29 agosto 2013

Contro la guerra in Siria.

«Questo dunque è il problema che vi presentiamo, netto, terribile e inevitabile: dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l'umanità dovrà rinunciare alla guerra?»
Lo scrivevano Bertrand Russell e Albert Einstein nel 1955.

Sono passati quasi sessant’anni, ma l’umanità non ha ancora rinunciato alla guerra. Anzi, ancora una volta, viene presentata come l’unica opzione possibile per mettere fine a un conflitto.
Non lo è. L’abbiamo visto con i nostri occhi in Iraq, in Afghanistan, in Libia: le guerre “per la pace” hanno solo alimentato altra violenza e in questi Paesi i civili continuano a morire, ogni giorno.

Ai morti già causati dalla guerra in Siria se ne aggiungeranno altri, perché scegliere le armi oggi significa decidere sempre, consapevolmente, di colpire la popolazione civile: nei conflitti contemporanei il 90% delle vittime sono sempre bambini, donne e uomini inermi.
Centinaia di migliaia di persone hanno già abbandonato la Siria per cercare rifugio nei Paesi vicini. Li abbiamo incontrati anche in Sicilia, dove i nostri medici stanno garantendo le prime cure ai profughi che stanno sbarcando sulle coste di Siracusa.

In tutti questi anni abbiamo visto che la guerra è sempre l’opzione più disumana, e inutile.
Chiediamo che l’Italia rifiuti l’intervento armato e si impegni invece per chiedere alla comunità degli Stati l’immediato intervento diplomatico, l’unica soluzione ammissibile secondo il diritto internazionale, l’unica in grado di costruire un processo di pace che abbia come primo obiettivo la tutela della popolazione siriana, già vittima della guerra civile.

L’umanità può ancora decidere di rinunciare alla guerra: difendere e praticare i diritti umani fondamentali è l’unico modo per costruire le basi per una convivenza pacifica tra i popoli.

Gino Strada



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28 agosto 2013

La domenica no.



A quanto pare i segnali di guerra ci sono tutti. Durerà tre giorni: giovedì, venerdì e sabato……la domenica no, la domenica si va in chiesa a legittimare il crimine. Quelle mani giunte in preghiera saranno lorde di sangue, ma si pregherà quel dio, gli si dedicheranno le migliaia di vittime innocenti dello “scopo umanitario”. E ci si farà benedire, si sarà perdonati per qualche bugia necessaria per arrivare allo scopo, perché ci sono dei popoli talmente testardi che non capiscono la “democrazia occidentale” e per imporgli quel modello che regala tanto benessere e tanta indipendenza all’occidente non c’è purtroppo altro mezzo che rubare risorse e terre, distruggere e disgregare. Così che qualcuno è “costretto”, malgrado sé stesso, a decidere la vita e la morte di persone e di nazioni per mandare avanti il progetto di dominio imperiale. E per accomunare questa sua “investitura” chiama a raccolta quelli che chiama i suoi alleati, quelli che sono stati colonizzati prima e ne stanno godendo i benefici e che, per gratitudine, si adeguano.

Prendo a prestito la conclusione di questa amara ironia:

"Poveri noi, miseri noi, branco di servi. Non valiamo l’alluce di un combattente siriano. Non conosciamo più il significato di dignità, onestà, libertà e indipendenza. Mentre siriani grandi e piccoli, profughi e combattenti, rischiano la loro vita ed il Mediterraneo tutto sta per incendiarsi rischiando di coinvolgerci in una guerra dagli esiti terribili, noi ci giriamo dall’altra parte, fingendo di non vedere né sapere, sguazzando disgustosamente nel gossip ferragostano e nella merda della solita politica accattona, inutile, depistante e distraente.
Dove sono gli uomini liberi? Dov’è un politico con un briciolo di dignità, non miserevole e meschino, che urli all’immane delitto che si sta per perpetrare ai danni di uomini e donne innocenti?"

Se volete leggere, Sebastiano Nino Frezza racconta tutti i giorni quello che succede in Siria.

26 agosto 2013

La solitudine dei numeri scemi.

Di Alessandra Daniele.
Mentre USA ed Europa cercano un modo per bombardare la Siria fingendo di salvarla, in Italia si cerca un modo per salvare Berlusconi fingendo di non farlo.
Il governo Letta ha una maggioranza scomoda. In compenso, ha un’opposizione parlamentare più comoda dei materassi di Mastrota.
La Lega Nord è ormai ridotta solo all’imitazione del sudista razzista dei western, lercio, becero, e ottuso. Il tentativo di secessione leghista però non è stato nemmeno la versione farsesca di quello USA, è stato il nulla assoluto, quello che ne rimane è il desolato vuoto cranico dei Calderoli e Salvini.
Nella loro Fortezza della Solitudine, i grillini continuano ad aspettare il Giudizio Universale che scenderà sulla terra quando avranno la maggioranza assoluta, cioè mai.
I deputati M5S andrebbero pagati a cottimo, cioè solo per gli interventi parlamentari effettivamente utili: gli toccherebbe restituirlo tutto, lo stipendio, e per sempre. La rivoluzione che continuano a promettere ha la stessa consistenza della secessione leghista.
Letta però non ha nulla da temere neanche dalla piazzetta berlusconiana, coi suoi cartelli tutti stampati in serie con lo stesso font handwriting, e le sue pasionarie novantenni. Mi tocca svolgere la funzione del CICAP: l’apocalittica profezia Morettiana in merito non s’è avverata, né s’avvererà. I bottegai berlusconiani non turberanno un ordine pubblico fatto da sempre su misura per garantire i loro interessi.
Adesso sappiamo che anche la non difficile (se ne parlava da anni) profezia sulle dimissioni papaline era inesatta: Ratzinger ha dichiarato ”Dio m’ha detto di dimettermi”, quindi in realtà è stato un licenziamento.
Del neo sessantenne Moretti non mi convincono né i poteri divinatori  né le abusate catchphrases: non mi sono mai illusa che il neo renziano D’Alema potesse ”dire qualcosa di sinistra”, è una frase che mi rappresenta ancora meno di ”Bow ties are cool”. ”Fuckity bye” mi rappresenta di più.
Im realtà, il governo Letta ha poco da temere anche dallo stesso Berlusconi, nonostante le sue minacce, e gli strepiti di basilischi e dracene del suo caravanserraglio, le Santanchè, le Biancofiore, pronte a difenderlo a ogni costo perché è il loro maker, e come le spose di Dracula sono legate a lui per tutta la vita, anzi la non-morte.
Pur di evitare le conseguenze dei suoi reati Berlusconi sembra disposto a utilizzare qualsiasi mezzo, compresa la ricina, avvelenare il governissimo è però l’ultima cosa che gli convenga fare.
Il governo Letta non è stato deciso in Italia.
Berlusconi può godersene la golden share solo finché lo sostiene. In caso di crisi, Napolitano non scioglierà le camere, ma assemblerà un Letta bis senza Berlusconi, sostituendolo con un pacchetto di transfughi assortiti.
E se non funzionerà, e gli italiani verrano rimandati a votare, chiunque voteranno, alla fine avranno comunque un Letta tris, magari con un altro nome, a prescindere dai numeri.
L’Italia può decidere da chi essere governata non più di quanto la Siria possa decidere se essere bombardata.
Perché – serve ripeterlo? – l’opinione degli italiani non conta più un cazzo.
E anche Berlusconi è italiano.

23 agosto 2013

Voi restate nella nostra memoria con la vostra agonia che diventa vittoria.




Esattamente 86 anni fa, il 23 agosto 1927, alle ore 0,19 venne giustiziato sulla sedia elettrica Nicola Sacco. Alle 0,26 toccò a Bartolomeo Vanzetti subire lo stesso destino. Ma la storia di Sacco e Vanzetti, i due emigrati italiani accusati negli Stati Uniti di aver preso parte ad una rapina uccidendo un cassiere e una guardia nonostante le prove evidenti della loro innocenza, non si chiuse con la loro esecuzione. Una storia di ordinaria ingiustizia, che divenne qualcosa di più grande e simbolico.

“Mai vivendo l'intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini” 

Il destino dei due anarchici italiani, capri espiatori di un'ondata repressiva lanciata dal presidente Woodrow Wilson contro la “sovversione”, non solo smosse le coscienze degli uomini dell'epoca, ma come un fantasma continuò ad agitare l'America per decenni. Finché nel 1977, esattamente cinquant'anni dopo la loro morte, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis riconobbe gli errori commessi nel processo e ne riabilitò completamente la memoria, scrivendo nel documento che proclama per il 23 agosto di ogni anno il S.&V. Memorial Day che “il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi, l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità”.

Di tutta quella vicenda, rimasta un simbolo dell'ingiustizia, più in generale  della repressione degli stati nazionali nei confronti di chi lotta contro l'oppressione e del razzismo nei confronti di chi viene da culture lontane e diverse, c’è da rilevare una cosa molto importante: l’estrema coerenza e convinzione nei valori professati da Sacco e Vanzetti, mai rinnegati fino alla fine. 

“Oggi possono crocifiggere i nostri corpi, e lo fanno, ma non possono distruggere le nostre idee, che rimarranno per le giovani generazioni future”

La loro morte è destinata a rimanere nella nostra mente, una faccenda sporca se ancora ci si sofferma, dopo tutti questi anni. Il dibattito, a quanto sembra, è tuttora in corso. Un segnale, forse, che la ferita non si è ancora cicatrizzata. E che ancora, per quanto ci si sforzi, non si riesce a chiudere quella valigia.

Un basso rilievo posto nella Community Church di Boston

20 agosto 2013

Perché siamo così inclini a obbedire e così poco a disobbedire?



Perché l’obbedienza al potere dello Stato, della chiesa, dell’opinione pubblica, crea sicurezza nelle persone, le fa sentire meno deboli e meno sole. Tramite l’obbedienza diventiamo parte del potere e ci illudiamo di assumerne la forza.
Per disobbedire occorre coraggio, bisogna liberarsi della paura della libertà, e la cosa non è così semplice perché il potere, per mantenere i propri privilegi, fa leva sulla persuasione a tal punto che, invece di sentire l’imposizione all’obbedienza, se ne ha la volontà. 
Occorre liberarsi da una dipendenza, quella dipendenza dalla brama di possesso che colma i vuoti interiori. 
Occorre resistere al consumismo, opporsi al ruolo di avviliti consumatori di cose a cui ci destinano i poteri del moderno Stato-Azienda.
Occorre pensare criticamente, estraniarsi da un conformismo reso sistema in un quadro di organizzazione sociale in cui il consenso è catturato con mezzi di suggestione e manipolazione.
Occorre “ascoltare” la propria ragione e convinzione come atto di affermazione anziché di sottomissione.
E tutto questo è molto faticoso. Abbiamo alle spalle tanti “protettori magici” che ci hanno indicato la via, esonerandoci dal cercarla e togliendoci il pensiero. Era comodo....e non ci siamo accorti che quella via era di fuga dalla libertà.

P.S. doveroso: un furioso temporale mi ha svegliato nel mezzo della notte e, non riuscendo più a dormire, mi sono sorpresa a pensare queste cose……….che volete farci………ognuno ha i pensieri che si merita……..

18 agosto 2013

Segui il denaro e troverai il colpevole.

Da "Io mi astengo"  
Quale miglior modo, in una società capitalistica basata sul consumismo e sul profitto, se non quello di seguire la via del denaro per arrivare a conoscere la stratificazione del potere?
Ormai è un dato di fatto che ci troviamo immersi in un contesto economico-sociale in cui il popolo subisce la dittatura (più o meno velata) dell'elite finanziaria, posta ai vertici della piramide del potere.

I diversi livelli della piramide del potere sono ripartiti come segue:

ELITE FINANZIARIA - L'elite finanziaria globale - compresi i membri o dei rappresentanti delle famiglie Rockefeller, Rothschild e Morgan - tengono riunioni segrete e prendono importanti decisioni in gruppi chiusi, come il Council on Foreign Relations o il Bilderberg. Questi piani vengono poi attuati in tutto il mondo, consolidando ulteriormente la ricchezza materiale ed il controllo globale.

BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI - La BRI è la banca centrale delle banche centrali con sede a Basilea, in Svizzera, controllata dall'elite finanziaria. Dispone di 60 banche centrali aderenti, ma è gestita principalmente da banchieri degli Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Svizzera, Italia e Giappone. Funziona con poca trasparenza, è un organo sovranazionale non eletto da alcun cittadino, è indipendente dai governi nazionali, anche se ha un controllo significativo sul sistema finanziario globale, stabilendo i requisiti per la riserva monetaria, la somma di denaro che le banche di tutto il mondo devono avere in riserva.
In Ameria la Federal Reserve attua una riserva del 10%, in Europa la BCE applica una riserva del 2%. Il denaro posto a riserva è quello che esiste materialmente nei conti di deposito, tutta la restante percentuale rappresenta denaro creato dal nulla dalle banche.

BANCHE CENTRALI INTERNAZIONALI - i banchieri centrali utilizzano la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale (FMI) per fare profitti e acquisire le risorse vitali dei paesi a cui concedono il prestito, i quali spesso finiscono per essere depredati delle loro risorse, portando la loro economia alla bancarotta. Per ogni dollaro che gli Stati Uniti conferiscono a queste banche, le società statunitensi - come ad esempio Halliburton, Exxon Mobil, o la Bechtel (controllate dalla élite economica) - ricevono più del doppio di tale importo nei contratti con queste banche internazionali.

LE BANCHE CENTRALI NAZIONALI - Quasi tutti i paesi hanno una banca centrale, di cui le banche commerciali sono membri. Le banche centrali fissano i tassi di interesse e determinano la quantità di moneta in circolazione. Inoltre prestano denaro ai governi in cambio di Titoli di Stato, gravati di una scadenza per il rimborso e di interessi da pagare. Tutto ciò tende a generare un debito pubblico infinito e matematicamente impossibile da sanare con l'attuale struttura economica. (N.B.: ogni anni l'Italia paga circa 80-90 miliardi di interessi solo sul debito).

LE GRANDI BANCHE COMMERCIALI - Le grandi banche offrono prestiti alle società a tariffe speciali, permettendo loro di fare affari. Ciò mette le banche in una posizione di potere, al di sopra delle corporazioni e del popolo, perché il finanziamento è ciò che permette alle aziende di andare avanti con i loro progetti e ai cittadini di finanziare il mutuo della casa o il prestito per comprare un'automobile nuova.

CORPORATOCRAZIA - Questo livello di potere riguarda le grandi multinazionali che, finanziate dalle banche, arraffano "pezzi di Stato", ossia nelle loro mani finisce la gestione di beni e servizi che prima erano in mano pubblica. Tutto ciò avviene grazie la complicità di banche e politici.

GOVERNO - I politici hanno il compito di fare da filtro tra le banche\corporations e la gente. Ogni partito politici è nella maggior parte dei casi finanziato dalle stesse banche e, quindi, una volta eletto è sottomesso al volere dell'oligarchia bancaria. Si spacciano per rappresentanti del popolo, ma in realtà rappresentano il diktat imposto dall'elite finanziaria.

LE PERSONE, IL PIANETA E TUTTI GLI ESSERI VIVENTI - al livello più basso della piramide troviamo la maggioranza delle persone su questo pianeta e tutte le altre forme di vita. A partire dal 2010, uno su sette individui sul pianeta non ha abbastanza da mangiare e la maggior parte degli ecosistemi stanno rischiando di scomparire.
Il popolo è costretto a SUBIRE il diktat imposto dai vertici della piramide:

- lavorare per sopravvivere e consumare

- seguire le cure della medicina ufficiale che rappresentano solo un business per le case farmaceutiche, mettendo al bando cure di medicina alternativa che diano benefici sostanziali per la salute dell'essere umano e risultano essere dei rimedi naturali e dai costi contenuti;

- stile alimentare (codex alimentarius) che genere malattie per l'essere umano e provoca la morte di altri esseri viventi;

- utilizzo di risorse energetiche che generano inquinamento, danneggiano la salute e comportano sacrifici economici, ostacolando l'attivazione di processi basati sull'energia libera (free-energy), che può essere infinita, gratuita per tutti e atta a non danneggiare la nostra salute e l'ambiente circostante.

Viviamo in un sistema governato dall'elite finanziaria. Solo l'informazione potrebbe rendere libero il cittadino, permettendogli di conoscere il reale funzionamento del sistema economico, capire il problema ed proporre valide soluzioni (sovranità monetaria, democrazia diretta, energia gratis, reddito di cittadinanza, etc.) per rovesciare il sistema.

16 agosto 2013

Una ragazza nel bosco, cronache oltre il frastuono.

Come si può aver cura di ciò che non si vede, di ciò che si è cancellato? L’immagine di una ragazza immersa nella quiete del bosco può risultare evocativa a tal punto da scaturire un flusso libero di riflessioni sul nostro modo di stare al mondo. In tempi dominati dalla frenesia e dal frastuono, il testo che segue può risultare 'anomalo', sembrare un racconto di fantasia. E invece non è altro che la cronaca di un fatto realmente accaduto. 

di Filippo Schillaci da "Il cambiamento dal virtuale al reale"

Arriva sul monte sola, a piedi. Camminando adagio attraversa il piazzale sovrastato dal luogo in cui sorgeva, secoli fa, l’eremo; lo stesso luogo cui tocca oggi sopportare il peso del massiccio edificio che ne ha preso il posto, una grigia impennata di cemento senza vita e senza pretese di bellezza in cui trovano spazio un ristorante e decine di stanze vuote dalle finestre sbarrate. Senza rivolgere a esso un solo sguardo la ragazza passa oltre e comincia la salita del sentiero che si inoltra nel bosco; scompare fra gli alberi.

Ritorna dopo molto tempo, camminando più spedita, va via. Non chiedetemi quanto tempo trascorra fra l’una e l’altra cosa. Da anni (da un ben preciso momento del 16 gennaio 2006) non porto più con me un orologio, da allora il tempo per me è una cosa che non si misura in ore, minuti, secondi, è una cosa che semplicemente non si misura.

Anch’io da alcuni giorni vengo sul monte; percorro del sentiero quanto basta per cancellare il vociare dei giocatori di carte sul terrazzo del ristorante, uomini e donne che stanno lì come potrebbero stare in una birreria del centro di Milano o Catania. Raggiunto il silenzio, mi fermo in uno spiazzo ombroso o in una rientranza del sentiero, mi siedo con le spalle appoggiate ad un albero e mi immergo in un libro. Ogni tanto fermo la lettura per dare spazio al silenzio che ho intorno; quel silenzio che serve ad ascoltare il bosco (anche la più discreta delle parole è suono e, nel silenzio, anche il suono più sommesso può assordare).

Lei passa senza guardare nessuno, non segue l’usanza montanara di salutare chi si incontra sui sentieri anche se non lo si conosce. Sembra anzi che non ti veda. Ogni tanto salgo anch’io su per il sentiero e una di queste volte ho visto dove va, cosa fa nelle ore che trascorre sul monte. C’è un punto in cui la vegetazione si fa bassa e apre la vista del panorama circostante. Lì c’è una panchina di legno, poco al di sotto del sentiero, quasi a picco sul fondovalle e la pianura. Al di là, separato da una vastità d’aria, un paesaggio d’acqua confinato da una parte dal lento digradare d’un monte più basso di questo, su cui si alternano campi e boschi, e grappoli di edifici di cui s’indovina già la voglia di gonfiarsi fino a infestare tutto, ma che ancora godono d’un impermanente senso della misura. La vidi lì, seduta su quella panchina, di spalle, scalza, immobile e in silenzio a osservare il paesaggio. Ecco dunque dove andava, ecco cosa faceva.

Una cosa che mi dà pace è osservare i gatti nei loro lunghi momenti di quiete. C’è una calma immensa in quel loro lasciare per molte ore al giorno la presa sul mondo e immergersi in se stessi, sul confine del sonno e di chissà che altro. Quel giorno ebbi la sensazione che se mi fossi fermato a guardarla, così immobile, quieta, immersa in un mondo d’aria, distante da tutto, avrei avuto la stessa pace.
Non lo feci; passai oltre e la ragazza sparì presto dalla mia vista. Ma quella calma immensa l’ebbi lo stesso. Terzani racconta che un giorno, mentre camminava nei pressi della baita sulle pendici dell’Himalaya, che fu il suo rifugio di quiete e riflessione negli ultimi anni, udì nella nebbia il sottile suono di un flauto. Presto scomparve, ma egli riuscì ancora a farlo "suonare dentro di sé" e quel suono continuò ad accompagnarlo o, come egli scrive, a "parlargli". Io feci lo stesso con quell’immagine cui ero passato accanto. Ed essa continuò a parlarmi.
Gianpietro Sono Fazion, riprendendo le parole di Pascal, scrive che "i molti guai dell’uomo derivano probabilmente dal fatto che egli non è capace di stare qualche ora chiuso in una stanza in silenzio" [1]. E lo stesso scrive Terzani: "Soprattutto dobbiamo fermarci, prenderci tempo per riflettere, per stare in silenzio. Spesso ci sentiamo angosciati dalla vita che facciamo, come l’uomo che scappa impaurito dalla sua ombra e dal rimbombare dei suoi passi. Più corre, più vede la sua ombra stargli dietro; più corre, più il rumore dei suoi passi si fa forte e lo turba, finché non si ferma e si siede all’ombra di un albero. Facciamo lo stesso"[2].
Si racconta che il monaco buddista Koho, negli ultimi anni della sua vita, trascorresse molte ore al giorno a guardare, in silenzio, lo scorrere del fiume. E si racconta che il regista Andrej Tarkovskij, durante le riprese di Nostalghia, alle prime ore del mattino sostasse a lungo, assorto, davanti all’acqua immobile dell’antica piscina di Bagno Vignoni. E ricordo, da lontane letture, che anche il compositore Luigi Nono, nei suoi ultimi anni, dedicò lunghe e profonde riflessioni al silenzio.

Tutto intorno il bosco si sveglia, fiorisce, vive, muta di forme e colori, si addormenta
Voltiamoci un momento indietro adesso, verso ciò che ci siamo lasciati alle spalle; pensiamo a ciò che così non è, all’umanità del terrazzo del ristorante, immersa nella frenesia e nel frastuono, sorda a tutto ciò che non sia se stessa. Tutto intorno il bosco si sveglia, fiorisce, vive, muta di forme e colori, si addormenta. Ma essa non si accorge di nulla, stordita e assordata da se stessa. Come si può aver cura di ciò che non si vede, di ciò che si è cancellato, che al proprio sguardo non esiste?
Ma perché mai – direbbe quell’umanità frenetica - dovremmo aver cura del bosco? - E allora diciamolo in un altro modo: come si può aver cura di se stessi avendo cancellato la consapevolezza del proprio legame, della propria interdipendenza con tutto il resto del mondo vivente, credendo che solo in se stessi e da se stessi venga il proprio bene? Come si può non essere distruttivi dopo aver cancellato l’idea del proprio legame con gli altri, dove gli altri sono sì gli altri uomini ma anche, insieme a essi, gli altri esseri viventi della Terra, sono gli alberi, gli uccelli, gli insetti, gli animali del sottobosco e quelli del sottosuolo, fino ai muschi, i licheni, i batteri. Ecco perché fermarsi in ascolto, ecco perché circondarsi di silenzio.
Oggi è l’ultimo giorno. Domani sarò in altri luoghi, luoghi del loro mondo. So che mi attendono giorni che vorrò dimenticare. Ripeterò nella memoria l’immagine di quella ragazza immobile sulla panchina nel bosco, di cui non so e non saprò mai nulla. Né mai vorrò saperne. Perché forse scoprirei che fa tutti i giorni quella salita per mantenere la linea, che sosta così a lungo sulla panchina per riposarsi dalla fatica del ripido sentiero… tutto qui. E ogni cosa svanirebbe in una piatta banalità.

1. G. Sono Fazion, Lo Zen e la Luna, Edizioni Appunti di Viaggio, Roma, 1994, p. 14
2. T. Terzani, Lettere contro la guerra, Longanesi, Milano, 2002, p. 181

 

15 agosto 2013

Autodeificazione: il 24 Marzo 2003 qualcuno ha depositato in un Ufficio italiano Brevetti la richiesta di registrare la parola DIO, apponendovi il marchio di copyright finalizzato ad un uso esclusivo del termine per il soddisfacimento di bisogni personali. Indovinate chi?



“L’apice della follia trova la sua espressione nel complesso di Dio. Questo complesso è una psicopatologia fondamentale. In modo conscio o inconscio ogni persona vorrebbe avvicinarsi a Dio, ciò è archetipo. Desiderare di essere Dio, credere addirittura di essere Dio è probabilmente l’espressione di una psicopatologia archetipica”.
Adolf Guggenbühl-Craig “From the Wrong Side” (1995)


Qualcuno di voi saprebbe spiegare perché mai una persona sana di mente dovrebbe recarsi all’Ufficio italiano Brevetti e registrare la parola “DIO”, apponendovi il marchio di copyright finalizzato all’uso esclusivo del termine “per il soddisfacimento di bisogni personali”?!?
Insomma, i manicomi sono da sempre pieni di svitati che si credono Napoleone, o psicotici convinti di essere inviati dal Signore… ma pretendere di ridurre DIO ad un ® con tanto di logo depositato, denota ben più di un ego ipertrofico in pieno delirio di onnipotenza. Siamo infatti ben oltre il narcisismo megalomane di una mente disturbata, patologicamente persa nelle proprie fantasie di autodeificazione.
È quanto è andato facendo il rag. Giuseppe Grillo da Genova, il 24/03/2003 con una pratica [QUI!] della quale non esistono altri precedenti; nello stesso periodo in cui si avvaleva del maxicondono fiscale dell’accoppiata Berlusconi-Tremonti al governo.
Che il grillismo fosse una religione personale, intessuta sul culto messianico del “capo politico”, rientra nelle evidenze del “Leader psicopatico”.
Che il M5S sia una setta dai tratti millenaristici, dove l’esaltazione fanatica dei suoi adepti si intreccia con forme di “anosognosia”, riscontrabili in quello che viene chiamato effetto Dunning-Kruger, è qualcosa di cui avevamo già parlato QUI.
E d’altra parte il sedicente ‘moVimento’ è qualcosa in cui confluiscono confusamente le pulsioni più disparate, in questa strana mescolanza ideologica di Transumanesimo, Primitivismo irrazionalista, paranoie complottiste, nazi-maoismo e revanchismo protestatario…
Ma pretendere di farsi DIO™ e attribuirsi la paternità del termine è tutto un altro paio di maniche!