26 settembre 2012

Così fan tutti..



Forse sono troppo vecchia per occuparmi ancora di politica, o forse la mia educazione e i princìpi che fino ad ora mi hanno accompagnato e per i quali mi sono sempre battuta sono anacronistici, o forse è la mia situazione personale che mi mette nelle condizioni di non saper da che parte guardare per ritrovare qualcosa che assomigli ad una società civile. Fatto sta che non mi ci ritrovo più in questa realtà. Certo, sto parlando ancora di politica, e di cosa sennò? Sto parlando dello schifo che ogni giorno ci viene vomitato addosso dalla rete, dalla tv e dai giornali. Sto pensando a quello che possono assorbire le generazioni future da queste ostentazioni di personaggi che altro scopo non hanno che quello di prendere l’oscar del più furbo, di quello che riesce a fregare il prossimo prima e meglio degli altri e poi, invece di andare a nascondersi , brandiscono il trofeo e lo mostrano pure orgogliosi, senza vergogna, senza pietà. Sì, senza pietà. Perché non c’è un minimo di coscienza civile in coloro che sfruttano una posizione predominante per accaparrarsi tutto quello che possono, sempre di più e con sempre meno paura…
perché così fan tutti…
E’ questo che mi preoccupa…fanno tutti così, perché essere i più coglioni che non ne approfittano? È questo lo standard. Chi, trovandosi nella stessa situazione, non porterebbe a casa tutto quello che può? Chi, avendo a disposizione potere e impunità, non cede alla tentazione? Guardiamoci dentro e rispondiamo a questa domanda: davvero l’unica reazione di fronte a tutti questi scandali è  l’indignazione? O non c’è forse anche una punta d’invidia? Certo, condanniamo il metodo, non ci si può arricchire affamando le persone, ma quanti di noi farebbero a meno di arricchirsi avendo a disposizione i mezzi per farlo? E se ancora rimanesse qualche remora di fronte alla liceità dei mezzi, basterebbero gli innumerevoli esempi impuniti a ricacciarla.
Devo dire la verità: è molto deprimente prendere atto di questa realtà. Se i soldi sono necessari per vivere, ciò non vuol dire che ne siano per forza lo scopo. E invece questo è quanto emerge, i fatti non fanno altro che dimostrarci quanto sia bello e gratificante essere più scaltri, che fregare il prossimo è sinonimo di successo. Soldi, successo e bella vita sono i valori predominanti a cui siamo costretti ad attenerci, a tutti i costi, senza esclusione di colpi, pena l’emarginazione per non dire il disprezzo.
Beh, sapete che vi dico? Questo mondo fa veramente schifo…

13 settembre 2012

Dubito ergo sum ovvero: deliri notturni di fine estate.



Ho cominciato a “navigare” una decina di anni fa. Prima non avevo tempo di “usare” la rete come faccio ora, o meglio, non me lo lasciavano il lavoro, la famiglia e i casini vari. La mia informazione era dunque basata, per quel che contava, sui giornali, telegiornali e niente più.
E proprio quando mi sono resa conto della marea di informazioni immediate e infinitamente varie che avevo a disposizione e della potenzialità che ne derivava, mi sono venuti dei dubbi:
come posso sapere dove sta la verità?
come posso sapere se un’asserzione è vera o falsa?
E ancora:
esiste una verità di cui qualcuno possa farsi garante senza macchia?
Un problemino da niente anche considerandolo da un punto di vista filosofico. Se poi ci metto pure tutte le mie insicurezze di persona normale, diventa un problema insormontabile.
A questo punto ho pensato che c’è soltanto un modo per raggiungere una specie di certezza, se tale si può chiamare: valutare personalmente le varie tesi senza fidarsi a priori di nessuno, non tanto perché ci può essere di mezzo la malafede e quindi l'inganno intenzionale, ma soprattutto perché anche chi è convinto in tutta onestà di aver ragione, alla fine può risultare di avere torto.
Ammetto che è un lavoro estenuante, che porta via un sacco di tempo e di energie, soprattutto quando di un argomento se ne sa poco o nulla.
Ma c’è un altro modo per arrivare ad una qualunque conclusione che risulti "vera" almeno per sé stessi, un parametro a cui affidarsi, ed è semplicemente la LOGICA. Unita ad una sana dose di buon senso, la logica è uno strumento eccezionale che permette di procedere nel lavoro di valutazione delle varie fonti, anche se non si ha un’ esperienza specifica in quella determinata materia.
Anche questo non è però così semplice, è un percorso di ricerca lento e faticoso, ma alla fine risulta entusiasmante ed appagante. Si comincia col costruirsi piccole certezze personali, e su quelle ci si appoggia per procedere e per costruirne di sempre più importanti.
È solo così che, a un certo punto, si può arrivare a ritenere una fonte più affidabile e un'altra meno, restando comunque sempre consapevoli della labilità di tale certezza, tenendo ben presente che non è una base a cui appoggiarsi senza più guardare oltre, ma solo una conseguenza di una ricerca che non finisce, che non deve finire lì.
La grande rivoluzione di Internet non sta soltanto nell'aver messo a disposizione di tutti miliardi di informazioni che prima erano accessibili a pochi, ma sta nell'aver dato a tutti la possibilità di valutare personalmente ciascuna di quelle informazioni.
Mentre prima l’opinione era “imboccata” e indirizzata ad arte da giornali, radio e tv, ora ce la costruiamo noi, giorno per giorno, mattone per mattone.
Quindi Internet non ci dà solo la possibilità di informarsi attraverso migliaia di canali, ma anche quella, incomparabile, di fermarsi a guardare a fondo dentro a ciascuna notizia, di confrontarla, di valutarla, di scandagliarla, di ragionarci sopra e trarne una propria conclusione, un’opinione che sarà quella che equivale alla “nostra verità”.
Certo, nessuno di noi potrà mai dire di essersi costruito una verità assoluta ed indistruttibile, ma almeno avremo la soddisfazione di essercene costruita una che abbiamo scelto noi, perché ci crediamo dopo averla valutata personalmente……….e non perché ce l'ha raccontata qualcun altro.

Temo che questo post possa sembrare frutto di un delirio notturno, come forse è, ma vi prego di accettarlo per quello che è…..avevo voglia di scrivere….

11 settembre 2012

Bombe carta vs Terminator



Sto pensando a quelle persone che sono andate a Roma, come tante altre prima di loro, sperando di essere ascoltati, considerati. Gente che vuole conservare il proprio posto di lavoro, solo quello. Non chiede la luna. Eppure chiedere questo sembra chiedere più della luna stessa perché il molto onorevole indagato ministro Passera dice che non ci sono i soldi per poter consentire alla gente di mantenere il proprio posto di lavoro.
Penso che, come sempre, le informazioni che arrivano, quelle più immediate e che fanno più scalpore, sono quelle degli scontri, delle bombe carta vere o false che siano non importa, e la gente si chiede cos’è una bomba carta invece di chiedersi quanto sia grande la disperazione di coloro che, per conservare un diritto sancito dalla costituzione, rischiano la vita.
E si sente il brusio dei “divanati” che condanna la violenza (…chissà se la Cancellieri avrà già pronto il commento pro forze dell’ordine…). Certo! E’ assolutamente vero! Non si dovrebbe arrivare a questi estremi per difendere il lavoro, ciò che dà dignità, che consente di vivere e di pensare al futuro. Non si dovrebbe PRETENDERLO, ci deve ESSERE e basta! E se si arriva a questi punti non è perché ci si alza una mattina con un po’ di pancetta in più e si decide di affrontare un esercito in tenuta antisommossa per fare un po’ di movimento! Ci si arriva perché si è stanchi di essere privati di ogni minimo diritto! Non si arriva a protestare perché non si sa come impiegare il tempo, si protesta per tentare di salvare il futuro dei propri figli, per il diritto a respirare aria pulita, per il diritto sacrosanto di avere una legge uguale per tutti! E chi ha il coraggio di andare in piazza per difendere questi diritti non è che parte da casa vestito da Terminator, NO! Parte solo con l’ingenua speranza di essere ascoltato, capito e tutelato perché pensa, ancora più ingenuamente, che chi dovrebbe ascoltare possa ammettere i propri errori e mettervi riparo.
E chi si ritrova invece davanti? Altre persone, altri uomini, quelli sì vestiti da Terminator, che vengono mandati lì per tutelare gli altri, quelli che dovrebbero ascoltare, che fanno orecchie da mercante e che di tutela non hanno veramente nessun bisogno! Un esercito che ai petardi e alle bombe carta risponde con le manganellate. Che poi bisogna vedere se le manganellate le prendono davvero quelli che li hanno lanciati……sappiamo quanto poco discriminanti siano le valutazioni dei “tutori” dell’ordine……magari fanno entrambe le cose….così, tanto per darsi da fare e giustificare il loro intervento….ricordiamo sempre i consigli di questo “saggio”.
Così diventa una guerra, sì, per forza! Il paradosso è che il nemico, quello vero, sta da tutt’altra parte, magari sta facendo colazione alla buvette e si infastidisce per i rumori, o sta tagliando un nastro con relativa boccia di champagne, oppure sta semplicemente seduto sulla sua regale poltrona in un assurdo tentativo di giustificare il lievitamento del suo conto in banca.
Così i cattivi diventano loro, i disperati, quelli che non hanno più niente per difendersi se non una ribellione contro un nemico che non si abbassa nemmeno a combattere!
Finisco con un dato certo: senza le ribellioni dei popoli saremmo ancora all’età della pietra. Un’energica e rumorosa ribellione al dominio asfissiante del potere che annienta, toglie lavoro, diritti, possibilità e speranza è uno strumento di legittima difesa perché i veri teppisti sono quelli che di questo potere se ne appropriano illegittimamente.

09 settembre 2012

Qualunquisti si nasce e io, modestamente….lo nacqui!!



Ci sono due parole molto in voga in questo periodo di critica radicale al  massacro sociale ed esistenziale a cui stiamo assistendo: "antipolitica" e "qualunquismo".
Questi epiteti vengono usati molto, guarda caso, dai tanti e vari aspiranti imbonitori che temono di sentir scricchiolare le sedie non più sicure su cui avevano adagiato morbidamente i loro fragili glutei per definire questo dilagante rifiuto della politica da parte del “popolo bue”, come è stato spregiatamente chiamato in svariate occasioni.
Personalmente ho un’idea di ciò che la politica, quella vera, dovrebbe fare: si dovrebbe occupare di capire e proporre quale tipo di società e quali metodi di gestione siano utili ed efficienti per essere di giovamento e al tempo stesso graditi all'insieme di coloro che la società la compongono. Questo dovrebbe essere il compito della politica, che prima di ogni altra cosa dovrebbe preparare il terreno per amministrare nel miglior modo possibile, chiarendo in quale tipo di società si vuole vivere senza dare per scontato che quella in cui ci troviamo vada bene così com’è, e, se necessario, essere fautrice di stravolgimenti che possano, perché no, portare al rovesciamento di regimi consolidati. Il compito della politica dovrebbe essere quello di farci comprendere come vogliamo vivere socialmente per essere ben consapevoli di quali scelte fare, mentre quello degli amministratori, che dovrebbero essere provvisori per principio, magari a rotazione, di amministrare al meglio tale scelta.
Secondo me se non c’è questa base d’intenti non si va da nessuna parte e adesso non c’è.
Prova ne è il fatto che ora questo sistema, ogni giorno più oppressivo, sta dimostrando tutta la propria inefficienza. Siccome è sempre meno in grado di funzionare e in ogni ambito della società sta creando ineguaglianze e ingiustizie sempre più insopportabili, contro questo stato di cose hanno cominciato spontaneamente a prender piede diverse forme di rifiuto e di ribellione, sempre più evidenti e sempre più consistenti. E questo genera grande preoccupazione nei mestieranti della politica di turno, sempre più invischiati in uno straripante decadimento, perché evidenzia la diminuzione della loro capacità d'influenza e d'imbonimento mediatico di cui finora si erano bellamente serviti per subissarci di menzogne opportuniste. Ora si sta assistendo a uno scollamento vertiginoso fra istituzioni, organismi statali, partiti e tutto ciò che ha sapore di stato e la popolazione, o più in generale di tutti gli esseri umani costretti, da secoli, a subire l’asfissiante prepotenza di chi si è arrogato il diritto di detenere costantemente il potere.
Ma il rifiuto di questo tipo di politica di coloro che hanno deciso di dar voce al loro senso di giustizia e libertà non è assolutamente, come ci vogliono far credere, “antipolitica” o “qualunquismo”, ma esattamente il contrario: è una richiesta accorata e profonda di politica vera, quella capace di andare oltre ciò che appare, capace di analizzare i presupposti su cui si fonda il sistema, individuare i problemi reali, elaborare proposte innovative, anticonformiste e indipendenti dai vari sistemi vigenti o trascorsi. 
Cosa esprimono i cittadini con questo rifiuto? Stanchezza e delusione. Stanchi di continuare a credere alla favola che col loro voto si regalano la possibilità concreta di partecipare al governo delle cose, che votando partecipano alle decisioni politiche e amministrative. Stanchi di essere ogni giorno aggrediti da uno spettacolo avvilente, in cui le promesse fatte per estorcere consenso sono sistematicamente dimenticate, di essere derubati da un sistema fiscale iniquo che si accanisce sempre e solo su chi i soldi li guadagna con grande fatica, per poi scoprire che i soldi  affidati a lor signori, invece di essere usati per occuparsi del bene di tutti, vengono arraffati e dilapidati con una disinvoltura che definire sconcertante è niente. Delusione nel ritrovarsi messi da parte, esclusi da ogni decisione, annullati e ridotti a numeri anonimi che devono sottostare a tutte le imposizioni e truffe che il potere politico propina senza pietà.
No, questo non è un rifiuto.
È una richiesta molto forte, invece, di una politica  pulita e trasparente, di un modo di amministrare che non escluda i cittadini e sia efficiente. Dietro questa rivolta che a poco a poco sta montando affiora il bisogno di cambiare metodo e sistema: basta con un sistema di non/democrazia dove la rappresentanza è una finzione. C'è bisogno di forme di democrazia diretta che permettano di cancellare i vertici che non fanno altro che imporre, arraffare, derubare e portare tutti al disastro e al fallimento.
E questa richiesta non potrà mai essere soddisfatta finché continuerà a imperare questo sistema che ha in mano tutto e che decide tutto.

Se pensare tutto questo è fare antipolitica ed essere qualunquisti, ebbene, io me ne vanto.

06 settembre 2012

Nostalgia di un abbraccio.



Dicono che quando s’invecchia si perde la memoria recente ma non quella lontana. Io non credo di essere ancora arrivata a questo punto, ma da un po’ di tempo a questa parte ho una tremenda nostalgia della mia infanzia. Ma non della situazione in sè stessa, che era sicuramente difficile e disagiata perché vivevo in campagna, quella vera, quella con i campi da coltivare e le mucche da pascolare, i miei genitori erano a mezzadria, quindi tutto tranne che benestanti e sicuramente costretti a un duro lavoro dall’alba al tramonto (si parla di quasi sessant’anni fa!!).
Ho nostalgia delle sensazioni, di quelle porte sempre aperte, di quelle corse in lungo e in largo senza ostacoli, senza pericoli apparenti. Ho nostalgia della libertà che si respirava inconsapevolmente, con le giornate scandite dai ritmi della natura e degli animali, senza bisogno di orologi. Ho nostalgia degli odori: il latte appena munto (chi si sognerebbe al giorno d’oggi di berne mentre si munge la mucca? Eppure io ci sono cresciuta!), il pane che cuoceva nel forno grande nel cortile, la marmellata, la salsa di pomodoro, tutto si faceva nel cortile, prima che arrivasse l’autunno, e tutti insieme, mentre i grandi scherzavano o raccontavano storie passate e noi piccoli potevamo sporcarci. Anche quell’odore strano che non ho più sentito che preannunciava la pioggia, o quel silenzio che svegliava alla prima nevicata, o il cuculo insistente foriero della bella stagione.
Di tutto questo ho nostalgia, del sentirmi parte di un mondo in cui, pur con delle regole ben precise ma naturali, ci si sentiva avvolti in un abbraccio fatto di comunione d’intenti fra esseri umani (compresi gli animali) e natura.
Non lo sento più questo abbraccio….e ne ho nostalgia.