel Crozier (un sociologo francese, membro della “Accademie des sciences morales et politiques”) e da Joji Watanuki (membro giapponese della Trilaterale). Il loro scritto sottolineava “il bisogno di instaurare un dialogo tra il Dipartimento di Stato e le multinazionali; il primo eserciterà pressioni sui Paesi sviluppati, affinché adottino legislazioni liberiste e contrarie ai nazionalismi; le seconde forniranno al Dipartimento di Stato le loro conoscenze sui Paesi in cui operano”. Il documento, inoltre, afferma che una repubblica democratica “è l’unica via per imporre l’autorità, ma non necessariamente è applicabile in tutti i suoi aspetti… È auspicabile porre dei limiti a un’estensione troppo ampia della politica democratica… Un buon governo dovrà avere la capacità di prospettare una crisi clamorosa, in modo da poter richiedere ai propri cittadini dei sacrifici per poterla fronteggiare… In diverse situazioni, l’esperienza, la maturità e i talenti particolari dovranno superare il valore della democrazia, al fine di imporre l’autorità… Gli scenari in cui si possono adottare le procedure democratiche sono, in poche parole, limitati”. Sembra piuttosto repressiva, come visione, no?
Il documento esprime anche ansietà per “la crescente partecipazione popolare al controllo sulle istituzioni sociali, politiche ed economiche, in particolare per una reazione contraria alla concentrazione di potere nelle mani del Congresso e del governo statale o locale”. In pratica, la Trilaterale si preoccupa del fatto che la gente, in una società democratica, possa ribellarsi ai suoi progetti sul futuro del Paese. Così, per prevenire questa opposizione prima che insorga, la Trilaterale raccomanda l’introduzione di poteri legislativi al fine di riportare, come dice Gary Allen, “a un livello più equilibrato il rapporto tra l’autorità governata e il controllo popolare” attraverso “un piano di centralizzazione economica e sociale… di potere nelle mani del Congresso…un programma di abbassamento delle aspettative lavorative, per chi ha ricevuto un’istruzione media". Ovviamente, nessuna di queste iniziative può essere portata a termine efficacemente senza aver prima preso il controllo della stampa e, quindi, averle messo il bavaglio. A tal proposito, la “Trilateral Commission” propose limitazioni sulla libertà di stampa, da intendersi come “restrizioni su quello che i giornali possono pubblicare in particolari e delicate circostanze; garantire al governo il diritto e la possibilità di non divulgare informazioni ai media… ampliare i casi di reato di diffamazione, se necessario, e dotarlo di strumenti di controllo sugli abusi della stampa; pretendere dai giornalisti adeguati livelli di “professionalità”; altrimenti, potrebbe esserci una severa regolamentazione governativa [….]


Io ho comiciato a leggerlo, forse lo finirò o forse no, ho paura  che sia tutto vero.....e se lo è....ho paura che il finale non sarà affatto scontato...