28 ottobre 2011

Silvio e il pisello di marmo da 70 mila euro.

Non sono io l'autore di questo post (ebbene sì, sono invidiosa, avrei voluto scriverlo io!) ma faccio un indegno copia e incolla perchè mi piace troppo!

"Se fra cinquant’anni i nostri figli o nipoti ci chiederanno chi era Silvio Berlusconi e cos’era il berlusconismo potremo parlarne per ore e ore, e anche con una certa foga. Ma io ho deciso che (se ci sarò) mi risparmierò tutti i soliti discorsi che ci facciamo da anni (anche perché allora sarò a rischio infarto, presumo). Alle generazioni future racconterò questo breve aneddoto – che racchiude tutta quest’epoca. A Palazzo Chigi, all’ufficio del premier, c’è adesso una pregiata scultura di marmo del dio Marte, risalente al 175 AC. Voluta fortemente dal premier, noto cultore del buongusto. Ma c’era un problema. Possiamo dirlo: un problema del cazzo. Infatti alla statua mancava l’organo maschile. Nel senso che con il passare del tempo, dei secoli, degli imperi che si sono succeduti uno dietro l’altro, quel coso lì si era staccato, essendo oggetto sporgente abbastanza esposto a maldestre scalfiture. E si sa, a Berlusconi – come uomo, come politico, come imprenditore, come protettore delle nipoti di Mubarak – sta molto a cuore tutto ciò che è riconducibile al buon funzionamento del pene. Figuriamoci se nella sede del governo poteva tenersi la statua senza l’organo supremo di comando.

E allora, studiosi e restauratori all’opera: va ricostruito il pisello del dio Marte. Immaginatevi la task force impegnata alla riabilitazione della virilità del dio. Scartata l’idea di mettere la pompetta magica anche alla statua (andando lavorato il marmo, il pistolino si ritrova già duro senza bisogno di stratagemmi idraulici), sono stati interpellati addirittura degli storici per individuare quale fosse la misura giusta per i canoni dell’epoca. Alla fine la gravosa operazione riesce: dio Marte ha riavuto il suo gioiello. Ma, e c’è un ma, quando il nostro presidente del Consiglio butta l’occhio sulla scultura finalmente tornata maschia, esclama: “Ma è troppo piccolo!”. Morale della favola, viene richiamato il trust di cervelli per elaborare una più consona dimensione del pisello di marmo. 

Costo finale di tutta questa penosa scenetta sulle tasche dei contribuenti: 70mila euro.

Ecco, il berlusconismo è stato questo. Come dicono gli scaricatori di porto di Livorno e anche i broker milanesi di piazza Affari, “un periodo del cazzo”.

PS. L’edificante storia in questione è stata ripresa da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo nel loro ultimo saggio “Licenziare i padreterni” (Rizzoli)".

Fonte. 

E tanto per non farci mancare niente, la notizia è andata sui maggiori quotidiani esteri:
The Guardian
La Nacion
The Age
The New York Times

Talenti mancati.


L’arte rappresenta sempre un’incognita: se si è convinti di avere un buon talento, potendolo mettere in pratica, ci si può costruire un gran futuro. Ma è anche vero che la creatività è cosa spontanea, se non c’è non la si può inventare.
In mezzo alla nostra degna classe politica c’è più di un leader con un passato artistico e più specificamente canoro, ma, evidentemente, qualcosa non ha funzionato tant’è che c’è stata una decisa virata di carriera, una ricerca di espressioni diverse in modo da trovare la sintonia con il talento.
Molti anni fa lessi una piccola biografia di Bossi dove ho potuto farmi solo un’idea: uno sfaccendato senza doti in ogni campo (anche se pare non abbia mai provato con l’agricoltura). Pare che nemmeno la scuola Radio Elettra sia riuscita a lanciarlo e che gli sia rimasto da attingere solo agli hobbies. Passando intere giornate al bar a perdere tempo cominciò a farfugliare di politica, allenandosi per un futuro di brontolamenti contro le ladronerie di governo. Forse dalle sue parti pioveva molto o forse in quei bar bevevano troppo, sta di fatto la politica raccoglie spesso falliti da ogni parte: è una carriera semplice, si è dipendenti di stato ma è come lavorare in proprio, basta aver qualcosa da sbraitare ogni tanto.
Inutile dire che la vera gloria arrivò quando fece il suo ingresso un altro ex musicante nonché raccoglitore di anime perdute. Berlusconi era un personaggio con poca autostima, la sua altezza limitata gli rodeva un po’ ma, grazie alla sua furbizia, è riuscito a rimediare  in fretta compensando la mancanza di altezza con tantissima bassezza morale: sommando un metro ad un metro è uscito un palazzinaro brillante e un talent scout ancora più bravo. Ha messo insieme una squadra di personaggi salvati dai debiti di gioco, ha recuperato le salamandre del psi e i loro discendenti e c’è anche un venditore di cocco con la voce da papero.
Le cronache mi hanno già dato modo di ascoltare le doti canore di Berlusconi in varie occasioni, ma quelle di Bossi mi erano ancora sconosciute:
canzoni del tipo “Ebbro” e “Sconforto” gli hanno illuminato il futuro!! 
Da ascoltare, sono una chicca!


Mi viene in mente il celeberrimo racconto “L'orologio” di Mark Twain che chiude più o meno con la scoperta che gli artigiani che fallivano nel loro mestiere finivano col fare gli orologiai. 

Ecco, oggi si può affermare, senza tema di smentita, che chiunque fallisca nelle proprie intraprendenze finisce col fare il “politicante”, sicuro di avere grande successo tentando da far credere ai gonzi di essere il miglior “politico” della storia!


20 ottobre 2011

Il trota e la escort: due minuti per lo sghignazzo.






Ricevo e pubblico volentieri:

Forse le hai già lette, ma alla fine ridevo come non rido mai.... te le mando perchè mi chiedo anche come si può sopravvivere quando ti prendono per il culo così.... Va be' che il padre è sopravvissuto a tutto... ma non mi sembra che il figlio abbia la faccia di uno che ce la fa...

Paolo

Il Trota non capisce come Silvio possa pagare 50.000 Euro una Escort di 18 anni se la valutazione di Quattroruote è di 500 Euro.

Il Trota ha detto che quando il suo papi è caduto voleva chiamare il 118, ma non ricordava il numero

Il Trota ha detto che per non far cadere il padre di notte dal letto lo farà dormire di giorno

Il Trota ha detto che suo padre predica bene e ruzzola male

Il Trota ha detto che in un incidente si è rotto il braccio destro, ma non capisce perché la polizia indaga sul sinistro

Leggendo i necrologi, Il Trota ha detto che non capisce come fa la gente a morire in ordine alfabetico

Il Trota ha detto che spiare le coppiette in macchina non è reato ma fecondazione assistita

Il Trota ha detto che non capisce perché alcune tazzine da caffè hanno il manico a sinistra ed altre a destra

Il Trota ha detto che ha chiamato il suo cane stop perché è un incrocio

Il Trota ha detto che non ha bisogno delle chiavi inglesi perché non ha mai avuto una casa a Londra

Il Trota ha detto che non capisce come mai tutti come password scelgono sempre solo asterischi

Il Trota ha detto che da una parte del rubinetto esce acqua calda, dall'altra fredda, ma non capisce da dove esce quella tiepida

Il Trota ha detto che per risparmiare l'acqua la diluisce

Il Trota ha detto che i libri che ha a casa non hanno l'indice ma il medio

Il Trota ha detto che se oggi le mele costano l'ira di Dio è colpa di Adamo ed Eva

il Trota ha detto che se al reattore di Fukushima si é fuso il nocciolo, possono sempre sostituirlo con un mandorlo

Il Trota ha detto che Garibaldi era un drogato perché si faceva l'eroina

Il Trota ha detto che una gallina può fare un uovo duro se lavora sodo

Il Trota ha detto che sta scrivendo un libro su se stesso, ma arrivato alla schiena proprio non ci riesce

Il Trota ha detto che per non ingrassare mangia solo il buco della ciambella

Il Trota ha detto che prima di uscire di casa accende tutte le luci per vedere se sono spente

Il Trota ha detto che le rose senza spine vanno a batteria

Il Trota ha detto che il poliziotto più sfigato è quello che muore al Posto di Blocco, mentre il più fortunato è Blocco

Il Trota ha detto che il Sahara è un deserto e su questo non ci piove...

Il Papa non vuole incontrare il trota perché ha paura di cambiare idea sull'uso del preservativo

19 ottobre 2011

Cambio tattica!


Voglio sperare che sia una svista, una valutazione superficiale, una reazione incontrollata.


Voglio sperare che il ministro Maroni e l'onorevole Di Pietro non intendano veramente ritirare fuori dal cassetto la legge Reale del 1975.


Voglio sperare che Di Pietro sia stato vittima di un momento di ansia da prestazione e che Maroni abbia solo perso un’occasione per stare zitto.


Voglio sperare che non ci si faccia prendere la mano da leggi “speciali” che più fasciste non si può, in risposta a eventi di piazza, mentre nulla è in cantiere per evitare altri casi Thyssen, altri crolli di Barletta, di case dello Studente a l'Aquila e mentre nulla si fa per affrontare i temi che i ragazzi stanno portando in piazza:
precarietà,
disoccupazione,
lavoro,
dignità.


Le associazioni cattoliche riunite in un seminario a Todi hanno chiesto un altro governo, che sia più forte di quello attuale per affrontare i problemi del paese.


Voglio sperare che non intendessero questo!!!


Ecco, voglio sperare che il governo non smentisca la verità e che ora cominci a fare queste cose: 


si occupi di salari


nomini sottosegretari competenti che sappiano almeno cos’è il Sistri, 


sappia dare risposte a chi è senza lavoro e alle proteste di chi scende in piazza (e non per fare disordini) , 


sappia gestire l'ordine pubblico (punendo chi invece scende in piazza solo per distruggere), 


si faccia carico di rendere chiari e trasparenti gli appalti pubblici senza passare per faccendieri.


E senza ricorrere a leggi speciali!!!

Sono ottimista?

Dal film "Gli anni ruggenti" di Luigi Zampa, la scena degli arresti preventivi, in vista della festa del fascio. 

Appunto.



09 ottobre 2011

La crisi degli asini: una storiella per capire qualche meccanismo.

Un uomo con la cravatta si presentò in un piccolo paese. Si issò su una panchina e gridò a tutta la popolazione che avrebbe comprato in contanti, per 100 euro l'uno, ogni asino che gli avrebbero presentato. I contadini lo trovarono un po' strano ma il prezzo era molto interessante e quelli che fecero l'affare se ne tornarono a casa con il borsellino pieno e la faccia gioiosa. L'uomo con la cravatta tornò l'indomani e offrì 150 euro ad asino così gran parte degli abitanti vendette le proprie bestie. I giorni seguenti ne offri 300 e quelli che non avevano ancora venduto vendettero gli ultimi asini del paese. Si accorse che non ne restavo uno e dichiarò a tutti che sarebbe tornato dopo una settimana per comprare ogni asino pagando 500 euro a testa e se ne andò.
L'indomani affidò al suo socio il branco di asini che aveva aquistato e lo mandò nello stesso paese con l'ordine di rivendere le bestie al prezzo di 400 euro l'uno. I contadini vedendo la possibilità di avere un beneficio di 100 euro la settimana successiva, ricomprarono i loro asini ad un prezzo 4 volte superiore di quanto avevano ricevuto nella vendita e, per farlo, dovettero chiedere un prestito alla banca.
Come immaginate, i due affaristi se ne andarono a fare una vacanza meritata in un paradiso fiscale mentre i contadini si ritrovarono con degli asini senza nessun valore, indebitati sino al collo e rovinati.
Quei poveri diavoli di contadini tentarono invano di rivenderli per rimborsare il debito. Il valore dell'asino crollò. Le bestie furono sequestrate e poi affitate dalla banca ai loro precedenti proprietari. Però il banchiere andò dal sindaco spiegando che se non avesse recuperato i fondi si sarebbe rovinato anche lui e di conseguenza avrebbe dovuto chiedere il rimborso immediato di tutti i crediti concessi al comune.
Per evitare il disastro, il sindaco, invece di dare denaro agli abitanti per pagare i debiti, dette denaro al banchiere, amico intimo del primo assessore... Purtroppo questi, dopo aver ripristinato i suoi fondi, non annullò i debiti dei contadini né quelli del comune che si ritrovò vicino alla bancarotta.
Vedendo i suoi debiti crescere e preso alla gola dai tassi d'interesse, il comune chiese aiuto ai comuni vicini ma questi risposero che era impossibile avendo subito anche loro gli stessi infortuni.
Il banchiere consigliò, in un modo disinteressato, di ridurre le spese: meno soldi alle scuole, meno ai programi sociali, le strade, la polizia municipale... Si riportò in avanti l'età delle pensioni, si licenziarono gli impiegati municipali, si abassarono gli stipendi e si aumentarono le tasse. Era, si diceva, inevitabile ma si promise di moralizzare quello scandaloso commercio degli asini.

Questa ben triste storia si rivelò piccante quando si seppe che il banchiere e i due affaristi sono fratelli e vivono insieme in un isola delle Bermuda, aquistata col sudore... Si chiamano i Fratelli Mercato. Con tanta generosità hanno promesso di sovvenzionare la campagna elettorale dei sindaci uscenti. 

In ogni caso questa storia non è finita perchè non si sa che fine fecero i contadini. E tu, cosa avresti fatto al loro posto? Che farai tu?


Tratto da qui

01 ottobre 2011

Confessioni leggere.....


Non sono una vera intellettuale, perché la tv mi piace. La guardicchio, anzi, la guardo, anzi, per dirla tutta, qualche volta seguo con passione anche delle immonde schifezze. A volte invece la guardo solo perché ci sono le figure che si muovono, senza preoccuparmi veramente di quello che sta scorrendo sul video: quando sono stanca vanno bene pure le aste dei mobili stile impero, con inserti a cammeo intarsiato in cui Napoleone ha un profilo rigorosamente berlusconiano.
Poi ci sono le cose che mi piacciono e che guardo con passione. Mi piacciono i film, però quelli con almeno 4 stellette, quelli di registi importanti o con attori importanti. 
E poi ci sono le serie tv, e qui sono esigente: quelle italiane decisamente non mi piacciono; sono sempre troppo sdolcinate e piene di moralismi ipocriti che proprio non sopporto. Mentre invece devo confessare che sono una fanatica di CSI che inseguo per tutti i palinsesti televisivi. 
Ma non è finita: proprio la settimana prossima ricomincia una serie che mi piace molto. Ebbene sì: sono una affezionata telespettatrice del dr. House! Anche questo è americano , lo so, ma non so che farci, mi piace e lo guardo.
Secondo molta parte della critica, sarebbe la versione cattiva e politicamente scorretta di ER. In effetti lì c’è un Pronto Soccorso zeppo di medici che i pazienti, più che guarirli, li adottano. Non gli basta prescrivere le cure giuste, devono anche risolvergli la vita, compartecipare ai drammi delle loro esistenze. Sono buoni, buoni, buoni. Problematici, sofferenti e ancora buoni. Un po’ sfigatelli, anche, molto spesso, ma quel tanto che basta per impietosire il pubblico. Sono i medici che ognuno di noi spera di incontrare all’ospedale quando stai male: educati, precisi, sensibili. Parlano per ore, si interessano della storia dei pazienti, filosofeggiano e psicologheggiano.

Il Dottor House no.

House è il primario del dipartimento di Diagnostica della clinica universitaria di Princeton. Siamo in America, e si vede, perché, pur essendo primario, è scandalosamente figo, sotto ai cinquanta e in rotta con il sistema, cosa in Italia impossibile, perché qui il primario di un reparto similare avrebbe come minimo settant’anni, una pancetta prominente e ricoprirebbe quel posto solo a patto di aver leccato tutti i politici e gli amministratori presenti nel raggio di centinaia di chilometri.
Inoltre il dottor House è cattivo. Nel senso di tagliente, insopportabile, maleducato, egocentrico, drogato ed infelice. E dichiaratamente ateo. Di quel bell’ateismo incazzoso che non si limita a tralasciare la religione come cosa che non interessa. No, la prende di petto: non crede in Dio ma questo non vuol dire che non ci possa litigare.
Mi ricordo di una puntata di parecchio tempo fa nella quale il dr. House si deve confrontare con un giovane predicatore che, a quanto pare, è stato in grado di far andare in remissione un cancro ad una paziente ricoverata in oncologia. House non ci crede, naturalmente, mentre i suoi assistenti, più possibilisti, quasi quasi sono disposti a gridare al miracolo. Ma House non demorde. Ristudia cartelle, affastella esami su esami, usa la sua lavagnetta per le diagnosi differenziali come un segnapunti: a destra House e a sinistra Dio. E alla fine, dopo aver analizzato di nuovo tutto alla luce della razionalità medica, smonta il miracolo.
Il dottor House crede nella medicina e nella scienza. Punto e basta. Le tac sono i suoi articoli di fede. Guarda i suoi pazienti come criceti da laboratorio, tratta i suoi collaboratori come strumenti. Se Sherlock Holmes si fosse laureato sarebbe stato House. Del resto Conan Doyle creò il suo Holmes proprio basandosi sulla figura di un suo ex professore di medicina, che, grande diagnosta, era in grado con una sola occhiata di capire non solo di che malattia soffrisse il paziente, ma anche che mestiere faceva e cosa aveva mangiato a colazione.

L’America è quel paese dove i predicatori in tv fanno spettacoli con le guarigioni in diretta, e dove i teocon citano la Bibbia per giustificare i bombardamenti. È il paese dove una percentuale altissima di cittadini dichiara di credere in Dio. Poi però produce anche telefilm come “Doctor House versus God”, titolo originale della puntata che ho appena raccontato.

In Italia, terra dove Ratzinger, la Curia e gran parte dei nuovi atei devoti tuonano contro il razionalismo trionfante e il relativismo culturale che ormai controlla la società la puntata è stata mandata in onda, ma il titolo è diventato il più tranquillizzante “Il dottor House e Dio”. Che sembra descrivere un incontro fra vecchi compagni di college, non uno scontro ai punti sul ring come era nell’originale.

Ma del resto noi in Italia quando descriviamo la classe medica in tv al massimo produciamo la Dottoressa Giò………che non è la stessa cosa.