28 ottobre 2017

Alla prossima. Arrivederci. See you.

La poesia è lingua e come lingua crea sinapsi tra cellule nervose, i neuroni del cervello umano; dopo una poesia sconcertante, il cervello umano inizia a lavorare diversamente, cambia il modo con cui vediamo il mondo e tutto ciò che ci accade. In questo modo la poesia cambia il mondo. E poiché i neuroni e le sinapsi sono miliardi di miliardi, ci saranno sempre nuovi poeti che scuoteranno il nostro pigro cervello.

"Incline alla fuga" di Sotirios Pastakas

Li voglio tutti intorno a me, a portata di mano
gli oggetti dello sconforto: 
alcol, sigarette e telecomando, 
per aggiunger canali e sottrarre colore, 
tanto che il futuro sembra
una macchia variopinta e oscura.
Sprofondato così sul canapè dello sconforto,
disperso fra fumo, alcol e schermo nero, 
mi sembra più facile ritirarmi, 
abbandonare il mio involucro
senza che nessuno s’accorga che manco a me stesso,
lasciare il bicchiere pieno 
e le sigarette accanto al mio corpo,
davanti al televisore acceso
senza neppure salutare, senza nemmeno dirvi
"alla prossima", "arrivederci", "see you".


14 ottobre 2017

E' ancora lunga la strada.


Dunque: ci sono delle donne che hanno fatto sesso con un uomo molto potente in un certo ambito professionale e, a distanza di tempo, dichiarano di essere state costrette a farlo per continuare a fare un certo lavoro. Il tipo molto potente non ha rotto costole o dato pugni, ha semplicemente usato la sua situazione di potere per obbligare le suddette donne a fare sesso con lui, pena l'emarginazione da quell'ambito e quindi la possibilità concreta di non lavorare. Detta così, prescindendo dai nomi famosi e dai contesti hollywoodiani, sappiamo che è una cosa che succede quotidianamente in molti ambiti lavorativi, dove c'è uno stronzo/a che ha potere (posto che le femmine acquisiscono posizioni di potere più di rado rispetto ai maschi, ma questo è un elemento fattuale che non inficia la validità del ragionamento) e ne abusa per i suoi scopi personali, che possono essere sessuali ma anche no, diciamo scopi personali di varia natura. E' orrendo da dire, ma è la prassi. E se si vuole lavorare, o peggio, non si può fare a meno di quel lavoro, si tace, altrimenti ci si può anche scansare, ma le conseguenze? Quindi, gridiamo pure allo scandalo, indigniamoci e facciamo processi , ma restiamo ben consapevoli che è il potere che fa tutto questo, ed è il potere che va combattuto. 
Ok, questa è ideologia e smetto subito. Mi preme però sottolineare che il caso che ha fatto tanto scalpore in questi giorni non ha niente di diverso, segue la prassi, solo che lì c'entrano prepotentemente il sesso e le donne. E quando ci sono di mezzo il sesso e le donne succede inevitabilmente che gli uomini, da una parte, si sentono immediatamente legittimati a qualificare le donne come zoccole e che le altre donne, dall'altra parte, si sentono in dovere di prendere le distanze dal loro comportamento al mero scopo di dichiararsi pubblicamente meno zoccole di loro. Entrambi, questi uomini e queste donne commentatori a valanga, dimostrano di non aver colto, o di non voler cogliere, il punto focale, cioè che in un rapporto con il potere può capitare di soccombere anche quando quel potere non viene esercitato attraverso la coercizione fisica, ma mediante condizionamenti di tipo diverso. 
E dimostrano anche che il maschilismo è ancora drammaticamente presente nelle loro reazioni scomposte, uomini e donne che gli danno voce e corpo.


09 ottobre 2017

La barca come allegoria della vita.

Una bella poesia di Jacques Brel , il cantore della tenerezza. Noi come barche a vivere la vita. Ognuno di noi è una barca. Ognuno si può riconoscere in una di esse.


Conosco delle barche

Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.

Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.

Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.

Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.

Conosco delle barche che si graffiano un po'
sulle rotte dell'oceano ove le porta il loro gioco.

Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.

Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.


P.S. Come giustamente specifica Mario Antioco Duprè, questa poesia è stata resa famosa da Brel, ma è stata scritta da Marie Annick Retif.

07 ottobre 2017

Le ricette di un senatore della Repubblica per ovviare agli stupri.

Ormoni e istinto primordiale per spiegare lo stupro, un linguaggio dell’odio di cui si può già compilare un aforismario:


Ecco, questa è l'arretratezza culturale di un'alta carica istituzionale, uno che ci rappresenta ai massimi livelli e svolge anche il ruolo di legislatore. Ma la cosa allucinante è che questo tizio non ha detto niente di speciale perché moltissime persone sono d'accordo con lui. E allora il problema non sono gli stupri, o meglio, non solo quelli: il problema è che esiste un atteggiamento culturale, caratterizzato dalla mancanza di rispetto, per cui alcune persone non controllano le proprie pulsioni. Ma il fatto che non le controllino non significa affatto che siano "incontrollabili", sono controllabilissime, basta "volerle controllare". 
E questo è il solo problema culturale fra chi, dentro di sé, ritiene leciti certi comportamenti e chi, invece, capisce cosa vuol dire un "no", pensa alle donne come persone libere e uguali e non confonde l'istinto sessuale con l'istinto violento. Si chiama "EDUCAZIONE".

In risposta ai suoi consigli, caro senatore, avrei anch'io qualcosa da proporle: faccia in modo di pensare prima di parlare e se non ne ha l'abitudine, cerchi in quel suo vuoto neuronale, forse qualcosa è rimasto, altrimenti faccia silenzio....potrebbe persino sembrare intelligente.