27 settembre 2014

Chi prende le difese di chi danneggia una donna commette lo stesso crimine.

Evidentemente non basta istituire giornate, fare flash mob, manifestazioni o quant'altro....non servono. Non sono servite se quattro parrucconi che io immagino vecchi, uomini, con mantello e cappuccio neri da cui sbuca solo la crudeltà degli occhi, seduti in tribunale alto due metri, imponente e funereo, possono ancora emettere sentenze di questo genere: 
Perché? Spiegatemelo. Spiegatemi questa differenza, questo tener conto della durata, della completezza, delle dinamiche, dei vestiti più o meno strappati, degli antefatti e delle conseguenze. Spiegatemelo perché non lo capisco. Perché per me uno stupro è uno stupro e basta. Perché anche quel soffermarsi sulle ripercussioni sulla vittima vuol dire mettere la vittima sul banco degli imputati, farla sentire colpevole. Vuol dire spostare l'attenzione dall'azione delinquenziale del violentatore, analizzandone morbosamente possibili cause ed effetti, per giustificare ancora una volta un delitto, un'azione indegna, un sopruso. 
Non mi meraviglierei se fosse reintrodotto per legge il delitto d'onore o magari declassare lo stupro ad un semplice reato contro la morale. Ci sono atti di violenza, come quella sessuale, che sono odiosi e possono avere conseguenze gravissime. 
Queste sentenze sono intollerabili e ottengono l'effetto che forse vogliono davvero ottenere: fare in modo che le donne restino sempre più zitte, chiuse nel loro mondo di soprusi. 


23 settembre 2014

....e le chiamano morti bianche.....


"Garantiti" e "ideologici" i lavoratori continuano a morire.....Provano a farci credere che abbattendo le garanzie per il lavoro e per la salute pubblica, si trovino le risorse per far crescere l'economia. Invertiti socio politici. Servi dei servi.

Ballata dell’invalido 
di Gianni D’Elia

E li chiamano incidenti sul lavoro,
ma non li dovrebbero chiamare
piuttosto, incidenti sul capitale?…

Meno soldi e meno diritti,
questa è la danza che s’ha da danzare,
il ballo del lavoro col capitale!…

E le chiamano morti bianche,
ma non dovrebbero chiamarle
piuttosto, morti tante, tante, tante…

Tante morti sui luoghi del capitale:
cantiere, sterro, officina,
sui ponteggi, al tornio, sotto terra,

questo ballo del lavoro è una guerra!…
Morti e feriti, ogni giorno, e via!…
Questo è il ballo italiano e globale…

Meno soldi e meno diritti, mafia,
questa è la danza illegale,
il ballo del lavoro col capitale!…

Chi non ci lascia la pelle,
ci lascia qualcos’altro,
Ogni parte del corpo è buona!…

Buona la faccia, buona la mano,
buono il braccio, l’occhio, il moto umano!…
La vita rubata qui si assapora…

“E quindi uscimmo a riveder le stelle.”…
Sì, ora ho tutto il tempo per la poesia,
ma sulla mia sedia a rotelle!…

E li chiamano incidenti sul lavoro,
ma non li dovrebbero chiamare
piuttosto, incidenti sul capitale?…




21 settembre 2014

Non oggi, non domani ma sempre!!



La polvere, il sangue, le mosche e l'odore
per strada fra i campi la gente che muore
e tu, tu la chiami guerra e non sai che cos'è
e tu, tu la chiami guerra e non ti spieghi il perché

L'autunno negli occhi, l'estate nel cuore
la voglia di dare, l'stinto di avere
e tu, tu lo chiami amore e non sai che cos'è
e tu, tu lo chiami amore e non ti spieghi il perché



20 settembre 2014

Pensieri in pausa.

Il sole entra dalla finestra dopo una mattinata di pioggia. 
Alzo lo sguardo, una piccola pausa dal lavoro e lascio che la luce disperda la nebbia dei pensieri che si rincorrono come i punti che l'ago lascia dietro di sé. 
E' ancora caldo, forse l'ultimo di un'estate che non è stata estate. 
Apro e subito rumori: una donna nella strada urla al cellulare, non sembra un'emergenza perché smette, ride e poi riprende, poi se ne va. 
Lungo la strada si incrociano esseri umani, frettolosi, assenti, automobilisti maldestri, chiassosi vicini di casa, fantasmi. Posso sentire i loro pensieri salire verso l'alto: invidie, passioni, dolori, preoccupazioni, nostalgie, stizze. Nessuno sembra felice, nessuno sorride o canta o fischietta. Quanto tempo è che non sento fischiare qualcuno per strada? 
E quella fretta, quei passi veloci, per arrivare prima, per non perdere tempo. 
Tutto si ripete, senza bisogno del mio sguardo. 
Scrollo le spalle e chiudo la finestra, aspetto il borbottio del caffè mentre mi accendo una sigaretta, questa me la fumo in pace.....
Ecco come ci si riduce a scrivere del nulla.....per trastullarci con l'idea che in realtà, qualcosa, in quei confini del nulla, effettivamente, vi sia.
Pensare al senso oltre il ripetersi dei giorni è un'esercizio che faccio quotidianamente, spero che la volontà possa, almeno in parte, cancellare qualche vuoto.

07 settembre 2014

Non innamorarti


Stamattina ho scoperto una donna....e me ne sono innamorata....si chiama Martha Rivera Garrido e scrive d'amore.

Non innamorarti di una donna che legge, 
di una donna che sente troppo, di una donna che scrive…
Non innamorati di una donna colta, maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa, 
che sa di sapere e che, inoltre, è capace di volare; 
una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ride o piange mentre fa l’amore, che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più, di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose), o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, 
ludica, lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere, 
che rimanga con te oppure no, 
che ti ami o no, 
da una donna così, non si torna indietro.
Mai.


Martha Rivera Garrido – Santo Domingo – 
(Trad. di M. F.)

06 settembre 2014

Assiomi o paradossi?

Alla luce dei tanti, troppi, esecrabili fatti che stanno verificandosi in questo disgraziato mondo negli ultimi tempi, forse vale la pena ricordare, senza tanti giri di parole, cos'è il capitalismo, cioè quel sistema che ci ha portati fino qui, ad essere quello che siamo e a fare ciò che stiamo facendo. 
Il capitalismo è un sistema basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sulla schiavitù salariale, su una crescita insostenibile dei consumi finalizzata all'accumulo di ricchezza privata sotto forma di denaro. 
E' un sistema che porta gli esseri umani alla guerra e il pianeta allo sfacelo. 
E' un sistema che genera catastrofi e ne trae la forza per alimentarsi. 
Ma soprattutto basa la sua esistenza sulla concorrenza e sulla competizione schiacciando la solidarietà e la cooperazione.
 
Non sono affermazioni, sono logiche deduzioni.
 
Ma il problema non è tanto quello che finora è riuscito a fare, che è sotto gli occhi di tutti. Il problema è che non lo stiamo affatto combattendo ma lo stiamo appunto alimentando.
Stiamo chiedendo paradossalmente al capitalismo di tirarci fuori dal capitalismo. Chiediamo, chiediamo....
Più chiediamo ai padroni e allo Stato, più ci mettiamo nelle loro mani, abbiamo sempre più bisogno di loro perchè ci diano quello che rivendichiamo. 
E' evidente che se noi chiediamo ad un padrone che ci dia lavoro, riconosciamo che abbiamo bisogno di lui per lavorare. 
Più chiediamo che lo Stato si faccia garante della redistribuzione del reddito, più ne consolidiamo l'esistenza. 
Più reddito otteniamo e più consumiamo, più rafforziamo la crescita economica e quindi da un lato lo sviluppo del capitalismo e dall'altro il tracollo del pianeta Terra. 
 
Quindi la domanda è: vogliamo mantenere questo rapporto di dipendenza in eterno?
 
Non sono affermazioni, sono logiche deduzioni.