31 luglio 2016


Pomeriggio...


A volte, quando il torpore abbraccia la mente, mi lascio andare alla magia dei ricordi, quelli belli, ideali mai sopiti che si prolungano nel tempo, senza badare allo scorrere degli anni e all'anacronismo di certe situazioni. Ed è bello, anche se irreale, farsi cullare dal passato, quel passato che aveva tutto davanti da scoprire e godere e niente dietro che potesse trattenere dal liberarsi dagli impulsi. Erano momenti in cui si poteva credere a qualsiasi cosa, anche quella di capire e di cambiare il mondo...che curiosa ambizione! C'era un odore forte di libertà, c'era una voglia forte e una convinzione altrettanto imperiosa di potersi scrollare di dosso i legami, le regole, le costrizioni. C'erano sorrisi, canzoni e promesse che avremmo voluto mantenere. Ricordo una Cinquecento, coi deflettori e gli sportelli controvento, il caldo, i finestrini abbassati per sporgersi e godere del vento. C'era il mangiadischi con Baglioni e Guccini e tutte le canzoni fesse di quegli anni. Il prato, il cielo e quello sguardo limpido, carico di vita, non ancora miope, non ancora presbite né stanco, pieno di futuro......
....era bello come vedevano quegli occhi, non cosa vedevano....

29 luglio 2016

Parallelismi.

Ieri mattina a Prima Pagina su radio 3 , il conduttore della settimana, Giorgio Meletti del Fatto quotidiano, ha detto una cosa che mi ha lasciato molto perplessa: ha tracciato un parallelismo tra gli stragisti dell’Isis e le Brigate Rosse, dicendo che queste ultime uccidevano operai.
Io non ricordo esattamente tutto quello che hanno fatto a suo tempo le BR, credo che il gruppo genovese abbia in effetti ucciso un operaio-sindacalista, ma fare un parallelismo fra queste due organizzazioni mi sembra veramente una bestemmia. Innanzitutto va detto che questa organizzazione comunista non agiva sicuramente a cuor leggero, non facevano esplodere bombe nelle stazioni, non sparavano indiscriminatamente nei luoghi pubblici e non avevano sicuramente tra i propri obiettivi la gente e tantomeno gli operai. Nessun fanatismo assoluto e nessun culto della morte può essere messo a confronto con quanto sta mettendo in scena l'estremismo islamico. 
Se di parallelismi si vuol parlare, allora facciamolo richiamando alla memoria il terrorismo di Stato, da Piazza Fontana in poi, ma anche quello di più antica data, dal TeatroDiana a Portella della Ginestra, per esempio, dove i generici obiettivi e le modalità di esecuzione ricordano davvero lo stragismo. 
Ecco, non spetta a me e in due righe formulare giudizi storici e non so a quale libro paga rendano conto certi giornalisti. Io dico solo che ci vorrebbe un po' più di professionalità e obiettività. Il mio richiamo è esclusivamente rivolto al rispetto dei fatti e alla decenza.

28 luglio 2016

Agnelli o sciacalli?

La EXOR lascia l’Italia e si trasferisce in Olanda. Gli Agnelli salutano Torino.
Così stanno traslocando anche il grosso della torta di famiglia in uno dei tanti paradisi fiscali. Questa volta alla luce del sole dei poveri. Agnelli da sempre è socio di quel club di potenti dinastie capitaliste neoliberiste che, in un modo o nell'altro, i capitali all'estero se li sono sempre nascosti non solo per evadere il fisco, ma per garantirsi il loro bottino nella guerra contro i poveri. 
Non si è più saputo niente della vicenda dei "Panama Papers". L'abbiamo già dimenticata visto che i media nei loro palinsesti non ne parlano più? Nei Tg e nei talk show si parla di crimini di quartiere, non dei crimini contro l'umanità condotti dalle corporazioni capitaliste e loro leader. Guai a ficcare il naso nei conti economici delle banche, finanziarie e dei politici.
Sono decenni che vengono fuori vicende come quelle di Panama Papers: centinaia, migliaia di finanzieri, affaristi, monarchi, dittatori, politici di ogni razza, atleti e/o vip super-sponsorizzati, attori, cantanti e musicisti - e chi ne ha più ne metta - hanno sempre avuto la preoccupazione di creare quei buchi neri nell'economia transnazionale che noi, poi, con i nostri tributi, colmiamo, perché siamo brava gente.

Bisogna ricordare una cosa fondamentale: nei paradisi fiscali, (cosiddetti "offshore" per confondere le idee agli analfabeti funzionali), sono finiti anche somme importanti di aiuti destinati allo sviluppo dei paesi del terzo mondo... Poi ci si meraviglia dell'esodo di milioni di disgraziati saccheggiati ripetutamente!
E non bisogna credere che nei paradisi fiscali finiscano solo denaro e oro, vi sono custoditi navi, opere d'arte, gioielli, auto e barche di lusso.
Sono decenni che va avanti questa miserabile truffa e crimine e nessun governo, nazionale e internazionale, è riuscito a marginare il fenomeno in argomento: cos'è che non ha funzionato?
Ha funzionato tutto perfettamente! 

I governi, tutti, sono complici.

Non è facile invecchiare con garbo. (Cecilia Resio)

Non è facile invecchiare con garbo e parsimonia.
Bisogna accertarsi della nuova carne,
di nuova pelle,
di nuovi solchi,
di nuovi nei.
Bisogna lasciarla andare via, la giovinezza,
senza mortificarla in una nuova età che non le appartiene,
occorre far la pace col respiro più corto,
con la lentezza della rimessa in sesto dopo gli stravizi,
con le giunture,
con le arterie,
coi capelli bianchi all’improvviso,
che prendono il posto dei grilli per la testa.
Bisogna farsi nuovi ed amarsi in una nuova era,
reinventarsi, continuare ad essere curiosi,
ridere e spazzolarsi i denti
per farli brillare come minuscole 
cariche di polvere da sparo.
Bisogna coltivare l’ironia,
ricordarsi di sbagliare strada,
scegliere con cura gli altri umani,
allontanarsi da sé, ritornarci,
cantare, maledire i guru,
canzonare i paurosi, stare nudi con fierezza.
Invecchiare come si fosse vino, profumando
e facendo godere il palato, senza abituarlo agli sbadigli.
Bisogna camminare dritti, saper portare le catene,
parlare in altre lingue, detestarsi con fantasia.
Non è facile invecchiare, 
ma l’alternativa sarebbe stata di morire
ed io ho ancora tante cose da imparare.

La luce della cucina di mattina. (Pablo Anadòn)

Da "Il canto delle sirene".

C’è questo momento – “quando la notte è a svanire” usando un celebre verso di Ungaretti – in cui tutto appare come sospeso, rarefatto, quasi immobile: l’alba sta per arrivare, la luce tra poco apparirà ai vetri, il giorno potrà finalmente nascere ma senza fretta, c’è ancora tempo per fare le cose, per bighellonare qua e là per la casa prima del pieno risveglio. È questo il dolce tempo protagonista di questi versi del poeta argentino Pablo Anadón: è il momento in cui si può anche dialogare serenamente con se stessi, ragionare dei massimi sistemi e delle piccole cose quotidiane.

SCOTT PRIOR, “BOTTLES, PROVINCETOWN SUNRISE
La luce della cucina di mattina.

La luce della cucina di mattina
quando la casa è ancora al buio
e tutti dormono, e nei vetri
il giorno è una sensazione
simile alla speranza e alla nostalgia.
La luce della cucina quando il sole appare
arancione tra i rami neri
e i fiori azzurri della jacaranda
e l’uomo fa il caffè,
sfoglia un libro, si affaccia nel cortile
e pensa che forse pioverà,
che è quasi l’ora
di svegliare sua moglie,
che c’è il bucato steso sul filo,
che il silenzio e l’odore di umido
gli ricordano la sua infanzia,
che la vecchiaia si avvicina
e la poesia si allontana
e che ancora non sa vivere.

(da La mesa de café y otros poemas, 2003)
 

25 luglio 2016

Buon inizio settimana!

"Ho imparato che puoi parlare con estrema naturalezza solo a poche persone.
Che non tutti capirebbero ciò che vuoi dire loro;
non per mancanza di perspicacia ma per un semplice e reale disinteresse.
Ho imparato che molti faranno finta di ascoltarti limitandosi a cenni con la testa accompagnati da sguardi persi nel vuoto.
E allora, solo allora, capirai quanto è importante scegliere con parsimonia quelle rare persone a cui aprire il proprio cuore..."
(Limerence)

Buon inizio di settimana!
"A forza di cercare questa verità nei fatti mi sono accorto che i fatti me la nascondevano a volte. C'è una cosa più vera di tutti i fatti, che al giornalismo non interessava. E' così che ho cambiato la prospettiva. Non sono diventato matto. Cerco sempre la verità. La cerco da altre parti, non so se la trovo, ma soltanto il cercarla in maniera diversa da quello che ho fatto prima mi dà una grande soddisfazione". (Tiziano Terzani)


Il cielo sopra Berlino

23 luglio 2016

Paura.

E' quella cosa che s'insinua, che ci instilla diffidenza, che non ci fa essere sicuri: la paura. La paura di morire, di rimanere coinvolti in qualcosa che non possiamo prevedere, che ci può fare del male, a noi o ai nostri cari. E adesso ci pensiamo prima di intraprendere un viaggio, un'uscita, una semplice gita. Sù dai, ammettiamolo, non ci sentiamo più sicuri da nessuna parte perché non c'è posto sicuro, non c'è nido o fortezza che non possa essere distrutto insieme a noi. 
Siamo in guerra? Sembra di sì, o perlomeno sembra un bollettino di guerra quello che ogni giorno ci viene sciorinato dall'informazione. Una guerra "a pezzettini", nel senso che non si combatte in maniera continuativa, ma ogni pezzettino corrisponde ad un attentato, ad una tragedia, che, a cadenza periodica, sconvolge la nostra quotidianità, costringendoci così a vivere con la paura perenne di perdere la vita da un momento all’altro. E ad alimentare questa paura c'è anche la componente dell'improvvisazione: non c'è un posto definito come non c'è un nemico definito. Può essere ovunque e può essere chiunque. Può essere il signore che prende il caffè tutti i giorni al bar. Può essere il vicino di casa. Può essere l'ex compagno di scuola. Insomma, può essere chiunque. E può colpire ovunque. Si chiamano “foreign fighters”. E questo fa paura, molta paura. E' una conseguenza logica e naturale. 
Come naturale è la domanda che tutti ci poniamo: perché? Perché esistono i terroristi? Perché sono nate organizzazioni come Al Quaeda e l’ISIS (o Daesh)? E’ possibile che i Paesi europei, dotati di Servizi Segreti, di Intelligence ed ogni sorta di tecnologia, non riescano a fermare questi pazzi? Lo sdegno, l'ira e la paura sono leciti, ma bisogna pur capire a chi rivolgerli, i responsabili ci devono essere per forza. Già, i responsabili, chi sono? La risposta più logica è l’ISIS, ma non basta. O meglio: l’ISIS ha le sue colpe, ma non è certo l’unica ad averne. Gli attacchi terroristici non sono nient’altro che una conseguenza delle scelte di politica estera portate avanti dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi europei, Francia ed Inghilterra in primis. Sono il frutto di politiche estere di stampo imperialista delle potenze occidentali che vogliono controllare le zone con grandi disponibilità di risorse e facile accesso ai mari. E' fondamentale dal punto di vista strategico: chi controlla queste zone controlla il mondo. Ed è per esercitare questo controllo su questi territori che le potenze occidentali hanno finanziato gruppi come ISIS e Al Quaeda per rovesciare governi legittimi, quegli stessi gruppi che ora terrorizzano l’Europa. 
Ecco, questa, molto sinteticamente, è la ragione dell'esistenza del terrorismo: non un fenomeno accidentale, non nato per caso, bensì con radici profonde immerse nel fango degli interessi economici. Se poi a fare le spese di questi intrighi sono delle persone che non c'entrano niente, poco importa, pecunia non olet. E se poi le persone hanno paura e chiedono maggior sicurezza, meglio ancora. La paura è la sostanza di cui si nutre chi ci vuole terrorizzare. Tutto torna a vantaggio di una sola cosa, non certamente nuova: il controllo. Stati di emergenza, limitazioni della libertà sono le cose di cui ha bisogno chi detiene e vuole mantenere il potere, ed è l'unica cosa che si fa per non intaccare l'iter espansionistico dell'insaziabile fame capitalista. Mentre basterebbe chiudere i rubinetti dei finanziamenti, basterebbe non fornire più le armi ai terroristi, sia direttamente che indirettamente e basterebbe evitare di destabilizzare l’area medio-orientale, operando un cambiamento radicale delle linee di politica estera. 
Basterebbe questo, ma gli interessi economici sono troppo forti per rinunciarvi. 
Perciò inviterei gli Stati Uniti e tutti i capi di stato e governo europei ad evitare messaggi costernati, proclami eroici, sfilate, fiaccolate e inutili stati di emergenza dopo gli attacchi terroristici. 
Francamente della vostra ipocrisia non ce ne facciamo nulla. Grazie. 

"Soltanto dei cretini potevano pensare di continuare a fare guerre in giro per il mondo, senza che questo avesse delle ricadute sull’Europa e sul nostro Paese. Purtroppo i cretini ci sono e sono spesso in posizioni molto alte della società". (Gino Strada)

20 luglio 2016

In un momento come questo, in cui ci troviamo a fronteggiare i terroristi, i macellai, gli aguzzini, in cui a scontrarsi sono soprattutto due modelli culturali, sociali, giuridici e politici, affossare l'approvazione del reato di tortura era la più gigantesca cazzata che potessimo fare.
E noi l'abbiamo fatta.

Alfano affossa la legge sulla tortura, attesa da anni e invocata dall’Europa oltre che dalla civiltà giuridica, con il tacito assenso di Renzi e del ministro Orlando.
 Il ministro dell'Interno Alfano ha dichiarato:
"La legge sulla ‪‎tortura‬ dovrà essere rivista alla Camera per evitare ogni possibile fraintendimento riguardo l'uso legittimo della forza da parte delle forze di polizia e il rischio di una dilatazione del reato di tortura per via interpretativa giurisprudenziale che possa produrre compressioni alla operatività dei nostri uomini".

Tradotto dal politichese:
"Cari nostri amati servi dello stato non preoccupatevi che la legge sul reato di tortura sarà una finzione tale che voi potrete continuare a divertirvi ad organizzare macellerie messicane impunemente".

A 15 anni dalla vergogna del G8 di Genova lo stato borghese si premura di difendere i propri assassini di professione.

17 luglio 2016

Diciamoci la verità.

Gira e rigira l'umanità, nei millenni che raccontano la storia umana, per affermare il suo potere non ha saputo far altro che seminare stragi, guerre, terrore. 
Si tratta di scontri tra blocchi ideologici, culturali, sociali, religiosi o approfittando di tutte questi appigli e giustificazioni, tutta la violenza di cui è ancora capace l'umanità verso sé stessa è solo ed esclusivamente la manifestazione più pura del potere?
E come si manifesta il potere nella sua prima rivelazione, al suo sorgere, quella che affascina e conquista gli appetiti della vanità umana, se non con la menzognera narrazione del capitalismo funzionale al progresso, del liberismo funzionale alle libertà individuali, dei mercati funzionali al libero scambio, della ricchezza che emancipa l'uomo dalla schiavitù, della lotta alla fame nel mondo, così giustificando ogni violenza e oppressione, come lo sfruttamento e l'avvelenamento delle terre, dei beni comuni, delle risorse naturali, dei diritti, delle stesse vite umane?

Per chi avesse voglia di approfondire: http://www.guerrenelmondo.it/


16 luglio 2016

Intanto, come se non bastasse, probabilmente è in corso un colpo di stato in Turchia
Ho il sospetto che siamo oramai ad un passo agli anni 30. In Italia il terreno è fertile e nel resto d'Europa i movimenti cugini stanno avanzando. 
La Storia sta subendo un'accelerazione e non riusciamo più a stare al passo. 
Un avvenimento dietro l'altro alla velocità della luce.

Aggiornamento:
il golpe in Turchia è fallito. E il risultato è questo: più di 2.800 arrestati, 265 morti, 1.440 feriti. Il caos dei fatti e delle notizie impedisce una piena valutazione. 
Una cosa certa da tempo è che Erdogan è uno squilibrato ed infelice è il popolo che si mette nelle mani di uno squilibrato.

Chi semina vento raccoglie tempesta.


La responsabilità della strage di Nizza, così come di tutte le altre orribili stragi che hanno insanguinato in questi anni tanti altri paesi del mondo (anche se noi ci ricordiamo solo di quelle che avvengono nella “nostra” Europa e dimentichiamo, colpevolmente, quelle che vengono commesse sistematicamente in Medio Oriente, in Asia e in Africa, peraltro con un numero infinitamente maggiore di vittime …) ricade completamente sui governi occidentali e su quelli dei loro alleati e competitor in affari, in primis Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Le grandi potenze occidentali infatti, a partire dagli USA e a seguire Francia, Gran Bretagna e Israele, hanno per decenni scientemente lavorato alla distruzione degli stati laici e progressisti arabi e dei movimenti di liberazione nazionale perché individuavano in essi un pericolo, un ostacolo alle loro politiche imperialiste finalizzate al saccheggio e allo sfruttamento delle risorse umane e materiali e al controllo politico e militare dei vari quadranti geopolitici.  A tal fine hanno studiato e praticato una strategia di sistematica e violenta destabilizzazione di tutta l’area che va dall’Asia centrale (Afghanistan) all’Africa, passando per l’Ucraina, la ex Jugoslavia, il Medio Oriente (Iraq, Siria, Kurdistan), il Maghreb (Libia, Egitto Tunisia), fino all’Africa Sahariana (Ciad, Niger, Nigeria) e alla Somalia, utilizzando il fondamentalismo integralista salafita e wahabita, opportunamente alimentato, finanziato e armato, come piede di porco.
Le stragi ricorrenti e ormai cadenzate a cui, obtorto collo, ci dobbiamo abituare, sono il risultato di questa sciagurata e criminale politica imperialista. Chi semina vento raccoglie tempeste, dice il proverbio. Mai stato più vero. L’Isis, il Califfato e i vari gruppi jihadisti sono una sorta di longa manus delle potenze regionali mediorientali (Arabia Saudita e Qatar in particolare) che li utilizzano come strumenti di ricatto nei confronti delle potenze occidentali. La partita che si sta giocando è quella della ridefinizione della cartina geografica di tutto il Medio Oriente, della spartizione delle risorse, del controllo e della gestione dei gasdotti e delle vie di comunicazione e naturalmente dell’egemonia in tutta l’area. Quello che qualcuno vorrebbe presentarci come uno “scontro di civiltà” è in realtà una guerra inter-imperialista, come ce ne sono state moltissime nel corso della storia, a relativamente bassa intensità: da una parte gli eserciti occidentali con la loro tecnologia, i droni e i bombardieri di alta quota, dall’altra i kamikaze delle organizzazioni terroriste che si fanno esplodere in una discoteca o in uno stadio. Ciò detto, sarebbe sbagliato sottovalutare la componente ideologica-religiosa che sta dietro al fenomeno dell’integralismo jihadista che trae alimento proprio dalle contraddizioni create dal mondo occidentale, oltre che dalla lucida deformazione operata da alcune correnti deviate dell’Islam cosiddetto “radicale”.  Ma proprio per questa ragione appare oggi evidente come sia stata irresponsabile la scelta di distruggere il nazionalismo laico arabo che aveva nel partito Ba’th il suo baricentro, e gli stati nazionali come la Libia, l’Iraq e la Siria che costituivano un argine politico, militare e ideologico efficace nei confronti del fondamentalismo “islamico”.
Ora assisteremo e stiamo già assistendo al rituale delle solite scontate dichiarazioni dei vari capi di governo, supportati dai media, che verseranno e inviteranno a versare lacrime di coccodrillo e a quello dei leader delle forze di destra che riproporranno lo spartito, altrettanto logoro, dello “scontro di civiltà”.  Una prassi collaudata, un gioco delle parti che serve a sostenersi a vicenda e soprattutto a perpetrare e a coprire ideologicamente le loro politiche neocolonialiste e guerrafondaie.
Ma con noi non la spuntano più.

http://www.linterferenza.info/editoriali/continua-l-isis-horror-picture-show/

Ci vuole un momento di silenzio, di seria riflessione.
L'odio risveglia l'odio, autorizza la violenza, aiuta chi da anni si serve della paura per prendere il potere.
Ci vuole un momento di silenzio per piangere tutti i morti che l'odio, l'arroganza, la sete di vendetta hanno prodotto: vittime innocenti di interessi o follie a cui non appartengono.
Ci vuole un momento di silenzio per comprendere come uscire da queste logiche perverse.
La pace si costruisce ogni giorno, ora dopo ora.
La pace si costrusce combattendo prima di tutto l'aggressività che ci abita tutti.
E siamo aggressivi non solo quando uccidiamo materialmente qualcuno, ma quando lo releghiamo ai margini e gli togliamo ogni risorsa, quando lasciamo che a cielo aperto si costruiscano "lager" dove uomini, donne, vecchi e bambini vivono in condizioni disumane.

Quando costruiamo muri, quando diciamo noi/loro.

http://pensareinunaltraluce.blogspot.it/2016/07/ci-vuole-un-momento-di-silenzio-di.html 

Negli ultimi tempi, la Francia è diventata il bersaglio preferito dagli attentatori terroristici di matrice "islamista". Mi domando il perché, ma soprattutto "cui prodest": a chi giova una simile strategia terroristica e destabilizzante? Non credo proprio che convenga ai milioni di fedeli musulmani che vivono in Francia e sono sparsi nel mondo. Chi avrebbe l'interesse a scatenare tutto ciò, a destabilizzare un Paese civile come la Francia e, di conseguenza, a soggiogare e ad umiliare un popolo indomito e tenace qual è il popolo francese? Non a caso, in un momento storico in cui tale popolo ha rialzato la testa ed ha ripreso a battersi con coraggio, coesione e determinazione contro il nuovo dispotismo di origine tecnocratica e neoliberista che oramai tiranneggia in Europa. E non mi si venga a dire che l'Isis (lo Stato islamico o come si preferisce chiamarlo) è un'entità autonoma, in quanto non ci credo affatto. L'Isis si dichiara apertamente come un'articolazione politico-militare, di segno terroristico e criminale, ma in qualche misura è manovrata dall'alto, da poteri occulti ed esterni alla sua stessa struttura. Non mi riferisco solo a chiunque armi o finanzi le milizie dell'Isis, alle cosiddette petromonarchie del Golfo Persico, in primis l'Arabia Saudita ed i vari emirati salafiti, o la Turchia. Fermo restando che i "manovratori", nemmeno tanto occulti ormai, strumentalizzano un terreno assai "fecondo" fornito da schiere di fanatici che ormai proliferano anche in Europa. Mi pare abbastanza palese che il terrorismo sia funzionale agli scopi perseguiti da chi punta a seminare il panico, a suscitare un clima diffuso di inquietudine e di insicurezza tra la gente. In sostanza, chi agita lo spauracchio terrificante del terrorismo, sta già additando il nuovo capro espiatorio contro cui scagliarsi, vale a dire gli immigrati, per alimentare l'odio ed innescare una spirale di conflitti intestini tra disperati...

http://bellaciao.org/it/spip.php?article35413 

15 luglio 2016

Io continuo a pensare che se avessimo raccontato la storia senza mentire, se non avessimo tirato su le ultime due generazioni in un alveo di ignoranza peggiore dell'analfabetismo che l'ha preceduto, se avessimo investito sulle coscienze e sulle persone invece che sugli oggetti e sul danaro, se avessimo considerato la memoria meno noiosa, gli anni '60 e '70 meno obsoleti (il ventennio della parola e del pensiero, dei diritti conquistati con l'intelligenza e non con la pubblicità...), se avessimo mantenuto il controllo del linguaggio, se non avessimo trasformato il mondo in un pacchiano gioco di società per pochi eletti che guardano in distratto silenzio altri sei miliardi di persone azzannarsi tutti i giorni per un tozzo di pane, e per di più usandole come schiavi per rafforzare le nostre inutilità individuali svuotate di ogni forma di vita credibile, oggi non saremmo qui a contare morti ad ogni piè sospinto. 
Quello che mi sconcerta di più è la totale stupidità con la quale stiamo affrontando questo secolo. Non strofiniamoci gli occhi, indignamoci. Indignarsi ha un senso politico, non sentimentale. E per quanto mi riguarda, la politica dell'indignazione, oggi, è l'unica ad avere un qualche senso. 



14 luglio 2016

La strage in treno: chi parla di errore umano è un mascalzone.

Ineccepibile precisazione di Cremaschi, che con puntuale precisione e informazione denuncia un sistema criminale di organizzare il lavoro, in Italia molto diffuso, i cui risultati non possono che essere, prima o poi, i disastri e il massacro di chi non conta, che tanti lutti continua a procurare a chi è escluso dai sistemi di potere e li subisce.
"Voglio fare un ragionamento semplice, mandando subito all'inferno chi ora spenderà paroloni per non farci capire niente e continuare come sempre.
Di fronte alla strage ferroviaria di Ruvo di Puglia, di fronte a quei ragazzi, lavoratori, donne e uomini assassinati solo perché su un treno per poveri, io urlo che la sola colpa è di tutti coloro che hanno tagliato gli investimenti sulla sicurezza e lo stesso personale. Invece sento già parlare di errore umano, come se questo esistesse davvero nel 2016 nei treni. In Svizzera la maggior parte delle linee ferroviarie sono a binario unico, quanti incidenti ci sono? Il sistema dei controlli informatici, la manutenzione continua, i meccanismi di sicurezza e di arresto immediato della circolazione, non appena qualche cosa non vada, il rinnovamento del materiale rotabile e delle infrastrutture, i turni umani per il personale, tutto costruisce un sistema di salvaguardia che impedisce disastri, come quelli che invece sempre più spesso accadono nelle ferrovie italiane. Ma da noi si parla di errore umano, vergogna!
A Crevalcore anni fa c'è stata una strage, si è data la colpa ai macchinisti, opportunamente morti nel'incidente. A Viareggio invece i macchinisti sono sopravvissuti, e hanno contribuito a mettere in luce le criminali gestioni della sicurezza che hanno provocato 31 morti bruciati vivi. Ma il processo per i responsabili delle Ferrovie si avvia verso la prescrizione.
Quanti soldi si stanno buttando via per il traforo della ValleSusa, che non serve a niente e neppure sarà completato? Se con quei soldi si fossero duplicate le linee ferroviarie ad alta pendolarità, si fosse investito in sicurezza, in semafori di blocco, in personale, quanti morti in meno ci sarebbero oggi? Ma i Notav e tutti coloro che hanno sollevato la questione degli sprechi per le ferrovie ad alta velocità e dei tagli per quelle per i pendolari, sono stati tacciati di essere nemici della modernità. E i ferrovieri che per anni con i sindacati di base si sono battuti perché a guidare i treni fossero due macchinisti e non solo uno, sono stati accusati di corporativismo e fannullaggine. E ora grazie alla legge Fornero un solo macchiniista dovrà condurre fino a 67 anni.
Tutte queste ragioni ed altre ancora alla fine risalgono ad un'unica semplice causa: i tagli al trasporto pubblico ferroviario a favore del profitto sulle tratte più redditizie e delle privatizzazioni. Così il nostro paese, che nel trasporto ferroviario negli anni 70 e 80 del secolo scorso era diventato il più sicuro, ora sta diventando uno dei più pericolosi d'Europa . E la UE vorrebbe che ancora più tagliassimo sul trasporto pubblico.
Questi sono i ragionamenti semplici e brutali che dovrebbero essere fatti di fronte ai nuovi poveri morti. Invece si parla di errore umano, di accertamento delle responsabilità e soprattutto di evitare troppo facili semplificazioni, perché la realtà è complessa. MA ALMENO TACETE MASCALZONI!"

11 luglio 2016

La cultura rende liberi, e la libertà rende felici.

"Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù, e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura".
(Pier Paolo Pasolini)


A Londra, nell'estate del 2014, sono state installate cinquanta Panchine Letterarie ad opera del National Literary Trust, un’associazione culturale no profit, in collaborazione con Wild in Art, che vuole, con i suoi progetti, migliorare le zone meno fortunate.
Il progetto che prende il nome di Books about Town, prevede delle book benches, delle panchine colorate a forma di libro, fra quelli più importanti della letteratura inglese.
Queste meravigliose panchine, a settembre dello stesso anno in cui sono state esposte, nel 2014, sono state messe all’asta e il ricavato è volto al finanziamento della diffusione della lettura nel Regno Unito alla creazione di ulteriori creazioni di panchine letterarie.
Un modo per invogliare soprattutto i giovani, alla lettura, a prendere in mano un libro – tra le gioie più grandi e più vere – perché la bellezza autentica risiede proprio in ciò che crediamo più semplice.  

Ogni panchina riporta su marmo un’opera letteraria dei maggiori autori, formando così un vero e proprio percorso culturale per sottolineare l’importanza letteraria nell’umanità. Un’iniziativa originale, un’iniziativa speciale, che con gratuità porta l’uomo ad incuriosirsi, nonché ad abbellire la città.
Da Jane Austen con Orgoglio e pregiudizio a Virginia Woolf con Mrs Dalloway, da Jules Verne con Il giro del mondo in ottanta giorni per continuare con George Orwell e 1984, arrivando a Earnest di Oscar Wilde, e molto altro. Si ha la possibilità di sederci sul capolavoro di Travers con Mary Poppins o di viaggiare con la mente a quando eravamo piccoli e il mondo era un posto facile da vivere con Peter Pan di Barrie.
"La società di massa non vuole cultura, ma svago". (Hannah Arendt)
La cultura ci fa paura, perché la conoscenza ci offre intelligenza e l’intelligenza genera sofferenza: un cuore che sa è un cuore che soffre.
La cultura fa paura a chi, sopra di noi, sa che la cultura ci farebbe riprendere il senso di essere una comunità: ci preferiscono soli, ma tutti uguali, così che, omologati, siamo più gestibili.
Il problema della nostra generazione è, infatti, quello di essere avviluppata nel narcisismo, nella totale assenza di percezione dell’Altro. L’Altro non esiste, e quando esiste, è sempre in funzione di qualcosa: non facciamo niente per niente, e in questo caos, anche l’amore sembra avere il proprio scopo egoistico.
Il problema della nostra generazione è di abusare invece che accudire.
La cultura è quella meravigliosa miscela che accende nell’essere umano la speranza di un mondo migliore. Ciò che si può trovare dentro un libro non sono solo parole, ma lo scorrere della vita. Ogni riga è una carezza di speranza. Leggere apre a nuovi mondi, a prospettive mai valutate, perché leggere distende i sensi e purifica la mente.
L’idea che un luogo possa accogliere giovani che cercano un posto nel mondo, e che li possa accogliere tra i colori di un libro riportato su un marmo, fa ben sperare nel fatto che, davvero l’uomo stia comprendendo che la cultura è la (non) arma migliore per sconfiggere l’ignoranza.

Liberamente tratto da #Mifacciodicultura

09 luglio 2016

L'abbraccio.

"Non chiedere mai a una donna come fa ad essere così forte... Forte non ci si nasce, lo si diventa.. 
Non chiederle mai perchè indossa ancora le corazze con un uomo: forse ha combattuto troppo! 
Non scavare dentro ai suoi ricordi... 
Tienila stretta tra le braccia, e ascolta i suoi silenzi..."

Gustav Klimt, L'abbraccio, 1905 - 1909

08 luglio 2016

Per Matteo Salvini se sei nero e ti ammazzano è un po' colpa tua.

Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano pestato selvaggiamente da un estremista di destra a Fermo è morto. L’aggressione è avvenuta il 5 luglio quando degli italiani hanno prima aggredito verbalmente Chimiary,  la moglie del trentaseienne, apostrofandola con epiteti razzisti come «scimmia africana» e poi strattonandola. Emmanuel ha quindi reagito a questa provocazione gratuita confrontandosi con Amedeo Mancini, un italiano di trentotto anni già noto alle forze dell’ordine e sottoposto a DASPO. Durante la colluttazione che ne è nata Emmanuel ha avuto la peggio ed è finito a terra sbattendo violentemente la testa; dopo un giorno di coma l’uomo è morto ieri in ospedale. La moglie, anche lei ricoverata ha deciso di donare gli organi del marito.  
Questa in breve è la storia dell’assurda morte di un uomo che non aveva nessuna colpa se non quella di essere uno straniero. E oggi si è alzato in volo l’avvoltoio della Lega, che piange e prega per l’anima di Emmanuel.


La Lega dice che se non ci fossero immigrati non ci sarebbe razzismo. Come dire che sono gli immigrati a istigare razzismo. Se non ci fossero le donne non ci sarebbero stupri e femminicidi. Se non vi fossero gay non ci sarebbero delitti omofobici. Se non ci fossero stati ebrei, al tempo che fu, non ci sarebbero state le leggi razziali. Se non ci fosse stato nessun oppositore alla realizzazione del piano di Hitler non ci sarebbero stati i campi di concentramenti. Se non ci fossero i neri non ci sarebbe stata la tratta degli schiavi. Se non ci fossero stati i nativi americani gli inglesi non avrebbero avuto nessuno da ammazzare. Se non esistessero i rom non ci sarebbero stati pogrom. Se non ci fossero stati antifascisti non ci sarebbe stato bisogno di mandarli in esilio, e così via. Il ragionamento non fa una grinza.
Facciamo che se non ci fossero i razzisti non dovremmo stare a piangere la morte di Emmanuel e quella di tante altre persone uccise da chi odia ogni essere umano diverso per etnia, religione, sesso, genere, cultura?
La causa dei mali non è di chi li subisce ma di chi li infligge. La causa dei delitti non è di chi viene oppresso, di chi viene ammazzato, stuprato, massacrato, ma di chi opprime, ammazza, stupra, massacra. Questa è l'unica verità possibile e se è rimasto un filo d'umanità a chi sta nella Lega direi che il tempo della propaganda è finito.


"La compagna di Emmanuel ha dato il consenso per il trapianto degli organi, che potranno andare a chiunque, di qualsiasi colore, etnia o credo politico. E' la scelta dell'umano contro il disumano. E se questa storia ha una lezione, questa lezione è tutta qui". (Saverio Tommasi)

04 luglio 2016

Finestre.

Da "Pensare in un'altra luce"
"Non basta aprire la finestra, per vedere la campagna e il fiume. Non basta non essere ciechi, per vedere gl  alberi e i fiori. Bisogna anche non aver nessuna filosofia. Con la filosofia non vi sono alberi: vi sono solo idee. Vi è soltanto ognuno di noi, simile ad una spelonca. C’è solo una finestra chiusa, e tutto il mondo fuori; e un sogno di ciò che potrebbe esser visto, se la finestra si aprisse, che mai è quello che si vede, quando la finestra si apre". (Fernando Pessoa)
Crediamo di vedere, di comprendere, di sapere. Ma i nostri sono piccoli tentativi di orientarci in un mondo che per noi è come un labirinto in cui continuamente ci perdiamo. Percorriamo strade, ma non sappiamo nulla degli altri mille percorsi che avremmo potuto imboccare.
Abbiamo spesso la presunzione di credere che ciò che per noi è verità, sia una verità assoluta valida per tutti. In realtà siamo piccolissimi atomi di polvere in un universo di cui non conosciamo i confini. 
Ci sentiamo padroni della terra in cui viviamo come se la nostra nascita in un luogo piuttosto che in un altro non fosse un puro caso. Non vogliamo prendere neanche in considerazione che avremmo potuto nascere in qualsiasi altro luogo.
Per non smarrirci, per non incontrare altri mondi, per non confrontarci con altre visioni, erigiamo muri, tracciamo confini, ci armiamo, e disprezziamo tutto ciò che è "altro".
Ma poi ci svegliamo e ci accorgiamo che dietro a quei muri, chiusi in trappola siamo noi, soltanto noi, che abbiamo trascorso la nostra vita in una prigione costruita dalle nostre stesse mani.

02 luglio 2016

Va in onda l'odio.

Ascolto la radio, sia per divertimento che per informarmi. La ascolto sempre mentre lavoro ed è una compagnia discreta, che non mi distrae dalla manualità dell'impegno e che mi regala sia momenti di rilassatezza che spunti di riflessione. Sono spesso sintonizzata su radio 3, mi piace e la trovo completa e variegata nella programmazione. Quello a cui dedico maggiore attenzione è l'appuntamento delle 10: "Tutta la città ne parla", un'ora di confronti e opinioni con esperti competenti, che ogni giorno affronta un argomento di attualità, una notizia a cui gli ascoltatori che intervengono nella rassegna stampa del mattino hanno dato maggior risalto. 
Giovedì scorso il tema del giorno suggerito era il recupero del relitto che, nell'aprile del 2015, portò in fondo al mare 700 persone. Fu l'inizio di una stagione tragica, non ancora conclusa, perchè di migranti naufragati se ne ha notizia ogni giorno. 
Mercoledì c'è stato il recupero di quel relitto e di molti corpi. Per dar loro un nome, restituirli là dove è possibile alle madri, ridare loro sepoltura e quella dignità che da vigliacchi quali siamo non abbiamo saputo riconoscergli da vivi. 
Devo dire che, da atea quale sono, non mi sono posta nessun problema spirituale o religioso. L'ho trovato semplicemente un gesto di pura umanità e rispetto. 
E invece cosa ho ascoltato? Qualcosa che forse non ha più nemmeno a che vedere con rancore, rabbia, indifferenza o cinismo. Perchè la domanda, quasi unica e sconcertante che è venuta fuori dalla maggioranza dei radioascoltatori alla notizia e alla lettura dei giornali fatta un'ora prima durante la rassegna stampa, è stata: "Quanto ci costa?" E' venuta fuori quell'Italia dei "lasciateli in fondo al mare", dei "con tutti i problemi che abbiamo", del crudissimo "per identificare le salme senza documenti prenderemo il dna a tutta l'Africa?".....e via così, in un crescendo di bile e miseria.
Il dramma era già passato, passato senza memoria.
Incapaci di soccorrere i vivi, ci scagliamo contro i morti. Che cosa siamo diventati?

La sepoltura dei morti è uno spartiacque tra la barbarie e la civiltà, tra la bestialità e l’umanità. Il recupero delle vittime del più grave naufragio avvenuto nel Mediterraneo si inserisce nel solco dell’umanità. Anche la guerra, e la sua preparazione, è uno spartiacque tra la barbarie e la civiltà, tra la bestialità e l’umanità. L’Osservatorio italiano sulle spese militari ha reso noto che ogni ora (ogni ora!) il nostro Paese spende 2,5 milioni di euro in armamenti. Non ho letto o sentito altrettanti commenti indignati, nonostante le guerre, e il commercio delle armi, siano all’origine della fuga biblica dei profughi e dei loro naufragi.
Temo che, oltre l’umanità, stiamo perdendo anche l’intelligenza. Che è poi la stessa cosa.


“Eppure lo sapevamo anche noi l’odore delle stive, l’amaro del partire, lo sapevamo anche noi. E una lingua da disimparare e un’altra da imparare in fretta prima della bicicletta, lo sapevamo anche noi. E la nebbia di fiato alle vetrine, il tiepido del pane e l’onta di un rifiuto. Lo sapevamo anche noi questo guardare muto” 
(Gianmaria Testa)