31 dicembre 2012

Buon anno!

Vi auguro sogni
a non finire
la voglia furiosa
di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare
ciò che si deve amare
e di dimenticare
ciò che si deve dimenticare
vi auguro passioni
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli
al risveglio
e risate di bambini
vi auguro di resistere
all’affondamento,
all’indifferenza,
alle virtù negative
della nostra epoca.
Vi auguro soprattutto
di essere voi stessi.

Jacques Brel




30 dicembre 2012

Ecco come morimmo.....Testo del video-intervento di Paolo Barnard “Ecco come morimmo”, diffuso nel 2009.



C’è una domanda centrale, assillante, che tutti ci facciamo: perché le cose non cambiano? Perché, nonostante decenni di manifestazioni, gruppi organizzati e proteste, le cose in realtà tendono a non cambiare mai? E’ una domanda che ci sta alla gola. Vorremmo tutti saper rispondere, vorremmo tutti vedere che c’è una risposta immediata o almeno decente, a questa movimentazione di società civile (che peraltro è in aumento) contro il cosiddetto potere, contro le malefatte del potere. E la risposta è semplicissima: le cose non cambiano perché noi non sappiamo chi è il potere. E quindi stiamo combattendo contro un obiettivo sbagliato. Se non sai chi è veramente chi governa la tua vita, combatti conto quelli che, in realtà, non governano la tua vita. Il potere, il vero potere, è stato di un’astuzia incredibile. E’ riuscito, negli ultimi 35 anni, a rimanere completamente nascosto; a proporre alle opinioni pubbliche un volto del potere che è falso, cioè a proporre le cosiddette marionette del potere. Tutto quello che noi crediamo oggi sia il potere – le auto blu, i ministeri, i politici, i magistrati, gli amministratori – non sono per niente il potere. Ci hanno proposto questa immagine, nella quale crediamo fermamente: siamo proprio radicalmente convinti che questo è il potere da combattere, e tutta la nostra azione civica va contro questo muro fasullo, falso, questa ombra sul muro che non è il potere. Silvio Berlusconi, Massimo D’Alema, i magistrati più o meno corrotti, le caste denunciate a più riprese: tutti questi, che crediamo essere il potere, sono delle marionette, a cui è stato lasciato un cortile in cui fare i loro giochetti. Da chi è stato lasciato questo cortile? Dal vero potere. Che dice: voi rimanete lì, fate le vostre piccole cose, godetevi i vostri privilegi, manipolate quello che vi pare, le vostre corruttele, i vostri malaffari. L’importante è una cosa: che obbedite sempre agli ordini che noi vi diamo.
Questo i governi hanno fatto, negli ultimi 35 anni questo è regolarmente successo – sinistra, destra, centrosinistra, centrodestra: non è mai cambiato niente. E attenzione, nelle marionette del potere ci metto anche le mafie, anche se questa affermazione potrebbe sembrare folle, oltraggiosa. Anche le mafie, per quanto si pensi che abbiano un potere enorme, in realtà sono solo una funzione, uno strumento del vero potere. E chi è il vero potere? E’ soprattutto un’idea, così come è sempre stato nella storia. Il vero potere sono le idee. E questa idea dice essenzialmente questo: le élite devono tornare ad avere la gestione di tutto, concessagli dai cittadini; le masse devono mettersi da parte e aspettare pazientemente che il bene gli coli addosso dall’alto del potere. L’idea è che il bene deve colare dall’alto verso il basso.
Questa idea ha dominato il mondo negli ultimi 35 anni. Gli fu dato anche un nome: trickledown economics. Fu Ronald Reagan a coniare questo termine, ma non inventò niente di nuovo: diede semplicemente un nome, trickle down, a questo sgocciolare verso il basso. Trickledown economics, cioè le economie che colano dall’alto verso il basso, dalle élite verso le masse – che devono essere messe da parte. Anche i governi, secondo questa idea (che è il potere) devono stare da parte. E quello che è successo negli ultimi tre decenni è esattamente questo: i governi si sono ridotti sempre di più, come dimensioni e potere; devono “stare da parte” e devono permettere che questo accada.  Non si creda che siano cose campate per aria: stiamo parlando di quello che regola la vita quotidiana di milioni, a partire dal lavoro, dagli alloggi, dall’istruzione, dalla sanità, la gestione dell’economia, i tassi dei mutui, la moneta che abbiamo nelle mani. Cioè, praticamente tutto: quello che è la nostra vita dipende da questo vero potere, e non dalle marionette del potere.
Come nasce questo potere? Come si afferma? Da dove viene? Negli anni ’70, il mondo aveva raggiunto un’epoca inaudita nella storia dell’umanità. Dopo tre millenni di assolutismi, dove una minoranza esigua di esseri umani aveva sempre gestito per migliaia di anni una massa enorme di persone alla disperazione – dopo tremila anni, finalmente, con duecento anni di lotte dal basso (del potere delle idee) si era riusciti a ribaltare questa situazione. All’inizio degli anni ’70, dopo la decade degli anni ’60, l’idea di sinistra – attenzione, non i partiti, ma l’idea che dice: il bene comune va rimesso nelle mani dei tanti e gestito da pochi per conto di tanti e nell’interesse di tanti. Questa idea, che è l’idea di sinistra, dopo 200 anni di rivoluzioni era riuscita ad arrivare al suo compimento storico maggiore. A quei tempi l’America era uno dei paesi più di sinistra, forse, del mondo occidentale. Poi l’Europa, con gli stati sociali e il welfare. Il trionfo del socialismo, anche nel terzo mondo: non c’era una ventata di comunismo, Nixon e Kissinger sapevano benissimo che c’era una ventata di socialismo democratico. Anche nel terzo mondo questa idea di sinistra si stava affermando in maniera strepitosa.
All’inizio degli anni ’70, questa idea di sinistra stava quasi per dichiarare di aver conquistato la storia. Questo andava fermato. Le élite che per tremila anni avevano dominato la storia e che per duecento anni avevano subito perdite sempre maggiori, fino ad arrivare a questo culmine negli anni ’70, decisero in quel momento di riprendersi il potere. E lo decisero in una data precisa. Siamo nell’agosto del 1971, quando la Camera di Commercio degli Stati Uniti d’America decide che è il momento di riportare in auge il potere delle élite, le destre economiche internazionali, e distruggere per sempre la sinistra – reduce da 200 anni di vittorie. Danno il compito a un avvocato, si chiama Lewis Powell, gli dicono di scrivere un memorandum: un documento di 23 pagine che questo avvocato, un legale esperto di corporazioni, scrive con un linguaggio di una semplicità eccezionale. E pone, in questo modo, la prima grande arma della risposta delle destre economiche: la semplicità, la comunicazione semplice.
Quest’uomo, in 23 pagine, con delle frasi che potrebbero esser scritte da un liceale, ha cambiato il corso della storia dell’umanità, nientemeno. E purtroppo le sinistre – partiti e movimenti – non sono mai state capaci di capire questa cosa. Quello che conquista è la forza delle idee e la loro semplicità. Noi, purtroppo, a sinistra, non siamo mai stati in grado di essere a questo livello. Lewis Powell scrive questo memorandum e comincia con una diagnosi. Alla lettera: «Noi delle destre economiche non ci troviamo di fronte ad attacchi sporadici. Piuttosto, l’attacco al sistema delle corporations è sistematico e condiviso. C’è una guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società occidentale». Lewis Powell fa una chiamata alle armi, altrettanto semplice: «E’ arrivata l’ora, per il business americano e internazionale, di marciare contro coloro che lo vogliono distruggere». E chi era il nemico? Lo definisce con altrettanta semplicità: «Certamente la sinistra estrema, che è meglio finanziata e ben accetta di quanto non lo sia mai stata prima nella storia. Ma le voci più preoccupanti – continua l’avvocato – provengono da elementi perfettamente rispettabili, come le università, i media, gli intellettuali, gli artisti e anche alcuni politici. Gli studenti in particolare, perché quasi la metà degli studenti è a favore della socializzazione delle industrie americane fondamentali».
Lewis Powell ricorda al potere di allora che, dopo 200 anni di rivoluzioni, si trovava in un momento di difficoltà enorme, e dice: «Pochi elementi, nella società americana di oggi, hanno così poca influenza sul governo come il business, le corporazioni e gli azionisti. Non è esagerato affermare che siamo i dimenticati». Ora, questa parole sono state scritte nel 1971; oggi, sentire che qualcuno allora pensava che gli azionisti, le corporations e il business erano i dimenticati dalla società fa impressione, fa quasi ridere – siamo talmente abituati al loro strapotere. Questo vi dà l’idea di che cosa queste parole sono riuscite a cambiare in soli 38 anni. Incredibile, il cambiamento che hanno portato. Il contrattacco dettato da Lewis Powell è questo: «Dobbiamo organizzarci, pianificare nel lungo termine, essere disciplinati per un periodo illimitato, essere finanziati con uno sforzo unificato».
Sono 10-15 parole. Descrivono un fenomeno che ha di nuovo cambiato la storia economica e politica del nostro tempo: la nascita delle lobby. Nascono così le lobby che oggi noi conosciamo. Molte persone, quando si parlano di lobby, pensano ad entità astratte – non si capisce mai chi siano, queste lobby. Ci sono i nomi e i cognomi, potentissimi. Per esempio: il Transatlantic Business Dialogue, l’Investment Network, il Financial Services Group, il Gruppo Lothys. Per non parlare poi delle lobby ebraiche in America, della questione mediorientale e la “guerra al terrorismo”. A Bruxelles, oggi, sono registrati qualcosa come 15-20.000 lobbysti, che spendono ogni anno un miliardo di euro, solamente per fare lavoro di lobbying; 15-20.000 persone che rappresentano altrettanti interessi corporativi. Immaginate l’esercito – finanziatissimo, come disse Lewis Powell – che fa questo lavoro, con un miliardo di euro all’anno. Quindi, queste parole hanno dato origine a questo fenomeno, che condiziona la vita di tutti i governi di tutti i paesi occidentali: tutte le scelte economiche, tutte le scelte amministrative. Le lobby sono sempre le prime che vengono ascoltate. Ogni anno, il Transatlantic Business Dialogue dà alla Commissione Europea, il super-governo europeo, una lista di desiderata, e deve riceve indietro dalla Commissione Europa – fa ridere, a dirlo – una pagellina dove la Commissione Europea dice: su questo abbiamo fatto così, su quello abbiamo fatto cosà.
Tra le prescrizioni di Lewis Powell, ce n’è una che è scioccante – perché racconta come questi uomini sono riusciti, sfruttando quelle che erano le nostre forze, a ribaltare il mondo. Scrive: «Il business deve imparare le lezioni messe in pratica dal mondo dei lavoratori. Cioè: che il potere politico è indispensabile, che dev’essere coltivato con assiduità e usato in modo aggressivo se necessario, senza imbarazzo». Questi uomini, che allora si ritenevano in minoranza, fotocopiano quello che era il potere delle sinistre – che le sinistre hanno perduto – e con questo potere le distruggono. La “rivoluzione”, cioè la morte dell’idea di sinistra che Lewis Powell stava prescrivendo, gli fa pensare che il potere decisionale passerà molto presto dalle mani dei cittadini che partecipano a quelle dei colletti bianchi, delle élite. Il compito è di riportare al potere le élite, e allora Lewis Powell prende di mira le università, e dice: è importantissimo che le infiltriamo, ovunque.
E attenzione a cosa scrive: «In particolare, le scienze politiche: creare un esercito di docenti che credono fermamente nel sistema delle imprese. I nostri docenti dovranno valutare i libri di testo, soprattutto quelli di economia, scienze politiche e sociologia. Dobbiamo avere un rapporto di grandissimo privilegio con le facoltà di economia. Dobbiamo godere di un rapporto particolare con queste facoltà», scrive Lewis Powell. Ora, sapete che da queste prescrizioni – è successo, è accaduto – le facoltà sono state infiltrate da questi personaggi. Quando lui dice: «Creare un esercito che creda fermamente nel sistema delle imprese»: lo hanno fatto, lo hanno creato. E adesso non c’è più una facoltà di economia al mondo – delle università rispettabili, ma neanche di quelle non rispettabili – che insegni qualcosa di diverso dal dogma del libero mercato neoliberale, che questi personaggi hanno portato dentro l’insegnamento. E così anche in scienze politiche: si fa molta fatica a trovare qualcuno che abbia una voce di dissenso – nelle facoltà di economia non c’è più nessuno.
Sui media, Lewis Powell fa la stessa prescrizione: vanno infiltrati, vanno proposti i nostri temi e i nostri contenuti. E poi dice una cosa interessantissima: «Dobbiamo colonizzare le edicole». Nelle edicole, dice Lewis Powell, non si trovano pubblicazioni che promuovono i valori del nostro sistema; non ci sono, dobbiamo invadere le edicole con pubblicazioni di questo tipo. E’ successo o no? Oggi le edicole sono invase da pubblicazioni che promuovono il sistema dei commerci, la famosa “esistenza commerciale”, il sistema della cultura delle visibilità massmediatica che questi personaggi volevano affermare: lo hanno fatto. Un’altra cosa che prescrive Powell: chi vuole cambiare la storia, chi vuole fermare questi 200 anni di storia straordinaria e ribaltare completamente i destini dell’umanità, devono essere persone estremamente capaci, estremamente preparate, estremamente ben finanziate. Cioè: il meglio del meglio. «Pagate allo stesso livello dei più noti businessman e professori universitari. Dovete essere competenti: la nostra presenza nei media, nei convegni, nell’editoria, nella pubblicità, nelle aule dei tribunali e nelle commissioni legislative dovranno essere superbamente precise e di eccezionale livello».
Sono 38 anni che i migliori cervelli selezionati dall’università, colonizzati in questo modo, con le migliori capacità, lavorano 24 ore su 24, sette giorni su sette, per ribaltare la storia, per completare l’opera di ribaltamento della storia, per riportare il potere là dove il vero potere vuole essere – il vero potere, quello che veramente decide delle nostre ore di lavoro, dei nostri stipendi, dei tassi dei nostri mutui. Sto parlando dei nostri ambulatori, dei servizi alla cittadinanza che riusciremo a dare agli anziani e ai malati. Quando i gruppi alternativi credono di poter cambiare queste macchine (enormi), sventolando bandierine e facendo manifestazioni in piazza, cosa credono di fare? Questo è un esercito di persone competenti, con presenze nei media, nei convegni, nell’editoria, nella pubblicità, nelle aule dei tribunali, nelle commissioni legislative, nelle università. Hanno infiltrato tutto, con mezzi enormi.
Il lavoro di Lewis Powell è arrivato a questo punto – siamo nel 1971 – e viene accolto dalla Camera di Commercio americana, viene passato alla Camera di Commercio internazionale. Le cose che lui ha detto si sono tutte drammaticamente verificate. Ma c’era ancora un problema da risolvere. E cioè: questi erano i precetti per la riscossa del vero potere, ma bisognava comunque azzerare, del tutto, la democrazia. Bisognava uccidere la democrazia. Ma uccidere che cosa, della democrazia? Il contenuto, mantenendo in vita l’involucro. Perché il potere capì – allo scadere degli anni ’60, inizio anni ’70 – che coi colpi di Stato non si riusciva a ottenere risultati apprezzabili: i colpi di Stato erano difficili da gestire, i media ne riportavano le efferatezze, c’era imbarazzo nell’opinione pubblica. Il potere capì che la democrazia – l’involucro della democrazia – era il contenitore migliore per i loro affari. Il contenuto della democrazia, cioè la democrazia partecipativa – quella dei cittadini che partecipano, che di danno da fare – quella doveva morire, assolutamente.
E allora bisognava dare il compito ad altre persone di stilare un altro rapporto, con altre parole molto semplici, per completare l’opera. Questo comincia nel 1975. Chi fa questo? E’ un altro organo ben identificabile: si chiama Commissione Trilaterale. Non è un gruppo di complottisti oscuri. E’, anzi, un volto molto pubblico di privati cittadini molto potenti, di tre blocchi mondiali: America, Europa, Giappone. La Commissione Trilaterale nasce nel 1973, riunisce personaggi molto noti del passato e del presente – Henry Kissinger, Jimmy Carter, David Rockefeller, Zbigniew Brzezinsky, Gianni Agnelli, Arrigo Levi, Carlo Sacchi, Edmund de Rothschild, George Bush padre, Dick Cheney, Bill Clinton, Alan Greenspan, Peter Sutherland, Alonso Cortina, Takeshi Watanabe, Ferdinando Salleo, e tanti altri. Si riunisce ogni anno, e nel 1975 la Commissione Trilaterale dà il compito a tre uomini di completare l’opera di Lewis Powell, cioè uccidere la democrazia dei cittadini che partecipano. Saranno Samuel P. Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki.
Sono tre intellettuali, che poi andranno a ricoprire varie cariche – il più famoso dei quali credo sia Huntington – i quali scrivono un rapporto chiamato “La crisi della democrazia” e non perdono tempo, identificano immediatamente il punto: sono arrivati al veleno per uccidere la democrazia partecipativa in pochi istanti, in una frase molto semplice. E’ questa: «La storia del successo della democrazia» (naturalmente l’involucro democratico, non il contenuto) «sta nell’assimilazione di grosse fette della popolazione all’interno dei valori, atteggiamenti e modelli di consumo della classe media». Perfetto. Che cosa significa questo? Per uccidere la democrazia partecipativa dei cittadini, quella che è arrivata al trionfo di due secoli di storia negli anni ’60 e ’70, bisogna prendere grandi masse di cittadini e farli diventare consumatori e spettatori, cioè buttarli a capofitto nell’esistenza commerciale e nella cultura della visibilità massmediatica. Questo dissero, in un una frase di poche parole: ed è esattamente quello che è successo.
Fa venire i brividi, e ascoltate quello che dicono dopo: «Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato, prima degli anni ’60, ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla vita politica. Ciò è intrinsecamente antidemocratico, ma è stato uno dei fattori che hanno permesso alle democrazie di avere successo». Ripeto: il funzionamento di un sistema democratico «necessita di apatia», di individui e gruppi «messi da parte», una popolazione che «non partecipa», che «sta ai margini». E’ quello che ci hanno fatto: qui è morta la democrazia partecipativa, è morta la nostra storia. Siamo stati – a milioni e milioni – strappati dall’abitudine a partecipare alla democrazia, a una massa di personaggi che sta ai margini, che sono spettatori il cui unico diritto è quello di andare a votare (e di non fare nient’altro) e cioè di aspettare che la ricchezza gli coli dall’alto verso il basso, cioè le briciole che cadono dalla tavola. E questo è stato teorizzato con incredibile lucidità ed efficacia nel 1975 da questi tre intellettuali.
I nostri politici, i nostri amministratori, i nostri media sono solo gli strumenti del potere. E allora, per curare i cosiddetti “mali democratici”, i tre intellettuali Huntington, Watanuki e Crozier prescrivono cose altrettanto scioccanti, e – come Powell – dicono: dobbiamo riportare il dominio delle élite sui cittadini. E citano in particolare il caso del presidente Truman: che «era stato in grado di governare tutto il paese», l’America, «grazie all’aiuto di un piccolo numero di avvocati e di banchieri di Wall Street». Questo è l’esempio che loro portano alla Commissione Trilaterale come esempio di successo di gestione “democratica”. Ma c’è di peggio. Scrivono: «La democrazia è solo una delle fonti dell’autorità, e non è neppure sempre applicabile. In diverse istanze, chi è più esperto nella gerarchia (o più bravo) può mettere da parte la legittimazione democratica, nel reclamare per sé l’autorità».
Che cosa è successo, ora? La messa in opera completa e totale – forse più scandalosa della storia d’Europa – di questo principio sancito nel 1975: è passato il Trattato di Lisbona, che fa esattamente questo: cioè, coloro che si reputano i più bravi, i più potenti, i più preparati, si sono arrogati il diritto del potere senza esser stati eletti da nessuno, legittimati democraticamente da nessuno, e hanno fatto questo colpo di Stato in Europa, per cui c’è un super-governo europeo più potente di qualunque governo nazionale, che è gestito da personaggi che non solo eletti, e che quindi si sono arrogati il potere. Esattamente come scritto: perché noi siamo più bravi, più intelligenti; noi siamo l’élite, noi abbiamo il potere, e quindi la democrazia può anche essere messa da parte. L’attacco alla democrazia non avviene – come dice quello sciocco di Di Pietro – ad opera di Berlusconi; l’attacco alla democrazia viene da qua: è stato pianificato e viene portato avanti in questo modo; questo è il nemico.  
Dopo aver pianificato l’uccisione della democrazia partecipativa con questi mezzi, bisognava affrontare il nocciolo duro – molto duro, in quegli anni – dei lavoratori. Il mondo dei lavoratori era un osso duro da mordere. E quindi i sindacati: bisognava distruggerli, metterli da parte, annullarli. Come? Molto semplice: con la cooptazione, scrivono Huntington, Watanuki e Crozier. Bisognava disabilitare i sindacati – cosa che è successa. Oggi i sindacati non sonon più i promotori dei diritti, come son sempre stati nella storia. Oggi i sindacati sono coloro che, semplicemente, barattano il grado di abolizione dei diritti; non stanno più pensando a nuovi diritti, e neanche difendendo quelli vecchi. Scrivono gli intellettuali: «Le richieste crescenti e le pressioni sui governi impongono una collaborazione maggiore; potremmo escogitare mezzi per assicurarsi sostegno e risorse dai sindacati e dalle associazioni civiche».
Ora, immaginate di entrare in una fabbrica della Fiat nel 1975 e pronunciare una frase del genere; venivate presi a sberleffi, sputi e risate, o cacciati fuori a calci nel sedere. L’idea che un sindacato possa essere sfruttato dal potere per assicurargli risorse e sostegno? E’ esattamente quello che fanno oggi i maggiori sindacati in Italia e nel mondo: non fanno altro che togliere le castagne dal fuoco al potere, addirittura sponsorizzano partiti che poi andranno al potere. I tre intellettuali individuano un secondo elemento per disabilitare i sindacati: distruggere il radicalismo della lotta. Capiscono che qualunque cosa si radicalismo è un nemico pericoloso. E infatti scrivono: «Quando il radicalismo perde forza, diminuisce il potere dei sindacati di ottenere risultati». Quindi: la concertazione. Perché? Molto semplice: «Essa produce disaffezione da parte dei lavoratori, che non si riconoscono in quel processo burocratico, e tendono a distanziarsene. E questo significa che più i sindacati accettano la concertazione, più diventano deboli e meno capaci di mobilitare i lavoratori e di mettere pressione sui governi». Che cosa è stato della concertazione? E’ diventata la regola dell’attività sindacale. Pensate: nel 1975, come arma per disabilitare i sindacati. Ci sono riusciti.
Terza arma: privilegiare i sindacati maggiori, quelli più grossi. Di nuovo, anche questo è successo. E scrivono, infatti: «Nello Stato moderno, i capi potenti dei sindacati, capaci di comandare i propri membri, sono una minaccia inferiore all’autorità dei leader politici, e sono persino un aiuto ad essa; se i sindacati sono disorganizzati, se i membri sono ribelli, se le rivendicazioni estreme e gli scioperi selvaggi sono frequenti, l’applicazione di una politica nazionale dei salari diventa impossibile». Contribuendo all’indebolimento di chi? Dei lavoratori? No: dei governi, del potere. Quindi: la concertazione, privilegiando i sindacati più grandi. Ed è esattamente quello che è successo: perché sapevano che, in questo modo, li avrebbero potuti controllare. E’ inutile prendersela  con questo o quel politico, questo o quel sindacato. Ogni governo di centrodestra e centrosinistra che abbiamo avuto in questi 15 anni ha insistito sull’innalzamento dell’età pensionabile, quando i contabili dello Stato dicono che le casse sono assolutamente in attivo. Allora perché, se le casse sono in attivo, tutti i politici insistono sull’innalzamento dell’età pensionabile? Perché devono rispondere a quegli ordini, capite?
Sui media, i tre intellettuali scrivono: «Il crescente potere dei giornalisti, a discapito di quello degli editori e dei padroni, è per noi un problema». Viene da ridere: la libertà d’informazione è esattamente il contrario. «Occorrono misure importanti per ristabilire l’equilibrio fra la stampa, il governo e le altre istituzioni». Ristabilire “l’equilibrio” fra stampa, governo e altre istituzioni significa esattamente la situazione che abbiamo oggi. E cioè: grandi televisioni in mano ai poteri politici o in mano ai poteri corporativi. Quindi: Murdoch, Berlusconi. Ripeto: non sono queste le cause dei mali che oggi noi viviamo, nella distruzione del nostro potere democratico. E poi c’è il controllo sociale. Distrutta la democrazia partecipativa, messi sotto controllo i sindacati, indebolito il mondo dei lavoratori – distrutto, di fatto, oggi, con la precarizzazione – bisognava stendere sopra questa strage l’ultima mano di vernice. Cioè: il controllo sociale, come ultima garanzia – il controllo dei controlli. E scrivono: «La società, siccome richiede ai governi maggiori interventi per risolvere i suoi problemi, necessita di ancor più controllo sociale. In Europa, la disciplina sociale non è adorata come in Giappone, e le forme indirette di controllo sociale sviluppate in America non sono presenti, in particolare in Italia».
Il controllo sociale: lo stavano organizzando molto bene negli Stati Uniti d’America, architettato molti anni prima da gente come Walter Lippman e Edward Bernays, e andava assolutamente importato in Europa. Esattamente quello che è successo. Il “pericolo” è la democrazia partecipativa degli anni ’60 e ’70, ma il “pericolo” sono anche «le classi lavoratrici che non vengono del tutto assimilate nel gioco sociale». Perché, se assimilati nel gioco sociale, i lavoratori non partecipano più. Ed è accaduto. Ripeto: esistenza commerciale, cultura della visibilità. Me lo conferma una sindacalista in pensione della Zanussi di Pordenone: se c’è un problema sul lavoro, la prima idea è quella di chiamare il Gabibbo. E’ successo questo: le classi lavoratrici sono state portate dentro il gioco sociale, e sono state annullate.
“La crisi della democrazia” verrà discussa il 31 maggio del 1975 a Kyoto dalla Commissione Trilaterale. Quello che hanno discusso è accaduto, e a gestire questi ordini di scuderia, cioè a riportare questo enorme potere là dove vuole stare – cioè al primo posto – hanno istituito, da allora in poi, degli organi che sono il potere, oggi. Quindi: non il governo dei palazzi, non gli amministratori, non i mafiosi, non le caste, ma – in ordine di importanza – l’Organizzazione Mondiale del Commercio, che è un altro di questi organi sovranazionali, di questi governi mondiali; sede a Ginevra, 153 paesi che firmano accordi che sono vincolanti su qualunque legge di qualunque governo di qualunque Parlamento. Un’organizzazione dal potere enorme: nel disastro della crisi finanziaria, il presidente degli Stati Uniti voleva delle regole per mettere le briglie alla speculazione finanziaria, ma l’Organizzazione Mondiale del Commercio gli ha detto: no, non lo puoi fare, perché hai firmato uno dei nostri accordi, che si chiama “Financial Services Agreement”, l’accordo sui servizi finanziari, che vieta a qualunque paese – agli Stati Uniti, in questo caso – di porre limiti alle dimensioni delle banche d’investimento e alle loro speculazioni. E sapete chi ha firmato questo accordo per gli Stati Uniti? Un tale Tim Geithner, che oggi è ministro del Tesoro, e che è uno dei membri della Commissione Trilaterale e di altri club dei veri potenti del mondo.
Un altro organo è la nuova Europa, l’Europa del Trattato di Lisbona e della Commissione Europea, laddove dei burocrati non eletti da nessuno hanno il potere di creare delle leggi – mentre il Parlamento Europeo non può – e la Corte Europea di Giustizia potrà emettere sentenze che saranno vincolanti persino sulla nostra Costituzione. Questo è un altro di questi organi di cui quest’idea del potere si è dotata per coltivare i propri interessi. Così come le banche centrali, che stabiliscono le politiche monetarie: vuol dire, nella pratica, quanto una persona paga del mutuo, cosa da cui deriva tutta una serie di scelte di vita: se poter istruire i figli in un certo modo, se potersi permettere un certo stile di vita o meno. Sono le banche centrali che hanno in mano la moneta, su cui abbiamo perso completamente ogni sovranità. Il sistema delle lobby è un altro degli organi istituito per portare avanti il piano. E poi c’è il “senato mondiale degli investitori internazionali”. Sono  uomini in carne e ossa: il più famoso è George Soros, è diventato “un buono” ma è una falsità; da solo ha deciso l’uscita dell’Inghilterra dal sistema monetario – un solo uomo ha deciso l’uscita dal sistema monetario di un intero paese.
Questi investitori internazionali hanno poteri enormi, ricattano qualunque governo al mondo: perché, mettendo o ritirando investimenti, possono far crollare le Borse e l’economia di qualunque paese. Anche loro portano avanti quell’idea di potere. E poi, infine, la Commissione Trilaterale e un altro gruppo, il Bilderberg. Sono gli organi di cui si è dotata quest’idea – che nacque nel 1971, rilanciata nel 1975 – per governare la vita di tutti i cittadini. L’Organizzazione Mondiale del Commercio sta approvando un accordo che si chiama Gats, General Agreements on Trading Services, accordo generale sul commercio dei servizi: stanno decidendo la privatizzazione internazionale di qualunque servizio alla cittadinanza esistente. La lista dei servizi comprende tutto, addirittura chi fornisce i cancellini alle scuole pubbliche italiane, chi fornisce il gesso e le lavagne, chi porta le carrozzine nell’Asl.
Tutto questo sta per essere privatizzato e venduto al miglior offerente internazionale. Questo significa che il potere di cui parlo riguarda la tua vita: i mutui che paghi, le condizioni che ti fanno le banche, le scelte alimentari, il lavoro, gli scioperi che non si possono fare, gli stipendi, la flessibilità. Tutto questo non è deciso dai governanti, dalle marionette del potere, ma è deciso da questo potere. Ne consegue che se continuiamo a dar retta a un esercito di sciagurati che ci sta martellando la testa col fatto che, se vogliamo cambiare la storia e il mondo, dobbiamo prendercela con quattro marionette del potere, perdiamo tempo, sprechiamo le uniche risorse che abbiamo e non abbiamo nessuna speranza. La prima cosa da fare è: imparare chi è il potere. Perché, se non sappiamo chi è, non lo potremo mai combattere.

Grazie a Libre.

29 dicembre 2012

E intanto si muore di stupro....

Ho già detto tanto e tanto ancora avrei da dire, insieme a tutte le donne che, in questo momento, sentono la terra franare sotto i loro piedi solo per il fatto di esistere e di essere donne. Spero che sia utile a qualcosa tutto questo denunciare e protestare, spero che qualcosa cambi e qualche coscienza si risvegli dall'intorpidimento, spero che questa barbarie cessi e si possa ritornare a camminare per le strade senza paure e senza sentirsi sole. 
Ma intanto, mentre si vaneggia sul comportamento femminile, qualcuna muore di stupro...
"La ragazza di 23 anni vittima della criminale ferocia di un gruppo di sei ubriachi che l'hanno assalita il 16 dicembre su un autobus di linea e' morta al Mount Elisabeth Hospital di Singapore dove era stata trasferita nei giorni scorsi nella speranza di recuperare le sue gravi condizioni.
La giovane che era in compagnia di un amico, che non e' stato identificato, era uscita dalla proiezione serale di un film e aveva preso l'autobus per andare a casa. I sei criminali, tra i quali sembra vi fosse anche l'autista del mezzo, l'hanno assalita, violentata e sodomizzata con una sbarra metallica sfondandole gli intestini ed infine l'hanno gettata fuori del bus dove e' stata raccolta da alcuni passanti.
Nei giorni scorsi si sono avute manifestazioni di protesta a New Delhi organizzate da movimenti femministi che invocavano l'intervento delle autorita' per porre un freno al dilagare delle violenze sulle donne.
Mentre la ragazza oggetto dell'aggressione era in fin di vita, un'altra giovane di diciotto anni, che era stata violentata nel Punjab, da un gruppo di uomini nel novembre scorso si e' suicidata ingerendo un veleno a seguito del suo rifiuto di sposare uno dei suoi violentatori.
A parte le manifestazioni di Delhi che sono state fronteggiate dalla polizia a bastonate perche' in India ogni adunata di protesta e' proibita, a parte la dichiarazione di Sonia Gandhi che si e' decisa a uscire dal suo silenzio dopo due settimane dall'accaduto, a parte la denuncia fatta da alcune leader del movimento femminista che hanno detto che alcuni capi della polizia avevano tentato di porre sotto silenzio l'accaduto, a parte tutto resta il fatto che, purtroppo, anche questo episodio ricade in una medievale cultura indiana in cui il ruolo della donna e' analogo a quello di un animale. Anzi si deve dire inferiore se si considerano i riguardi per le vacche sacre che pascolano nell'immondizia gettata sulle strade e il concetto di religiosa metempsicosi per cui e' meglio non uccidere la zanzara perche' potrebbe essere zio Luigi reincarnato.
I media hanno cominciato a riportare commenti di uomini politici conservatori che sostengono che le donne queste violenze se le vanno a cercare per colpa del loro abbigliamento (sono impaccate nei loro sarhi, tutti uguali, senza trucco, per non parlare delle musulmane che sono coperte dalla testa ai piedi). E poi, sostengono questi campioni della nuova India, le donne non devono uscire la sera. Quanto alle femministe che chiedono diritti per le donne sono definite ragazze 'disco'  che passano il tempo a fare proteste dopo essere state a ballare nelle discoteche.
Ricordiamo che una recente legge consente alla donna che deve sposarsi di chiedere almeno che il futuro marito garantisca che in casa vi sia un angolo per i bisogni intimi. Infatti molte donne nelle zone rurali vengono violentate quando escono di casa in un campo per assolvere alle proprie necessita'. Per ogni stupro dichiarato si calcola che ve ne siano stati oltre cinquanta che non vengono a galla perche' la donna e' intimorita e per la pressione delle famiglie a lasciar perdere.
Una situazione questa che contrasta con la rapida evoluzione della societa' indiana nei centri maggiori. Non bisogna comunque dimenticare che su una popolazione di oltre un miliardo e 241 milioni di persone, circa 300 milioni hanno una condizione e stili di vita paragonabili a quelli del mondo occidentale, mentre il resto della popolazione vive in una dimensione attraversata da profonde diversita' religiose spesso in conflitto cruento tra loro e culture all'insegna del disprezzo dei diritti della donna che deve ringraziare Vishnu piuttosto che Shiva se non la gettano sulla pira del defunto marito come per secoli ci si e' comportati in questo sub continente asiatico pieno di contrasti.
"

Oscar Bartoli
Bangalore (India)

28 dicembre 2012

Persecuzioni.


Pensavo di averne parlato a sufficienza nel post di ieri, credevo che queste turpitudini volgessero verso una fine meritevole e ovvia per la loro assurdità, e invece no, Pontifex non ci sta! Non arretra nemmeno di un passo, anzi, ora tira in ballo persino Don gallo e i preti “comunisti” (ah, questa parola!!!) in “odor di eresia” e “dalle ampie vedute mondane” che bestemmierebbero con i loro discorsi a favore dei gay, dell’eutanasia e dell’aborto. Ora i perseguitati sono loro e quell’idiota di don Piero che, testuali parole, non fanno altro che “ribadire quel che dice il magistero della Chiesa riguardo al pudore delle donne. Pudore che, per certa fetta di società laica e di chiesa rotta alla modernità, suona come termine scandaloso, medievale e blasfemo.”

È vero, signor Gianni Toffali! Nel suo articolo dice una sola verità ed è proprio questa: la chiesa ha questo concetto delle donne! E finché ci saranno persone come lei, il suo direttore e altri emuli della vostra risma che difenderanno questi principi a spada tratta, ignorando completamente qualsiasi forma di rispetto e di civiltà, non ci sarà nessuna possibilità  di intesa. Personalmente penso che, finché continuerete su questa linea, non farete altro che screditarvi agli occhi di chi il cervello lo usa per ragionare e non come orpello insignificante. Attenzione: sto usando termini  civili perché non voglio scendere al vostro livello, altrimenti meritereste ben altre parole.

Perché quello che è scandaloso, medioevale e blasfemo è il vostro insistere sul fatto che “talune donne abbiano facoltà più d’altre, di sedurre e titillare i peggiori istinti maschili.”

Perché quello che è scandaloso, medioevale e blasfemo è accusare i garantisti del multiculturalismo di amare i “vizi” e le “virtù” del prossimo più della democrazia e della libertà. Mentite sapendo di mentire quando affermate che non spendono una sola parola di condanna verso l’islam, le infibulazioni, le bastonate, le umiliazioni, i kefiah e burka fatti forzatamente cingere alle "castigate" donne islamiche: lo fanno da sempre e lo faranno sempre, al contrario di VOI e nonostante VOI, nonostante le vostre condanne al rogo, nonostante le vostre campagne d’odio!

Perché quello che è scandaloso, medioevale e blasfemo è la vostra religione, tutte le religioni, nessuna esclusa, che pretendono di controllare le coscienze, l’intelligenza e la volontà delle persone in nome di qualcosa che non esiste, in nome di un potere che non esiste se non nella volontà di sottomettere esseri umani ad altri esseri umani. Un potere da mantenere e rafforzare contro tutti i tentativi di libertà di pensiero e di azione, un potere che permette ai suoi adepti di perpetrare i crimini più orrendi.
Finisco con un appello, forse un po’ retorico ma sentito.

Mi rivolgo a voi uomini, a voi maschi con gli ormoni sovraeccitati da questa ostentazione vergognosa di centimetri di pelle femminile di infernale natura. Non dite niente? Non vi sentite offesi? Siete paragonati agli animali, vi si dice che siete poco più che animali intelligenti senz’anima e avete sovraeccitazioni ormonali che generano atti incontrollati! Non vi sentite umiliati di fronte a questo denigrare anche la vostra intelligenza e la vostra capacità di controllo?

Se sì, fate sentire anche la vostra voce e aiutate le donne che dite di amare. Solo in questo modo, uniti, uomini e donne che amano sé stessi e gli esseri umani in eguale misura, solo dimostrando che si può amare senza sottomettere e senza possedere si potrà forse arrivare, un giorno, a vivere insieme senza diffidare l’uno dell’altro. 
Lo stereotipo donna vittima uomo predatore porta sciagure a tutti e due. A tutti e due.  
Esiste un problema, e ce ne dobbiamo occupare insieme. Negarlo non serve. Serve lavorarci. Insieme, possibilmente. 
Non abbiamo bisogno che ci dicano come dobbiamo comportarci, non abbiamo bisogno di seguire falsi esempi moralisti e ipocriti….
basta amarsi….

27 dicembre 2012

"Mi auguro che le venga un colpo, che faccia un incidente"



Attenzione! Il titolo è virgolettato, quindi non sono io a dirlo  bensì…..indovinate un po’?? Uno che negli ultimi giorni si è distinto per esternazioni degne della santa inquisizione, del più becero maschilismo e, in tempi meno sospetti, anche di razzismo e di intolleranza alla povertà. Quel degno  “ministro di dio” che, non soddisfatto della risonanza che ha avuto l’opinione del suo compagno di merende direttore di pontifex, ha pensato bene di spiegare, con parole sue, il fenomeno del femminicidio.  E si è sentito pure perseguitato perché è stato frainteso, è caduto in depressione post partum tanto da minacciare di abbandonare la tonaca per ritrovare la sua serenità (?!?!), salvo poi smentire anche questo e aggiungere chicche tipo “frocio” al giornalista che lo intervistava ieri e il benevolo auspicio elargito alla giornalista che lo intervistava oggi alla quale il parroco ha espressamente detto “mi auguro che le venga un colpo, che faccia un incidente”. (L'articolo qui.)

In sintesi: una cazzata dietro l’altra! E scusate il francesismo ma fino a quando ci saranno persone come lui che si permettono di dire certe cose, io mi sentirò autorizzata a parlare in questo modo!

Ma vorrei andare oltre questo episodio già di per sé vergognoso e, se possibile, ancora più indegno per il ruolo che riveste il suo protagonista per arrivare alla dichiarazione di Monsignor Galantini, segretario del Vescovo di La Spezia, che, commentando la falsa notizia che stamani era stata data dell’abbandono del sacerdozio del nostro pentito incompreso, ha parlato del gesto del parroco come di uno “svarione” e ha detto testualmente: “Per lasciare il ministero ci vuole ben altro, una motivazione più profonda“.

UNA MOTIVAZIONE PIU’ PROFONDA???????

Il tentativo fatto da un “ministro di dio” di incitare alla disuguaglianza tra i generi colpevolizzando le donne definite corresponsabili dei delitti perpetrati a loro danno possa, non è una motivazione abbastanza profonda????

Non rappresenta una motivazione sufficiente per decidere l’allontanamento dai fedeli del soggetto in questione, che ha platealmente e profondamente tradito il suo ruolo religioso e la sua funzione sociale????

La risposta a queste assurde domande è che, evidentemente, la chiesa condivide la posizione di don Piero Corsi che, con le sue parole, ha istigato e giustificato la violenza sulle donne, altrimenti lo avrebbe sanzionato e rimosso in quanto scheggia impazzita . Ed è altrettanto ovvio che la vera ragione di questa posizione della chiesa, nella brama di controllo delle coscienze, nella sessuofobia, misoginia, omofobia che contraddistinguono queste posizioni, è la paura delle donne, della loro indipendenza, della loro autonomia e autosufficienza. Non dimentichiamo che per oltre un millennio la chiesa non riconobbe mai che potessero avere un'anima. Non dimentichiamo che per centinaia di anni le donne furono processate,  torturate ed uccise come streghe.

Non esiste altra ragione e non c’è molto da commentare perché è sufficientemente chiaro che questo è un paese dove si può diffamare, istigare alla violenza, all’odio razziale, si può assolvere un uomo che ammazza una donna per un paio di calzini piegati male in un cassetto e, nello stesso tempo, considerare assassina una donna che abortisce.

W l’Italia!


26 dicembre 2012

Domandina facile facile: chi ci guadagnerebbe se la libera circolazione e l’utilizzo del contante venisse vietata per legge o ulteriormente compressa?


100euro Il Grande Sponsor della Lotta al Contante (Indovinate chi ci guadagna?)

Risposta altrettanto facile: le banche! 

Prendiamo alcuni dati di partenza:
1) 100€ 
… trasformati in impulsi digitali.
2) Le commissioni “normali” che ciascun negoziante paga al sistema bancario per l’utilizzo di un POS, la macchinetta che legge i bancomat e le carte di credito. Prendiamo ad esempio il Banco Posta (il negoziante poi ve le ribalterà sul prezzo del bene acquistato, non esistono pasti gratis.):
ScreenHunter 02 Dec. 25 11.27 Il Grande Sponsor della Lotta al Contante (Indovinate chi ci guadagna?)
facciamo una media di 0,8% per transazione.
Cosa succede ai nostri 100€ dopo 100 transazioni? 
N. Passaggi ad un POS  Cosa Rimane di 100€ Commissione
Bancaria %
Commissione
Bancaria in Valore Assoluto 
Note
 start 100€ 0,8% 0,8€ Si parte con i nostri 100€
1 99,2€ 0,8% 0,794€ al primo passaggio diventano 99,2€.  80c sono andati  alla banca
2 98,406€ 0,8% 0,787€ al secondo  passaggio diventano 98,406€.  78,7c vanno alla banca
…. ….. …. ….. etc etc
100 44,79€ 0,8% 0,358€ Al 100esimo passaggio i 100€ sono diventati 44,79, le banche si sono prese 55,21€ sui 100€ iniziali 
 Bene signore e signori, eccovi calati nel magico mondo della lotta al contante per distruggere l’evasione fiscale e le mafie.
Dopo solo 100 passaggi ad un POS le banche hanno requisito all’economia il 55,21% della ricchezza iniziale immessa nel sistema per transazioni attraverso i POS.
Le Mafie continueranno serenamente ad accettare contante e a depositarlo oltre confine (diciamo che la misura di lotta al contante ha anche un aspetto educativo per la mala), l’11% di evasione fiscale legata al contante continuerà ad accettare contante e a depositarlo oltre confine oppure lo spenderà nel fiorente mercato nero che, vi posso assicurare, fiorirà in ogni angolo di strada.
L’89% di evasione ed elusione fiscale, non verrà toccato anche perché il “grosso” proviene da attività proprie del sistema bancario, vi voglio ricordare che il fu ministro Passera è indagato per una faccenda di evasione fiscale miliardaria (in €) che coinvolge Banca Intesa.
La scellerata forza politica che propone l’abolizione del contante, non è stupida, è collusa con il sistema finanziario, tenetelo bene a mente.

Fonte