20 settembre 2018

Tema.

Si fonda un partito politico e si deposita illecitamente all'estero, al tasso del 2%, un fondo di 49 milioni dell'erario pubblico che frutta 1 milione di interessi ogni 12 mesi.
Lo Stato condanna e viene concordata una restituzione di 600mila euro per 78 anni. 
I fondatori e gli eredi incassano, in tal modo, una rendita netta di 400mila euro l'anno (circa 30 milioni totali) che consente loro di sistemarsi per la vita mantenendo intatto il capitale iniziale. 
Quali sono le tue reazioni?

Svolgimento.

#Cistannofregandoperlennessimavolta, ma niente. Pigliamo le solite briciole giù dal tavolo. 
Pax vobiscum.


17 settembre 2018

Domande.

Ammettiamo che esista un grande libro su cui ognuno di noi può scrivere una domanda e ricevere una risposta, qualsiasi tipo di domanda ma una sola. Che domanda fareste? Può sembrare un po' sciocco, ma pensateci un attimo. Fareste una "grande" domanda o semplicemente qualcosa che stuzzica la fantasia in quel momento? 
Ok, è un gioco, ma credo sia importante fare e farsi domande. La maggior parte delle grandi scoperte e rivelazioni sono il risultato dell’aver posto domande, grandi o piccole che siano. Le domande sono il precursore, o la causa prima, in ogni ramo della conoscenza umana e quindi di noi stessi. Quelle cose che abbiamo studiato a scuola sono derivate da domande. Domande che ci aprono a quello che prima non conoscevamo. Un modo per dissipare lo sconosciuto ed esplorare nuovi territori, un catalizzatore per la trasformazione. Per crescere, sempre, per andare oltre.
Detto questo, faccio una domanda: non avete l'impressione che fare domande non venga incoraggiato? Che tutti ci crogioliamo in granitiche certezze di cui nessuno è certo? Nell'istante in cui ci si fa una domanda e si cerca una risposta, si apre la porta ad un campo di possibilità infinite che può condurre fuori dalla zona protetta che ci si è costruito e in cui ci si sente al sicuro. Paura delle risposte? La maggior parte della gente preferisce rimanere nella sicurezza del conosciuto piuttosto che andare in cerca di guai. Anche se vanno a sbattere direttamente contro una domanda, molto probabilmente se la danno a gambe, ficcano la testa nella sabbia o si mettono subito a fare qualcos'altro.
Il divertimento della vita (se ce n'è uno) è proprio quello di scoprire cose nuove e invece, nella nostra cultura, siamo stati condizionati a considerare il "non sapere" come qualcosa di inaccettabile e negativo, una sorta di fallimento. Per questo non ci facciamo domande? Per non far sapere che non sappiamo?
Una delle cose che rendono grande la scienza è la premessa che quello che si pensa di sapere oggi verrà probabilmente dimostrato falso domani. Le teorie del passato sono servite come piattaforma per salire più in alto. Ed è soltanto facendo domande, sfidando le presupposizioni e le "verità" date per scontate che la scienza progredisce. 
E se questo risultasse vero anche per quanto riguarda la nostra vita personale, la nostra crescita e il nostro progresso individuale?
"Io so di non sapere" diceva Socrate. Credo che in quest'era di overload comunicativo, nel quale ogni affermazione contiene in sé la presunzione di verità, si vada esattamente all'opposto di questa tesi. 
Dire "so di non sapere" significa che siamo padroni dei nostri ragionamenti e possiamo fare domande orientate e intelligenti per far progredire il nostro sapere, perché sono le domande ben poste che muovono lo sviluppo umano. E credo anche che questa capacità debba essere recuperata perché, in tempi di estrema vulnerabilità, per difenderci dall'invasione continua che riceviamo da mille canali, ci può permettere di ritrovare quella gentilezza e cura per noi stessi e per chi ci circonda che può fare di ogni cosa sconosciuta una possibile crescita reciproca.
Il non-sapere è la nostra più grande ricchezza e opportunità che smuove la creatività e ci rende capaci di cambiare, anzi di migliorare.

02 settembre 2018

L’Italia è molto meglio dell’odio che racconta Salvini.

Vivo un paese di 17000 abitanti, quindi abbastanza importante anche perché è un centro di riferimento di tutti gli altri comuni e frazioni dell'Appennino, dotato dei necessari servizi, di strutture funzionanti e credo di poter dire anche con una buona capacità di integrazione dei migranti. Qualche giorno fa mi è capitato di dover accompagnare una persona al pronto soccorso del mio paese per un piccolo incidente domestico. Non era affollato, ma  comunque in sala d'attesa con noi c'erano diverse persone di diverse nazionalità. Ebbene, a dispetto della narrazione che piace tanto all'odiatore del Viminale che, a suo dire, avrebbe 60 milioni di affogatori alle spalle, ho visto solo scene di solidarietà. C'era un ragazzo molto giovane, del Burkina Faso credo, che aveva male alla pancia. Infermieri, medici, ma pure noi in attesa, ci siamo tutti prodigati per aiutarlo facendoci capire come meglio potevamo perché non parlava italiano. E nessuno all'accettazione gli ha chiesto lo status. Nessuno. Ha fatto la sua fila e quando è arrivato il suo turno ha ringraziato la sala d'attesa con un timido "merci". Idem per altri: un siriano che lavora in una pizzeria, un nero con una sospetta crisi epilettica. Accolti e curati in quanto semplicemente esseri umani. 
Non lo dico perché penso sia un evento eccezionale, credo che tutto questo succeda in tanti altri posti migliaia di volte al giorno. Lo dico per ribadire che siamo una nazione civile, migliore di quello che qualcuno, con scientifica protervia, si ostina a raccontare. Migliore dei forum, dei social, della melma dove galleggiano gli infami. Migliore dei balconi dove a qualcuno fa comodo si moltiplichino i cecchini. Migliori dei fascisti, degli omofobi, della folla degli intolleranti. 
Siamo migliori. 
Ce la faremo a ribadirlo che siamo migliori, che ci meritiamo un Paese migliore.