31 marzo 2014

Viaggi

 


"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, 
ma nell'avere nuovi occhi." 

Marcel Proust 


Estraneità


"Riuscire a staccarsi dalle cose del mondo vuol dire diventare indifferenti? 
O vuol dire solo non esserne schiavi?"
 
Tiziano Terzani

29 marzo 2014

La metamorfosi

Era tanto tempo che non andavo a teatro. Ieri sera ne ho avuto l'occasione, sono andata a vedere “La metamorfosi”, con la regia e l'interpretazione, insieme a Laura Curino, Dario Cantarelli e Claudia Scaravonati, di Luca Micheletti. Bravi gli attori, bella l'elaborazione musicale che ha sorpreso con un inizio forte che sembrava anticipare una drammaticità che si è poi dissolta nel corso della rappresentazione lasciando il posto al grottesco, recuperando quella comicità urtante che si avverte nella lettura del testo kafkiano da cui è ripreso il tema. Tema che è quello della mutazione di un corpo che subisce una metamorfosi e diventa altro da sé, tanto da non essere più riconosciuto e da determinare una trasformazione anche nelle persone con cui, attraverso il corpo, ci si relaziona. Gregor Samsa, il protagonista di Kafka, non si tramuta in un insetto dopo un incubo notturno, ma si ritrova disabile, metamorfosizzato nell'apparato tecnlogico di una carrozzina all'avanguardia che richiama visivamente lo scarafaggio kafkiano e rinchiuso in una stanza, in seguito ad un incidente automobilistico a cui alludono, all'inizio, le luci blu lampeggianti, forse di un'ambulanza. E sono la casa e la famiglia a diventare un incubo: la madre non riconosce il figlio cambiato e non riesce nemmeno a trovare le parole per definire la sua disabilità, il padre, per il quale Micheletti ha attinto molto dalla “Lettera al padre”, è autoritario e violento, la sorella Grete si prende cura di lui, ma spinta da una certa morbosità e solo fino a quando la creatura schifosa non interferisce con i suoi progetti.
Attraverso l'interpretazione e la scenografia si percepisce un dualismo di fondo: c'è il prima della memoria, di quando l'incidente non è ancora avvenuto, e c'è il poi della costrizione e del bisogno d'amore. E due sono gli spazi dell'azione: da una parte, la casa dagli arredi modesti, un ambiente domestico multifunzionale, laccato e freddo, pulito nell'aspetto ma destinato a imbrattarsi senza però colpo ferire, dove vive la famiglia e che raccoglie la degenerante discesa all'inferno provocata dalla diversità; dall'altra, la scatola-stanza di Gregor, scatola e prigione, rifugio e tomba, una stanza che ruota su se stessa, che è spazio di tortura e di reclusione, che è mondo separato e rimosso, che diventa la sua prigione e si ribalta su di lui travolgendo ogni possibilità di equilibrio.
Luca Micheletti è bravo a raccontare che Gregor divenuto scarafaggio è pur sempre Gregor, è il figlio e il fratello, è colui che sperava per Grete un futuro in conservatorio, è uomo che sente e soffre, è individuo che vive una condizione umana anche con un aspetto che ai suoi cari pare disumano. A non riconoscerlo sono i suoi, a farlo fuori sono mamma, papà e sorella e lo fanno in modo grottesco: un getto di Coca Cola lo seppellisce.
E viene ovvia una riflessione sulla disabilità sopportata o addirittura nascosta, sulla diversità non accettata mai pienamente, una riflessione dura, non lontana da tanti drammi e tragedie riportate dalla cronaca. Credo che Micheletti abbia voluto proprio questo: utilizzare il teatro come critica sociale per dire del nostro presente, per mettere in luce il disagio riflesso sul nucleo familiare e sugli intrecci affettivi.
Bello, anche se amaro.

26 marzo 2014

Il principio della rana bollita.

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.
La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce -semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Questa esperienza mostra che – quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta – sfugge alla coscienza e non suscita – per la maggior parte del tempo – nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta.
Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni, ci accorgiamo che stiamo subiamo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate e – oggi – ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone. In nome del progresso e della scienza, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere, si effettuano lentamente ed inesorabilmente con la complicità costante delle vittime, ignoranti o sprovvedute.
I foschi presagi annunciati per il futuro, anziché suscitare delle reazioni e delle misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente il popolo ad accettare le condizioni di vita decadenti, perfino drammatiche.
Il permanente ingozzamento di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non riescono più a discernere, a pensare con la loro testa.
Allora se non siete come la rana, già mezzo bolliti, date il colpo di zampa salutare, prima che sia troppo tardi!
Noam Chomsky

Non mi piacciono i “per sempre”, 
adoro gli infiniti “adesso” 
che talvolta durano una vita.

23 marzo 2014

Que sera sera


Non mi faccio illusioni, è da tempo che ho imparato, ma non per questo ho smesso di sognare.

Non faccio progetti, ma sto avviando un cambiamento. Un cambiamento che non so dove mi porterà e se mi porterà da qualche parte, però ci sto lavorando. Con lentezza per non esaurirne troppo presto l'energia positiva, contenendo quell'entusiasmo che da sempre mi contraddistingue nei nuovi inizi e che spesso mi ha fatto perdere un po' di necessaria razionalità.

Cerco e scopro la pacatezza che non ho mai avuto.

Non mi sorprendo, assaporo.

17 marzo 2014

Secondo Matteo

di Alessandra Daniele.
”Ricapitoliamo il programma: entro marzo nuova legge elettorale e avvio riforme istituzionali, ad aprile il Jobs Act per rilanciare l’occupazione, a maggio razionalizzazione del fisco e della burocrazia, meno tasse per tutti, a giugno riforma della Giustizia. Voi mi direte: Matteo, e a luglio andate in vacanza? Certo che no. Anzi, avvieremo l’iniziativa più importante, che non esito a definire rivoluzionaria: la riforma della genetica. Riscriveremo il DNA degli italiani eliminando l’obsoleto limite alla replicazione delle cellule che ci fa invecchiare e morire. Le nostre cellule per decreto sì replicheranno in eterno, rendendo così gli italiani immortali.
Voi mi direte: Matteo, ma dove troveremo i soldi per pagare pensioni eterne? Tranquilli, insieme all’immortalità, l’eliminazione del limite di Hayflick ci darà anche l’eterna giovinezza, e questo risolverà definitivamente il problema pensionistico in Italia. Inoltre consentirà agli imprenditori di assumere sempre chiunque con un contratto di formazione pensato per i giovani.
Ad agosto la riforma genetica procederà con il potenziamento del sistema immunitario, e di tutte le difese dell’organismo. Entro settembre, oltre che immortali ed eternamente giovani, gli italiani saranno anche invulnerabili, e questo risolverà definitivamente anche il problema della spesa sanitaria.
Voi mi direte: Matteo, ma tutto questo non ci farà un po’ perdere la testa? Tranquilli, a ottobre la riorganizzazione del nostro DNA prevede lo sviluppo di altri due emisferi cerebrali, per un totale di quattro a testa. Gli italiani acquisiranno così la metacoscienza che gli consentirà di elevarsi ben oltre i limiti delle obsolete capacità mentali umane, e gli fornirà conoscenza e saggezza di portata universale.
A dicembre infine, grazie ai poteri telecinetici forniti dalla metacoscienza, leviteremo oltre la ionosfera, ci fonderemo in una gestalt totipotente, e attueremo la riforma della materia, trasformandola tutta in energia.
Potremo quindi ascendere come esseri di pura energia psichica a un superiore piano di esistenza, mentre l’Italia si dissolverà, perché ormai la forma fisica non sarà più necessaria. Questo risolverà definitivamente il problema del debito pubblico.
So che è un programma ambizioso e può sembrare difficile da realizzare, ma come diceva Forrest Gump, Cuperlo è chi il Cuperlo fa, e io non sono Cuperlo.
Io sono la Via, la Verità, e la Vita. Chi crede in me avrà la vita eterna, e siederà con me alla destra di mio Padre. Ad Arcore”.

08 marzo 2014

8 marzo




Io l'8 tutti i giorni!!!!
Parlo da donna, libera e orgogliosa di esserlo, orgogliosa soprattutto di quello che le mie predecessore hanno fatto per far si che io oggi possa vantare la mia libertà.
Per quanto mi riguarda è 8 marzo tutti i giorni, poichè tutti i giorni festeggio il mio essere donna e non ho bisogno di una data sul calendario che mi ricordi di farlo.
Quello che era nato come un giorno che serviva a celebrare i diritti delle donne, a innalzare il loro ruolo nella storia e nella politica dell’epoca, quello che era un giorno per celebrare il coraggio e la determinazione delle donne, è ora un giorno che è stato completamente stravolto.
Le donne usano l’8 marzo per avere una giornata libera, mentre questa data era nata proprio per commemorare la libertà delle donne.
In questa data oggi le donne escono si divertono, festeggiano l’essere donna, senza neanche sapere il perchè lo fanno, dando per scontato che ci debba essere una giornata che serva a festeggiare le donne (si son mai chieste queste donne perchè non c’è una festa dell’Uomo?), senza chiedersi perchè si celebrano le donne e cosa hanno fatto per meritarlo.
Fosse per le donne di oggi, probabilmente non esisterebbe nessun 8 marzo.


06 marzo 2014

Anche una ruota quadrata, a suo modo, è originale.

È vero, lo ammetto, ero in mezzo a quel 36% di share che lunedì ha guardato il film evento. L'ho guardato, fra una pubblicità e l'altra, tra un sonnecchiamento e l'altro. L'ho guardato senza farmi influenzare dalle varie critiche pro e contro che si erano già sprecate abbondanti e senza conoscerne la trama, non volevo avere pregiudizi.
E non mi è piaciuto, subito, dall'inizio.
Non mi è piaciuto proprio perché non mi è piaciuto. Non ho nulla di personale nei confronti di Sorrentino (anche se non ho capito perché ha ringraziato Maradona), non mi è piaciuto quel suo attingere a piene mani a Fellini, anche se ha ringraziato pure lui. Trovo che la ripresa di situazioni, ambienti, personaggi, atmosfere e macchiette felliniane è troppo evidente e troppo spudoratamente marcato. Più che un omaggio al maestro mi è sembrato un irriverente plagio mal riuscito, da “Roma” a “8 e1/2”. Non sempre le imitazioni dei maestri sono segno di bravura, spesso sono solo velleitari tentativi di acquisire meriti artistici rendendo omaggi non richiesti ai veri maestri e il risultato, molto spesso, è solo una serie di brutte copie dell’originale malamente rabberciate.
È vero, non è facile inventare nuove storie: le bellezze di Roma sono conosciute da tutto il mondo, la decadenza di una società che ha smarrito tutti i riferimenti è sotto gli occhi di tutti, il tormento intellettuale e lo smarrimento dello scrittore in crisi creativa lo hanno raccontato mille volte, la vacuità dei salotti romani radical-chic la vediamo rappresentata ogni giorno sui media.
Ma se le storie sono sempre le stesse perché le storie dell'umanità si somigliano tutte, allora conta come si raccontano le storie e Sorrentino, nonostante gli effetti speciali, i flash, l'introduzione di scene e bozzetti, mi ha lasciato l'impressione del già detto, già visto, già sentito, già fatto in passato e molto meglio.
Non sempre fare qualcosa di diverso dal solito, giusto per sembrare originali, è indice di bravura e creatività.
Anche una ruota quadrata, a suo modo, è originale. Ma è del tutto inutile.


Alba


04 marzo 2014

Sto aspettando......



 
"L'attesa è una suspense elementare
è un antico idioma che non sai decifrare
è un'irrequietezza misteriosa e anonima
è una curiosità dell'anima"

E io sto aspettando, in fondo l'attesa fa parte di noi. Passiamo la vita aspettando. Aspettiamo di diventare grandi, di trovare una lavoro, l'occasione giusta, lo stipendio, l'autobus.....Aspettiamo che smetta di piovere, il susseguirsi delle stagioni e degli anni.
Aspettiamo di essere felici, del piacere, ogni giorno, perché è naturale aspettarselo, perché quello che viviamo raramente è ciò che vorremmo davvero vivere.

"Perché da sempre l'attesa è il destino
di chi osserva il mondo
con la curiosa sensazione
di aver toccato il fondo.
Senza sapere
se sarà il momento
della sua fine
o di un neo-rinascimento."

Ecco, io non ho la sensazione di aver toccato il fondo, so che quello che sto aspettando ora è qualcosa di bello, di meglio....o almeno così me lo immagino, plasmo i presupposti e fantastico sulle situazioni.
Razionalmente è ovvio che non posso sapere se sarà così come me lo immagino, potrebbe essere davvero la fine di ogni illusione o l'inizio di una rinascita, anche se in zona cesarini, però fantasticare in positivo mi dà quella bella sensazione che non tutto è perduto e che ci potrebbero essere le condizioni.
È pure ovvio che non fantastico sul nulla, c'è una base, qualche indizio, un sentore di cambiamento in quel deserto che c'è stato finora nel mio cuore.
Aspetta solo di essere concretizzato, o meglio, esteriorizzato, vissuto apertamente e pienamente........e nell'attesa mi scaldo......

"No, non muovetevi
c'è un'aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo tutti in attesa."