29 marzo 2015

Mattone su mattone

Una casa si costruisce così, pezzo dopo pezzo, mattone su mattone, ed ognuno di questi è necessario per proseguire, per andare avanti. Così come ci si costruisce la vita e il carattere, pezzo dopo pezzo, ed ognuno di questi è necessario per proseguire. Ogni mattone è un pezzo di storia che si lega con gli altri, indispensabile, tale da non poterlo togliere più, altrimenti la casa cade. Ce n'è qualcuno bello, un altro meno, un altro fa veramente schifo, ma tutto serve e niente può essere buttato.
Non possiamo rinnegare il passato, l'abbiamo vissuto.
Non possiamo vivere il presente dimenticandoci il passato, fa parte di noi, di quello che siamo.
Non possiamo pensare al futuro senza tener conto dell'esperienza.
Qualcosa invecchierà, si tingerà di grigio nebuloso, ma sarà comunque basilare per sostenere il nuovo.
Passato, presente e futuro.
Non siamo senza radici, viviamo il presente costruito su di esse e progettiamo il futuro basandoci sul presente. Ergo: non possiamo pensare al futuro dimenticandoci del passato.

22 marzo 2015

Con il cuore gonfio di sogni, negli occhi le stelle, nel pugno la rivoltella.

Per farla finita con questo mondo a senso unico, bisogna sognare e bisogna agire. Queste due parole di disordine sono un tutt’uno. È questa la lezione che ci è stata tramandata dai grandi indesiderabili. Ed è uno di loro che qui presento.
Abele Ricieri Ferrari (1890-1922), anarchico, teppista, ladro, disertore, rapinatore, assaltatore di polveriere, incendiario, dinamitardo di ogni autorità, morto in un conflitto a fuoco con i carabinieri, era al tempo stesso il poeta Renzo Novatore, che sui fogli sovversivi dell’epoca destinati all’utile propaganda si ostinava a spargere i suoi inutili versi, scontrandosi con l’incomprensione di un movimento immerso nella politica. Non era un militante che ricorreva anche alla letteratura, né un artista che non disdegnava l’impegno politico. Era un anarchico individualista che sognava ad occhi aperti ed agiva a mano armata, senza separazioni.
Novatore non era pedagogico, era immaginifico. Non era edificante, era iconoclasta. Non concedeva speranze ad una rivoluzione redentrice, credeva solo in una lotta all’ultimo sangue fra l’individuo e la Società. Contrariamente a chi vuole andare fra il popolo a raccogliere consenso, non esitava a rivendicare con fierezza la propria marginalità, il proprio essere bandito da un mondo sottomesso alle leggi dello Stato e dell’Economia.
Renzo Novatore dava voce e corpo a un anarchismo passionale e viscerale, che sfida l’impossibile perché non si accontenta di cambiare segno al possibile, liquidando definitivamente ogni legittima rivendicazione ed ogni ipotesi di conciliazione insita in qualsivoglia contratto sociale. Insopportabile «velleitarismo», il suo, che ancora oggi irrita gli aspiranti pastori di piccoli e grandi Movimenti.
Non era politico, utile, funzionale — era etico, estetico, sensibile e si rivolgeva alla feccia e alla canaglia, che eccitava alla conquista della bellezza, dell’originalità, dell’ignoto. Con il cuore gonfio di sogni, negli occhi le stelle, nel pugno la rivoltella.

Per saperne di più: http://www.novatore.it/

Ni dieu ni maître

È un fatto: non esistono religioni buone e religioni cattive. La religione, quale che sia, è la negazione dell'intelletto e dei sentimenti più autentici, la repressione dei desideri, la mortificazione della dignità, nonché l'incitamento alla rassegnazione, l'apologia della sottomissione, l'esaltazione della miseria. La religione protegge il potente, benedice il soldato, approva il gendarme, prepara il boia, mentre scomunica e condanna ogni pensiero e ogni gesto ribelle. 
Ma non serve a nulla bestemmiare contro i padroni del cielo se si rivolgono preghiere a quelli sulla terra. Gli uni non possono vivere e prosperare senza gli altri. 
Né Dio, né Stato era e continuerà ad essere una condizione essenziale per la liberazione umana.
Di fronte al risorgere dei fondamentalismi, sia cristiani che musulmani, nauseati dal ritorno di Dio, dei suoi sgherri e delle sue crociate/jihad, mi sembra più che opportuno ricantare questa canzone:

Insolito sguardo.

La libertà sarà anche contagiosa, ma la servitù volontaria ha mostrato d'esserlo assai di più. Nell'eterno presente del dominio e dell'obbedienza sembra non esserci via di scampo. Chi si ostina a pensare che libertà non sia sinonimo di normalità, si sorprende attonito davanti a parole e ad azioni che hanno perso ogni significato. Ma il realismo della rassegnazione e della politica può incappare in ben altro che in lamentosi spettatori.
A prescindere dalle circostanze "oggettive" della realtà circostante, per quanto sfavorevoli, la possibilità di sparigliare le carte del dominio è sempre alla portata di fantasia e determinazione.
Le occasioni non mancano, non mancano mai. Il più delle volte è il nostro occhio a non essere in grado di vederle, perché addomesticato a guardare solo ciò che gli è già noto.
C'è bisogno di un insolito sguardo – rivolto altrimenti – per giungere altrove.

http://finimondo.org/node/1586

La destra e gli altri.

Antiautoritari Anonimi
La destra e gli altri
Estratto da "La destra e gli altri" (Antiautoritari Anonimi) liberamente scaricabile da qui http://www.gratisedizioni.org/fuori%20collana.html

Prima che qualche lettore maligno ci accusi di mettere sullo stesso piatto della bilancia Destra e Sinistra, in un guazzabuglio che «fa oggettivamente il gioco dei fascisti», chiariamo subito una cosa. Operare una distinzione fra Destra e Sinistra non solo è possibile, ma in un certo senso anche doveroso. Malgrado siano in molti oggi ad usare l'ambiguo slogan «né destra né sinistra», ad incitare al superamento di «vecchi schemi», costoro sembrano dimenticare che abolire le parole non significa abolire le idee che queste rappresentano, né tanto meno appianare i contrasti che vi intercorrono e che sono sostanziali. Essere fratelli, seppur gemelli, non significa essere una unica persona. In fin dei conti, Caino ha ucciso Abele. La Sinistra ha sempre dichiarato di battersi per la libertà e la giustizia. Ma per raggiungere questi scopi di natura sociale, la Sinistra si serve di uno strumento politico: lo Stato. Se le sue ambizioni sono rimaste ampiamente deluse, se non sono mai andate al di là delle buone intenzioni, se la libertà e la giustizia che la Sinistra ha saputo realizzare sono solo una triste parodia di ciò che arde nei nostri cuori, è proprio perché la Sinistra affida allo Stato l'incarico di occuparsene. E se si utilizza uno strumento politico non si possono ottenere che risultati politici, mai sociali. Ma se per la Sinistra lo Stato è un mezzo, per la Destra è un fine. La differenza è fondamentale. I valori spirituali di cui si compone la dottrina fascista hanno una sola concretizzazione storica, che è per l'appunto lo Stato, l'autorità. Se il marxista si identifica con il benessere sociale e si illude di raggiungerlo a colpi di legge, il fascista si identifica direttamente nella Legge e nell'organo che la promuove, fregandosene bellamente delle condizioni sociali in cui si vive. Il fascismo è potere, esercizio del potere. Ecco perché, se noi che siamo nemici di ogni autorità non possiamo escludere, almeno come principio, che la Sinistra nel suo cammino possa incorrere in qualche "incidente di percorso" tale da indurla una volta per tutte ad abbandonare l'utilizzo della logica politica (naturalmente ci riferiamo alla base della Sinistra, alle donne e agli uomini che subiscono lo sfruttamento quotidiano, non certo ai suoi vertici - partiti e sindacati - grandi o piccoli che siano), lo stesso non si può pensare per la Destra. Come insegna la storiella dello scorpione e della rana, non si può pretendere che uno scorpione non morda, poiché mordere è nella sua natura. Allo stesso modo non si può pretendere che la Destra rinunci al potere, poiché è nella sua natura. Ed è proprio per questo che la Destra va soppressa, senza esitazioni, senza tentennamenti. Così, non abbiamo dubbi che la Sinistra sia preferibile alla Destra, ma sappiamo anche che si tratta del male minore.

La nostra lotta

Oggi come sempre è dunque necessario non esitare nel combattere il fascismo. Per farlo è sicuramente utile conoscerne i tratti, le manifestazioni, la strategia che nella sua versione radicale è tutta incentrata sulla sintesi fra Destra e Sinistra. Ma questo non basta. Dobbiamo soprattutto conoscere il nostro progetto, dobbiamo anche sapere i motivi che spingono noi a lottare contro questo mondo. Se non lo facciamo, se non approfondia­mo le ragioni della nostra lotta, se non sondiamo l'abisso che abbiamo dentro, rischiamo di affidare tutto all'ortodossia, all'ideologia. Nel qual caso non potremo più lamentarci se, al primo colpo di vento, ci ritroveremo aggrappati ai nostri nemici. In breve, non basta sapere cosa vuole la Destra, per combatterla. Bisogna anche sapere cosa vogliamo noi. I motivi per cui rifiutiamo il fascismo. I motivi per cui rifiutiamo questo mondo. Per riuscire a comprendere il senso reale - non ideologico - delle posizioni contrapposte. Questo libro - dopo aver toccato diversi argomenti: la funzione dell'immagine del nazismo nella società democratica, una riflessione sulla teoria degli opposti estremismi, la recente questione sulla non esistenza dell'olocausto sollevata dai revisionisti, le ragioni dell'attrazione esercitata dal fascismo su alcuni anarchici - vuole essere un tentativo volto soprattutto in questa direzione.

21 marzo 2015

L'amorale cultura tipica dell’Italia non poteva essere descritta meglio.

"Ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi padre." 
Lupi ha fatto quello che avrebbero regolarmente fatto una gran parte di quelli che urlano per le sue dimissioni. Non è forse così? Ditemi se un padre non approfitterebbe delle circostanze, delle conoscenze, per mettere a posto un figlio, di questi tempi  poi....
Goebbels diceva che una menzogna ripetuta mille volte diventa una verità. La stessa cosa vale per i comportamenti: le raccomandazioni, i favoritismi, i clientelismi, la corruzione, che in teoria non dovrebbero essere tollerati, soprattutto nelle persone che hanno in mano un potere, ma che, ripetuti all'infinito, sono diventati parte della nostra cultura, un modus vivendi indispensabile se si vuole ottenere qualcosa.
Ed è proprio questa cultura a dominare, è la forma di governo più antica del mondo. Ed è proprio grazie a questo che il paese è caduto nelle mani di consorterie di incompetenti che lo hanno fisicamente distrutto, massacrandone il territorio con opere pubbliche spesso insensate, annientandolo culturalmente, conquistando tutti i posti di comando, da dove agiscono unicamente in vista del beneficio personale, emarginando sistematicamente sia i capaci che gli onesti e prima di tutti gli onesti capaci.
 

Che cos’altro si può dire o fare? Emigrare, eclissarsi, staccarsi, forse anche tacere, se non ci fosse il tempo vuoto dell’attesa, riempito da una speranza che non vuole morire e che però intanto si è fatta acida come una zitella incattivita. 

Forse rassegnarsi a questo stato di cose è la cosa piu` saggia, ed è quello che la ragione suggerisce. 
Ma il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce, e il cuore grida ancora.

08 marzo 2015

Non ho un giorno per essere donna.

Io non ho un giorno per essere donna. 
Ogni giorno della mia esistenza ha contribuito a farmi diventare quella che sono, ogni cosa che ho fatto mi ha permesso di raggiungere quello che ho, e anche gli uomini che ho incontrato mi hanno dato modo di lavorare su me stessa, sul mio essere donna.
Essere una donna in questo mondo disuguale è già di per sè un lavoro, e io sono orgogliosa di dedicarmi ad esso con ogni parte della mia anima e del mio corpo, ogni giorno, con cura. 
Io vivo nella memoria di ogni donna che è riuscita ad essere e a sentirsi donna. 
Tutto l'anno.

Niente mimose, solo rispetto.


Tutto il resto che verra' detto in questa giornata sara' la solita sagra demagogica. 
Io pongo invece una serie di domande:
Quante donne vengono ancora mutilate ogni giorno con la pratica dell’infibulazione?
A quante donne viene ancora negato il diritto all’istruzione?
Quante spose bambine ci sono ancora nel mondo?
Quante bambine ogni giorno vengono rapite, violentate e relegate chissà dove per accontentare danarosi pedofili?
Quante donne e ragazzine sono costrette prostituirsi sulle nostre strade davanti alla nostra occidentale indifferenza?
Certo, noi, donne occidentali, siamo molto fortunate, abbiamo lottato e ottenuto il diritto al voto, allo studio, al divorzio, all’aborto, all’autodeterminazione, ma viviamo ancora in una società prevalentemente maschilista.
I nostri stipendi sono inferiori a quelli degli uomini.
Prima di essere assunta ti fanno firmare le dimissioni in bianco.
A noi tocca ancora la maggior parte del lavoro domestico e la cura dei bambini e dei parenti anziani.
Il tempo pieno è ancora una chimera per la maggior parte degli istituti scolastici.
Abbiamo voce in politica prevalentemente perchè bisogna rispettare le quote rosa.
La cronaca è piena di epsodi di violenza domestica, stalking e omicidi nei nostri confronti.
Qualche giorno fa ho conosciuto una giovane donna, mi ha parlato della sua condizione professionale al limite.
Un contratto che le viene rinnovato di anno in anno, sempre a tempo determinato, ferie e straordinari non retribuiti, ovviamente nessuna tredicesima, malattie mal tollerate, 9 ore lavorative al giorno dal lunedì al sabato, mezz’ora di pausa pranzo, un capannone freddo e glaciale riscaldato da un tubo che getta aria calda solo 15 minuti ogni 2 ore, ovviamente caldissimo in estate e rinfrescato solo da 4 ventilatori domestici con svenimenti frequenti.
Uno stipendio che a stento arriva a 700 euro mensili per oltre duecento ore di lavoro.
Cosa dobbiamo festeggiare, se viviamo ancora in una sorta di medioevo?
Lo stipendio medio delle donne che lavorano nel comprensorio è di 600 euro.
Cosa dobbiamo festeggiare?
Va bene celebrare l’8 marzo come spunto per ricordare l’altra metà del cielo ma c’è ancora tanto da lavorare e da vigilare perché purtroppo i nostri diritti ci vengono tolti ogni giorno, un pezzetto alla volta, a cominciare dalla legge 194.
Un pensiero speciale a tutti gli uomini che tutte queste cose le sanno, ricordando che anche non tutte le donne le sanno.

02 marzo 2015

Prima regola dello Statuto dei Lavoratori: non si parla dello Statuto dei Lavoratori.

Alessandra Daniele riscrive a suo modo lo statuto dei lavoratori con sei semplici articoli.




Mentre Renzi vende la Rai a Berlusconi, e rende la Giustizia italiana persino più classista di prima, Salvini marcia su Roma coi neofascisti, e il jobs act cancella di fatto lo Statuto dei Lavoratori.
Il berlusconismo non è mai stato così in salute nemmeno quand’era al governo direttamente. L’Era del Cazzaro continua.
Carmilla è in grado di pubblicare in anteprima il nuovo Statuto dei Lavoratori. Nel tipico stile renziano, è un testo breve e conciso che consiste di soli sei articoli.

Prima regola dello Statuto dei Lavoratori
Non si parla dello Statuto dei Lavoratori.

Articolo Due
I lavoratori hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente la loro entusiastica ammirazione per i loro datori di lavoro. Sono consigliati termini come genio, eroe, innovatore, benefattore, e marchionne, superlativo assoluto per “marchio di qualità”.

Articolo tre
I lavoratori hanno diritto di organizzarsi in associazioni sindacali.
I sindacati devono occuparsi dei diritti dei lavoratori, e non fare politica.
I diritti dei lavoratori sono una questione politica.
Perciò i sindacati non devono occuparsi dei diritti dei lavoratori.

Articolo quattro
Lo scopo dei sindacati è organizzare manifestazioni pacifiche con molti palloncini colorati, che il governo possa ignorare con disprezzo e definire irrilevanti, oppure manifestazioni pacifiche con pochi palloncini colorati, che il governo possa far caricare a manganellate e definire fasciste.

Articolo Canale Cinque
È consentito e incoraggiato l’uso di impianti audiovisivi come telecamere, microfoni, e sonde endoscopiche per finalità di controllo dell’attività dei lavoratori, nonché allo scopo di organizzare reality a eliminazione da trasmettere sulle reti Raiset.

Articolo sei
Mansioni, retribuzioni, ferie, integrità fisica e mentale del lavoratore, natura e durata del rapporto lavorativo sono a totale discrezione del datore di lavoro, genio, eroe, innovatore, benefattore, e marchionne.
Chi farà ricorso contro il licenziamento non sarà reintegrato. Sarà disintegrato.
In diretta Raiset.

Non mettermi accanto a chi si lamenta
senza mai alzare lo sguardo
a chi non sa dire grazie
a chi non sa accorgersi di un tramonto.
Io chiudo gli occhi,
mi sposto di un passo,
sono altro
sono altrove.

Alda Merini