28 giugno 2011

Amore e sessualità

Ho visto due film, storie d'amore e di sesso. Storie di coppie, gente giovane, bella e con soldi. Facevano di tutto: si amavano, si tradivano, scopavano, si scambiavano, litigavano, piangevano e si insultavano. Sempre parlando d'AMORE! Tutto in una assoluta totale irrazionalità, travolti dalle passioni amorose! Passioni mai specificate, se non con manifestazioni sessuali spasmodiche! (innamorati di che? Di sesso? Non lo dicono mai!) Intellettuali, artisti, illuminati o pazzoidi, tutti travolti dall'AMORE. Non si vede mai niente, ma si sa che scopano forsennatamente, altri motivi per amarsi non ci sono, o non vengono mostrati, o vissuti. Ma tutti continuano a parlare solo d'AMORE. E dopo, quando ovviamente tutto finisce, perchè il sesso prima o poi si esaurisce, dopo si insultano con espressioni sguaiate e maniacali. Senza mai nessun timore di perdere qualcosa, tutti si "buttano", pretendendo, urlando e sbraitando. Amano e piangono, senza nessun calcolo, se non a posteriori, per tornare a scopare di nuovo con il partner di prima. Certo, come nei romanzi, dove si può tutto e non costa niente; o quando si è giovani e belli, e ricchi, tanto si sa: perso uno.... ne trovi altri cento; da scopare, ovviamente.
I film erano :"Vicky Cristina Barcellona" e "Closer". Due bei film, con attori straordinari, e registi super: ma raccontavano frottole, avventure sessuali camuffate da AMORI APPASSIONATI. E non per motivi censori, ma solo perchè era data per buona la convenzione che si AMA quando si ha una voglia pazzesca di andare a letto con qualcuno (
ma senza mai dirlo o pensarlo!).
Per concludere : sì, mi hanno fatto rabbia, e invidia, io non l'ho mai potuto fare, qualsiasi piccollissimo errore mi costava tutto. E dopo, per ricominciare, erano mesi o anni di sofferenza e astinenza.
Non ho mai preteso niente, e tanto meno insultato una donna, perchè non ci stava con me, o perchè mi lasciava... Penso di averci rimesso, forse avrei avuto di più... ma rimango convinto di aver ragione: fare sesso è sempre un piacere, ma è cretino chiamarlo in altro modo. Ho ragione io: è necessario amare con la testa. Il cuore e gli organi genitali sono strumenti, adoperati con intelligenza possono originare sentimenti quasi eterni, ma bisogna essere in due a pensarlo.... e a dirlo.
Sono convinto di poter amare molto di più, e anche meglio, di quel che amano i passionali. Ci ho rimesso in quantità, forse, ma ho ragione io: fare sesso è sempre un piacere, ma è cretino chiamarlo in altro modo

Il topless: la libertà non è più “cool”?

Tempo fa, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, la Rai ha mandato in onda un programma, condotto da Pippo Baudo e Bruno Vespa, in cui è stata mostrata una foto della Loren a seno nudo, scattata negli anni ’50, prima che l’attrice raggiungesse il successo. La Loren si è mostrata visibilmente imbarazzata e si è coperta il viso con le mani, come per nascondere un improvviso rossore. Negli anni cinquanta, del resto, le ragazze “oneste” non si mostravano a seno nudo e probabilmente i sensi di colpa della Loren, malgrado l’età e il successo, non sono stati del tutto sopiti.
E pensare che in seguito, negli anni sessanta, e soprattutto settanta, togliersi il reggiseno in spiaggia diventò una cosa del tutto normale,  per cui “diversa” era la ragazza, o anche la donna, che non se lo toglieva.

Il topless, a quel tempo, aprì la strada alla rivoluzione sessuale, sottolineando la libertà personale della donna di potersi scegliere l’abbigliamento che desiderava, anche se era considerato provocante.

Venne lanciato nel 1964 a San Francisco da Carol Doda, la prima ad avere il seno siliconato, ma fu presto esportato sulle spiagge di Saint Tropez, luogo simbolo di quegli anni, grazie anche alla presenza di B.B. che dichiarava indomita di "sgranocchiare gli amanti a dozzine".
Il seno nudo spopolò al Festival di Woodstock nel 1969, e qui ebbe il sapore di una vera rivendicazione femminista. Perché gli uomini potevano mostrarsi a petto nudo e le donne no? Il reggiseno divenne simbolo di discriminazione, tanto che negli Usa le femministe bruciarono in un grande rogo i loro reggiseni, davanti all’hotel in cui si svolgeva il concorso di Miss America.
Si diffuse persino in Italia, anche se le donne troppo nude, ma anche troppo anziane e non troppo belle, non erano affatto gradite. Indimenticabile e di cattivo gusto la descrizione del sindaco di Pantelleria, che nel luglio del 1982 vietò il nudismo sulla sua isola per evitare che si potessero vedere "stomachevoli escrescenze carnose, flaccide e bislunghe”.

Corsi e ricorsi della storia.

Ai giorni nostri, a quanto pare, mostrare il seno in spiaggia non è più “cool”. E come si sa, nulla riesce a convincere una donna a cambiare abitudini, quanto il sapere che quello che fa “non va più di moda”.
Sulle spiagge, dalla Costa Azzurra a quella Smeralda, la tendenza è lampante: all'abbronzatura integrale si preferisce il costume intero e la salute della pelle conta più della tintarella.
Per seppellire degnamente il mito del topless è stato interpellato persino un sociologo, l’autorevole Jean-Claude Kaufmann: "I segni del tempo oggi sono completamente cambiati, quarant'anni dopo aver bruciato i reggiseni in piazza in segno di protesta, dopo estati passate come amazzoni in slip sulle spiagge di mezzo mondo, le donne del terzo millennio fanno retromarcia, preferendo coprirsi". Il nudo le "disturba", le "infastidisce", è "volgare", spiega Kaufmann. "Quello che era alla moda un tempo è diventato trash". A confermare le opinioni dello studioso un sondaggio secondo cui un quarto delle ragazze tra i 18 e i 24 anni, si dice "molto pudica”.

Negli anni '60 il topless sulle spiagge fu vissuto come l'affermazione di una sicurezza e di una nuova libertà femminile, senza tabù e freni inibitori . 
Oggi il topless in spiaggia è spesso inimmaginabile, a meno che non si sia soli o con pochi intimi. 
Anche Parigi, capitale di sensualità, esuberanza e provocazione, esige il decoro sulle spiagge del lungo Senna: infatti, l’anno scorso, un'ordinanza del sindaco vietò topless e perizoma.

Oggi non è più una questione di libertà, ci si attiene alle regole, ai consigli, alla falsa moralità o, per assurdo, alla moda.

Mi chiedo se questi non siano segni di una leggera regressione del posto delle donne nella società....

27 giugno 2011

L'impossibile leggerezza della vecchiaia


Oggi si dice che anche i vecchi amano. Prima amavano i nipotini, ed era un'ovvietà. Quando si parla d'amore prima o poi c'entra il sesso e, con l'avvento del viagra, si è scoperto che i maschi amano anche le donne. Amerebbero, perché le donne il viagra non ce l'hanno ancora. Per amare bisogna essere in due, per fare sesso no. O perlomeno, i maschi fanno sesso con le prostitute, e queste non sono propense ad amare alcunché. Quindi, per amare, ci vuole reciprocità, desiderio, fervore e passione irrazionale; doti pesanti, fisiche ed emotive (più o meno è così). Ora, i vecchi sono quasi rimbambiti, fisicamente stanchi, delusi e avviliti; ed è naturale, viste le prospettive che hanno davanti... ma ci sono le eccezioni. Ora, trovare un partner giusto a venti-trent'anni, quando si hanno tutte le doti, è comunque difficilissimo, trovarlo quando si è un'eccezione, diventa pressappoco impossibile. Quasi. Tutto può succedere a questo mondo, ma la "leggerezza" degli anziani è buona giusto per i nipotini! E' la natura? Sì, è vero, è per questo che io detesto la natura; è stronza la natura, sempre.

23 giugno 2011

Colpo di coda o tatticismo?


La conversazione di ieri nei banchi dell’opposizione tra Berlusconi e Di Pietro sta generando parecchio rumore in rete e un po’ su tutti i media.
Cosa si siano detti resta un mistero, anche se Di Pietro ha dichiarato di aver riferito a Berlusconi “ che farebbe davvero bene il bene del paese se ne andasse al più presto”. 

Molti elettori dell’IDV si sentono offesi perché non avrebbero mai immaginato che Di Pietro, dopo aver sempre attaccato a spada tratta il Presidente del Consiglio, definendolo più volte una sciagura per l’Italia e chiedendone ripetutamente le dimissioni, si sarebbe lasciato ammaliare dal Premier. 

Io penso invece a un’altra cosa:

Berlusconi ha sempre puntato sull’immagine, vive proprio di apparenze, e questo nessuno lo può negare credo. Ricordate nell’ultimo G8 dove, prima di lamentarsi con Obama dell’esistenza  in Italia di un partito dei magistrati che rema contro il governo, fece cenno a un fotografo di immortalarlo mentre parlava con il presidente americano? 

Ebbene, bisogna ammettere che il nostro caimano dovrebbe essere proprio deficiente per non essere consapevole della considerevole ascesa di Di Pietro nel panorama politico italiano dopo le amministrative e i referendum, persino nelle fila del suo stesso partito, e proprio così deficiente non lo è!

Quindi che fa? 

Gli si siede accanto platealmente rivolgendogli la parola in maniera che l’elettorato di Tonino gridi al tradimento screditando il proprio leader. 

Ricordate anche che in occasione della fiducia del 14dicembre, mentre Di Pietro parlava attaccandolo, Berlusconi faceva chiaramente cenno che Tonino era fuori di testa per poi rivolgersi a Fini invocando che Di Pietro la smettesse di ingiuriarlo? 
Non vi siete chiesti il motivo di questa improvvisa considerazione di Berlusconi verso il nemico giurato Di Pietro?

Si è sempre sussurrato che, prima di cadere, Berlusconi avrebbe dato un “colpo di coda”; la Zanicchi ha parlato di “choc” imminente, di una sorpresa per gli Italiani. Vabbè, lei non fa testo, sta solo cercando visibilità e poi è troppo vecchia per ricevere anche solo le confidenze di “papi”, 

ma non si potrebbe pensare che il colpo di coda il caimano l’abbia dato ieri sedendosi accanto a Di Pietro per parlarci, mettendolo così in cattiva luce col suo elettorato?

Il berlusca è capace di tutto, ormai lo sappiamo….

20 giugno 2011

Un bel messaggio??


Questa è una bella storiella che il mio amico Paolo ha ricevuto via e-mail. La posto io su commissione dello stesso inserendo anche i nostri rispettivi commenti in risposta. 

Un bel messaggio. 

“Non preoccuparti se non puoi dare ai tuoi figli il meglio di tutto...  Dai loro il meglio di te.”
( Autore sconosciuto )

Dottoresse...
Un giorno una signora di nome Anna andò a rinnovare la carta d’identità. Quando le chiesero quale fosse la sua professione,  rimase interdetta perché non sapeva come classificarsi.
L’impiegato insistette: “Quello che le chiedo è se ha un lavoro”.
“Certo che ho un lavoro!", esclamò Anna. “Sono mamma."
“Essere mamma non lo consideriamo un lavoro. Scrivo “casalinga", disse freddamente l’impiegato.
Una sua amica, di nome Marta venne a sapere quello che le era successo e si fermò a pensarci su.
Un giorno si trovò anche lei nella stessa situazione. L’impiegata era una donna in carriera, attiva e sicura di sé. Il modulo da riempire era enorme, interminabile.
La prima domanda era: “Qual è la sua professione?"
Marta ci pensò un po’ e poi senza nemmeno sapere come rispose:
“Mi occupo di sviluppo infantile e relazioni umane”.
L’impiegata fece una pausa e Marta dovette ripetere lentamente soffermandosi sulle parole più significative.
Compilato il modulo, l’impiegata volle saperne di più. “Signora, posso chiederle che cosa fa esattamente?”.
Senza la minima traccia di agitazione nella voce e con molta calma Marta spiegò: “Sviluppo un programma a lungo termine, dentro e fuori di casa." 
Pensando alla sua famiglia, continuò:
"Sono responsabile di una squadra ed ho ricevuto già quattro progetti. Lavoro in regime di coinvolgimento esclusivo 14 ore al giorno, a volte fino a 24 ore.”
Man mano che descriveva le sue responsabilità Marta notò un crescente tono di rispetto nella voce dell’impiegata.
Quando tornò a casa, Marta fu accolta dalla sua squadra: una ragazza di 13 anni, un bimbo di 7 e un altro di 3.
“Mamma, dove sono le mie scarpe? Mamma, mi aiuti ad allacciarle? Mamma il piccolino non smette di piangere. Mamma, mi vieni a prendere quando esco di scuola? Mamma vieni domani alla recita di fine d’anno? Vai a fare la spesa mamma?...Mamma....”
Mentre preparava il pranzo poté ascoltare il suo ultimo progetto: un bebè di sei mesi, che si stava esercitando a provare tutte le tonalità di voce.
Felice, Marta prese in braccio il piccolino e pensò al grande compito della maternità, con le sue innumerevoli responsabilità e interminabili ore di straordinari.
Marta si sedette e pensò: “ Io sono dottoressa in sviluppo infantile, in relazioni umane... e le nonne che professione hanno?”
E subito trovò un titolo anche per loro:
Dottoresse senior in sviluppo infantile e relazioni umane.
E le bisnonne?
Dottoresse esecutive senior.
E le zie?
Assistenti di laboratorio.
E tutte le donne, madri, mogli, amiche e compagne?
Dottoresse nell’arte di rendere la vita migliore.
In un mondo in cui si da tanta importanza ai titoli, in cui si richiede una specializzazione sempre più specifica nell’area professionale, diventa una specialista
nell’arte di amare.
Questo messaggio non è solo per le donne, ma anche per gli uomini perché possano ringraziare e riconoscere tutto il lavoro e le cure che ricevono ogni giorno dalle loro
nonne, madri, zie, sorelle o mogli.
La cosa più importante però è... non dimenticare di amare te stessa prima di tutto!

Commento di Paolo.

E' perfetta, la metafora, nell'intenzione secondaria di rilevare "l'importanza dei titoli...", ma sul significato di fondo, quello espresso da "Diventa specialista nell'arte di amare", riguardo a figli e mariti e nipoti... qui le cose sono, a mio avviso, molto più complicate e anche negative.
La "specializzazione" è prima di tutto una schiavitù, e lo si capisce: lo dice anche l'elenco descritto delle cose che deve fare la madre. Dare tutto di sé ai figli, può essere addirittura una disgrazia per i figli (che rischiano la dipendenza), oltre che per la madre: schiavizzata. La quale poi non si capisce quando mai potrà  amare soprattutto sé stessa!
Ho delle convinzioni negative sulla "meravigliosità" dell'essere madri, e anche padri, e allora vedo sempre con sospetto le amplificazioni delle qualità amatoriali delle mamme. La consapevolezza espressa, nell'insieme della storiellina,  sulla condizione femminile, e che mi piace  moltissimo, è, alla fine, vanificata dall'apprezzamento acritico di quella funzione "angelica" della mamma. Ecco, ci mette, dopo, che lei, la mamma, deve pensare, prima di tutto( ?) a sé stessa! Sono d'accordissimo, ma come può fare con il carico di competenze descritto e glorificato prima, a trovarne il tempo e la voglia? E' ovvio che non si poteva dire o fare molto di più, in una semplice storiellina simpatica, ma c'è ancora molto "mammismo" all'interno, e su questo non sono assolutamente d'accordo.

Il mio commento.

Sono d’accordo con Paolo sull’intenzione di rilevare l’importanza dei titoli: essere mamma è, fuori da ogni dubbio, un mestiere assolutamente faticoso, di grande responsabilità e soprattutto non riconosciuto né socialmente e molto spesso nemmeno nell’ambito della famiglia come “lavoro” a tutti gli effetti.
Sono sempre d’accordo con Paolo sul fatto che sia un po’ difficile pensare a sé stesse dopo aver fatto un milione di cose per gli altri se non c’è perlomeno una collaborazione da parte di un padre che nella storiella sembra essere inesistente.
Tanto di cappello quindi per la buona intenzione di glorificare un ruolo troppo spesso declassato e dato per scontato ma….io ci vedo anche altro...
Quell’ultimo incoraggiamento a diventare “specialista nell’arte di amare” mi ha fatto storcere il naso. Innanzitutto perché mi sa tanto di religione e chi mi conosce sa quanto io ne sia distante e contraria,  e poi perché mi sembra un invito alle donne ad occuparsi più della famiglia piuttosto che di una propria realizzazione in seno alla società. Oserei dire un po’ maschilista ecco: gli uomini non devono ringraziare per tutte le cure che ricevono, devono invece smetterla di riceverle passivamente e dare una grossa mano!
Altro che riconoscere e ringraziare, è troppo comodo!! Datevi da fare!!

D’altra parte che volete? Questo è un blog semiserio con tendenze sovversive…che vi aspettavate?

17 giugno 2011

Benessere

A proposito di benessere, ho appena letto un articolo che trattava un argomento relativo alla "felicità sociale", il benessere delle persone, e non soltanto del "paese". Non è cosa nuova, se ne parla da tempo e ha già una sigla "BIL" (Benessere Interno Lordo). A dire la verità è poco convincente, o meglio, sarebbe bello, ma quanto fattibile? Se ne occupano anche esperti di economia (fino a ieri si occupavano solo del PIL), Obama ha istituito un Ufficio apposito, l'Australia (I° in classifica, l'Italia è 24° su 34), investe più di un miliardo nella salute psichica dei cittadini. Ci sono imprenditori che "scoprono" come i dipendenti lavorino meglio e di più, se favoriti nell'ambiente di lavoro, e con aiuti materiali per la salute e la serenità! Tutto quello che dicono gli "esperti" in materia di felicità, a me sembrano ovvietà, risapute e reclamate da sempre, da chi lavora e fatica ogni giorno.... ma se qualcuno che conta comincia a occuparsene, forse, chissà, magari...

L'articolo si trova sull'Espresso della settimana scorsa "Business Felicità", è da leggere, pare proprio una cosa vera.

16 giugno 2011

L'Italia chiama e la politica scappa dall'altra parte.

Evidentemente non sono bastati tutti quegli schiaffi nelle amministrative e nei referendum a quel branco di teste vuote del governo, perché altrimenti non continuerebbero a scassarci i “cabasisi” con le loro idiozie e offese a chiunque si permetta, con diritto, di far sentire la propria voce.
Gli ultimi, in ordine cronologico, sono il sempre verde Renato Brunetta e il mago della demagogia fascista Giorgio Straquadanio, che con i loro attacchi al pubblico impiego hanno dimostrato di non aver capito nulla di quello che gli italiani intendevano segnalare con il voto delle ultime settimane.

BASTA CON QUESTA POLITICA DA COMARI INVIPERITE!!!

Brunetta apre le danze al Convegno per l'Innovazione a Roma definendo i precari (in particolar modo un gruppo di giovani che aveva chiesto ed ottenuto la parola) "l'Italia peggiore”.

A parte la mia ilarità iniziale nel constatare per l’ennesima volta come l’altezza di Brunetta sia pari a quella di un bidet, che per quanto sputacchia quando parla non sarebbe nemmeno tanto distante dalla realtà, l’indignazione ha subito preso il sopravvento, come un pugno allo stomaco. Quest’uomo, che dovrebbe essere il ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, ha causato una vera e propria rissa, rifiutandosi di ascoltare persone che, seppure contestatrici, chiedevano semplicemente la parola, insultando i sacrifici che i precari compiono ogni giorno per portare avanti questa baracca traballante che è l’Italia. Questo orrendo personaggio non si rende conto che è grazie anche a loro che gente come lui può guadagnare così tanto.

A rincarare la dose Giorgio Straquadanio, deputato del partito di maggioranza relativa in Parlamento. Affrontando in un convegno la sconfitta, Stracquadanio dice che è normale che la sinistra abbia vinto sul web, perché è fatta di milioni di dipendenti pubblici che non fanno nulla sul lavoro, escono dal luogo di lavoro alle due del pomeriggio e da quel momento fino a sera, smanettano sul Pc a volontà. Una possibilità che al Parlamentare è negata (invidia!!!!), perché lui deve votare, deve andare in commissione, deve scrivere "un articolo ragionato" (e così abbiamo anche scoperto che ragiona, a guardarlo in Tv, uno poteva pensare che le cavolate che gli uscivano dalla bocca erano istintive). Invece quelli della sinistra non fanno nulla e quindi possono fare propaganda, ovviamente contro Berlusconi, secondo lui.

Seriamente, che il sistema pubblico vada riformato è un fatto, che loro lo stiano riformando in maniera reale ed efficace è tutto da dimostrare visto che, grazie a Brunetta & Co, ora gli statali non hanno più nemmeno la malattia pagata. Forte, no?!?
E non è insultando coloro che non si mettono a novanta gradi davanti a sua maestà Silvio I che si può porre rimedio a una situazione ormai irrimediabile.
E non è negando risposte e rifiutando un confronto che si può accorciare la distanza siderale che c’è tra il Parlamento e la gente comune.

Da un lato l'Italia e dall'altro certa politica italiana. Dove il popolo chiama, evidentemente, questa politica non accorre e anzi, si dimena per rendere il solco di distacco sempre più profondo.
Perché Straquadanio non inizia dando il buon esempio e proponendo multe salatissime per i parlamentari che navigano in internet o giocano a solitario (e quanti ce ne sono!!!) durante le sedute parlamentari?
O ancora: perché non propone il taglio degli stipendi suoi e dei suoi colleghi?

12 giugno 2011

Se questa è arte...


Biennale di Venezia: Maurizio Cattelan espone 2.000 piccioni, imbalsamati, sparsi per cornicioni e luoghi che occuperebbero naturalmente da vivi, con tanto di guano finto.
La prima cosa che penso è ORRORE!!
La seconda è: dove li ha presi 2000 piccioni? Sembra che se li sia procurati all’estero, dove esistono leggi razziali di genocidio dei piccioni, considerati invadenti diffusori di guano e malattie, e che abbia voluto dare un riscatto creativo alle carcasse, che altrimenti sarebbero state incenerite.

Questo dice lui. 

Sarebbe questa la botta di creatività ? Usare i corpi dei piccioni piuttosto che lasciarli andare in discarica? Cattelan, invece di salvarli, ne ha riscattato i corpi. 

Sarà anche un’artista ma per me è deficiente.

Poi, come se non bastasse, scopro che esiste proprio una branca dell’arte dedicata. Un esempio: un tale Hermann Nitsch da più di cinquant’anni si vanta di fare arte usando sangue, frattaglie e addirittura, mescolando pittura e teatro, invitando gli spettatori a macellare povere creature incolpevoli finite nelle mani sbagliate.

Io la chiamo necrofilia. 

E penso che in una società sana, queste performance non dovrebbero nemmeno essere concepite. In una meno sana, anche se qualcuno le concepisse, dovrebbero essere proibite e colui che le concepisce dovrebbe essere curato da uno psichiatra.
Invece, in questa società che sana non lo è per niente, non solo vengono permesse ma vengono addirittura osannate dalla critica.
Qualcuno sicuramente dirà: “Ma sono solo piccioni!”. Come i razzisti, quando sentono notizie di negri e gay perseguitati ed oppressi dicono: “Ma sono solo negri e gay!”
Specismo e razzismo: due parole con una matrice comune, nessun rispetto né per la vita umana né per gli animali.
Mi chiedo fino a che punto sia lecito lasciare che simili idiozie vengano contrabbandate per arte e come sia possibile essere arrivati a questo. Esporre piccioni assassinati, indipendentemente dal fatto che sarebbero stati uccisi ugualmente, e pretendere di farlo passare per arte, è semplicemente assurdo, per non dire macabro, volgare e disonesto. Anche i fautori della corrida cercano di contrabbandarla per arte. Anche i cacciatori cercano di spacciare la loro passione sanguinaria per qualcos’altro: le passeggiate all’alba, i canti degli uccelli, i profumi dei fiori.  E così i vivisettori, che si presentano come salvatori dell’umanità.
Che disgusto!
Non c’è differenza tra esporre animali imbalsamati in una mostra d’arte ed esporre le teste del nemico ucciso sulle picche o sui merli dei bastioni in spregio agli assedianti. I cacciatori inchiodano corvi e cornacchie su piccole croci piantate nei campi, in spregio ad animalisti e guardiacaccia.

Mi aspetto che, alla prossima biennale, Cattelan o altri pseudo- artisti come lui, si facciano consegnare da Israele i cadaveri dei palestinesi massacrati a Gaza, li imbalsamino e li espongano nei padiglioni della mostra: affluenza di pubblico pagante e successo garantiti!!

Questi artisti sono il non plus ultra del bieco specismo industriale moderno e vogliono imporcelo come arte e addirittura come strumento di ascesi spirituale!
Meriterebbero di fare la fine dei loro soggetti.

08 giugno 2011

referendum sì/no

Per evitare di essere frainteso preciserò un paio di cose:
HO SEMPRE VOTATO AI REFERENDUM
HO VOTATO CONTRO IL NUCLEARE TANTO TEMPO FA E LO RIFARO' OGGI.
ANDRO' A VOTARE QUATTRO SI'.
Detto questo posso dire che i referendum non mi piacciono? Prima di tutto perchè chiedono a una massa di incompetenti come me di abrogare leggi complicatissime, contorte e a volte vitali. Poi perchè li può richiedere chiunque e diventare un tormentone inutile. Tant'è che qualcuno vorrebbe togliere il tetto del quorum... ma fatemi il piacere! Tuttavia il referendum è anche una forma di opposizione al potere costituito: e a me piacciono sempre gli strumenti di opposizione, perchè servono ad evitare il peggio: le dittature. Sono però convinto che l'assemblearismo, sia un modo primitivo di fare politica, e i referendum sono l'espressione semplificata di un'assemblea gigantesca, e anche una modalità pericolosa (le risposte si/no, ai quesiti, li usano i sistemi totalitari ) e dunque non mi piace. E allora? Allora vado a votare, perchè non sono scemo, e preferisco vincere che perdere, ma preferirei ancora di più votare per programmi, e idee, e uomini convincenti, e non per eliminare leggi cretine promulgate da politici che ho sbagliato a votare in precedenza. Dunque preferisco votare solo ogni cinque anni, per abrogare, eventualmente, uomini o idee, e non per decidere chi deve riscuotere le bollette dell'acqua, o peggio, per decidere se il nucleare sarà un bene o un male fra vent'anni! (so che io non lo voglio oggi, ma io non ho l'incarico di governare un paese, e neanche mi pagano per questo!)

04 giugno 2011

Tienanmen 22 anni dopo.

Ventidue anni. 
Sono quelli passati da quando i militari cinesi aprirono il fuoco contro le proteste pacifiche che, a Pechino e in altre città del paese, si stavano svolgendo da giorni, convocate dagli studenti, per chiedere riforme, libertà, democrazia. Oppure, detto in altri termini, per chiedere il rispetto della Costituzione, che riconosce e tutela le libertà
d’associazione, d’espressione e d’assemblea.

La notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 in piazza Tienanmen, nelle vie che a quella piazza conducono  così come in altre piazze e strade della Cina, vennero assassinati centinaia, forse migliaia di cittadini cinesi.

Rischiamo di non sapere mai come sono andate le cose. Chi era in piazza Tienanmen, chi ci ha perso un figlio come Ding Zilin, lo ha raccontato e continua a raccontarlo, e per questo rischia il carcere e spesso ci finisce. Dal lato ufficiale, il governo cinese non solo ha sempre respinto ogni sollecitazione a ricostruire in modo trasparente e onesto cosa successe a piazza Tienanmen, ma – in occasione della recente apertura degli archivi nazionali – ha anche fatto sapere che i documenti su Tienanmen rimangono segreti, per evitare di recare danni alla “privacy” e alla “reputazione”. 
Di chi? 
Di chi impartì la direttiva di smantellare Tienanmen? 
Di chi diede l’ordine di sparare ad altezza d’uomo? 
Almeno, sappiamo ora cosa il Partito comunista cinese pensa di Tienanmen e di come ha definito quel periodo: un’“agitazione politica”. 
Io lo chiamo un massacro.
Per il resto, bocche cucite con le buone o le cattive, con la persuasione, l’autocensura o la forza.  
Shi Tao, un coraggioso difensore dei diritti umani, per il semplice fatto di aver diffuso all’estero una direttiva in cui si “suggeriva” ai giornalisti di tenere un basso profilo nell’imminenza del quindicesimo anniversario di Tienanmen, sta scontando una condanna a 10 anni di carcere. Con la complicità di Yahoo!.
Secondo il verdetto della corte, fu la Yahoo Hong Kong Ltd (società di servizi Internet con sede legale negli Stati Uniti) a fornire alle autorità le coordinate del luogo corrispondente all’indirizzo IP da cui Shi Tao aveva inviato l’email, alle 23.32 del 20 aprile 2004. Il luogo corrispondeva all’ufficio di Dangdai Shangbao, il giornale per il quale Shi Tao lavorava. Il portavoce di Yahoo! ha sostenuto che la società aveva semplicemente applicato e rispettato le leggi locali.

Se Tienanmen oggi è un luogo normalizzato, nelle preoccupazioni dei dirigenti del Partito comunista cinese e nelle speranze degli attivisti irrompe un’altra piazza: Tahrir. 
Non è un caso che dalla fine di febbraio, oltre 130 blogger, avvocati e altri attivisti cinesi siano stati arrestati dalla polizia, sottoposti a sorveglianza e intimidazioni da parte delle forze di sicurezza o “scomparsi”. Diversi di loro, 22 anni dopo, sono ancora una volta finiti nel mirino delle autorità. Nonostante la paura, nonostante il carcere già scontato e quello in arrivo, non hanno perso la determinazione

Un buon esempio per tutti noi.

Fonte: http://www.corriere.it/

03 giugno 2011

Serata in poltrona...


Non guardo molto spesso Annozero di Santoro, faccio sempre il confronto con i tempi di Samarcanda e ne esce piuttosto malconcio, ma tant’è, ero lì e me lo sono guardata (non tutto in effetti, ogni tanto mi appisolavo).
La partenza è stata buona con il reportage da Chernobyl che ha raccontato la realtà di una tragedia le cui conseguenze si trascinano da 25 anni: immagini tremende che non avevano bisogno di nessun commento, ci si sentiva stringere il cuore, uno strazio assurdo e ingiusto, come ingiusta è la morte dei tanti bambini per cancro.

Dopo la drammaticità delle immagini da Chernobyl, ci sono state interventi a dir poco allucinanti dei pro-nuclearisti Chicco Testa e Battaglia.
Fortemente incisivo Chicco Testa:

"Di qualche cosa bisogna pur morire"

E ancora:

"Anche nelle fonti rinnovabili ci sono interessi economici".
E non si è mica fatto problemi a dire che lui fa una barca di soldi con il fotovoltaico, quindi è da ritenere credibile quando dice che, se in Ucraina su 4000 bambini malati di cancro alla tiroide ne sono morti solo 15, il nucleare è cosa buona e giusta. "Sapete quanti ne uccide in un anno il carbone? E l'idroelettrico?" ripeteva con l'occhietto strizzato.

Anche l’altro, il Prof. Battaglia, ha fatto la sua parte: 

"Io sono stato a Chernobyl un giorno intero, mi hanno misurato e stavo benissimo".
Detto da un fisico che dovrebbe sapere che il danno nucleare è cumulativo e non immediato, a meno che non ti mangi la barra di uranio, appunto, è notevole.

C’è qualcosa che mi sfugge: perché continuano a considerare esperti i negazionisti? Il negazionismo è talmente idiota che riesce a contaminare qualsiasi discorso e ad annullarlo completamente, è come fare una trasmissione sulla Shoah ed invitare a parlarne, oltre a storici e sopravvissuti, quei negazionisti che sostengono che le camere a gas di Auschwitz non sono mai esistite, uguale!!

Comunque ieri sera, a combattere i negazionisti c’erano il presidente di Greenpeace, efficace come una pistola scarica, e Ignazio Marino, che sembrava colpito dal sortilegio di una strega. Alla fine, secondo la turpe legge dello spettacolo e della peggiore televisione, tra le urla oscene dei negazionisti e gli spari a salve degli altri inutili compari, è risaltato solo il qualunquismo canzonettaro di Celentano, con gli occhialetti viola da menagramo e il video da toccarseli proprio.

Alla fine della trasmissione, il livello di informazione per gli elettori chiamati ad esprimersi con un referendum abrogativo sul ritorno al nucleare in Italia, era penosamente prossimo allo zero.

Però ad una conclusione io ci sono arrivata, anzi tre:

-per Santoro non è possibile andare in onda senza la Santanchè

-per il Prof. Battaglia e Chicco Testa dovrebbero essere emesse delle foto segnaletiche con l’accusa di nuclearofilia aggravata e continuata.

-i più bei discorsi di Annozero sono, come sempre, quelli di Vauro!!