10 maggio 2022

Difficoltà.

Sono giorni difficili. Il mio anziano e amatissimo convivente a quattro zampe sta subendo gli attacchi dell'età. Ha sedici anni, un'artrosi devastante e lesioni al crociato in entrambe le zampe posteriori e non riuscirà più a camminare normalmente. E' successo altre volte che avesse qualche malanno, ma mai prima d'ora mi ero resa conto di quanto il suo stato di salute potesse condizionarmi. Se non sta bene lui non sto bene nemmeno io. Non riesco a fare niente altro che non sia il prendermene cura. Il mio umore dipende dal suo. Mi sono chiesta se non sia un po' eccessivo ma è una domanda a cui non so rispondere: provo questo e non posso farci niente. Inoltre c'è un fattore che appesantisce ulteriormente la situazione: il denaro. Ne ho poco e le cure costano. Per fortuna il veterinario è una persona sensibile e onesta e comprende. Ma pensare di non potergli dare il meglio in assoluto mi fa sentire in colpa perché quando è nato e ho deciso di tenerlo con me mi sono assunta la responsabilità della sua esistenza e vederlo dipendente da me in tutto e per tutto e non potergli dare quel "tutto" è una sconfitta che pesa parecchio. Comunque adesso l'obiettivo è farlo stare il meglio possibile e ci stiamo riuscendo. Riesco a interpretare il suo sguardo: so quando è stanco e vuole un aiuto, so quando può fare da sé e quando non riesce. Paragono il mio amore per lui a quello per i miei figli. E' troppo? Non lo so, so che mi viene spontaneo farlo. Se non è abbastanza è comunque sufficiente per una sopravvivenza accettabile. Basterà per la mia coscienza? No. Se le cure per gli animali rientrassero nel piano del servizio sanitario sarebbe meglio. Siamo tutti esseri umani, anche i cani, i gatti e tutti quelli che popolano questo sventurato pianeta.



29 gennaio 2022

Desideri e delusioni.

Ho aderito come fondatrice ad un Collettivo che si propone come organizzazione di volontariato ed ha come obiettivo principale la socializzazione, con particolare attenzione ai bisogni del territorio, sia come supporto alle difficoltà, sia come divulgatore di cultura. Ora, come mio solito, prendo molto sul serio le cose che faccio e mi ci metto d'impegno. Succede però che, nonostante gli entusiasmi iniziali, la mia impressione non corrisponda alle aspettative. Nel senso che le delusioni sono all'ordine del giorno perché quello che io intendo per "attenzione ai bisogni del territorio" non corrisponda esattamente a quello che intendono i miei co-fondatori.

Io aderisco alle iniziative che propongono incontri con personaggi (musicisti, scrittori, filosofi, giornalisti) che possono dare contributi, però vorrei che questi incontri (sempre che sia possibilie realizzarli vista l'entità di tali personaggi auspicati) fosse finalizzato a qualcosa di concreto, tipo qualcosa di coerente con la parola "volontariato" e "socialità" di cui ci siamo appropriati quando abbiamo deciso questa iniziativa. Invece la mia impressione è che ci si ritrovi per condividere semplicemente un desiderio, un'opportunità che singolarmente non sarebbe attuabile. Organizzare un concerto jazz o invitare Bifo o Erri De luca ad un incontro è estremamente elettrizzante ma ci deve essere uno scopo, altrimenti resta un piacere fine a se stesso con la possibilità di adesioni limitate ad estimatori.
Inoltre trovo un conformismo che non mi piace per niente. Mi spiego: siamo tutti abbastanza "anziani", provenienti da un '68 di ribellione. Alcuni hanno una militanza piuttosto importante nel partito comunista di quel tempo. Mi sarei aspettata una reazione attiva e non sicuramente passiva alla situazione odierna. Non voglio con questo definire una posizione pro vax o no o green pass o no. Vorrei semplicemente un'opinione invece che un'accettazione. Sì, lo ammetto, anche un'accettazione può essere un'opinione, ma informarsi ansiosamente quando, dove e come si può fare la terza o la quarta dose di vaccino per essere liberi di muoversi non è esattamente un'opinione. E' uniformarsi. E' accettare passivamente. E' non farsi domande. E' indifferenza. Sì, perché indifferrenza è quando non ci si chiede perché. Quando ci si lascia trasportare. Quando si accettano ricatti e compromessi per il quieto vivere. Quando pur di sopravvivere alla bell'e meglio ci si scorda degli ideali che ci avevano motivato così fortemente da riuscire a cambiare, almeno in parte, la storia. E per me, dimenticarsi o ignorare quegli ideali è una profonda delusione. Io c'ho vissuto e basato le mie scelte di vita con quegli ideali e non riesco a dimenticarli o a metterli da parte perché qualcuno mi dice come mi devo comportare per vivere liberamente. NO.
E il problema nasce qui: vorrei fare qualcosa di concreto per il mio paese, per il mio territorio, per la gente che mi vive accanto, che ha bisogno di supporto, ma non riesco a farlo da sola, non ne sono in grado, non ne ho i mezzi. Possibile che non riesca a trovare il modo?
Anici miei, sono contenta di avervi ritrovato e stare insieme è sempre un piacere, ma non è che una bottiglia di vino e un lauto pasto possano cambiare qualcosa. Bisogna impegnarsi in tutti i campi e responsabilizzarsi. Sul serio.