23 febbraio 2014

Banda POPolare dell’Emilia Rossa

di Valerio Evangelisti
Accade un fenomeno inatteso. L’ho constatato di persona, con una certa sorpresa. Nel periodo più oscuro della storia della sinistra in questo povero paese, nascono gruppi di artisti che ripropongono il canto popolare socialista (dei primi del ‘900), anarchico, comunista, della Resistenza. Inossidabili alle risibili “controstorie “ di Pansa, alla diffamazione ormai quotidiana dei partigiani, alle truffaldine “giornate del ricordo”, cercano nel canto un filo che si cerca di interrompere. Si esibiscono in circoli, osterie, centri sociali o nelle Case del Popolo sopravvissute.
L’impressione è che, nel volgersi alle tradizioni passate, cerchino l’antitesi a ciò che manca al presente. La nozione di una solidarietà fra sfruttati che nasceva, prima dell’ideologia, da un vivere comune. E che trovava cemento per sussistere nel vivere insieme e, tra le altre cose, nel cantare insieme. Nelle antiche Leghe di resistenza o Camere del lavoro non mancavano mai il mazzo di carte e il quartino. Nelle formazioni partigiane ogni (raro) momento di pausa consisteva in fraternizzazione e in momenti di gioia. L’ultima cagata di Pansa (Bella ciao, ha avuto il coraggio di intitolarla) stigmatizza le feste continue cui si abbandonava la repubblica partigiana di Montefiorino. Non era un surplus, era l’essenza stessa della Liberazione.
Presentiamo uno di questi gruppi, la modenese Banda POPolare dell’Emilia Rossa, che coniuga la modernità degli arrangiamenti al rispetto  assoluto della tradizione, per quanto aveva di allegramente combattivo. Ecco come descrive se stessa e il suo CD “Rivoluzione permanente”:
“Da un’idea del pazzo dottor Osvaldo Calveri (noto, anzi notissimo alle larghe masse per la sua antiproduzioni), nasce nel febbraio del 2009 la Banda POPolare dell’Emilia Rossa. Il nostro intento è stato fin dal primo momento cercare di fare politica attraverso una delle arti più belle che siano mai state scoperte: la musica. La Banda è un gruppo proletario composto da delegati Rsu Fiom delle più importanti fabbriche metalmeccaniche di Modena, tra cui Ferrari, Maserati, Terim, nonchè da un Rsu COBAS del 118 (ASL), un insegnante rigorosamente e perennemente precario e da una studentessa in attesa chimerica di futura occupazione (“fragile desiderio e mai niente di più”). Attraverso la musica vogliamo fare politica divertendo e facendo ballare. Riproponiamo le canzoni di lotta tradizionali del movimento operaio, riarrangiate in chiave rock, ska, folk ecc. facendo tesoro anche di importanti ricerche in materia di canzoni popolari come quelle svolte da Gianni Bosio e dall’istituto De Martino negli anni Sessanta. La sillaba “POP” di “POPolare” nel nome della Banda è un chiaro quanto umile riferimento e omaggio agli “Area”, Band rivoluzionaria cui NON ci rifacciamo (non ne saremmo in grado) in termini di stile perché assolutamente inimitabili e non più riproducibili ma cui ci rifacciamo in quanto a spirito e a carica sovversiva e anticapitalista. Il 25 aprile 2009 la Banda POPolare dell’Emilia Rossa ha fatto la sua prima apparizione in piazza Grande a Modena. Oggi la Banda continua a suonare e a studiare nuovi pezzi delle tradizioni di lotta. Mai come in questa nostra epoca è necessario alzare la testa e difendere con orgoglio le tradizioni di lotta del movimento operaio anche dal punto di vista culturale e artistico. Da troppi anni stanno cercando di cancellare l’identità del proletariato. Con orgoglio e in ogni ambito dobbiamo impedirlo e continuare a sostenere che è la classe operaia il motore di questa società ed è la classe operaia che può guidare l’umanità all’abbattimento del capitalismo per costruire una società nuova, diversa, migliore; una società comunista! Per questo oggi più che mai sono attuali le ragioni e gli ideali della Resistenza e per questo noi oggi vogliamo riproporre anche e soprattutto quei canti di lotta. La Banda POPolare dell’Emilia Rossa si esibisce rigorosamente e per principio gratis o per pochi spicci. Come sosteneva Karl Marx “il denaro deve essere solo un mezzo per l’arte che deve essere il fine e non viceversa”. Per questo, al massimo chiediamo un rimborso spese e un bel piatto tipico dei luoghi dove abbiamo l’onore di poter suonare. Chiariamo a scanso di equivoci che non ci interessa “diventare famosi” e per questo non accettiamo di suonare ovunque ci chiedano di andare. Non suoniamo in feste di quei partiti o movimenti che appoggiano la linea di Marchionne, il liberismo, votano la cancellazione dell’art.18, la privatizzazione di ogni bene pubblico, la TAV ecc. Gli ideali vengono prima di tutto e noi non siamo in vendita… Concludendo…tremate!!!!…perché la banda potrebbe presto suonare anche nella vostra città…se la invitate….”
I componenti della Banda sono:
Francesca Parlati, studentessa precarissima (Tastiera e Voce)
Giuseppe Violante, Rsu Fiom Maserati (Batteria)
Matteo Parlati, Rsu Fiom Ferrari (Basso)
Daniele Prampolini operaio Fiom Terim (Chitarra Ritmica)
Marco Pastorelli, Rsu Fiom Crown (percussioni autoprodotte)
Antonio Negrogno Rsu Cobas Asl Modena (Chitarra Solista)
Federico Ferrara, insegnante precarissimo (Tastiera)
Paolo Brini, Comitato Centrale Fiom (Voce)

Per info e contatti: paolo.brini@gmail.com
SIAMO UNA BANDA AUTOFINANZIATA, AUTOPRODOTTA E SENZA CASA DISCOGRAFICA, IL NOSTRO DISCO SI TROVA SUL SITO http://www.lafeltrinelli.it/catalogo/art/1491214.html o http://www.goodfellas.it (ti arriverà direttamente a casa) oppure lo puoi scaricare da iTunes o Amazon.


22 febbraio 2014

Partire.



Ho sempre amato i viaggi in treno, ma quelli lenti, con il rumore dello stantuffo, che lasciano vedere fuori senza far venire la scoliosi ottica. Alberi, pianure, montagne, mari e deserti che si rincorrono senza fretta, che mi accompagnano senza sfuggirmi. E ancora adesso ho questa fantasia, piuttosto romantica, da Orient Express. Un viaggio lungo, quasi senza meta. Decidere se e dove fermarmi......
Scappare? Forse.....motivi ce ne sarebbero, ma anche voglia di scoprire, di trovare nuovi stimoli, di ricostruire, di ripartire da zero per ricominciare la storia d’amore con me stessa. Salire sul treno e sorridere salutando. Non rimpiango niente, è stato bello, ma ciò che troverò sarà un diverso sconosciuto, da imparare, da vivere diversamente.

Freud ci sguazzerebbe in queste fantasie, ma, senza scomodare Freud, c’è sicuramente, in fondo in fondo, un’insoddisfazione latente, un cercare qualcosa che ancora non ho trovato. 
Me stessa? O un modo di essere che non trova luogo per esprimersi? 
Certo per rispondere a queste domande non ci sarebbe bisogno di andare troppo lontano, ma lo scoprire nuovi orizzonti è un desiderio che non mi lascia mai.....che siano dentro o fuori di me.

20 febbraio 2014

Mi scuso.



Mi scuso enormemente ma non riesco ad entusiasmarmi alle scommesse di e su Renzi, ai suoi battibecchi con Grillo o a quelli di chiunque altro con chicchessia, al festival con gli spacchi e le spaccate da una ringhiera.

Mi scuso perché tutto ciò potrebbe sembrare disinteresse.

Lo è.

Le intemperanze della mia coscienza mi impediscono di assoggettarmi.

E mi dispiace….o forse no.

Perché mi sento estranea in un mondo che vive di commedie surreali e di dibattiti spuri.

Perché mi sento più sola del solito e non essendo corredata di ipocrita buonismo mi resta il dubbio se partecipare o meno può contribuire a rendermi sensibile o insensibile del tutto.

In compenso imparo sempre di più a sopravvivere e mi accorgo che la solitudine diventa una condizione necessaria per chi sa respirarla senza sentirsi morire.

Da costrizione diventa scelta.

18 febbraio 2014

Le regole della mia utopia.


Una carta del mondo che non contiene il Paese dell'Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l'Umanità approda di continuo. E quando vi getta l'ancora, la vedetta scorge un Paese migliore e l'Umanità di nuovo fa vela.

-Ogni essere umano deve avere la possibilità di realizzare completamente se stesso, di svilupparsi liberamente, senza imposizioni, costrizioni, premi, castighi. 

-L'individuo, che non ha alcun bisogno di delegare ad altri la gestione dei suoi interessi né di essere “rappresentato”, ha pieno diritto di scelta.

-Ritrovare, ricostituire l'ordine naturale delle cose e della vita, deformato e stravolto nel tempo dalle varie forme di sopraffazione, di dominio, di sfruttamento e di potere.

-Amministrazione degli affari sociali ed economici affidata a piccoli gruppi locali, libere associazioni tra individui, senza regie dall'alto, senza padroni o capi di alcun genere. Quindi federazioni di comuni e di lavoratori, coordinate tra loro in modo circolare e orizzontale, fondate sull'autogestione e la cooperazione, una rete organica di interessi che si equilibrano a vicenda, basata sulla naturale tendenza degli uomini ad aiutarsi reciprocamente, senza necessità alcuna di schemi artificiali di coercizione (mutualismo ed associazionismo).

-La produzione il più possibile locale e differenziata a seconda del terreno.

-Grande importanza e valorizzazione dell'artigianato, del lavoro concreto, bello, creativo, degli oggetti fatti per durare e non “usa e getta” come è nella logica del consumismo.

-Impatto ambientale più basso possibile. 

-Rifiuto, oltre a qualsiasi forma di monopolio dei mezzi di produzione e dei prodotti, della divisione gerarchica del lavoro (intellettuale e manuale).


Qualsiasi legge deve comparire prima di tutto davanti al tribunale della nostra coscienza.” 
Elisée Reclus.

V'è un solo potere al quale posso prestare un'obbedienza convinta: la decisione della mia intelligenza, il comando della mia coscienza. 
William Godwin

Tratto da qui.

15 febbraio 2014

Hanno votato....e poi?

C'è ancora chi crede in queste marionette, c'è ancora chi crede che l'opposizione si faccia nei "parlamenti". Que se vayan todos! Fra un mese, un anno, due, tre, cinque saremo di nuovo chiamati a esprimerci su un sistema che ormai non contempla più nessun tipo di espressione. Ci diranno di nuovo che l'esercizio del "voto" è l'unico mezzo di "cambiamento", che il "voto" appartiene alla "democrazia". In realtà, è ormai evidente che non esprime nulla, non viene tenuto in nessun conto, ci si inserisce soltanto in un sistema che non contempla nessuna opposizione reale, solo un avallo per permettere qualsiasi nefandezza. Lo voglio dire proprio adesso, in un momento in cui cambia "governo", quasi a nostra insaputa, senza chiederci se ci va bene o no, nel momento in cui "a palazzo" si succedono, senza nessuna perplessità, senza chiedersi se legittimati o meno, personaggi nuovi di antiche radici, sempre uguali fra loro, sempre pronti a promettere e a nascondersi, a riciclarsi e a rimpinzarsi, a mettersi una maschera dopo l'altra per camuffare il marciume.   
Ci fate r-i-d-e-r-e!
Vi sfuggirà di mano tutto quanto. 
Non avete idea di cosa voglia dire OPPORSI!
Vi scoppierà tutto in mano. 
Arriveranno degli occhi bellissimi a chiedervi il conto, e sarà un conto amaro, un conto accompagnato dalle risate.
E come sempre, quando si tratta di dire le cose in un certo modo, la musica viene in aiuto. Ecco allora un'altra canzone di Léo Ferré: 
Ils ont voté... et puis, après?
Una canzone che non sarà mai datata, come tutte le altre del resto, anche se ci sono dei riferimenti alla Francia del 1969, alle sue elezioni, alle sue "trasmissioni elettorali". 
La traduzione italiana di Riccardo Venturi, del 14 aprile 2008, ha solo leggermente adattato il testo alla situazione attuale di questo paese. Per il resto, tutto assolutamente identico.

HANNO VOTATO

A portarmi la vita sul groppone
ci ho già messo sessant'anni
senza essere né un santo né una merda.
Non valgo il benché minimo cero.
Mamma Maria, ecco tuo figlio
Crocifisso su dei manifesti
Un dito di whisky e un gin-fizz
E di tutto il resto me ne sbatto

Hanno votato…e poi, dopo?

Ho la memoria emiplegica
E i ricordi accecati
Quando mi ricordo del manganello
non me ne vengono che la metà
E voi vorreste che cercassi
la metà di un culo da prendere a calci?
In questi tempi non si vede un cazzo…
Non hanno più neanche il culo, gli italiani!

Hanno votato…e poi, dopo?

È un paese che mi fa ribrezzo,
non c'è modo di diventare inglesi,
o svizzeri o stronzi o anche insetti
dappertutto sono bipolari...
Bisogna vederli a Porta-a-Porta
questi cessi da cabina elettorale
con la scheda fra le ditazze
e il disprezzo in un manifesto

Hanno votato…e poi, dopo?

In un'Italia anarchica
farei rizzare in piedi 'sti stronzi
e gli farei fumare le schede scrutinate
fino alla cicca del mio disgusto
E poi, seduto su una sedia,
con un computer ficcato nel gozzo
canterebbero "Fratelli d'Italia"
con dei microprocessori

Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta

Per un'amica.




Per un’amica che ora sta passando un brutto momento e vuole stare sola. Io rispetto il suo desiderio anche se non sono d’accordo, però in qualche modo voglio darle il mio sostegno, farle sentire che ci sono, in qualsiasi momento lei voglia. E se queste parole possono servire anche a qualcun altro, le offro volentieri.

Non posso fare altro, posso solo volerti bene.
Non posso riempire il vuoto in cui ti senti avvolgere,
non posso toglierti i pensieri.
Posso solo volerti bene e sentirmi impotente,
perché questo non basta a restituirti il sorriso.
Posso solo volerti bene e avere grinta anche per te,
solo per provare a darti una piccola spinta.
Non cercare uno scopo ora, non prefiggerti un fine,
quello che si cerca spesso nemmeno si conosce
e quella serenità che hai perso potrebbe celarsi, timida, in un posto segreto.
Non darti una meta, un traguardo,
potrebbero sembrarti irraggiungibili.
E non serve il passato, è passato.
Tieni stretto solo ciò che sei,
perché sei bella,
ora sei diversa….
e domani ancora…..

Gianna