25 novembre 2011

Mai più.


Lo conobbi quando ormai la stanchezza della solitudine si stava facendo sentire, non che il mio matrimonio fosse solo un ricordo, ma era abbastanza lontano da sfuocare i dettagli. Mi piacque il suo modo di fare: adorante, pronto a qualsiasi bisogno e pronto a soddisfarli. Mi sembrava un uomo d’altri tempi, quando la cavalleria era normalità e lo stare insieme non era una questione di quantità ma di qualità. Dopo un anno la convivenza venne quasi naturale e per due anni la serenità del rapporto sembrava potesse portarci molto lontano. 
Poi successe un imprevisto: fu licenziato e, nonostante le varie porte che gli vennero aperte, non ci fu più un lavoro che gli andasse a genio, era sempre lui che le richiudeva, per orgoglio, per insofferenza, per non so che cosa gli passasse per la mente. E fu così che il mio lavoro part-time si tramutò in full-time per forza di cose: e come si tirava avanti altrimenti? In questo modo, ovviamente, io passavo tutto il giorno fuori casa mentre lui si incupiva sempre di più e il tarlo della gelosia cominciava a insinuarsi in un rapporto che, forse, tanto sereno non era.

Bastò il ritardo di una sera che avevo trascorso in pizzeria con i miei colleghi per ritrovarmi coperta, oltre che di insulti, di pugni in testa e calci nello stomaco. 
E non gli bastò: il freddo della canna della pistola contro la mia tempia è una sensazione che credo non mi abbandonerà mai. Per fortuna ho avuto la forza di reagire e dirottare il colpo e, ancora per fortuna, la pistola si inceppò permettendomi, ancora non mi rendo conto come, di scappare a chiamare aiuto. 

È stata l’unica volta che ho subito violenza. 

Non ho più permesso e non permetterò più che ce ne sia una seconda.

17 novembre 2011

Gaber ancora profeta: La presa del potere (1973)

Chissà in che modo Giorgio Gaber avrebbe commentato oggi l'avvento di Mario Monti e i suoi tecnocrati, giunti sulle ali dello spread e dei software che consentono commerci talmente intensi e mirati da piegare uno Stato. Non avrebbe avuto bisogno di dire cose nuovissime e aggiornate, perché aveva già previsto tutto quasi quaranta anni fa. Pochi ricordano questo pezzo tratto dal recital "Me, fuori di me" trasmesso dalla Tv svizzera nel 1973. Si tratta de "La presa del potere". 
Naturalmente bisogna ascoltarlo, ma sarà utile anche leggere il testo, che trascrivo qui sotto.

Buon ascolto, buona lettura, buona riflessione. Non posso certo dire buon governo.



Un mastino. Un mastino nero, lucido, metallico. Un cane mastino con un occhio solo, vitreo, in mezzo alla fronte. Una mano che schiaccia un bottone. Dall'occhio del mastino parte un fascio di luce intensa, verdastra, elettrica...
Psss... psss... psss...
Avvolti in lucidi mantelli
guanti di pelle, sciarpa nera
hanno le facce mascherate
le scarpe a punta lucidate
sono nascosti nella sera.
Non fanno niente, stanno fermi
sono alle porte di Milano
con dei grossissimi mastini
che stan seduti ai loro piedi
e loro tengono per mano.
Han circondato la città
la stan guardando da lontano
sono imponenti e silenziosi.
Chi sono? Chi sono?
I laureati e gli studiosi.
E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar
e l'Italia rideva e cantava.
Psss... psss...
Ora si muovono sicuri
coi loro volti mascherati
gli sguardi fissi, minacciosi
vengono avanti silenziosi
i passi lenti, cadenzati.
Portano strane borse nere
piene di oggetti misteriosi
e senza l'ombra di paura
stanno occupando i punti chiave
tengono in pugno la Questura.
Dagli occhi chiari dei mastini
parte una luce molto intensa
che lascia tutti ipnotizzati.
Chi sono? Chi sono?
L'intellighenzia e gli scienziati.
E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar
e l'Italia rideva e cantava.
Psss... psss...
Ora lavorano più in fretta
hanno moltissimi alleati
hanno occupato anche la RAI
le grandi industrie, gli operai
anche le scuole e i sindacati.
Ora si tolgono i mantelli
son già sicuri di aver vinto
anche le maschere van giù
ormai non ne han bisogno più
son già seduti in Parlamento.
Ora si possono vedere
sono una razza superiore
sono bellissimi e hitleriani.
Chi sono? Chi sono?
Sono i tecnocrati italiani.
Eins zwei, eins zwei, alles kaputt!
E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar...

16 novembre 2011

Complottismo o realtà?


Le Monde: Goldman Sachs, le trait d’union entre Mario Draghi, Mario Monti et Lucas Papademos.

Se persino un quotidiano compassato (e non certo di sinistra) come Le Monde si mette a titolare in questo modo, forse non siamo al complottismo generalizzato, ma al fatto eclatante, un fatto che fa arrabbiare i francesi che temono di fare la fine dell’Italia, cioè di essere la prossima vittima della speculazione Goldman Sachs.
In sintesi, in questo articolo, non solo il principale quotidiano francese accusa Draghi, Monti e Papademos di essere dei goldmaniens, cioè “uomini ombra di Goldman Sachs”, ma indica espressamente in Mario Draghi ( qui c’è un altro articolo di Le Monde dedicato al governatore) l’artefice del raggiro dei derivati che ha permesso alle autorità di certificare il debito greco acquistato dalle banche francesi, le quali rischiano ora di colare a picco insieme alla Tour Eiffel e alla Gioconda.
Ieri, finalmente, anche Repubblica si è decisa a dare la notizia.

Qui la traduzione dell’articolo del quotidiano francese.

09 novembre 2011

La caccia è aperta!


Va bene, la maggioranza non c’è più. Berlusconi è all’angolo, sfiduciato dall’Europa, zimbello del mondo intero, abbandonato da molti di quelli che si dicevano suoi fedeli. 
In un paese normale non sarebbe passato un minuto, le dimissioni sarebbero state l’unica alternativa. 
Lui no, lui scrive sul suo foglietto: “Una soluzione”, e la trova: promette le dimissioni! 
E se teniamo conto di quante promesse ha mantenuto, direi che le possibilità sono vicine a zero! 
Fra quindici giorni, fra un mese, dopo l’approvazione della legge di stabilità (la finanziaria che ha cambiato nome così da sembrare fresca e diversa). E lo ha promesso davanti a Napolitano. Scommettiamo che mentre lo prometteva incrociava le dita? Come sempre mentiva sapendo di mentire, perché lui la soluzione l’ha trovata e si chiama corruzione, il metodo che, da sempre, lo ha seguito nel suo iter imprenditoriale e politico. 
In questo lasso di tempo provvederà a recuperare i “traditori” ed eventualmente a solleticare anche qualcun altro, così da avere un parterre un po’ meno risicato. 
Lo ha già fatto l’anno scorso ed è stato uno spettacolo indegno: parlamentari che senza vergogna firmavano mozioni di sfiducia il giorno prima di votare a favore del governo, personaggi impresentabili diventati protagonisti della scena politica, arbitri della situazione. Gli stessi, peraltro, che anche oggi si preparano ad abbandonare la barca che sta affondando salvo ripensamenti dell’ultima ora nel caso la situazione cambiasse nuovamente. 
Lo ha fatto senza un minimo di vergogna,  alla luce del sole, come se fosse la cosa più naturale del mondo, del suo mondo, dove la dignità e l’onestà hanno un prezzo negoziabilissimo. 
Perché non dovrebbe farlo anche ora? 
Quella parola sul suo foglietto è molto significativa, ecco la soluzione: 
da oggi la caccia è aperta!




06 novembre 2011

Piccola riflessione in un giorno di ordinaria follia: il mio compleanno.

Ebbene sì, oggi compio gli anni, per l’esattezza 59! 59 anni portati discretamente evitando di fare dei bilanci: penso che sia tempo perso. Però oggi mi sento di fare una piccola riflessione, un punto della situazione.
Non ho mai creduto di essere cresciuta abbastanza: ogni giorno c'è un obiettivo da raggiungere e qualcosa da imparare. Ho sempre avuto ideali e ho anche combattuto, nel mio piccolo, per essi. Continuo a farlo tuttora, senza paura degli ostacoli che devo affrontare. Ma sta arrivando il momento del passaggio del testimone: non è più così importante il mio futuro, adesso c’è in gioco il futuro delle nuove generazioni e io, nel giorno del mio compleanno, voglio fare un augurio a voi, a voi giovani che vi sentite depredati delle vostre speranze e dei vostri ideali.
Voglio spronarvi a continuare ad indignarvi, a reagire. Voglio che continuiate a combattere, che facciate di tutto per realizzare questa tanto attesa rivoluzione culturale e morale che smuoverà il paese e la coscienza tutti gli Italiani. 
La vostra generazione ricopre un ruolo importante in questo: siete i cittadini del domani. Se vi opporrete a questo sistema di illegalità diffusa, a questa struttura di commistioni, tutto questo svanirà come un brutto incubo e lo studierete soltanto sui libri di storia e ne parlerete soltanto come un brutto ricordo, una situazione totalmente differente dalla realtà. Per fare questo però, occorre che ogni persona nel suo piccolo conduca le sue battaglie, resista. E resistenza non vuole dire stare dietro a un computer a scrivere quella parola che più grande la scrivi e più resistenza fai.
La vera resistenza è scendere in piazza, è far sentire la propria voce, è informare la gente, è rifiutare i compromessi che ogni giorno ci vengono imposti, pretendendo il rispetto per la legalità e per la giustizia sociale.
Io con queste mio piccolo contributo vorrei  sostenere tutti i giovani onesti: credeteci! Credete nella vera libertà e continuate a combattere per essa! Non date retta a chi vi dice che sono utopie, vogliono solo mettersi al riparo dalla vostra intraprendenza.
Cercate di camminare sempre a schiena dritta e testa alta, ascoltando soltanto la voce della vostra coscienza, e non avrete mai rimpianti, perché saprete di aver fatto comunque sempre la cosa giusta, il vostro dovere.
Io combatterò sempre, come posso e nonostante tutto, per ciò in cui credo, e so che non sono sola. Ci sono già tanti italiani che si battono per rivendicare i propri diritti da cittadini e penso che saremo capaci di cacciare, spero con metodi democratici, chi oggi occupa abusivamente le nostre istituzioni e ci rende lo zimbello del mondo.
Ma credo soprattutto in voi. Per questo auguro a voi giovani, a cui il futuro spetta di diritto, di non mollare mai, di avere sempre la forza di combattere per ciò in cui credete.

Come diceva Ghandi:

"Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo".