31 gennaio 2013

C’erano una volta gli ideali.



Sì, ricordate? Ci si confrontava, si facevano discussioni infinite sugli ideali! Ci si arrabbiava per difendere le proprie idee e ci si confrontava per serate intere, magari se ne usciva con qualche bicchiere di troppo perché il vino non mancava mai, ma le idee, stranamente, non ne uscivano confuse, anzi, ci si sentiva bene, accomunati da qualcosa che andava al di là delle divergenze d’opinione perché si cercava di capire, si ascoltava…….tutti ascoltavano tutti…….c’erano idee , programmi, progetti….e c’era sempre qualcuno più razionale, più pragmatico, che faceva ritornare coi piedi per terra e faceva riflettere. Sì, riflettere…su quello che si poteva o non si poteva fare.
C’erano una volta gli ideali…..
Oggi non ci sono più, non ci sono più spunti per riflettere , per decidere se ascoltare o meno questo o quello, per fare un passo indietro o in avanti.
Non si ascoltano più né progetti né programmi, né tantomeno idee. Oggi non sentiamo altro che offese, insulti, battute critiche all'avversario politico e nessuno si differenzia sul piano dialettico, men  che meno su quello culturale. Ci sono altri argomenti, purtroppo, su cui ognuno punta per sfiancare gli avversari e ci si dimentica degli ideali, l’aspetto più importante, o almeno tale dovrebbe essere, per cui una persona ragionante dovrebbe poter decidere di stare da una parte o dall’altra.
C’è un aspetto comune, invece, per tutti:  è quello degli scandali che travolgono più o meno tutte le formazioni politiche. Ognuno punta il dito verso lo scandalo del proprio avversario dimenticando i propri di scandali. Fa specie in questi giorni ascoltare quelli del Pdl vomitare tutto il possibile sul Pd per lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, dimenticando i propri di scandali quelli del Lazio, della Lombardia senza contare gli innumerevoli processi nei quali è coinvolto il suo capo passando attraverso accuse pesanti di partecipazione alla camorra ed alla mafia di diversi suoi parlamentari. E chi non ha scandali dai quali difendersi si esercita nel candidare personaggi di dubbio personalità. Lo stesso Ingroia, magistrato sceso in politica in nome della legalità prendendo il posto di Di Pietro anche lui caduto in un tombino fatto di conduzione allegra del proprio partito, trova il modo di candidare un certo Di Nardo in Campania che si batterà per ottenere l'ennesimo condono edilizio in una regione dove l'abusivismo è un costume diffuso.
Insomma è difficile, in questo fango nel quale tutti si dibattono animatamente, pescare qualcuno che sia immune dagli schizzi maleodoranti che saltano ovunque. Ci sarebbe una sola strada: abbandonare al loro destino chiunque abbia anche una minima ombra sia per la conduzione del partito sia per personaggi candidati e che l'elettore non ha la possibilità di non scegliere con le preferenze. Poi c’è il paravento della legge elettorale, che ancora tutti hanno il coraggio di denigrare dopo non aver fatto niente per cambiare, che viene presa a pretesto addirittura per chiedere a qualcuno di ritirarsi dalla competizione in nome di una presunta crociata contro il centro destra. Crociata che non si fa con le idee ma con la ricerca di alleanze o addirittura con il tentativo di insinuare fra le gente la psicosi del voto utile. Purtroppo questo sarà il fango che ci ricoprirà ancora dopo il 24 febbraio perché agli italioti basta poco per dimenticare tutto: con 20 milioni di euro ed un giovanotto strafottente che tira calci ad un pallone si risolvono tutti i problemi……..
E allora……abbandoniamo gli ideali……perché non servono per far carriera……servono solo a gente come me per pensare di non aver vissuto inutilmente e di avere una coscienza……e di coscienza in giro ce n’è ben poca….quindi a che servono?

Voto utile, ma per chi?

La questione del “voto utile” è molto più ampia, complessa e controversa rispetto a come viene impostata normalmente. Cosa significa “voto utile” e “utile” per chi o per cosa? Per un comunista è davvero utile votare con questo sistema elettorale, e per chi?
Chi ci rappresenta e come ci rappresenta? Come e da chi siamo stati rappresentati noi lavoratori negli ultimi anni? E’ davvero utile recarsi alle urne? E per votare chi? Per una lista che non ha nemmeno il coraggio di usare un simbolo comunista? A me la richiesta del “voto utile” pare una soluzione comoda per chiunque si candidi ad essere eletto. Ma può essere utile anche non recarsi alle urne e scegliere consapevolmente di non votare per nessuno. Scegliere di non sprecare il proprio voto e non rendersi più complice di questo sistema politico-elettorale che non rappresenta le classi lavoratrici, gli operai, i pensionati, i proletari. Al contrario, li massacra, li deprime e li mortifica sempre di più.
Qualcuno, in buona fede, sinceramente appassionato alla Politica, potrebbe ritenere giusto esprimere il proprio impegno o la propria “fede” politica attraverso un “voto utile” per delegare chi lo rappresenti. Ma il punto è esattamente questo e lo ribadisco.
Chi ci rappresenta? Chi è in grado di farlo ed ha le credenziali per farlo? Chi ha dimostrato in passato di poterlo fare e non l’ha fatto? Perché forse non ha voluto o potuto. Ma al di là del passato, che non è mai sepolto del tutto, chi, nell’odierno panorama politico ufficiale, ha davvero la forza, la volontà, la possibilità di rappresentare in modo “utile” il nostro voto, cioè il nostro impegno tradotto e declinato in un voto di procura, ossia di delega? Io credo che non ci sia nessuno in grado di farlo, specie in un momento storico in cui la sovranità della politica è sempre più esautorata e limitata dallo strapotere dell’alta finanza e del grande capitale anonimo e cosmopolita.
Oggi, a che serve e a chi serve (a maggior ragione ad una sinistra che si professa comunista) un ruolo di testimonianza, o di sponda, quando stiamo vivendo una fase storica attraversata da una feroce offensiva neocapitalistica, di cui l’agenda Monti è solo l’espressione dell’ultimo anno? Insomma, limitarci a testimoniare la nostra esistenza attraverso il voto, in quanto comunisti, può servire davvero ad incidere e ad essere protagonisti rispetto ai processi storici che stiamo vivendo, rispetto alle lotte e alle conflittualità sociali radicali come quelle che sono esplose in Grecia oppure in Spagna?
In Grecia e in Spagna contano molto di più gli anarchici, che non a caso rifiutano il voto, anche solo per esprimere o testimoniare la propria presenza, preferiscono astenersi, ma sono molto più presenti ed incisivi nelle lotte reali. Che ci sia qualcuno che in Parlamento, o nelle istituzioni borghesi in generale, possa testimoniare, denunciare, sollevare determinate questioni e rivendicare un ruolo critico rispetto alla crisi del capitale, ma soprattutto rispetto alla crisi del lavoro, è un bene, non c’è alcun dubbio.
Ma a me non basta più. Tutto qua. Resta, dunque, irrisolto, il nodo cruciale.
Insisto su questo punto per sottolineare il mio dissenso e la mia distanza rispetto ad una politica ufficiale che non mi rappresenta e non esprime quelli che sono i miei ideali, le mie ragioni e le mie posizioni politiche, oltre che i miei interessi e le mie rivendicazioni concrete, in quanto lavoratore. Non è colpa mia se non riesco a riconoscermi in nessuno degli schieramenti politici presenti in questa competizione elettorale.
Poi, sul fare qualcosa, sono d’accordo. Io ho sempre cercato di fare qualcosa di concreto e di utile per la “causa”, come si dice. Magari anche solo scrivendo, oppure impegnandomi nel mio settore professionale, visto che sono un insegnante. Oppure spendendomi in altri ambiti, per provare ad incidere sul reale e a cambiare l’esistente attraverso iniziative di tipo politico. In passato ho militato persino dentro Rifondazione comunista, ma sono stato deluso troppe volte dalle scelte compiute dal partito a livello nazionale e locale.
In sostanza, quando una persona è ripetutamente tradita, ingannata e disillusa, alla fine ci pensa non una, ma cento, mille volte, prima di commettere ancora lo stesso errore.

http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o37350:e1

La disfatta dei salari, i sindacati e Petrolini.

Ci sono notizie che durano il tempo di una breve del telegiornale, e poi vengono inghiottite dal bidone aspiratutto degli scandali e della campagna elettorale, mescolati tra loro.
L’ISTAT ci ha comunicato che la dinamica attuale dei salari è la peggiore degli ultimi trent’anni. Questo dato dovrebbe essere alla base di ogni proposta che si fa per affrontare la crisi. Ma non è così. La caduta dei salari è diventata un dato di colore, fa parte dello spettacolo del dolore mostrato in televisione, sul quale meditano e dissertano i candidati. Ma senza che si pronunci la frase semplice e brutale: aumentare la paga!
Poco tempo fa il CNEL ha comunicato un altro dato su cui riflettere davvero. Negli anni 70 la produttività del lavoro in Italia è stata la più alta del mondo, poi è solo calata. Sì, proprio quando il lavoro aveva più salario e più diritti,”rendeva ” di più!
Anche questa notizia è stata rapidamente metabolizzata e poi successivamente ignorata dal sistema politico informativo. Immaginiamo infatti come sia difficile collegarla alla precedente. La produttività e i salari calano assieme da trenta anni, ma non ci sarà un rapporto tra i due dati?
No, una seria analisi su tutto questo non la si può fare, altrimenti bisognerebbe concludere che sono fallimentari tutte, ma proprio tutte le politiche economiche e sociali tese ad agire sulla compressione del costo del lavoro.
Insomma tutte le politiche del lavoro di tutti i governi degli ultimi trenta anni hanno concorso a determinare il disastro attuale. E tutte le ricette in continuità con esse, flessibilità competitività blablabla, cioè quelle delle principali coalizioni che si contendono il governo del paese, sono inutili, sbagliate, dannose.
Ma tutto questo non avviene, anche perché mancano all’appello coloro che per funzione per primi dovrebbero sollevare scandalo ed indignazione per tutto questo.
Il grande comico Petrolini una volta si trovò in teatro uno spettatore che dalla galleria lo insultava.. Ad un certo punto interruppe la recita e si rivolse al disturbatore dicendo: io non ce l’ho con te, ma con chi ti sta vicino e non ti butta di sotto!
I grandi sindacati confederali hanno accompagnato con i loro accordi questi trenta anni di ritirata dei salari e del lavoro, a volte ottenendo come scambio vantaggi di ruolo e potere. I lavoratori andavano indietro, ma il sindacato confederale andava avanti sul piano istituzionale.
Il disastro dei salari ed il declino economico sono dunque anche figli delle politiche di moderazione rivendicativa, di concertazione e complicità, che hanno prevalso in questi ultimi trenta anni nel movimento sindacale.
Grazie a queste politiche, per lungo tempo l’organizzazione del sindacato confederale non ha risentito del peggioramento delle condizioni del mondo del lavoro. Finché Monti ha ufficialmente affermato che si poteva fare a meno anche di quello scambio, il consenso sindacale non era più necessario, si potevano massacrare le pensioni senza accordo. Così dopo la ritirata del lavoro è cominciato il vero declino sindacale.
Non è vero che i sindacati non servono, ma è vero che il sindacato che pensa di sopravvivere continuando ad accettare le compatibilità e i vincoli economici degli ultimi trenta anni non serve più a niente. Neanche a se stesso.
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/01/30/giorgio-cremaschi-la-disfatta-dei-salari-i-sindacati-e-petrolini/

http://www.unita.it/economia/crollono-i-redditi-e-i-consumi-br-rete-imprese-indietro-di-27-anni-1.479921

30 gennaio 2013

Russia, indietro tutta sui diritti.

La nuova presidenza di Vladimir Putin, segnata dalle critiche degli osservatori occidentali, sta concretizzando le peggiori previsioni: stretta sui diritti politici, chiusura di qualsiasi spiraglio verso una effettiva democrazia, isolamento del Paese sul piano internazionale, retromarcia anche rispetto ai piccoli segnali di disgelo al tempo di Medvedev. L’aspetto più preoccupante, foriero di conseguenze magari non immediate sulla politica estera, riguarda i diritti individuali. È incredibile come il riflesso incondizionato delle dittature o dei regimi autoritari di tutto il mondo vede nella comunità omosessuale la minaccia più grave per la società. Una legge approvata con un solo voto contrario dalla Duma moscovita (maggioranza sovietica, meglio putiniana o clerico-fascista) punisce la cosiddetta “propaganda dell’omosessualità”: praticamente se qualcuno parla a un minore dell’esistenza di gay e lesbiche commette reato. Tutto questo per combattere la denatalità in Russia.
Denuncia Amnesty International: “La legge introduce a livello federale il reato amministrativo di “propaganda dell’omosessualità tra i minori”, prevedendo multe fino a 500.000 rubli.
Poiché in Russia non esiste una definizione giuridica di cosa costituisca “propaganda dell’omosessualità”, Amnesty International ritiene che la legge finirà per punire comportamenti perfettamente legittimi legati all’espressione dell’identità e delle opinioni personali e contribuirà a stigmatizzare e isolare le persone Lgbti, minori inclusi, privandole dell’accesso a informazioni che potrebbero essere vitali per la loro salute.
La legge, in modo perverso, presume che lo sviluppo morale, spirituale e psicologico dei minori si persegua meglio privandoli di informazioni che potrebbero aiutarli a prendere decisioni autonome, responsabili e consapevoli”.
Commenta il Quotidiano.net: “Secondo il codice penale sovietico del 1933, dettato da Stalin, l’omosessualità anche tra adulti consenzienti era un crimine punibile con cinque anni di carcere. Questa norma è stata abolita soltanto nel 1993, ma lo stigma sociale è rimasto: secondo l’istituto di ricerche Levada, due terzi dei russi considerano l’omosessualità «moralmente inaccettabile e da condannare». Per il mondo politico e per la chiesa il manifestarsi dei gay, con tentativi negli anni scorsi di parate a Mosca stroncate sul nascere e bollate come «sataniche», è frutto del contagio dalle degenerazioni occidentali. Nei mesi scorsi, nelle dimostrazioni anti Putin nella capitale, i gay che volevano partecipare venivano tenuti a distanza dalle opposizioni, per non essere identificate con loro. I pochi circoli gay privati sono spesso attaccati da gruppi neonazi, e di altri partiti, tra cui i comunisti. Il partito comunista chiede allo stato di «supervisionare la moralità nazionale» e denuncia «attacchi barbarici alla fede ortodossa».
Putin imputa all’omosessualità anche la catastrofe demografica che da anni colpisce la Russia, con costante calo della popolazione, e respinge come «ingerenze» le preoccupazioni per i diritti umani espresse dagli Stati Uniti.
La legge punisce con multe fino a 16 mila dollari la «propaganda omosessuale»: espressione vaga proprio per dare ampie possibilità di intervento alla polizia, secondo le tradizioni legislative russo-sovietiche.”
Intanto le due esponenti del gruppo musicale Pussy Riot parlano dal carcere. Riporta il sito Lapresse.it: “In un’intervista pubblicata il 23 gennaio sul quotidiano indipendente Novaya Gazeta, le due donne hanno descritto le dure condizioni carcerarie a cui sono sottoposte e aggiunto di non aspettarsi alcuna clemenza dalle autorità.
Tolokonnikova ha dichiarato che la cosa che le manca di più in carcere è la possibilità di leggere liberamente. Al momento sta leggendo la Bibbia e alcuni libri di filosofia, ma le condizioni detentive non le lasciano molto tempo per dedicarsi alla lettura. Alekhina, che sta scontando la pena in un’altra prigione, ha lamentato invece ripetute violazioni dei diritti umani da parte dell’amministrazione carceraria.
“È stato un atto ironico, giocoso e ardito, un grido politico”, ha detto Tolokonnikova della preghiera punk, spiegando che non aveva come obiettivo la religione. L’interpretazione dei media russi che l’hanno definita un’azione blasfema, ha detto, è stata deliberatamente sbagliata. La donna ha poi spiegato di non aver subito alcuna aggressione da parte delle altre detenute, nonostante le fosse stato annunciato che sarebbe accaduto: “Non mi hanno mai chiesto se sia religiosa o no”, non hanno alcun risentimento verso di me per la preghiera punk. Nell’intervista, le è stato domandato se volesse mandare un messaggio al presidente Vladimir Putin. Ha risposto bruscamente: “No, parlando francamente, per me lui non esiste. È solo uno spazio vuoto”.
Alekhina, detenuta in un’altra struttura, ha raccontato invece di non disdegnare le celle di isolamento, dove è possibile leggere in pace, mentre nelle baracche affollate è impossibile concentrarsi. Ha anche spiegato che riesce a mantenere la propria dieta vegetariana cucinando da sè il cibo che le viene fornito dai suoi sostenitori”. “Sopravviverò, non mi accadrà niente”, ha detto. E se sarà sottoposta a pressioni, ha poi aggiunto, non esiterà a entrare in sciopero della fame e a farsi mandare di nuovo in cella di isolamento.”
Mentre il presidente “adotta” l’attore Depardieu in fuga dal fisco francese, Putin ha voluto una stretta anche sulle adozioni, facendo approvare una legge che impedisce l’adozione di bambini russi da parte di genitori americani: “Non solo esponenti della società civile, ma anche alcuni membri del governo erano contrari all’approvazione del testo, visto la difficoltà del paese di fronteggiare il problema dei bambini negli orfanotrofi, e Novaja Gazeta ha promosso una petizione. Niente da fare, la legge ha passato tutte le fasi e avrà effetto anche per 52 bambini la cui adozione era ormai arrivata alla fase finale: non partiranno per gli Stati Uniti, ma dovranno essere adottati in Russia.
È stata denominata “legge Yakovlev”, e prende il nome da un bambino russo adottato negli Stati Uniti trovato morto a soli due anni per essere stato dimenticato in auto. Una tragedia, che nulla ha a vedere con le armi di questa nuova guerra fredda, che sembra essere combattuta tramite provvedimenti legali. Il divieto delle adozioni è stato infatti considerato una ripicca contro il “Magnitsky Act“, che vieta l’ingresso in territorio USA e l’apertura di conti bancari statunitensi per i funzionari russi accusati di essere coinvolti nella morte di Sergei Magnitsky nelle carceri di Mosca nel 2009. Il processo per la sua morte si è concluso anch’esso pochi giorni fa con l’assoluzione di Dmitry Kratov, l’unico imputato. Magnitsky, che aveva denunciato alcuni casi di frode con protagonisti altolocati, era stato lui stesso accusato di frode e quindi incarcerato. Anche alcuni eurodeputati avevano chiesto delle sanzioni da parte dell’Unione europea contro i funzionari russi coinvolti nella sua morte, ma queste non sono mai entrate in vigore.
La legge, che probabilmente è solo la punta di un iceberg di tensioni ben più profonde, prevede anche di creare una lista nera di americani che avrebbero violato i diritti umani, verso i quali applicare sanzioni simili a quelle previste dalla lista Magnitky degli Stati Uniti, e la sospensione di Ong russe che abbiano finanziamenti americani.”
Insomma sembrano provvedimenti marginali, in fondo della Russia ci interessano il gas e il petrolio. Spesso però sono i dettagli che svelano l’atmosfera oscura in cui sta precipitando il Paese. E la storia ci dice che chi reprime la popolazione al suo interno, presto o tardi cercherà di comportarsi allo stesso modo anche verso l’esterno.
Unimondo

E mo' non avete più scuse, ovvero: guida alle alternative al Porcellum.

Dopo mesi di stop & go e alti moniti del Colle, il Parlamento non è riuscito a trovare una Legge Elettorale in grado di soddisfare i partiti e – solo in seconda istanza – dare la possibilità agli elettori di scegliere i propri parlamentari e magari non regalare a muzzo un premio di maggioranza eccessivamente generoso alla coalizione vincente.
Con l’obiettivo di aiutare i nostri venturi rappresentanti a riscrivere nuove regole, Valigia Blu ha deciso di proporre una pratica guida alle leggi elettorali alternative a quella vigente, così da poter urlare loro in faccia, a parlamento eletto, un verace “E mo' non avete più scuse, belli miei”.
La legge Sentiment:
Privati del libero esercizio del voto, gli elettori potranno esprimere indirettamente le proprie preferenze sui social network esternando giudizi sui diversi candidati che verranno poi tracciati e contabilizzati da alcuni Data Specialist. I tweet, i like, le pinnate su Pinterest verranno registrati come Sentiment, analizzati attentamente su moderni applicativi Excel e dunque sciorinati su Slideshare e riprodotti proporzionalmente in fase di distribuzione dei seggi in Parlamento. Gli estensori della norma consigliano Chrome e Safari.
La legge Safari:
Nel caso in cui nessuna coalizione sia riuscita a raggiungere il 50% delle preferenze, i capilista dei seggi sparsi per il Paese saranno invitati a presentarsi il prima possibile presso l’Hotel Kwane Ngubu di Gaborone (Botwsana) e prendere parte giorno primo marzo a un self-drive nelle riserve dell’Africa australe. A quel punto il presidente della Repubblica, di concerto col Ministero degli Interni, sarà invitato a scegliere le date per una nuova finestra elettorale.
La legge Caos:
La legge Caos offre di diritto la possibilità di guadagnare i due terzi dell’intero parlamento nel caso in cui, in fase di giuramento dell’esecutivo, dal Giappone giungano notizie certe e ben documentate del battito d’ali di una farfalla. In caso contrario verrà comunque applicata la vigente legge calmierata da un giudice di linea del campionato di calcio di simpatie socialiste.
La legge Carmelo:
La legge Carmelo convalida come doppia ogni preferenza espressa nei confronti di qualsiasi candidato di nome Carmelo. A scrutinio concluso, le schede Carmelo verranno espunte e divise in base alla coalizione d’appartenenza del Carmelo scelto, quindi ricalcolate su base decimale e usate come base di partenza per l’assegnazione dei seggi della Camera. Diverso il calcolo al Senato, dove l’elevata presenza di Carmelo nell’UDC avrebbe avvantaggiato eccessivamente il partito presieduto da Pierferdinando Casini.
La legge Sorpresa:
Come si evince dal nome, la Legge Sorpresa – come le ‘Pizze dello chef’ – non garantisce norme certe e tende ad alterare fortemente il risultato effettivo delle urne. Meglio nota come “Legge Burla”, è la stessa che ha trovato applicazione in seno all’assemblea del Pd nel giorno in cui si è dovuto scegliere per figure come Bindi e Finocchiaro nelle liste di Reggio Calabria e Taranto. Alla coalizione definita vincente, oltre che la maggioranza del Parlamento, anche l’usufrutto di Alsazia, Lorena e Approdo del Re.
La legge Soppalco:
Basata su un sistema maggioritario uninominale a doppio turno, la legge Soppalco mette in palio 577 seggi e premia la coalizione che raggiunge la maggioranza assoluta delle preferenze. Pensata per una stabile governabilità e per ‘sfrondare le ali’ politiche rappresentate dalle formazioni estreme, la Legge Soppalco obbliga il Presidente del Consiglio e il Ministro dei Lavori Pubblici a camminare su un paio di trampoli – il medesimo per entrambe le cariche.

L'Islanda vince sull’UE: non dovrà risarcire le banche straniere.

La piccola isola tra i ghiacci ha vinto oggi una importante battaglia legale nei confronti dell’Unione Europea in materia di compensazioni per le perdite causate agli investitori stranieri a causa del fallimento di alcune banche islandesi avvenuto cinque anni fa. Il Tribunale dell’EFTA (Associazione Europea del Libero Commercio, alla quale aderiscono oltre ai paesi dell’UE anche Islanda, Liechtenstein e Norvegia), con sede a Lussemburgo, ha stabilito oggi che il governo dell’Islanda non ha violato la legislazione europea quando ha deciso di non risarcire gli investitori straneri della banca on-line Icesave, dipendente da una delle principali entità finanziarie fallite nel 2008. Di Marco Santopadre 
Contropiano
 
Nella sentenza l’Efta spiega che l’Islanda non ha contravvenuto le normative europee vigenti al momento dei fatti quando decise di non risarcire gli azionisti stranieri, decisione tra l’altro avallata da un referendum appositamente convocato, attraverso il quale la maggioranza dei cittadini del paese valutarono di non investire denaro pubblico per ripianare i debiti con le banche private fallite. Il Tribunale dell’Efta ha anche stabilito che il governo islandese non ha compiuto un atto discriminatorio decidendo invece di risarcire gli azionisti del paese.

Immediatamente dopo la sentenza, il Governo di Reykiavik si è detto molto soddisfatto per la decisione del tribunale dell’organismo internazionale che ha dato ragione all’Islanda, rimarcando che il giudizio é "definitivo e non può essere oggetto di ricorso". Giudizio opposto naturalmente da parte di vari governi europei secondo i quali c’è bisogno di una normativa più stringente per i casi simili a quelli che squassarono l’economia islandese nel 2008-2009. Piccata la Commissione Europea, secondo la quale “i rimborsi dei depositi bancari devono sempre essere garantiti, anche nel caso di una crisi sistemica”.
A investire il Tribunale dell’Efta del caso era stato un ricorso dell’Autorità di Vigilanza degli Accordi Efta contro il rifiuto dell’Islanda di pagare 3,9 miliardi di euro alla Gran Bretagna e all’Olanda. I governi di Londra e l’Aja avevano scelto di coprire le perdite dei propri cittadini, e successivamente avevano chiesto un indennizzo alle autorità di Reykjavik, richiesta impugnata dall'Islanda. La Corte di Giustizia di Lussemburgo doveva stabilire se il governo islandese avesse l'obbligo di compensare con un risarcimento di 20 mila euro (26.000 dollari) i titolari dei conti aperti presso la Icesave, fililale online del colosso Landsbanki. Ma con la sentenza di oggi il tribunale ha respinto il ricorso ed ha dato ragione a Reykiavik, stabilendo un importante precedente. In realtà il governo dell'Islanda si è impegnato a risarcire per quanto possibile gli investitori stranieri, ma in maniera graduale e senza attingere ai fondi pubblici.

Siamo il paese più tassato d'Europa.

di G.Colza
Mariuccio Bce che ci dice che lui ha la situazione sotto controllo e sa perfettamente come sono messe le banche in Europa, quanti sono i derivati eccetera. Cosa mai potrebbe andare storto?
In effetti, siamo tutti più ottimisti, finalmente. Lo spritz scende e ci solleva, i tiggì ci propinano l’oroscopo della ripresa, con i vari esperti e le loro previsioni: fra tre mesi, forse quattro…la crisi è quasi finita, bla bla. Blob.

I mercati salgono e confermano. Una noia mortale. Negli Usa si mettono d’accordo per evitare il fiscal cliff. E noi dove siamo? Siamo fritti, lo ricordate? Yes, noi abbiamo il fiscal blob.
Siamo il paese più tassato d’Europa. La ripresa? Facciamoci una risata. Una bella risata, che almeno fa bene alla salute. Ecco a voi la pressione fiscale sulle aziende, in Europa.

Fonte

Italia: un paese a sovranità azzerata.

Nei secoli passati il sovrano depredava al suddito quasi tutto e i soldati erano al servizio del re per mantenere il potere costituito. Oggi la situazione non è diversa. E' solo diventato più sofisticato il metodo per rubare; è cambiata la forma cioè, ma la sostanza è sempre la stessa. Lo stato ruba e depreda il cittadino fino che può; e i soldati saranno in modo sempre più evidente al soldo dei potenti, anziché dei cittadini.


In Italia la nostra Costituzione risale al 1947, e fu creata ad hoc dopo la fine della seconda guerra mondiale dai nostri politici, sotto il controllo degli USA che ne hanno gestito la formazione dopo l’occupazione. Lo Stato non avrebbe il potere di decidere della vita altrui, salvo che questo potere non serva veramente a proteggere il cittadino, e salvo che questo potere sia davvero un’espressione della volontà della maggioranza.
Questo concetto di fondo è espresso nella Costituzione, dove all’articolo 1 è detto che la sovranità appartiene al popolo; molto importante è la frase successiva, questa: “il popolo la esercita nelle forme previste dalla Costituzione”.

Occorre considerare che il popolo non ha più il diritto di scegliersi i propri rappresentanti grazie ad una legge elettorale che è una porcata anche nel nome (il cosiddetto Porcellum), ed è stata definita tale addirittura da chi l’ha preparata e le ha dato il nome (Calderoli); quindi i rappresentanti che siedono in parlamento non sono voluti dal popolo; occorre altresì considerare poi che molte leggi sono state delegate all’UE, e soprattutto che il sistema della moneta è un sistema illegittimo ove non è il cittadino ad essere proprietario della moneta, ma lo è un ente privato come la BCE. [Vedi L'economia attuale è una truffa legalizzata].

Il problema è che il cittadino non può svincolarsi nella pratica da questo sistema, perché lo Stato dispone di uno strumento che le singole persone non hanno: l’uso della forza. Va da sé che se lo Stato impone il diritto con la forza, non lo fa per il benessere dei cittadini. Quando gli europei sono andati in America non hanno certo imposto le loro leggi per il benessere della popolazione locale. La verità invece è che il diritto persegue fini completamente opposti e serve ad ingabbiare il cittadino in una serie di regole per impedirne il libero sviluppo e il libero arbitrio. Solo a titolo di esempio:

- Il diritto di proprietà privata è quasi inesistente; la verità è che il proprietario del terreno per costruirvi deve pagare; lo Stato può espropriarglielo quando vuole senza pagargliene il valore; per fare una minima modifica alla costruzione occorre chiedere autorizzazioni e pagare per averle, ecc. Se io ho una casa, non ho neanche il diritto di farne quello che voglio, perché anche solo per trasformarla da abitazione in studio devo chiedere l’autorizzazione.

- Il Ministero della Sanità decide quali cure sono ammesse negli ospedali e quali no, al fine di disincentivare cure alternative efficaci e incentivare cure ufficiali inefficaci dannose e costose (come la chemioterapia, a fronte di tutti gli studi – Di Bella, Simoncini e altri – che hanno dimostrato l’inefficacia di queste cure e l’efficacia di altre cure meno costose) che propongono metodi diversi.

- Le tasse sulla casa e sui terreni costituiscono una specie di gabbia in cui il cittadino è imprigionato costringendolo a lavorare come un mulo per pagare servizi di cui potrebbe anche fare a meno. Nonostante infatti siano da decenni state scoperte energie pulite e a costo zero, materiali riciclabili per i principali prodotti di uso quotidiano, e prodotti che possono ridurre a zero la necessità di riscaldamento, siamo costretti tutti ogni mese a pagare spazzatura, luce, gas, acqua, e interi stipendi familiari sono destinati solo a pagare bollette inutili, che non servirebbero a nulla se si diffondesse la tecnologia di Tesla e altri sistemi.

- Le tasse in generale non servono a pagare i servizi che lo Stato fornisce, ma servono a depredare il cittadino per non permettergli di vivere tranquillo. Basti pensare che con il costo di un F22 per la difesa aerea ci si potrebbe sanare il bilancio della giustizia, e con pochi F35 (dieci o quindici a seconda dei calcoli) si potrebbe fornire la sanità di tutti gli strumenti indispensabili per curare tutti gratuitamente. In altre parole, i politici non hanno bisogno dei nostri soldi per fornire i servizi statali; hanno bisogno di depredarci per far sì che la gente non evolva spiritualmente.

- I tribunali sono congegnati in modo che raramente chi ha un credito, piccolo o elevato che sia, possa conseguirlo per via giudiziale ed essere tutelato da frodi e abusi; basti pensare che il creditore per pignorare i beni del debitore e venderli può arrivare ad impiegare decenni, spendendo nel frattempo un mucchio di soldi per mantenere in piedi la procedura.

- Il peggio del peggio in termini di libertà però lo danno le recenti leggi tributarie in materia di spesometro, redditometro, e anagrafe tributaria. Un sistema che in teoria controllerà tutte le spese dei cittadini per “normalizzare” ogni individuo: vuoi mangiare solo le mele del tuo campo per risparmiare soldi e comprarti tanti cd musicali che adori? Non puoi... non rientri nei parametri. Sei un tedesco che lavora in Italia e hai preso la cittadinanza italiana e sei abituato a bere 10 birre al giorno? Cazzi tuoi, non te lo puoi permettere, altrimenti potrebbe scattare l’accertamento. 
[Vedi anche La svendita della sovranità nazionale atto finale: fiscal compact].

Si potrebbe proseguire all’infinito con altri esempi, ma la verità è che le leggi esistenti servono solo ad ingabbiare il cittadino in una rete di regole quasi del tutto inutili, che servono a fargli perdere tempo al fine di distoglierlo dall’impiegare lo stesso tempo nell’evoluzione di se stesso. 

Ci avevano raccontato la favoletta che la privatizzazione, o la trasformazione in SPA, sarebbe servita a rendere più snelli e produttivi gli enti pubblici. La verità è che ci hanno fottuti. La trasformazione in SPA è stata una delle più grandi truffe mai perpetrate ai danni dei cittadini. Vediamo alcuni esempi.


La truffa Telecom

Il passaggio da Sip a Telecom ha aumentato i costi delle bollette; aumentato l'inefficienza, e aumentato le truffe. Migliaia sono i cittadini che si sono visti arrivare bollette farlocche, cambi di tariffe non richiesti, ecc.

Siccome poi lo Stato ha inventato quella meravigliosa tassa da 40 euro che bisogna pagare per poter fare ricorso, con la conciliazione obbligatoria, il meccanismo processuale per difendersi è diventato impossibile da praticare, perlomeno quando si tratta di somme modeste.

Il risultato è che Telecom e TIM incassano somme esorbitanti perché rubando piccole somme e il cittadino ha difficoltà a difendersi; siccome il meccanismo è applicato a centinaia di migliaia di utenti, con questo sistema si realizzano guadagni illeciti per milioni di euro.

I sistemi escogitati sono tanti. Dai famigerati numeri con prefisso 144, alle ricariche per internet che terminano alla mezzanotte del 30 esimo giorno senza possibilità di ricaricare in anticipo (così l'utente si scorda la scadenza e spende un capitale), alle carte vacanze che danno diritto a chiamare 500 minuti gratis (ma non ti dicono che allo scadere dei 500 minuti paghi una tariffa enormemente superiore e quindi va a finire che paghi un salasso senza accorgertene); poi abbiamo le bollette gonfiate, i cordless e i telefoni inviati a chi non ne ha fatto richiesta con l'addebito in bolletta; la fantasia degli amministratori dell'azienda è senza limiti. Uno dei sistemi migliori poi è quello di dare in appalto a una ditta privata esterna la vendita di alcuni servizi truffa in modo che poi il truffato non possa rivalersi su TIM ma debba far causa alla ditta di servizi (che o ha cessato di operare, oppure è introvabile perché l'utente non riesce a ritrovare il numero).

E che dire di quella genialata dello scatto alla risposta? Così se sei in una zona con scarsa copertura in cui la linea salta dopo pochi secondi e devi richiamare dieci volte, paghi dieci scatti senza motivo.

Telecom e TIM sono state condannate più volte a pagare milioni di euro, ad esempio 2,4 milioni di euro per le truffe dialer, 6,5 milioni di euro per le truffe mediante sms che comunicavano che esistevano messaggi nella segreteria telefonica mai attivata dall'utente; ma i soldi incassati con queste truffe superano immensamente le multe che hanno dovuto sborsare.


La truffa Equitalia

Fantastico anche il meccanismo di trasformazione in SPA di Equitalia, con le conseguenti leggi per riscuotere i tributi. Che fa Equitalia? Manda cartelle pazze a migliaia di cittadini. Su 1000 cittadini che ricevono tasse arretrate senza giustificazione, 200 pagano senza fiatare; magari sono risparmiatori che hanno da parte qualche decina di migliaia di euro e per evitare noie e il costo di un avvocato pagano e zitti.

Una buona parte protesta e spesso ottiene una consistente riduzione della somma da pagare, e quindi si accontenta di pagare la riduzione, felice di poter evitare un contenzioso sborsando "solo" poche centinaia di euro anziché le migliaia che erano state richieste all'inizio. Tempo fa vennero mandate ad alcuni pensionati delle cartelle per trentamila euro, adducendo un errore nel calcolo della liquidazione. Molti pagarono; chi andò a protestare si vide immediatamente ridurre a 500 euro la cartella originaria (quindi molti pagarono, felici di cavarsela con una somma inferiore); solo chi ha impugnato la cartella è riuscito a non pagare nulla.

Un sistema che ha fruttato ad Equitalia milioni di euro.

Una parte delle cartelle finisce invece in tribunale; il contribuente vince la causa, ma a conti fatti, nel complesso dell'operazione, Equitalia ci guadagna sempre somme esorbitanti. In molte zone d'Italia poi Equitalia ha pignorato centinaia di case, auto, e beni dei contribuenti; contribuenti che spesso sono addirittura all'oscuro della richiesta di pagamento.

Vengono recapitate tasse arretrate per essere proprietari di immobili mai posseduti; per aver esercitato mestieri mai fatti; o aver esercitato la professione in periodi in cui le persone erano disoccupate, o addirittura... in carcere.

In pratica con questo meccanismo Equitalia si assicura un enorme flusso di capitali, che sono illeciti perché si tratta di somme non dovute, ma trattandosi di una società privata nessun amministratore rischia alcunché.

La guardia di finanza e alcune procure hanno spesso iniziato indagini, ma esse non portano né porteranno mai ad alcun risultato, perché il reato ipotizzato (la truffa) è troppo blando e i tempi di prescrizione sono troppo brevi.

Peraltro Equitalia ha il completo appoggio dei politici al governo, perché le leggi in vigore consentono ad Equitalia di espropriare immobili di qualsiasi cittadino anche a fronte di tasse arretrate per 5000 euro, con un procedimento rapidissimo e fuori da ogni regola di logica giuridica che ha come conseguenza il fatto che spesso al cittadino viene venduto l'immobile, anche quando poi il tribunale dà tardivamente torto ad Equitalia.

Su un giornale ho letto di un tizio di Salerno, tale Nunzio Birra, cui è stata espropriata e venduta la casa per un credito (non dimostrato) di 15.000 euro; la casa (che valeva 400.000 euro) è stata acquistata all'asta per 56 mila euro, dopodiché la società che aveva acquistato la casa ha proposto al Birra di riacquistarla per 200.000 euro. Una truffa colossale. Ed è una truffa di Stato.

Nella sola provincia di Napoli gli immobili ipotecati sono 200.000. E spesso sono ipotecati a persone che ignorano di avere la casa ipotecata, e lo scoprono solo al momento in cui questa viene messa in vendita.

Un altro metodo geniale è quello di inviare mini cartelle da 10-20 euro. Così il contribuente paga e zitto, perché è impossibile ricostruire la correttezza delle somma. A me ad esempio arrivano ogni anno tasse arretrate di 40-50 euro... per un professionista (le cui tasse si determinano con un calcolo complicato che tiene conto di tutte le fatture in entrata e in uscita, le detrazioni, ecc...) è impossibile rifare tutti i conti e sapere se quelle 40 euro sono giuste o meno; d'altronde sono sicuro che è impossibile che ad Equitalia qualcuno ogni anno rifaccia i calcoli delle tasse che mi riguardano. Ma l'unica strada è pagare, e rassegnarsi alla truffa.

Il meccanismo giuridico che sta alla base delle leggi che regolano il rapporto tra Equitalia e cittadini è previsto dal Dl 203/2005, nonché dal Dlg 112/1999, e 46/2009, oltre che dal DPR 602/73 e dalle varie norme in materia di contenzioso tributario; anche se è complicato da descrivere in un articolo, penso che possa essere riassunto efficacemente e in modo molto chiaro nella famosa frase che il Marchese del Grillo disse nel film omonimo: "Io (Equitalia) sono io, e voi non siete un cazzo".

Il problema è che dal punto di vista giuridico dovrebbero finire in galera tutti i politici che hanno votato le leggi che hanno permesso questo stato di cose, perchè si tratta di una truffa immensa, ideata dai politici e perpetrata con la complicità di amministratori, magistratura, informazione.


Le truffe Enel

Per non parlare delle bollette della luce. La luce è un bene essenziale, perché senza di essa nelle nostre cose e negli uffici non funziona più nulla, PC, TV, frigorifero, in alcuni casi i riscaldamenti e addirittura, nelle case di campagna che non sono collegate all'acquedotto, la mancanza dell'elettricità determina l'impossibilità di usare l'acqua.

Nelle aziende e negli esercizi commerciali mancanza di elettricità equivale al blocco dei macchinari. Ecco quindi che se arriva una bolletta caricata abusivamente di poche centinaia di euro conviene pagare subito, per evitare il blocco della corrente. Mentre i costi di una causa civile e del ricorso ad un avvocato scoraggia normalmente i cittadini dal fare ricorso.

Questo è il risultato della privatizzazione in Italia; di quella privatizzazione che ci avevano presentato come la soluzione del problema all'inefficienza statale, e che invece si è rivelata essere uno degli indizi rivelatori della fine del nostro sistema democratico, perché la magistratura e la polizia sono troppo inefficienti e/o corrotte per poter intervenire con efficacia su un sistema così capillare.

A parte il fatto che il nostro sistema penale è totalmente sfornito anche teoricamente di mezzi giuridici, perché le pene previste per i reati di questo tipo sono già ridicole in partenza.


La trasformazione delle Forze Armate in SPA

La trasformazione delle FFAA in SPA si inserisce nel quadro generale delle privatizzazioni. Qui però ci sono conseguenze ulteriori e vantaggi diversi (per il governo). Ovviamente in un primo tempo resterà tutto identico a prima e non cambierà nulla. La difesa continuerà a restare ufficialmente pubblica, e la veste di SPA consentirà solo una maggiore facilità nel truffare in alcuni settori.
Piano piano, però, sulla falsariga di quello che è successo ad esempio con Telecom o con Banca d'Italia (in cui di pubblico non è rimasto nulla, tranne il nomen iuris) si amplierà l'area dei settori della difesa interessati dalla privatizzazione e la truffa diventerà globale, fino ad arrivare al seguente risultato:


- eliminazione del reato di corruzione e concussione:

Se un amministratore pubblico prende una tangente per favorire qualcuno, ricorre il reato di corruzione; se l'amministratore minaccia Tizio di non dargli un suo diritto se costui non paga una tangente, il reato è quello di concussione. Se lo stesso comportamento è posto in essere dall'amministratore di una società privata NON esiste alcun reato. Stessa cosa vale per il reato di abuso di ufficio. In altre parole, privatizzando le FFAA gli amministratori potranno affidare le commesse a chi pare loro, senza rischiare alcunché dal punto di vista penale. Verranno acquistati miliardi di materiale inefficiente, pagandolo dieci volte il loro valore? Non sarà reato. Nessuno verrà punito.


- eliminazione del meccanismo della gara pubblica:

Attualmente gli enti pubblici, per stipulare contratti di qualsiasi tipo, in teoria devono ricorrere al meccanismo dell'evidenza pubblica. Il meccanismo dell'evidenza pubblica (sempre in teoria) garantisce che il contratto sia stipulato con imparzialità ed efficienza al miglior offerente. Truccare una gara poi, anche se è una cosa che succede spesso, è comunque un reato. Nel momento in cui le FFAA verranno privatizzate, invece, scomparirà gradualmente il meccanismo dell'asta pubblica e gli amministratori potranno fare quello che gli pare. Ovviamente ciò non avverrà subito; inizialmente si dirà che, nonostante la veste di società per azioni, le FFAA sono comunque tenute a rispettare le leggi di diritto pubblico per i contratti; ma gradatamente si arriverà alla scomparsa del meccanismo.


- eliminazione del controllo della Corte di Conti:

Tutti gli enti pubblici passano attraverso il controllo della Corte dei Conti e devono inviare periodicamente i loro bilanci a questo organo. Si tratta di un controllo imperfetto, blando, spesso viziato dalla corruzione dei giudici della Corte, ma comunque esiste. E in teoria, se i giudici venissero veramente scelti per merito, se veramente applicassero le leggi, garantirebbe la legalità nell'amministrazione. Privatizzando le FFAA scomparirà gradatamente anche il controllo della Corte dei Conti.

Il pericolo grande lo vivremo in Italia, ove avremo dei carabinieri sempre meno liberi, dei soldati sempre più presenti in strada, dei soggetti che se fino a ieri rispondevano allo Stato (noi) d'ora in poi risponderanno al consiglio d'amministrazione (loro) scelto tout court dal ministro stesso e dai suoi accoliti. [In casi più gravi ci saranno le forze speciali dell'Eurogendfor ad intervenire e qualsiasi danno che causeranno a persone o cose, saranno completamente immuni, al di sopra della legge].

Per qualche decennio dopo il 1945 ci eravamo illusi di essere una democrazia e che il popolo contasse qualcosa, con i meravigliosi concetti dello stato sociale e della sovranità popolare. La sostanza della legge che regola tutto il meccanismo delle privatizzazioni è questa, e non lascia dubbi: io sono lo Stato, e voi cittadini non siete un cazzo.

La vera libertà è dentro di noi, e non ci può essere sistema che può togliere la libertà a una persona libera dentro. 


Fonti

27 gennaio 2013

Il profumo delle brioches di Maria Antonietta.

Di Alessandro Robecchi
Sapesse, signora mia… Quella che segue è una piccola riflessione su chi ci governa (al momento, ma temo anche domani e forse per sempre), su chi sa ridere di loro e sulle differenze antropologiche (nemmeno politiche!) tra loro e noi. Involontaria protagonista, la signora Lidia Rota Vender, esimia professionista, alta società civile (!), candidata al Senato con la Lista Monti alle elezioni del 2013. Eccola mentre - alla convention di presentazione della lista - racconta due aneddoti sulla vita di Mario Monti. Siamo dalle parti delle brioches di Maria Antonietta, delle riunioni del Rotary, del circolo di canasta travestito da casta tecnocratica che ci governa, tanto elegante e civica, quelli che le "cene eleganti" le fanno davvero, restando vestiti. Quelli che - andandosene Berlusconi tra sberleffi e ghigni proletari - venivano salutati dal Paese come i salvatori della patria, ai tempi (è passato poco più di un anno) in cui si salutava il loden del professor Monti come una rivoluzione culturale. Un anno dopo, le cifre economiche del Paese sono decisamente peggiori (dal potere d’acquisto alla disoccupazione, dagli investimenti all’erogazione dei crediti alle imprese e ai lavoratori, dai consumi ai redditi), ma i famosi mercati sembrano meno turbolenti. Ecco. Ma questo non basta. O non serve. O non è quello che qui si vuol dire. Ciò che strabilia sentendo gli "aneddoti" della dottoressa Rota Vender è altro. E’ un’aria di culto della personalità di tipo sovietico applicata al tecnocrate bancario. E’ una specie di "realismo capitalista". E’ la retorica dell’imprenditore. E’ il circolo ristretto che se le canta e se le suona, che non vede né il mondo né la società intorno, che pensa e crede di essere il mondo e - peggio - il mondo giusto.
Non c’è niente di violento o di deplorevole nelle parole della signora dal palco in cui presenta il suo candidato premier. Eppure c’è un universo di differenze, di distanze abissali. C’è il mondo parallelo di una borghesia che basta a se stessa e vede solo sé, che scambia i suoi valori da privilegiati per valori universali. Non c’è il lavoro, non c’è la vita, non c’è la società. C’è solo lei, la razza padrona. Una faccenda che fa il paio con la signora Elsa Fornero che a chi le chiede della sua riforma del lavoro risponde (ieri a Firenze) con una frase francamente strabiliante: "Questa riforma del lavoro è una scommessa, non ho elementi per dire se funzionerà". L’indifferente leggerezza di chi parla delle vite degli altri - delle nostre, tra l’altro - come se parlasse della salute delle sue begonie e del circolo del bridge. Anche qui, come nella deliziosa performance della signora Rota Vender, sentirete chiaro e forte il profumo delle brioches di Maria Antonietta.
La satira, poi, fa il suo mestiere. Maurizio Crozza, nel suo spettacolo, ha saputo cogliere l’essenza di questa razza padrona. Non le sue leggi, i suoi decreti, i suoi voti di fiducia, le sue (contro)riforme, ma la sua vera essenza. L’anima nuda. Il presidente che incoragga il ragazzino a diventare imprenditore (già, quale missione sarebbe più nobile!). Il presidente che indovina tutte le risposte a Trivial. E via così, il Duce che ara dieci ettari, la luce dell’ufficio di piazza Venezia accesa anche di notte perchè Lui lavora sempre. E’ il caro, vecchio, immortale sogno della borghesia italiana: i migliori tra noi ci pensano e risolveranno tutto. Ma è anche - nell’apoteosi di involontario ridicolo - una meravigliosa rivelazione: quella razza padrona c’è, è qui, in mezzo a noi, ancora (e sempre) comanda, governa, decide, incurante (eppure potrebbe averne i mezzi culturali!) della sua gloriosa inadeguatezza. Un tempo lontano, quando eravamo piccoli (e stupidi) la chiamavamo "borghesia assassina". Ora che non siamo più piccoli (ma stupidi chissà), abbiamo imparato a misurare le parole, ma non per questo siamo diventati ciechi e sordi. Come diceva Crozza, "E’ gente che conosce il mondo attraverso i suoi maggiordomi. E’ gente che si chiede: ma tutti questi italiani che non riescono ad arrivare alla fine del mese, e non riescono ad arrivare alla fine del mese, non riescono ad arrivare alla fine del mese… ma santo cielo… ma perché non partono prima?".
A stretto giro, il presidente del consiglio Mario Monti ha accusato il colpo. Venendo meno al rituale aplomb (quello del loden e, si direbbe, delle risposte a Trivial) ha bollato Crozza come "pateico disinformato" (a Zeta, il nuovo programma di Gad Lerner). Ma siccome il diavolo è nei dettagli, ha aggiunto: "Abbiamo in lista anche dei terremotati poveri!". Ecco, di nuovo quel profumo di brioches di Maria Antonietta. Chiudo qui questa piccola riflessione. Con la notazione - mica tanto in margine - che la satira questa volta ha colpito nel segno. Ha fatto male. Non una caricatura, non una parodia. Ma una traduzione, una dimostrazione pratica, una fotografia svelata. Come ha scritto la mia amica Roberta Carlini, economista insigne, attenta osservatrice di quel mondo finanziario-padronale che ci governa: "Quella di Crozza è la foto più vera e crudele fatta a Monti e alla sua Alta Società Civile da quando è salito in campo". Ecco. Per questo il piccolo spezzone di spettacolo qui sotto non è solo satira, né solo politica, né solo capacità artistica e genio comico. E' - esattamente, perfettamente - ciò di cui parliamo quando parliamo di razza padrona, dell’elegante circolo di canasta che ci governa, e di noi che sappiamo vederlo. Buona visione.


La storia è una grande insegnante, ma il genere umano è un eterno ripetente.



Auschwitz………è completamente diverso e non si è emotivamente preparati. Quando arrivai c’erano delle ragazze e dei ragazzi che uscivano in un mare di lacrime. Pensavo fossero eccessivamente sensibili. Non era così. Ad Auschwitz si respira un’aria di sofferenza, un dolore che sembra non avere fine. Non è solo nell’atteggiamento delle persone, non è nel macabro museo e nemmeno in quelle pareti piene zeppe di nomi che erano diventati solo dei numeri……….è nei muri, nell’aria che si respira. Ricordo che quel giorno c’era vento, era in arrivo un po’ di pioggia (giornata ideale per certe visite ahimè), entrata in una baracca un colpo di vento ha fatto chiudere di colpo la porta. C’erano altre persone, le avevo viste, ma son stata colta da un panico inspiegabile, non riuscivo più ad aprire quella porta, mi mancava l’aria, una mano che si posò sulla spalla mi fece spaventare al punto da gridare……..
Penso spesso a quell’episodio, ne ho un ricordo indelebile, a maggior ragione oggi , che i media bombardano di film e documentari e si organizzano treni della memoria (gente che va senza sapere cosa l’aspetta). E penso che è una memoria corta, è una memoria che non insegna a prevenire o ad evitare, ma spesso e tragicamente suggerisce. E' il giorno dove tutti gridano “orrore”, il giorno in cui tutti si chiedono perché e come può l’uomo arrivare a tanto mentre ci sono altri uomini pronti a fare le stesse cose.
Tragico, pauroso, triste, orrendo….tutti gli aggettivi vanno bene per ricordare quella pagina di storia…ma sono gli stessi aggettivi che usiamo ancora, ogni giorno, davanti alle notizie che ci arrivano dal mondo attuale, quello di questo secolo civilizzato e progredito.
Conosciamo tutti molto bene le storie odierne, sappiamo quanto l’ambizione possa mettere a rischio il benessere e la vita stessa di altre persone, nascondendo le vere intenzioni con motivazioni di difesa della patria o politiche. Sappiamo tutti molto bene quanto siano violati quotidianamente i diritti umani nonostante tutte le nazioni cosiddette “civili” abbiano sottoscritto un documento come la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.
Non dico che non sia giusto ricordare, ma sarebbe più giusto e importante imparare. Ricordare che il nazismo e il fascismo sono culture assassine è basilare, visti i recenti rigurgiti, ma bisognerebbe anche fare in modo di non ripetere gli stessi errori, altrimenti ricordare diventa un esercizio di pura ipocrisia.