E' stato presentato un disegno di legge per prevenire per prevenire la manipolazione dell'informazione on line, garantire la trasparenza sul web e incentivare l'alfabetizzazione mediatica. Detta così parrebbe un'iniziativa da sostenere.
Peccato però che il testo oscilli pesantemente tra la ridondanza e il rischio di favorire la censura.
Certe forme di reati, diffamazione, diffusione di notizie false e tendenziose, sono già previsti dai codici, ma in questa proposta di legge si nota un eccesso di zelo che si trasforma in un bavaglio bello e buono. Per contrastare campagne razziste, il bullismo, l’apologia del fascismo o simili trasgressioni la legislazione vigente è sufficiente. Bisogna solo applicarla.
Il pasticcio diventa massimo quando si intende regolamentare blog e siti (non le testate giornalistiche per le quali sono già in vigore norme e codici) sotto il profilo della responsabilità editoriale. Nel caso in cui il DDL dovesse passare, chiunque, prima di aprire un blog, sito web privato o forum finalizzato alla pubblicazione o diffusione online di informazioni, dovrebbe inviare tramite Pec tutte le informazioni personali. Inoltre, quando i gestori rintracciano un contenuto “falso, esagerato o tendenzioso” sono tenuti alla rimozione, pena 5000 euro di ammenda. Ma come giudicare un contenuto “esagerato” o “tendenzioso”? O quando una campagna è “volta a minare il processo democratico”? Per non equiparare la rete alle testate giornalistiche, si sostituisce la registrazione presso il Tribunale con la notificazione (sempre al Tribunale) via posta elettronica certificata (Pec).
Un contributo al caos, non alla trasparenza. Uno strumento come questo sarebbe, in sostanza, un insperato alleato di un’eventuale deriva antidemocratica dell’Ordinamento. Anziché favorire la libertà di espressione e di confronto, vero antidoto alle notizie false, si pensa un quadro repressivo che al massimo provocherebbe un temuto effetto raggelante, portando qualsiasi persona a desistere dal commentare o dallo scrivere qualsiasi cosa in rete nel timore che qualcuno possa ritenerla una fake news.
Insomma, l’età digitale è un nuovo mondo, che evoca approcci e culture inediti e creativi, il mero “proibizionismo” fa solo peggiorare la situazione. Bisogna invece costruire un clima di opinione maturo ed adeguato su cui lavorare. La coscienza digitale è un pezzo decisivo della cittadinanza democratica e solo così si può forse limitare il fenomeno tragico delle “bufale”, o degli atteggiamenti incivili e simbolicamente violenti.
L’iter parlamentare del disegno di legge non è ancora avviato. Un appello va rivolto alle senatrici e ai senatori proponenti. Ci si fermi, per ripensare alla materia in maniera adeguata, raccogliendo il coro critico pressoché unanime che si è sollevato nei giorni passati.
Aderiscono all'iniziativa anche:
L'Agorà
Myrtilla's house
Eliotropo
Ideateatro
Il blog di Fulvio
Doremifa-sol, libri e caffè
Parole a morsi
Il blog dell'alligatore
Web Informazione
Cassetti confusi
Postodibloggo
Mirtillo14-camminando
La Santa furiosa
Cristiana2022
Parole di contorno
Lo schiaccianoci
Guard for Angels
Laura Andrighetto (profilo Google+)
PuntoeVirgola di Nounourse
Essere George Minkiovic
La Crepa nel muro
Pride
Nin.Gish.Zid.Da
Dove gira il sole
Nin.Gish.Zid.Da (altervista)
Voci dalla strada
Time Is On My Side
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