31 dicembre 2016

...poi...come sempre...tutto il resto...

Non ho molto da dire, un anno sta finendo e un altro arriverà. Altre speranze, sogni, illusioni e delusioni seguiranno quelle che mi accompagnano da sempre. Qualcosa cambierà, certo, come cambiano i numeri sul calendario, giorno per giorno, mese dopo mese. E cambierò anch'io, avrò sulle spalle, nel corpo e nella testa qualche peso in più, leggero o pesante che sia. Qualche pensiero diverso, dettato da situazioni diverse, qualche malanno e qualche gioia, qualche nostalgia e qualche malinconia...
Forse andrò in pensione (forse...mah?) e forse potrò lavorare un po' di meno, senza smettere però, a meno che non smetta anche di mangiare. E forse potrò dedicarmi un po' di più a me stessa, farmi quelle belle passeggiate che tanto mi mancano, leggermi tutti quei libri che non smetto di comprare e che aspettano fiduciosi sullo scaffale. Forse....Quel che è certo è che stasera mi addormenterò alla seconda pagina e domattina mi sveglierò come sempre, affornterò il gelo dell'alba per portare fuori il mio cagnolino nel silenzio irreale di una passata e stanca nottata di festa celebrativa. Qualche eco, rimasuglio di trasgressione liberatoria a confondere impercettibilmente l'abitudine...poi...come sempre...tutto il resto...


28 dicembre 2016

In viaggio.


Viaggiamo. Su strade sconosciute o che crediamo di conoscere. A volte ci perdiamo, perché cambia il paesaggio. 
Poi troviamo una roccia, un albero, una deviazione, un cartello che ci orienta fino ad arrivare dove forse pensiamo di arrivare. Lo facciamo da sempre. 
Abbiamo delle bussole che sono guidate da ciò che è stata la geografia delle nostre vite, siamo i paesi dove abbiamo vissuto. Possiamo guardare avanti o indietro, stare fermi o muoverci. In ogni caso qualcosa cambierà e vedremo qualcosa di diverso, anche in un sentiero battuto. Potrebbe essere quello che cerchiamo, anche senza saperlo. Opera del caso o del destino, chi lo sa. Ma è così che ci costruiamo. E' così che, a poco a poco, riusciamo a trovare noi stessi, è così che scegliamo di essere dove vogliamo e con chi vogliamo. 
C'è sempre un momento, circostanza o tempo, in cui cambiamo. Ne abbiamo bisogno e non possiamo non farlo. Anche perché ci sono strade che portano in una sola direzione, quella verso noi stessi, verso ciò che siamo, ciò che amiamo e abbiamo deciso di amare. 
Quella che, con senso di responsabilità verso noi stessi, ci meritiamo.
Buone feste.

25 dicembre 2016

25 dicembre al mattino...

Sono le cinque di mattina del 25 Dicembre e sono sveglia...come sempre...ma stamattina potevo dormire. Anche il mio cane ha capito che era giorno di festa ed è rimasto buono buono nel suo lettino. Io no, non riesco a dormire, anche se ieri sera ho fatto tardi da mio figlio a discutere di politica e attualità con i miei consuoceri. Poca roba eh! Niente di eclatante, più un'asserzione di fatti che un confronto. Anche perché sono albanesi e ancora non padroneggiano molto l'italiano e io non conosco una parola di albanese. Però ho avuto l'occasione di ribadire i miei valori e concetti, esaltarne la logicità e la naturalezza e mostrarmi per quella che sono, così che in futuro non ci siano fraintendimenti. E naturalmente sono giunti ad una conclusione su questo mio modo di essere e pensare: che sono anarchica! Va beh, se proprio dobbiamo definirmi mi va bene essere messa in quel contesto piuttosto che in un altro, ma preferirei non essere catalogata. Ho solo dei convincimenti e anche degli ideali, forse anche stantii, che però non provengono da un'adesione ad una corrente di pensiero. Semplicemente io ragiono così. E ho insistito su questi concetti con le parole di un mio post di qualche tempo fa che ripropongo anche qui, così che, se mai mi leggessero, possano chiarirsi meglio con chi hanno a che fare e decidere di conseguenza.

Da che parte sto.
Mi si chiede spesso una definizione, una catalogazione del mio modo di pensare. A prescindere dal fatto che non amo definirmi, né mettermi in una categoria perché farlo per me significa darmi dei confini e a me non piacciono le barriere di nessun tipo, posso ammettere che mi ritrovo più che volentieri in certe idee libertarie che appartengono, da sempre, all'anarchia. E non si creda che io abbia fatto studi approfonditi, che ne sappia di storia, di lotte e rivoluzioni. No, semplicemente vivendo, mi accorgo che il mio pensiero va in quella direzione. Ma non è una questione politica, né un volere a tutti i costi essere "contro" o "pro", è piuttosto un modo di essere che mi appartiene, oserei dire da sempre. 
Se mi ribello all'autorità, alle imposizioni, se voglio essere io a decidere per me stessa, senza intermediari, senza che altri mi dicano cosa è meglio, non è perché sono anarchica, ma perché questo è il mio modo di essere. 
Se sento tutti gli esseri umani, compresi animali, piante e sassi, come appartenenti ad un unico mondo, non è perché sono anarchica, ma perché è un mio modo di sentire. 
Se odio la violenza di tutti i generi, non è perché sono anarchica, odio la violenza e basta. 
Se non mi piace comandare, non è perché sono anarchica, è solo che non mi piace obbedire.
Se ricerco sempre e comunque la verità, non è perché sono anarchica, è solo che non mi piace essere presa in giro. 
Ecco quindi perché, piuttosto che definirmi, preferisco dire da che parte sto.
Sto dalla parte di chi porta rispetto alla persona, cosa o animale, che ha davanti, anche se rappresenta un contrario. 
Sto dalla parte di chi non si sente superiore a nessuno e porta avanti il proprio punto di vista senza adesioni di sorta, né per obbedienza né per opportunità. 
Sto dalla parte di chi difende i più deboli in virtù di un'idea, e non per logiche di identità e appartenenza. 
Sto dalla parte di chi non mette davanti a tutto il proprio interesse ma un obiettivo comune e, sulla base di ciò, agisce anche a discapito del particolare, anche proprio. 
Sto dalla parte di chi si assume fino in fondo la responsabilità del proprio agire, purché alla luce del sole e senza manipolazioni e sotterfugi.
Se tutto questo vuol dire essere anarchica...ebbene....lo sono, ma prima di tutto sono una persona che ragiona con la propria testa, è così che preferisco definirmi.

24 dicembre 2016

La verità.

La verità è che alla mia età ho una gran voglia di fare quello che mi pare, fumo, mangio e bevo quello che desidero, fregandomene altamente di tradizioni, salutismi e conformismi. E non smetto di gratificarmi. E' così. Non sono diventata saggia, e nemmeno prudente. Non ho smesso di pensare che qualcosa possa succedere anche senza sapere esattamente cosa e se mi potrà far bene o male. Succederà. E mi troverà impreparata, come sempre, ma non mi fascio ancora la testa, ho dalla mia una predisposizione all'improvvisazione, al "vedremo". 
Ho voglia di tenermi quel pizzico di poesia che solo l'imprevisto può regalare, come trovarsi davanti un semplice sole che sorge o una luna che non si vuole addormentare, ed aspettare che entrambi compiano il loro rito, incurante del tempo, dei ritmi e delle conclusioni.
Ho voglia di essere libera di sentirmi libera, snaturata, inconcludente e parsimoniosa. Sì, parsimoniosa, per tenermi per me quella magica pazzia che in tutti questi anni ho tenuto nascosta nelle pieghe di una vita che raramente mi ha concesso dilazioni, ma ora me le deve. 
Voglio essere quella che non si sa cosa sia, reticente o generosa, quella che passeggia solitaria con un cane, che dice buongiorno a tutti, che non si ferma ai semafori rossi e non si tinge i capelli. Quella che ha pochi amici, che non segue la moda e commenta raramente nei social, che si ostina a commettere errori per poi dire che non sono errori ma esperienze, quella che non dice buon natale ma spera sempre che lo sia per gli altri, non per sé stessa, perché io il natale me lo vivo a modo mio, senza bisogno di festeggiare. Perché se mi va di brindare lo faccio anche alle sette di mattina di un giorno qualsiasi, solo perché mi sento bene. Solo perché su questa stramaledettissima terra esiste qualcuno che non ho mai smesso di amare e che non farà mai parte della mia vita...o forse no...perché la mia e la sua vita sono inscindibili, indipendentemente dalla trama banale o distratta che ne intreccerà il destino.
Questa sono io, razionale e immaginifica. Creatrice di immagini, conservatrice di emozioni, sognatrice imperitura e pragmatica comunicatrice.....
Buon Natale a voi, e se qualcosa succederà...succederà, a dispetto del 25 Dicembre! Balliamo questo valzer!💕





22 dicembre 2016

Storie che fanno bene al cuore.

Lo so, sono una sentimentalona, ma più invecchio e più mi lascio andare alle emozioni buone perché mi fanno bene, mi creano qualche speranza per quel futuro che non vedrò, quello che adesso sembra negato, coperto com'è da una cortina fumogena di odio che sale da ogni dove.
Non credo in nessun dio, disprezzo le istituzioni ecclesiastiche e tutto quello che ne concerne, quindi il Natale mi fa un baffo, ma voglio bene al mio prossimo come voglio bene a me stessa, quindi non posso che rallegrarmi se qualcuno si adopera per qualcun altro, anche solo nei limiti risicati delle proprie possibilità. E quando leggo storie come questa penso che forse non tutto è perduto, che conserviamo ancora un briciolo di umanità, che se ce ne viene data la possibilità possiamo mettere da parte l'indifferenza e l'egoismo e contribuire a rendere questo mondo così brutto un posto migliore, piano piano, goccia a goccia. Sono storie che fanno bene al cuore e se non fosse che siamo continuamente bombardati dal terrore, impegnati a difenderci e a diffidare anche dalla nostra stessa ombra, potremmo apprezzarne il valore e cercare di seguire quella scia di commozione che può farci aprire le braccia, senza vergognarci della debolezza di una lacrima. 



Amore, in tutte le forme e declinazioni possibili. 
Amare a prescindere e spendere ciò che di buono si possiede.
Questa è la sola e unica religione.


La favola di Nicole e di Michela, la sua mamma, è custodita in una casa gialla a due passi da un boschetto di ulivi e dalle mura di un castello. È un posto incantevole sulle colline di Marostica. Tra queste pareti, da quando è nata, Nicole fa i conti con un nemico invisibile che prima le ha portato via la possibilità di muoversi e ora prova a rubarle anche il respiro. Si chiama tetraparesi spastica. E per tenerlo a bada, oggi che ha 6 anni, deve circondarsi - invece che dei giocattoli che fanno compagnia ai suoi coetanei - di una serie di apparecchi, come un grosso bombolone di ossigeno e uno strumento che registra costantemente i suoi parametri vitali. Ma guai a lasciarsi ingannare dalle apparenze: questa non è una storia triste. Basta osservare il sorriso di mamma Michela quando si siede sul divano su cui è stesa la bambina e la prende in braccio - stando attenta a non aggrovigliare i tubicini che aiutano i polmoni a gonfiarsi - e la riempie di baci e di carezze e le dice "sei bellissima" e la chiama "il mio amore". Michela è felice. Di più: "Sono piena di gioia e di speranza ", assicura. In fondo è quasi Natale e ha appena ricevuto un grande regalo. Pensare che a settembre le cose si erano messe davvero male: Nicole ha avuto una crisi, il nemico invisibile è stato a un passo dal portasela via per sempre. Per mamma e papà Igor sono stati giorni complicati: la corsa in ospedale a Bassano, poi a Padova, la terapia intensiva. E i primi segnali di ripresa. "La mia bambina è forte, non si arrende mai", dice orgogliosa. A ottobre, finalmente, il ritorno nella casetta gialla ma con un problema in più: la piccola ha bisogno di assistenza costante. "Di giorno - spiega Michela - si stanca facilmente. Ma è durante la notte, quando le funzioni muscolari si abbassano ulteriormente, che le complicazioni sono più frequenti. Quando capita, le apparecchiature alle quali è collegata fanno scattare un allarme e Nicole rischia di soffocare. Io e mio marito dobbiamo intervenire, aiutarla a respirare, se occorre anche con un aspiratore che introduciamo dalla gola per liberare le vie aeree". Mentre parla indica le strumentazioni sparse intorno al divano: tutto è a portata di mano e pronto per essere usato in qualunque momento. Michela Lorenzin ha 34 anni e da quasi un decennio lavora per la Brenta Pcm, un’industria di Molvena che produce stampi per il settore automobilistico. Fino a qualche mese fa riusciva a incastrare i turni in azienda con l’impegno che comporta l’essere mamma di una bimba che soffre di una grave disabilità degenerativa. Ma ora che Nicole ha bisogno di assistenza continua, le è impossibile tornare al lavoro. La legge, in questi casi, prevede un congedo di diversi mesi che però, tra un ricovero in ospedale e l’altro, Michela ha già utilizzato quasi del tutto. Così ha chiesto ai superiori di anticipare le ferie per stare accanto alla bambina. Un mese, poco più. "Sono stati comprensivi - racconta - mi hanno sostenuta, proponendomi anche un part-time. Purtroppo ho dovuto rifiutare perché non posso allontanarmi da mia figlia, neppure per poche ore al giorno". Era un momento difficile, per questa famiglia di Marostica. Ma come tutte le favole che si rispettino è in questi momenti che arriva l’eroe pronto a sistemare le cose. "Una collega è venuta a trovarmi, mi ha detto che avrebbe voluto fare qualcosa per noi. Ci ha pensato un attimo e poi mi ha detto: “Ti regalo le mie ferie!”. Sono rimasta sorpresa, l’ho ringraziata ma non pensavo fosse possibile…". Invece, grazie a una norma introdotta dal Jobs Act, si può fare. Grazie a quell’amica, avrebbe potuto trascorrere qualche giorno in più con la sua piccola senza perdere il posto. Ma l’operaia della Brenta Pcm si è spinta molto oltre: è tornata in fabbrica e ne ha parlato con gli altri lavoratori e anche loro hanno voluto contribuire. "A dicembre mi ha telefonato la responsabile del personale dicendomi che tanti colleghi erano disposti ad aiutarmi. Ero contenta, pensavo di poter prorogare le ferie, magari di un paio di settimane... È stata lei ad annunciarmi che, complessivamente, i dipendenti dell’azienda avevano trasferito a mio favore cinque mesi di ferie!". Un sogno. "Quella per cui lavoro è un’impresa solida, che continua ad assumere: molti dipendenti li conosco soltanto di vista. Eppure hanno saputo fare un gesto di puro altruismo, arrivando a rinunciare, per me, a un po’ del tempo che invece avrebbero potuto trascorrere con le loro famiglie". Non è finita. Commossa, Michela ha scritto una lettera a chi la stava aiutando. Poche semplici righe per dire quanto prezioso fosse stato per lei quel regalo. Il foglio è stato appeso alla bacheca dell’azienda, in modo che tutti potessero vederlo. Il giorno dopo, il telefono della casetta gialla è tornato a squillare. "Era di nuovo la responsabile del personale, per comunicarmi che le ferie a mia disposizione sono improvvisamente salite a dieci mesi". La favola di Nicole e degli operai che rinunciano alle vacanze per aiutare la sua mamma, ha colpito tutti. "All’inizio non volevo fare questa intervista - ammette Michela - perché temo che troppe attenzioni possano stressare la bambina. Ma poi ho pensato che, forse, la mia storia potrà insegnare che nel mondo ci sono ancora tante persone buone, e magari offrire uno spunto per aiutare altre famiglie che si trovano ad affrontare le nostre stesse difficoltà". Mentre la mamma racconta, Nicole continua a godersi le coccole. Indossa un vestitino rosa a pois bianchi e a vederle così, abbracciate, tutto acquista un senso, anche i sacrifici che stanno attraversando. "Ero una donna fragile - conclude - ma mia figlia mi ha insegnato cos’è la forza. Sono la madre di una bambina meravigliosa. E adesso, anche dopo questo piccolo miracolo di Natale, non ho più paura di nulla".

18 dicembre 2016

Caro diario...

La vita è strana: ti affanni, cerchi di sapere, di imparare dalle cose che ti succedono, fai bagagli di esperienze che pensi ti potranno servire per dopo, per quando sarai in grado di non commettere più errori...e poi...
E poi succede che scopri che tutto quello che hai vissuto non è servito a niente o a poco, che quella parte di razionalità che così tanto ti ostinavi ad usare, che ti ha aiutato a fare quelle scelte difficili e sofferte, non ti ha aiutato a non avere rimpianti. Il rimpianto di non aver seguito l'impulso, qualunque cosa succedesse. Quel lasciarsi andare all'istinto che non sapevi dove ti poteva portare, ma ti piaceva ed è l'unica ragione per cui avresti dovuto seguirlo.
La vita è strana ma è anche bella. Bella perché quando meno te lo aspetti ti fa capire che in fondo non hai mai sbagliato, hai solo vissuto, da una parte e dall'altra, con l'istinto e con la ragione. Gli sbagli, se tali si possono chiamare, sono stati quelli che ti hanno portato dove non volevi andare, per convenienza, per non fare male a qualcuno, per non avere sensi di colpa. Ma dentro di te sai che hai solo deviato un po', che la tua natura è diversa, consapevole dell'essere e di quel poter essere che a volte non si esprime, ma c'è.


Il vero amore non lascia tracce. (Leonard Cohen)

Dedico queste parole di un grande maestro ad una persona che, dopo non so quanti anni, è ricomparsa, e che credo non ricomparirà per altrettanti non so quanti anni. Questo improvviso, inaspettato e breve incontro mi è bastato per capire molte cose, che forse sapevo già, ma, alla luce delle esperienze fatte, ora risultano evidenti e inconfutabili.


Come la bruma non lascia sfregi
Sul verde cupo della collina
Così il mio corpo non lascia sfregi
Su di te e non lo farà mai
Oltre le finestre nel buio
I bambini vengono, i bambini vanno
Come frecce senza bersaglio
Come manette fatte di neve
Il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole
Come una foglia cadente può restare
Un momento nell'aria
Così come la tua testa sul mio petto
Così la mia mano sui tuoi capelli
E molte notti resistono
Senza una luna, senza una stella
Così resisteremo noi
Quando uno dei due sarà via, lontano.

16 dicembre 2016

Come si commenta?

Come si commenta il massacro di un intero popolo, l’annientamento fisico di una città e dei suoi abitanti? Non sappiamo farlo, non troviamo le parole per raccontare l’orrore. Eppure dovremmo, perché in fondo è colpa nostra: tutto il mondo occidentale, dall’Europa agli Stati Uniti, dovrebbe chinare il capo e fare mea culpa, perché Aleppo altro non è che la creatura nata dalla nostra impotenza. Aleppo non doveva succedere, punto. 
Abbiamo assistito, inermi e congelati in un terrore interventista, ad orrori immani, a genocidi e crimini contro l’umanità come quello cambogiano del 1975, quello curdo del 1988, quello ruandese del 1994 e quello avvenuto a Srebrenica nel 1995. Dopo ognuno di questi massacri la comunità internazionale, l’ONU, a gran voce ha giurato “mai più”. Mai più resteremo a guardare persone innocenti venire massacrate per giochi di potere, mai più rimarremo impassibili ed inermi di fronte a popoli cancellati per motivi etnici, religiosi o per semplice cattiveria umana. Eppure Aleppo è successa, per sei lunghi anni, e ancora una volta siamo rimasti ai margini, infarciti di dichiarazioni di supporto, condanna e promesse di vendetta, ma senza mai alzare un dito per risolvere la situazione. Vergogna!

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi - Se questo è un uomo

14 dicembre 2016

Articolo uno di una vera Costituzione. (Silvano Agosti)

Articolo unico:
Ogni Stato dovrebbe essere una Repubblica fondata sulla libertà e il rispetto della dignità umana di tutti i suoi cittadini e, affinchè ciò possa accadere, Stati e governi devono provvedere a procurare gratuitamente casa e cibo ad ogni cittadino.
La Costituzione è la legge fondamentale di ogni vera Repubblica e può essere scritta o modificata solo dagli esperti di tutte le forze politiche eletti dal popolo e riuniti in Assemblea Costituente.
Attualmente gli Stati a volte hanno una costituzione quasi perfetta, a volte espressa in termini vaghi e generici, talmente generici che consentono di prendere qualsiasi decisione anche quelle più disumane e soffocanti come le guerre.
Gli Stati come ad esempio l’Italia, che hanno una Costituzione quasi perfetta in pratica non la adottano mai, preferiscono discuterla e magari modificarla ma non la applicano nella pratica per non disubbidire a quei poteri che impongono agli Stati e ai governi di essere ciò che sono da sempre: ovvero solo una gigantesca macchina di controllo e di sottomissione di tutta l’Umanità.
Gli Stati che hanno una costituzione vaga e generica, come ad esempio la Turchia, si inventano ogni giorno a seconda delle necessità articoli nuovi e al servizio esclusivo del Potere regnante. Così se il governo (si fa per dire) in Turchia decide di arrestare e incarcerare trecentomila tra giudici, giornalisti e avvocati si inventa l’articolo “In caso di sventato Golpe il Governo dello Stato ha il compito di individuare i responsabili e neutralizzarli”. 
In Italia recentemente si è tentato qualcosa del genere, una sorta di “via democratica alla dittatura”, ma il nostro amato Paese ha subito per vent’anni il peso della prevaricazione e della ferocia di Stato, lo Stato Fascista. 
Ecco il bilancio mai ufficializzato del ventennio fascista: 6 milioni di analfabeti, 80 milioni di morti nella guerra dichiarata fieramente al Mondo da Italia, Germania e Giappone con distruzione di gran parte del proprio territorio urbano.
Quindi il popolo italiano avverte subito quando un regalo dello Stato è in odore di “via democratica alla dittatura” e col referendum ha risposto “No grazie”.
Che cos’è il potere oggi e quali sono le sue armi?
Il potere attraverso la complicità di chi gestisce gli Stati e i Governi scrive quotidianamente le proprie sceneggiature e le proprie sceneggiate. Io credo non sia giusto parlare del potere più di quanto sia corretto e giusto parlare delle fognature. 
La fogna è una realtà importante, ma è importante che scorra al suo livello e non tracimi, altrimenti porterà odore puzzolente, malattia e morte. Anche il potere è meglio che scorra nel solco della vanità e della truffa. Cosa c’è di più feroce di andare davanti a uomini, sparare, uccidere e poi dire “Abbiamo Vinto!!!”. Tutto quello che il potere fa è completamente relativo alla gestione del potere e almeno apparentemente non ha alcun senso. 
Il potere è come un cancro e il mondo sta andando avanti nonostante questo cancro.
Il potere è una forza che non è mai energia benefica, come un masso che cade giù dalla rupe e può solo ferire, può solo travolgere e fare danni. Invece la potenza è quella che rende prezioso ogni essere Umano. 
La potenza di sfidare il mondo: ce l’aveva quel ragazzo a Tien an men che si è messo davanti ai carri armati dei cinesi per fermarli. Il potere è il carro armato che uccide i ragazzi di 17 anni. Potenza è la Natura. Qualsiasi forma di potere conduce al crimine. La cura per guarire la società dal cancro del potere è la Creatività e la massima forma di creatività è affidata alla Donna che contiene in sé il grande mistero di “creare e perpetuare la vita”.
Buon anno.
Silvano

09 dicembre 2016

Oche.


L’oca è da sempre l’animale ritenuto simbolo della stupidità...non so perché...che sia a causa delle sciocchezze che gli uomini scrissero con le sue penne? 
Beh, credo sia ora di smetterla di considerarla tale perché adesso è sufficiente una tastiera....
Le oche ringraziano.😃

Link o post sui social condivisi da milioni di individui che non sanno come risolvere le loro frustrazioni sociali, additando il prossimo.
Guardiamo e pensiamo alle nostre prigioni mentali e, soprattutto, quando guardiamo gli altri evitiamo giudizi impropri, tentando di individuare ciò che di buono c'è in ogni persona e comunità a prescindere dalle loro caratteristiche culturali ed etniche, invece di notare solo gli errori ... 
Come se noi non avessimo confidenza con gli sbagli.

Se un giorno avrai voglia di piangere. (Gabriel Garcia Màrquez)

Se un giorno avrai voglia di piangere chiamami: 
non prometto di farti ridere 
ma potrò piangere con te… 
Se un giorno riuscirai a fuggire,
non esitare a chiamarmi: 
non prometto di chiederti di rimanere, 
ma potrò fuggire con te… 
Se un giorno non avrai voglia 
di parlare con nessuno,
chiamami: 
staremo in silenzio…
Ma se un giorno mi chiamerai 
e non risponderò, 
vieni correndo da me:
perché di certo avrò bisogno di te.


03 dicembre 2016

A volte succede...


A volte succede di avvertire una strana sensazione di vuoto, di essere circondati dal non senso, di esserne parte integrante e di chiedersi da dove deriva questa sensazione, quale può esserne la causa scatenante. Certo i fattori esterni non mancano, ma la percezione è sufficientemente improvvisa da far pensare che nulla è cambiato da un attimo prima. Eppure, anche in assenza di motivazioni, si subisce quel dolore profondo e ci si sente proiettati su un palcoscenico dove l'unica rappresentazione che si tiene è quella dell'assurdo, a cui si partecipa involontariamente e inconsciamente e in cui si percepisce un preciso e lucido fuori posto. Ma in quel momento, spesso passeggero o fluttuante, non ci si può sottrarre a quella contraddizione. Una specie di meteora che colpisce, annichilisce, fiacca le energie e la voglia di fare, i cui effetti si attenuano dopo l'esplosione lasciando però un disorientamento con uno strascico di domande.
Di cosa si è trattato? Di chimica del cervello? Che tristezza! Non può essere solo questo. Forse, nell'intimo di ciascuno di noi, c'è questa subdola consapevolezza di essere costretti a vivere, a recitare un copione che produce alterazioni della sfera percettiva e dei sentimenti. E pur non essendo corretto immaginare direttamente questa coercizione, è innegabile che se ne percepiscano le manifestazioni, a volte anche molto chiaramente. Si percepiscono e si subiscono. Ed è proprio in quell'attimo fuggente che si capta l'esistenza di quel qualcosa di non voluto, di non proprio. Quei fuggevoli stati d'animo avvicinano la coscienza alla linea immaginaria che separa senso e non senso, senza mai oltrepassarla del tutto, lasciando oscillare l'asticella dell'equilibrio fra l'uno e l'altro, con l'eterno interrogarsi da che parte lasciarsi andare e con la paura di perdere l'approdo a quelle cose confuse in un disegno ordinato, a quella commedia di cui non è dato sapere la trama, a quella vita che altro non è che la ricerca del suo senso.