24 giugno 2018

C'è una strada

Una domenica mattina di un giorno d'estate. Un po' troppo fresco per essere estate ma tant'è, questo abbiamo. Una domenica mattina, dicevo, giro per le vie del mio paese ancora quieto. Il sole fa l'occhiolino alle finestre ancora indecise mentre un veloce profumo di caffè rompe l'aria cristallina. Fra poco tutto si sveglierà e io penso a tutti quei sogni che durante la notte hanno popolato il sonno delle persone. Dove finiscono quelli che non ce l'hanno fatta ad essere sognati, quelli di chi non riesce a ricordarli, o quelli di chi li ha visti svanire durante il giorno? Alcuni restano, si ripropongono tenaci fino alla consunzione. Altri cercano altri sonni per perpetrarsi, perché si sentono importanti e vorrebbero restare a lungo, moltiplicarsi e magari anche realizzarsi, perché no. Poi ci sono i sogni creativi che suggeriscono realtà impensate e quelli nostalgici che abbracciano il cuore. Ci sono anche quelli cattivi, ma di solito hanno poca vita perché la realtà li supera agevolmente e perdono il loro senso. Insomma, dove finiscono tutti quando la luce del giorno li disperde? Si riuniscono in un posto dove nessuno li può vedere mentre discutono se sia ancora il caso di darsi da fare? Oppure riposano sognando a loro volta la nemica realtà? Io li immagino intorno ad un mappamondo che fanno girare e a turno lo fermano puntando il dito su una destinazione a caso. Ed è lì che si dirigeranno la notte successiva. Ma immagino anche che ci sia qualcuno che bara e gira il mappamondo in modo che la destinazione non sia così fortuita perché anche loro hanno dei desideri e preferiscono sonni innocenti, che hanno ancora fiducia in loro. Ed è così che i sogni insistono con i sonni più tenaci, che non si arrendono e credono sempre in loro, a dispetto di fallimenti e sconfitte all'ordine del giorno.

C'è una strada fatta di libertà, di sogni e fantasia, di speranze e, spesso, anche di delusioni. Una strada che comunque non lascerò mai perché è l'unica che mi porta sempre dove voglio.



23 giugno 2018

Scriveranno di noi.

Un giorno lo faranno, lo so, lo sento, anche se preferirei non succedesse. Un giorno scriveranno di noi perché la storia non ammetterà l'ignoranza, reclamerà chiarezza e verità. Un giorno qualcuno farà un nuovo processo per crimini contro l'umanità e i leader corrotti e crudeli e certi altri servi di spada e di stampa saranno chiamati a render conto di quanto commesso, di tutte le vittime innocenti di questi anni bui, delle guerre combattute per ambizione, della riduzione in miseria in nome del profitto e delle orribili violenze su chi cercava scampo sfidando la morte. 
E di noi, misera popolazione "evoluta", di noi, vero terzo mondo, diranno :"Ma non sapevano?...Non è possibile che non sapessero...E se sapevano, perché non hanno fatto niente per impedirlo? Perché hanno accettato passivamente le tratte dei nuovi schiavi, quei nuovi lager passati per "centri d'accoglienza" dove la parola "accoglienza" perdeva del tutto il suo significato? E quelle menti pensanti, quell'intellettualità sempre pronta ad esporre astratte soluzioni analitiche dov'erano? Perché, come e quando si è permesso che tutto questo continuasse ad accadere?"
Questo diranno di noi, e lo scriveranno. 
La storia ci dirà chi siamo, rivolterà le nostre coscienze  e ce le mostrerà, sporche e puzzolenti come il liquame in cui ci stiamo dibattendo dicendo che è acqua di colonia. 
Punteranno il dito e avranno ragione. 
E non so quanti di noi riusciranno a sottrarsi a questo giudizio che impedirà di continuare a chiamarci Uomini.



05 giugno 2018

Ma davvero ci meritiamo tutto questo?

Davvero ci meritiamo portavoci del Presidente del Consiglio come Rocco Casalino, un ex concorrente del Grande Fratello che fino a poco tempo fa insegnava come depilarsi le ascelle e diceva che non tollerava la puzza dei poveri?
Davvero ci meritiamo il sessismo e l'omofobia del ministro Fontana e l'antimeridionalismo del ministro Centinaio che usa espressioni come "terroni di merda"?
Davvero ci meritiamo il dibattito con i vicepremier nel salotto di Barbara D'Urso e analisi politiche sui giornali di Alfonso Signorini?
Davvero ci meritiamo ministri ignoranti e razzisti continuando a minimizzare ogni volta le loro dichiarazioni, che la normalizzazione di certe opinioni è il primo passo verso la loro attuazione?
Davvero ci meritiamo la crudeltà di chi vuole togliere l'asilo ai bambini figli di immigrati, uno schifo che accettiamo perché si doveva fare il governo del cambiamento e continueremo a ripetere all'infinito "facciamoli lavorare"?
Davvero ci meritiamo Salvini, la sua prosopopea, la sua logica fasulla e il suo perbenismo bigotto che con le sue dichiarazioni sta legittimando la violenza razzista di gente frustrata?  
Davvero ci meritiamo tutto questo che osano chiamare cambiamento?
No, mi dispiace, ma io non ci voglio stare con questo schifo. La mia identità, la mia sensibilità e soprattutto la mia coscienza non hanno niente a che spartire con questa gente. Me ne starò zitta in disparte a leccarmi le ferite di tanti ideali traditi, ma non sarò mai complice di un sistema che punta all'annientamento dei più elementari valori umani ...e che ci sta riuscendo. 

"Scusate non mi lego a questa schiera, 
morrò pecora nera"...