30 agosto 2015

Globalizzazione.

Per chi ha vissuto o lavorato in altre aree del Mondo, viene naturale comprendere che non uno, ma molti altri Mondi sono possibili; il motore dello sviluppo che genera l'umanità è nell'attraversare quei Mondi, nell'accettarli, nella fusione delle culture e delle rispettive storie e tradizioni. Della globalizzazione stiamo sopportando la crisi economica e politica; non riusciamo a capire e accettare che siamo in piena globalizzazione di esistenze. L'unico beneficio della globalizzazione è il mercato delle idee e delle risorse umane. Molti fanno fatica a realizzare tutto questo, ma è fisiologico quanto accade.

28 agosto 2015

Silenzio.

Il silenzio sta diventando l'unica forma di opposizione possibile di fronte ad una realtà che non è più sostenibile. E' una lotta improba quella di pensare ancora di far parte di una umanità che vive senza avere il minimo rispetto per la vita, c'è in gioco la sanità mentale. Tutti sanno, tutti vedono, tutti parlano, ma l'unica cosa che si muove è la violenza, in ogni sua forma, in ogni suo aspetto. Viene voglia davvero di staccare la spina, di fuggire da questa realtà.

24 agosto 2015

Il sole splende per tutti (Jacques Prévert)


Il sole non splende per tutti coloro che sono ancora vittime dell'ineguaglianza e dell'ingiustizia: e sono il mondo.
Verso dopo verso, Jacques Prévert cerca di identificare tutti i deboli, gli oppressi, i miseri, gli sfruttati in una lunga poesia che sembra quasi una litania religiosa.


Il sole splende per tutti
ma non splende nelle prigioni
non splende per quelli che lavorano in miniera
quelli che mangiano carne cattiva
quelli che soffiano le bottiglie vuote che altri
 berranno piene
quelli che passano le vacanze nelle officine
quelli che mungono le vacche e non bevono il
latte
quelli che dal dentista non vengono addormentati
quelli che hanno il pane quotidiano settimanale
quelli che l'inverno si scaldano nelle chiese
quelli che il sagrestano sbatte a scaldarsi fuori
quelli che vorrebbero mangiare per vivere
quelli che viaggiano sotto le ruote
quelli che vengono assunti. licenziati, aumentati.
diminuiti, manipolati, frugati. accoppati
quelli che non hanno mai visto il mare
quelli che puzzano di lino perché lavorano il lino
quelli che non hanno l'acqua corrente
quelli che spalano la neve per un salario irrisorio
quelli che invecchiano prima degli altri.


23 agosto 2015

Una voce fuori dal coro stonato dell'Europa.

Il Presidente della Repubblica Ceca Milos Zeman nel corso di una intervista al giornale "Blesk": 

“Di questo grande afflusso di rifugiati e di clandestini illegali verso l’Europa sono responsabili gli Stati Uniti ed i paesi europei che hanno partecipato nella esecuzione dei piani dementi attuati in paesi come l’Iraq, la Libia e la Siria. L’attuale ondata di immigrazione (in Europa) è sorta a causa della idea demente di invadere l’Iraq, dove presumibilmente (secondo gli USA) si immagazzinavamo grandi armi di distruzione di massa, ma alla fine non si è trovato nulla del genere. Questa ondata deriva anche a causa dell’idea pazza di voler restaurare l’ordine in Libia e successivamente in Siria. Come risultato di queste azioni, sono venuti fuori in quei paesi regimi di terroristi che in ultima istanza hanno spinto l’attuale flusso incontrollato di immigranti illegali in Europa. La responsabilità di tutto questo ricade non soltanto sugli Stati Uniti ma anche sui paesi dell’Unione Europea che hanno dato il loro assenso nel partecipare a queste operazioni belliche insensate, come avvenuto in Libia”.

Non che non lo sapessimo, ma siccome l'ipocrisia regna sovrana, nessuno di quei signori che siedono là "dove si puote ciò che si vuole" aveva mai fatto un mea culpa.


Da considerare che, alla fine di Giugno, centinaia di cittadini cechi sono scesi in strada nella città di Brno per protestare contro la politica migratoria della UE e gli attivisti si sono mostrati contrari ad attuare le politiche migratorie di accoglienza per quote dettate dalla Commissione Europea.

Il presidente ceco Zeman è lo stesso che, due mesi addietro, in occasione di una sua visita programmata a Mosca per presenziare ai festeggiamenti per i 70 della vittoria della Russia nel secondo conflitto mondiale, aveva cacciato dalla residenza presidenziale l’ambasciatore statunitense, Andrew Schapiro, che era venuto a suggerigli “di non recarsi in Russia” per uniformarsi alle decisioni sanzionatorie di Washington. In quell’occasione Zeman aveva dichiarato: "Qualcuno potrebbe immaginare il nostro ambasciatore a Washington mentre porge “raccomandazioni” a Washington per il presidente Obama sul dove deve o non deve recarsi in visita? Non permetto a nessun ambasciatore straniero di interferire nelle mie visite pianificate.” 

Confrontate pure queste dichiarazioni e questa posizione con quelle dei presidenti della Repubblica Italiana e potrete facilmente intuire quali siano le differenze.


Fonte RT Actualidad
Tratto da Controinformazione. info

21 agosto 2015

A proposito, mi chiedo.

A proposito del fastoso funerale dedicato al boss dei Casamonica. Sappiamo che sono criminali matricolati, un vero e proprio clan mafioso che fa accordi con la 'ndrangheta a Roma per spartirsi la zona. 
Quello che mi chiedo è se Salvini e tutto l'entourage razzista sia pronto con le ruspe. 
Già, perché i Casamonica sono italiani di etnia sinti. Cioè, volgarmente, zingari. Come i fratelli rom provenienti dall'est europeo. Quelli che davanti ai supermercati o agli incroci stradali allungano la mano per una monetina, quelli che vivono nelle bidonville. Due mondi lontani anni luce.  Ma verso quest'ultimi, che sono per davvero gli ultimi e non integrati nel tessuto sociale, invocano le ruspe, lanciano molotov incendiari verso i campi rom e invocano la cacciata dall'Italia. Però nei confronti del clan dei Casamonica, magari, si organizzano anche cene insieme. Mi sbaglio?
E ancora a proposito di Roma e relativa chiesa: mi sembra che stia partendo anche la slot machine del Giubileo straordinario della Misericordia. E allora mi chiedo: quanti milioni di euro saranno sottratti alle necessità (scuole, servizi sociali, servizi sanitari…) e viaggeranno per altri lidi? 
Chissà perché immagino fiumi di denaro che scorrono attorno al Tevere per rientrare nelle agenzie di viaggio cattoliche, negli alberghi cattolici, nei ristoranti cattolici, tutti rigorosamente esentasse, ma soprattutto immagino enormi quantità di denaro che entrano nelle casse dello IOR.
Poi ci faremo due conti: basterà ricostruire le “donazioni” delle ditte che vinceranno gli appalti, posto che quelle “donazioni”, se fossero date ad altri e non al clero, si chiamerebbero tangenti.
Come sempre il denaro pubblico sovvenzionerà lo spettacolo circense della “remissione dei peccati” un rituale deresponsabilizzante in virtù del quale, basterà attraversare una porta e le azioni negative compiute si intenderanno cancellate, e la magistratura, rispetto a quelle azioni “cancellate”, non riuscirà nemmeno a giustificare, agli occhi dei cattolici, la sua esistenza.
Nella religione cattolica, del resto, è con i soldi che si conquista il paradiso....parola di Casamonica!!

18 agosto 2015

Letture

Stamattina mi sono persa qui:
AndreaPapi: Il pensiero anarchico contemporaneo.
E ne è valsa la pena. Seguo da tempo gli articoli e gli interventi di Andrea Papi nel suo sito e attraverso A-Rivista Anarchica, e mi piace. Mi piace il modo che ha di esporre le sue idee (che poi sono anche le mie, per questo mi piace). Uno stile che non ha niente di intellettualmente complicato, semplice e chiaro, che arriva direttamente al sodo. Difficile non condividere quello che dice in queste tredici pagine, c'è logica, realismo e potrei dire anche lungimiranza, tutto tranne che utopia!
Riporto solo una piccolissima parte, consiglio di leggere il resto, ne vale la pena.
"Colin Ward usava dire che l’anarchia è come i semi sotto la neve, che appariranno in tutto il loro splendore di fiori  in seguito al disgelo. Una metafora bellissima, che vuole significare di agire per creare situazioni che permettano alle potenzialità libertarie presenti (i semi nascosti sotto la neve) di essere i fiori che potenzialmente sono e mostrare tutta la loro bellezza. Landauer suggeriva di fare il possibile  e  desiderare  l’impossibile , costruendo  nell’immediato  col  massimo  di  coerenza,  con  la consapevolezza e la volontà di preparare la strada per un domani dove ci sarà ciò che oggi è pensato impossibile. Sosteneva inoltre che l’anarchia non è cosa del futuro ma del presente, che non è fatta di  rivendicazioni  ma  di  vita. Buber  riprendeva  il  concetto  di  comunità,  intendendola  luogo  di solidarietà  condivisione  reciprocità  e  scambio; diceva  di  andare oltre  la  modernità  con  gli  stessi mezzi che la modernità offre, cercando di fare una comunità di comunità.
Sono idee e visioni del mondo che aprono degli spiragli e fanno respirare con ampiezza. Danno lo spunto per affrontare i problemi che abbiamo di fronte da angolature differenti da quelle cui siamo abituati. Mi offrono una stupenda occasione per dire qual è per me la possibile strada del disgelo, da dove bisogna partire per cominciare a identificare cosa bisognerebbe fare.
Nell’immediato  bisognerebbe  adoperarsi  per  sganciarsi  il  più  possibile  dalla  cappa  plumbea  di questo dominio finanziario, tentare con tutte le forze di uscire dal grigiore mentale della filosofia di vita che siamo costretti ad accettare quotidianamente, proprio per respirare a pieni polmoni un’aria nuova. Innanzitutto  dobbiamo  smettere  di  accettare  mentalmente  e culturalmente  che  una  piccola parte  della  società  si  appropri  sistematicamente  di  tutto, impedendo  a  tutti  gli  altri  di  usufruirne.
Con  serio  impegno  dovremmo  cercare  il  modo  di  ribellarci  radicalmente  all’imposizione  per  cui soltanto l’economia, in particolare quella capitalistico/finanziaria, sia l’unica parte attorno a cui e in funzione della quale ruota tutto il resto della società. Se un insieme sociale, con tutte le sue funzioni e i suoi addentellati, si costringe a vivere per favorire esclusivamente un’unica sua componente, in questo caso quella economica, si condanna a una disarmonia che a lungo andare non può che essere autodistruttiva, fino a un nichilismo totalizzante.
In particolare oggi stiamo vivendo in funzione di un’economia non reale ma virtuale. Un’assurdità che ci sovrasta, ci obbliga, ci impaurisce, ci  distrugge, ci schiavizza. Non  si  riesce  neppure  più  a combattere  il  padrone, sfruttatore  e  oppressore  in  carne  e  ossa, perché  non  è  più  l’oppressore fondamentale. Il  nemico  che  ci  opprime  è  difficilmente  identificabile.  Come  dicevo  più  sopra, si tratta  di  una  rete  extrastrutturale  di  interessi  che  incombono e  condizionano  pesantemente,  per favorire un’area elitaria che non ha bisogno di comandarci direttamente perché è riuscita a rendere assolutamente  potente  la  virtualità  attraverso  le  sofisticazioni  tecnologiche."

16 agosto 2015

Sguardi.


Qualunque opera straordinaria l'uomo possa concepire, la natura è sempre un paio di meraviglie avanti. E non c'è bisogno di andare tanto lontano o di ricercare chissà quale insolito paesaggio. Basta uscire, allontanarsi quel tanto che basta per attutire i rumori, immergersi nella semplicità di un sentiero fra i boschi per poi uscire allo scoperto e ritrovarsi a respirare l'ampiezza di un orizzonte.
Questi posti ormai riconoscono i miei passi, conosco i loro nomi, la loro storia e ogni volta me la raccontano, eterna e immutata poesia di luci e colori. E quando sono qui, sola con il mio vecchio amico a quattro zampe che ormai risente quanto me delle lunghe salite per arrivarci, mi sento davvero in pace con me stessa....e forse anche col mondo, perché da qui non riesco a pensare alla realtà che ho lasciato qualche chilometro più giù. Tutto si dissolve, come se entrassi in un'altra dimensione. E mi sento protetta, nessun pericolo può minacciarmi, niente è più rassicurante di questo abbraccio.

14 agosto 2015


I muri che dividono il mondo.


Nel 1989 la caduta del muro di Berlino accendeva la speranza per un mondo libero e senza frontiere.
Ventisei anni dopo, vecchi muri di separazione resistono e nuovi sono costruiti.
Da una parte e dall’altra di questi muri scenari di separazioni, di violenze e di dolore, decise a tavolino dai potenti. Migliaia di chilometri di cemento e filo spinato ancora oggi, nell'era della globalizzazione e del digitale, tagliano come un rasoio Stati, territori, famiglie e interi popoli.
Muri per proteggere e muri per conquistare, barricate di cemento e barriere di filo spinato, iper-tecnologici e di sabbia o bidoni, barriere che crollano e altre in piena costruzione, di carattere razzista, religioso, economico o politico. A tratti così simili e così diversi, i muri moderni eretti per difendere confini, annettere territori, combattere l'immigrazione e il terrorismo fanno una sola cosa: dividono il mondo.

Eccoli qua, tutti i muri del mondo, a futura memoria delle divisioni che non dovrebbero più sorgere e che invece sono state realizzate proprio nel giro degli ultimi decenni.


Arabia Saudita–Yemen
Anno di costruzione: 2013
Lunghezza: 1.800 chilometri
Motivo: impedire presunte infiltrazioni terroristiche

Ceuta e Melilla–Marocco
Anno di costruzione: 1990
Lunghezza: 8,2 chilometri e 12 chilometri
Motivo: bloccare l’immigrazione irregolare dal Marocco nelle enclavi spagnole di Ceuta e Melilla

Cipro zona greca–zona turca, linea verde
Anno di costruzione: 1974
Lunghezza: 300 chilometri
Motivo: il muro corrisponde alla linea del cessate il fuoco voluto dall’Onu in seguito al conflitto che divise l’isola

Bulgaria-Turchia
Anno di costruzione: 2014
Lunghezza: 30 chilometri
Motivo: arginare i flussi migratori provenienti da est

Iran–Pakistan
Anno di costruzione: 2007
Lunghezza: 700 chilometri
Motivo: proteggere il confine dalle infiltrazioni dei trafficanti di droga e dei gruppi armati sunniti

Israele–Egitto
Anno di costruzione: 2010
Lunghezza: 230 chilometri
Motivo: contrastare terrorismo e immigrazione irregolare

Zimbabwe–Botswuana
Anno di costruzione: 2003
Lunghezza: 482 chilometri
Motivo: la motivazione ufficiale è contenere i contagi tra il bestiame ed evitare lo sconfinamento delle mandrie, ma in realtà la motivazione sembrerebbe essere quella di impedire l’arrivo di migranti irregolari

Corea del Nord–Corea del Sud
Anno di costruzione: 1953
Lunghezza: 4 chilometri
Motivo: la divisione delle due Coree in seguito alla guerra del 1953

Marocco–Sahara occidentale, Berm
Anno di costruzione: 1989
Lunghezza: 2720 chilometri
Motivo: difendere il territorio marocchino dal movimento indipendentista Fronte Polisario

Irlanda, Belfast cattolica–Belfast protestante, peace lines
Anno di costruzione: 1969
Lunghezza: 13 chilometri
Motivo: separare i cattolici e i protestanti dell’Irlanda del Nord

Stati Uniti–Messico, muro di Tijuana
Anno di costruzione: 1994
Lunghezza: 1.000 chilometri
Motivo: impedire l’arrivo negli Stati Uniti dei migranti irregolari messicani e bloccare il traffico di droga

Israele–Palestina
Anno di costruzione: 2002
Lunghezza: 730 chilometri
Motivo: impedire l’entrata in Israele dei palestinesi, prevenire attacchi terroristici

India–Pakistan, line of control
Lunghezza: 550 chilometri
Motivo: dividere la regione del Kashmir in due zone, quella sotto il controllo indiano e quella sotto il controllo pachistano

India–Bangladesh
Anno di costruzione: 1989
Lunghezza: 4.053 chilometri
Motivo: fermare il flusso di immigrati provenienti dal Bangladesh, bloccare traffici illegali e bloccare infiltrazioni terroristiche

Pakistan–Afghanistan, Durand Line
Lunghezza: 2.460
Motivo: chiudere i contenziosi territoriali tra i due stati che risalgono all’epoca coloniale

Kuwait–Iraq
Anno di costruzione: 1991
Lunghezza: 190 chilometri
Motivo: arginare un’eventuale nuova invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, dopo la guerra del golfo

 http://it.ibtimes.com/quanti-muri-continuano-separare-gli-abitanti-del-mondo-1360116

12 agosto 2015

Qualcuno mi ha detto: “E' andata così.”


No, ho voluto che andasse così.
Per quella strana teoria per cui non sai quel che cerchi fino a che non lo trovi,  e io ancora lo cerco. Perché ho ascoltato davvero le mie richieste profonde e mi dicevano di andare oltre.
Perché tutti sembravano capire e poi, alla fine, non capivano mai.
Le ferite si chiudono, ci vuole un po’ ma si chiudono. Quelle della pelle si chiudono tutte.
Quelle della mente invece si riaprono a piacimento quando meno te lo aspetti. 
Inseguiti e inseguitori hanno le stesse paure, 
scappano da se stessi e rincorrono se stessi. 
A fuggire sempre alle lunghe manca il fiato e ad attendere troppo si finisce per stancarsi di ciò che si aspetta. 
Poi accade un momento di distrazione in cui ci si ferma entrambi e ci si accorge assurdamente di essere già troppo lontani, lontanissimi, 
davvero troppo ormai per riconoscersi.

08 agosto 2015

A chi esita...(Una poesia di Bertolt Brecht).

Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è ora falso di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi contiamo ancora?
Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più
nessuno e da nessuno compresi?
O dobbiamo sperare soltanto
in un colpo di fortuna?

Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

Questa poesia di Bertolt Brecht é stata usata come testo del comizio nel film “Viva La libertá”.

06 agosto 2015

Hiroshima, Nagasaki


Sono passati settant'anni. L’atomica non finisce mai di incombere su di noi. Per questo ricordare la prima volta in cui è stata usata su obiettivi civili, a Hiroshima, e poi la seconda, a Nagasaki, non è un dovere di memoria e di pietà puro e semplice ancorché necessario: è una meditazione obbligatoria sul presente e su un sempre possibile futuro prossimo, sull’infinita capacità di male delle società e dei singoli. 
http://www.doppiozero.com/materiali/storia-e-memoria/sognando-l-atomo

Settanta anni fa la bomba esplose sulla città di Hiroshima, un crimine terrificante che ha ucciso l’umanità e cambiato la storia del pianeta. Tre giorni dopo, mentre la città di Nagasaki bruciava per la seconda bomba atomica, il presidente USA Harry Truman dichiarò: “Il mondo avrà notato che la prima bomba atomica è stata sganciata su Hiroshima, una base militare, per evitare con questo attacco di uccidere civili”. Le vittime civili furono oltre duecentomila. Mai più. (Gino Strada)

 

05 agosto 2015

Morire di lavoro e diventare subito un fantasma.

Si muore nel silen­zio, senza scal­pore. Ancora un’altra morte nei campi che precede quella di Mohammed, il bracciante sudanese vittima della fatica e dei caporali a Nardò. Ma intorno a questa storia non ci sono fiaccolate, proteste, cortei. C’è solo silenzio e omertà.
Paola è uscita da casa sulle sue gambe, come tutte le notti, per andare a lavoro ed è tornata in una cassa da morto. E’ stata sepolta il giorno dopo, sembra senza autopsia e con il nullaosta “telefonico” dato dal magistrato di turno. Il pm non si è recato sul posto perchè il parere del medico legale è che si sia trattato di una morte naturale, forse un malore per il caldo eccessivo. 
La magistratura ha già individuato ed emesso un mandato di arresto nei confronti del killer: il caldo.
Quindi i padroni possono continuare a fare profitti, tranquillamente.

http://ilmanifesto.info/san-giorgio-jonico-bracciante-stroncata-dal-caldo-e-dalla-fatica-durante-la-raccolta/ 

Puglia, le testimonianze delle braccianti italiane sfruttate. Orari disumani. Paghe da fame. Ricatti da parte delle caporali. Due braccianti pugliesi raccontano la loro vita, tra campi e magazzini. http://www.lettera43.it/esclusive/puglia-le-testimonianze-delle-braccianti-italiane-sfruttate_43675182281.htm

02 agosto 2015

Non possiamo, non vogliamo dimenticare.

Un attentato terroristico alla stazione di Bologna uccise 85 persone

Non possiamo, non vogliamo dimenticare che oggi più di ieri la memoria è una risorsa necessaria per orientarsi nel presente e nel domani.

Non dimentichiamo che oggi come ieri il terrorismo è solo uno strumento per destabilizzare società e democrazie da parte di governi e apparati, che lo utilizzano internamente per smantellare i diritti dei lavoratori, lo stato sociale e, fuori dai confini, per compiere macelli con varie guerre in giro per il mondo, dimostrando sempre più la loro feroce natura oligarchica e classista. 
Ieri erano i mandanti oscuri delle "Nostre stragi di stato", oggi spargono di sangue il Medioriente e altri territori da dove fuggono migliaia di profughi mentre da noi il terrorismo prende la forma dei ricatti ai lavoratori, perpetrati dai padroni e sostenuti dal governo, sull'onda di una crisi senza fine, utilizzata per eliminare diritti e democrazia.