27 novembre 2017

Hierofobia.

La rete è (anche) uno strumento eccezionale, si trova qualsiasi cosa. Stamattina mi sono svegliata con il ricordo di me piccolissima che scappavo quando c'erano le benedizioni pasquali. Ho pensato che forse questa stranezza poteva avere un nome e ho scoperto che da piccola soffrivo di hierofobia.  Non sapevo nemmeno esistesse questa parola e che indicasse una fobia: "hierofobia, una paura persistente, anormale e ingiustificata dei curati, sacerdoti o di cose liturgiche". Ho un ricordo netto di questa paura. Abitavamo in campagna, davanti a casa c'era il classico cortile circondato da un muro in cui era stato inserito un grande forno che comprendeva anche una nicchia per la legna. Ecco, quello era il mio nascondiglio ogni volta che il prete veniva a casa nostra o passava di lì (i preti di campagna giravano spesso nelle case per i più svariati motivi). E non c'era verso di farmi uscire finché non ero più che sicura che il prete fosse ben lontano. La stessa paura la provavo quando ero costretta ad andare in chiesa, mi inventavo qualsiasi scusa per restarne fuori e se proprio non ci riuscivo costringevo mia madre a restare nell'ultima fila a ridosso della porta e scappavo come una forsennata appena finiva la messa. Tutto questo si è attenuato crescendo, anzi, direi che si è modificato: non percepivo più paura ma diffidenza verso quelle palandrane nere che potevano nascondere qualsiasi cosa. Diffidenza che è rimasta tale col passare degli anni, accresciuta e giustificata dalle informazioni che man mano arricchivano la conoscenza di quel mondo.
Ero predestinata, fin da piccola. 😄

P.S. Vorrei precisare che non ho niente contro chi crede in qualche essere superiore anche se non condivido l'idea, ce l'ho solo con chi strumentalizza, e secondo me le istituzioni ecclesiastiche questo fanno, oltre ad abusare di un potere conquistato con l'inganno e la crudeltà.

18 novembre 2017

Musica e amore.

Ascolto spesso musica, anche quando lavoro (almeno quello me lo posso permettere) ed è sempre come se m'innamorassi. Mi si riscalda il cuore, il mio umore cambia, mi sento viva. Alcune volte è il potere evocativo della musica che mi riporta indietro nel tempo, a ripercorrere strade abbandonate ma mai dimenticate, altre volte sono solo le note che mi cullano nel profondo riportando a galla la dolcezza di certi sentimenti. Mi ci abbandono, assaporo l'estasi del momento e dimentico tutto il resto. Se non ricordo male è così che ci si sente quando si è innamorati, perduti in un vortice leggero che trasforma un po' la realtà e non a caso spesso gli innamorati scelgono una musica che li rappresenti. M'innamoro sì, ma di che cosa? M'innamoro dell'amore, ne sono sempre stata innamorata, tanto che spesso sbagliavo bersaglio centrando qualcuno che non c'entrava niente. M'innamoro della sensazione, della languidezza e della capacità dell'amore di far sembrare possibile l'impossibile, dei sogni che fa sognare, di quel fluire lento che fa sentire fragili e forti al tempo stesso, di quell'istinto che fa andare senza sapere dove. E così, in un sabato pomeriggio che si preannunciava noioso, ritrovo quella scia che parte da lontano, come un'onda su cui poter navigare. Una candela nel cuore, ispiratrice e destabilizzante...come se la parte migliore di me fosse nascosta...e solo la musica potesse svelarla...


13 novembre 2017

Quando nevica sulla foglia chi ce l’ha se ne leva la voglia.



Lo ammetto, amo di più l'estate, il caldo e il bel tempo, ma non posso non restare affascinata dalla neve che cade. Mette addosso quella certa voglia di rintanarsi, di godersi la casa al caldo e osservare quel paesaggio brumoso dai colori sfumati. Ed è bello vedere tutto imbiancato, quasi che quel candido mantello servisse a coprire le brutture del mondo. I suoni sono ovattati e le persone sono costrette a rallentare i ritmi. La neve e il suo magnifico silenzio. Non ce n’è un altro che valga il nome di silenzio, oltre quello della neve sul tetto e sulla terra.

Respirano lievi gli altissimi abeti,
racchiusi nel manto di neve.
Più morbido e folto quel bianco splendore
riveste ogni ramo via via.
Le candide strade si fanno più zitte,
le stanze raccolte più intente. 
(Rainer Maria Rilke)

Ecco, tutto questo è bellissimo...
Poi ti viene in mente che devi uscire, metterti calze pesanti, scarponi, piumino, sciarpa, guanti, berretto, spalare il vialetto e la macchina sepolta e...tutta la poesia va a farsi benedire!!

12 novembre 2017

Quella mattina di Novembre...


Ci sono momenti in cui la mia mente, annoiata dalla ripetitività dei gesti, si stacca dal presente, va a pescare nei suoi meandri di emozioni e, come bagliori improvvisi dell'inconscio, appaiono i ricordi, testimoni muti dell'incontrovertibile scorrere del tempo. 
Era la prima volta che facevo un gesto così eclatante. Scappavo da casa. Ma non era un'alzata di testa adolescenziale, ero già piuttosto grande e avevo anche una famiglia. Scappavo da una situazione insostenibile, esasperata da accuse, ritorsioni e rinfacci. I compromessi che fino ad allora, volente o nolente, avevo accettato erano diventati nodi scorsoi e andarmene era l'unico modo per non soffocare del tutto. Sì, lo so, scappare è da vigliacchi, i problemi si affrontano. Io c'avevo provato ripetutamente, facendo appello alla logica di comprensione di qualcuno che di logica ne seguiva solo una, la sua, che non si combinava per niente con la mia. Non so se avevo torto o ragione, so che non mi andava più bene e per me era vitale cambiare. E visto che il metodo indolore non era possibile, l'unica strada che sono riuscita a intravvedere era quella di buttarmi tutto alle spalle, rinunciando a tutto ciò che avevo, anche ai sentimenti verso quella famiglia che avevo contribuito a costruire e andarmene, sola, senza sapere cosa avrei potuto fare. E così quella mattina di Novembre di tanti anni fa, sul marciapiede di una stazione grigia di freddo foriero di neve, sono salita sul pullman della mia libertà, destinazione sconosciuta. Ero consapevole degli strascichi, delle difficoltà che avrei incontrato, dei sensi di colpa e perché no, anche dei ripensamenti che mi sarebbero saliti in gola, ma in quel momento stavo andando verso qualcosa che non mi si voleva concedere e che mi stavo prendendo da sola. Ce l'ho fatta quella volta. Ce l'ho fatta altre volte in cui sono ricaduta nella trappola dei compromessi. Ce la farò ora a tenermi quello per cui ho combattuto tutta la vita? Penso proprio di sì, perché questa autonomia che tanti mi hanno negato e che mi regala questa parvenza di equilibrio e serenità è una cosa a cui non potrò mai rinunciare.

06 novembre 2017

Evoluzioni, rivoluzioni o involuzioni di una certa età (a vostra discrezione ma non do delucidazioni).


Alla mia età tante cose cambiano e altrettante cambieranno negli anni a venire se riuscirò a vederli.
E' cambiato il mio approccio con la vita, non sgomito più tanto, cerco solo uno spazio in cui poter sorridere e già questo richiede abbastanza forza, passione e coraggio, tanto che non ne ho per altro.
Non ho più voglia di litigare, guardo quelli che lo fanno e penso che stiano sprecando energie, come ho fatto anch'io per tanto tempo, testardamente, senza rendermi conto che nessuno, nemmeno io, avrebbe mai ammesso di sbagliare.
Non ho più voglia di ascoltare la prosopopea degli illuminati con la sfera di cristallo, quelli che pianificano il futuro e poi rompono la sfera, seminando cocci e fumo per disperdere le previsioni.
Non ho più voglia di parole, ma nemmeno di fatti, mi bastano quelle, forse inutili, che ho detto e fatto. Ora mi metto da parte, ascolto solo ciò che ho voglia di ascoltare, parlo poco e agisco moderatamente, quel tanto che basta per scrollare un po' di polvere dalla mente sperando di ritrovarla lucida.
Non faccio più scalate verticali, i miei obiettivi si snodano su percorsi pianeggianti, agevoli e brevi, perché non vale più il per sempre, importa oggi, o al massimo domattina se proprio voglio fare uno sforzo di prospettiva.
Non ascolto più le critiche (ma questo non è cambiato per niente), non ne faccio e sorrido alle cattiverie, alle invidie e alle gelosie di chi non ha ancora imparato a vivere con sé stesso.
Non mi interessano più le attenzioni, non le elemosino e non le cerco, non mi camuffo per piacere, sono quel che sono, con i cedimenti mentali e strutturali, le rughe e i capelli un po' imbiancati che mi permettono di affrancarmi dal “tirarmi a lucido” e dal seguire mode vanesie e diete frustranti. Ora finalmente non devo più dannarmi l'anima per cercare di essere sempre sulla cresta dell'onda.
Insomma, questa età per me è paragonabile ad una liberazione!
E pensare che bastava solo fare un po' di pulizia intorno, così come la si fa in casa, buttando ciò che non serve o non piace più, facendo delle scelte con la consapevolezza di ciò che conta davvero. Quella consapevolezza che mi terrei ben stretta se potessi tornare indietro nel tempo, così da rendere meno arduo il divenire. Ma tornare indietro non si può, quindi me la godo adesso, mi impegno a coltivarla e....vedremo che succederà...a 65 anni si può fare...che dite?