31 ottobre 2016

Siamo piccoli. 
Siamo insignificanti noi uomini di fronte alla natura e alla sua forza prorompente. 
E, soprattutto, siamo persi. 
Smarriti alla ricerca di un senso. 
Un significato che possa sollevare l’anima dalla pesantezza del rendersi conto di quante volte si perde tempo in facezie e non si apprezza la vita come si dovrebbe. E poi un attimo e tutto non è più come prima. 
Il tempo sbriciola i suoi secondi sulle nostre vite e non siamo più gli stessi. 
I nostri orizzonti sono cambiati. 
Il paesaggio in cui siamo cresciuti non c’è più. 
La cittadina che abbiamo visitato tante volte in gioventù è in frantumi. 
E in frantumi è lo spirito che raccoglie dalla calce i suoi ricordi, 
i sorrisi, le fotografie, i pensieri di un futuro che era lì a venire. 
E un’ eco sale e rimbomba corale in tutti noi: perché?

Folle, follie e social network: veleno di gregge.


Il dolore tace e l'ignoranza complotta.

Non accennano a diminuire le scosse di terremoto, anzi, si fanno più forti ed estese e io riesco solo a pensare alla paura e alla disperazione di quella povera gente che non ha più niente e che si vede letteralmente togliere la terra sotto i piedi. In situazioni come questa non serve consolare, fare analisi, dare motivazioni, consigli o previsioni, l'unica cosa è darsi da fare e velocemente, perché contano solo i fatti, le parole stanno a zero. 
E invece c'è chi riesce a gettare sale sulla ferita inneggiando al castigo divino, pubblicando selfie sorridenti con hashtag improbabili tipo #terremotati e #sopravvissuti o abbandonandosi alla polemica. E come se non bastassero i soliti buontemponi imbecilli irrispettosi analfabeti, una senatrice del M5S non trova niente di meglio da fare che pubblicare la sua teoria complottista blaterando di addomesticamento dei terremoti per diminuire i risarcimenti.
Una bufala, nient'altro che questo, che circola da anni in occasione di ogni terremoto e che fa riferimento all'articolo 2 del decreto legge n.59 del 15 maggio 2012 che non è mai entrato in vigore, in quanto soppresso dalla legge n.100 del 12 luglio 2012. Senza poi contare che per i complottisti i risarcimenti sarebbero legati al valore della magnitudo del sisma (scala Richter), mentre invece a essere considerata è l’intensità del terremoto che si calcola in base alla scala Mercalli che è quella che dà appunto un valore di intensità sulla base dei danni registrati.
Cara senatrice, e insieme a lei tutti coloro che non possono fare a meno di pontificare, la prossima volta che decidete di fare terrorismo, infilatevi la testa in un sacco e poi scuotetelo, chissà che i vostri cervelli non rientrino nel vuoto che hanno lasciato.

29 ottobre 2016

L'Italia dice no.

Non al referendum, che è l'argomento del giorno, anzi dei mesi, e pare non esista altro, ma ad un Trattato di messa al bando degli ordigni nucleari per il 2017.
All'Onu 123 Paesi per un Trattato di messa al bando delle armi nucleari, l'Italia vota no.
L'Italia, ufficialmente paese non-nucleare, ospita 59 basi militari americane. È il primo avamposto statunitense in Europa per numero di bombe nucleari schierate, e il quinto al mondo per numero di installazioni militari. Sono 70 in tutto, ed è un arsenale custodito in sole due basi: 50 ad Aviano in provincia di Pordenone, 20 a Ghedi in provincia di Brescia. Con l'intensificarsi della crisi tra Occidente e Oriente l'Italia rischia molto, perché da avamposto dell'impegno statunitense per la difesa dell'Europa l'impatto sta lentamente diventando militare. L'opera di ammodernamento delle strutture militari in Italia attualmente in corso, porterà ad avere bombe nucleari teleguidate con una migliore precisione e aumenterà la tentazione di usarle, perfino di usarle per primi.
http://nena-news.it/nuove-bombe-nucleari-per-litalia/
E dice no, per non deludere l'ipocrita America che, dopo aver varato un potenziamento nucleare da 1000 miliardi di dollari, dichiara di voler "realizzare la visione di un mondo senza armi nucleari". Grazie Italia prona.

Are you lost in the world like me?

A testa bassa sugli schermi, senza accorgersi di ciò che capita attorno a noi, questa è l’immagine riassuntiva del mondo moderno. Un mondo che corre all'impazzata, veloce e casuale, dove i particolari non contano più nulla, dove regnano menefreghismo ed egoismo, dettati dalla tastiera di uno Smartphone, che diventa a tutti gli effetti corpo, gesti e anima virtuale. Territori solari che divengono in questo modo pieni di oscurità, cupi, dove esseri non più umani vagano tristi, desolati e disorientati, dimenticandosi di alzare lo sguardo verso un Sole ormai offeso e divenuto sbiadito. 
L’ennesima denuncia di tali atteggiamenti controversi arriva dall'artista Moby, cantante, musicista e compositore, sempre attento ad interrogarsi sulle problematiche che affliggono i nostri tempi. Il videoclip che accompagna il bellissimo brano, prodotto dalle sapienti mani di Steve Cutts, famoso illustratore ed animatore,  rappresenta sicuramente uno dei video musicali meglio realizzati degli ultimi anni. Immagini che si rifanno ai primi cartoons in bianco e nero degli anni ’30, ma dai contenuti fortemente attuali.
Scene impregnate interamente da un’aurea densa di tristezza, angoscia e malinconia, dove un piccolo protagonista schiacciato dalla dipendenza tecnologica apatica dei propri simili, vaga smarrito e incredulo in sentimenti ed emozioni reali solitarie. Nel video si riconoscono alcuni dei trend tecnologici e social degli ultimi tempi, quali Pokemon Go, Tinder, e più in generale atteggiamenti comuni di vivere un’esistenza  e le situazioni che ci coinvolgono, attraverso uno schermo. Il personaggio, somigliante ad un Moby in versione cartoon, si trova senza volerlo immerso in un mondo a lui estraneo, e tenta di fuggire da esso alla ricerca di un poco di semplice umanità, di condivisioni reali di sentimenti, senza però trovare riscontri ricambiati. A questo punto, non può far altro se non entrare egli stesso in un vortice di sconsolata solitudine, in attesa forse di una nuova e rinnovata luce solare, mentre macchine ormai disumanizzate precipitano una dietro l’altra senza rendersene conto, in un tetro burrone.
http://www.mifacciodicultura.it/2016/10/23/moby-videoclip-mondo-tecnologico/


Libertà e destino.


27 ottobre 2016

La terra trema ancora e torna la paura.

Il centro Italia e in particolare Umbria e Marche sono di nuovo sotto scacco.

E ancora una volta siamo qui a considerare quanta poca cosa sia l’uomo, spesso dimentico della sua piccolezza. Animale presuntuoso, abituato a ritenersi grande, amministratore e arbitro di una natura che ha tanto da darci ma anche tanto da toglierci. Quotidianamente maltrattata, sempre più spesso ci ricorda di essere l’unica vera padrona di questo mondo, capace di distruggerci e spaventarci nella stessa misura in cui noi la violentiamo e sfruttiamo ogni giorno.

23 ottobre 2016

E niente, me ne stavo qui e pensavo....

...pensavo che devo essere una che combatte e non si abbatte, altrimenti dopo tanti anni di vita non sempre semplice, dovrei essere come minimo depressa. Invece riesco ancora a reagire, a volte con decisiva prontezza e a volte anche solo per esclusione, perché se non reagisco è finita. Riesco ancora a fare delle scelte, non sempre spontanee ovviamente, ma curandomi comunque delle mie motivazioni, di cui la principale è quella di non essere manipolata. Nutro l'autostima, non l'autocommiserazione. E se scelgo di cercare di fare sempre al meglio quello che faccio non è perché sono ambiziosa e voglia arrivare chissà dove, ma perché ho una coscienza così, che non si accontenta del meno peggio. E ogni giorno ascolto la voce della mia coscienza, non l'opinione comune. Ogni giorno scelgo di non arrendermi, non perché voglio vincere, ma perché il senso della mia vita è essere ciò che sono, in funzione delle scelte che scelgo di attuare.

16 ottobre 2016

Mi piace coccolarmi.

E' vero, a volte indulgo nel narcisismo, non patologico ovviamente, ma è perché mi voglio bene. La domenica soprattutto, quando, e non sempre, sono libera dal lavoro e posso permettermi di dedicare la giornata a me stessa, libera da tutto, impegni e responsabilità. Sono stata per molto, troppo tempo, relegata in ruoli che mi imponevano comportamenti e azioni conseguenti, ora no, ora sono libera e mi comporto in base ai miei desideri, nei limiti del possibile purtroppo. E mi piace coccolarmi, una specie di rivincita forse, tardiva anche, perché a quasi 64 anni non è che si possa fare chissacchè, ma il piacere di poter decidere il come, il dove e il quando, anche solo per un giorno alla settimana, mi ricompensa e mi fa stare bene. Incomincio al mattino, anche se mi sveglio sempre troppo presto per dire che poltrisco, ma faccio tutto con calma, senza guardare l'orologio. La colazione, la passeggiata con il mio piccolo amico a quattro zampe e il riassetto veloce del mio nido trascurato, perché non si può certo dire che sono una brava casalinga. Un'occhiata alla rete non manca insieme all'aggiornamento di questo diario virtuale se mi va di scrivere qualcosa. E intanto si è fatto quasi mezzogiorno e mi posso ancora concedere un aperitivo, uno spritz fatto in casa naturalmente, non è che vado al bar a cercar compagnia, non lo ritengo necessario. Poi penso a quello che mi va di mangiare, apro il frigo e ascolto il mio stomaco. Cucino. Sì, mi va ancora di farlo, per me stessa, per gratificarmi e lo faccio abbastanza bene. Però non bado all'etichetta: non metto tovaglie e ammennicoli vari: mangio e basta, per il solo e unico piacere di farlo. Caffè, sigaretta e pennichella. Tutto qui. Qualcuno potrà senz'altro dire che è niente, ma per me è tanto. Godere di piccole cose, fatte di poco e di poca importanza ma rilevanti da un certo punto di vista: dal punto di vista dell'indipendenza e della libertà, anche se limitata ad un contesto molto personale. Il pomeriggio è dedicato esclusivamente al cazzeggio, possibilistico e opzionale: vediamo quel che mi viene in mente. 

"Curarmi di me stessa non è autoindulgenza, è auto-preservazione, ed è un atto di lotta politica". 
Audre Lorde

Colpa della luna.

Me lo raccontava mia nonna tenendo in mano quel piccolo quaderno con la copertina marrone e i fogli ingialliti. 
Raccontava che suo padre se n'era andato via in una notte di luna piena. Non si sapeva dove, non si sapeva con chi, si sapeva solo che era colpa della luna che a volte fa impazzire gli uomini. Aveva lasciato tutto per seguire la magia della luna, affascinato da quello splendore che poi lentamente, giorno per giorno, scompariva per poi ritornare, a volte nascosto, a volte così palese da far invidia al sole. 
Raccontava che sua madre, pur amandolo, non piangeva. "Ritornerà", diceva, "ritornerà con la luna, perché la luna ritorna sempre". E ogni notte scriveva alla luna, rimproverandola di averle rubato l'amore e supplicandola di lasciarlo tornare da lei. Ma la luna si nascondeva spesso e le notti buie restavano mute ai richiami. 
Raccontava che passarono gli anni e mentre riempiva il quaderno di parole, sua madre si ammalò. Una notte la luna si accorse di quel silenzio inusuale e volle vedere da vicino perché non sentiva più quella voce. Fece capolino nella stanza e vide la donna a cui aveva rubato l'amore stesa sul letto. Sembrava una rosa addormentata, ma viva, fragile e incompleta, ma viva.
E lui ritornò. La guardò in quel letto di Biancaneve quasi quel principe che da molti anni aveva smesso di essere. Prese le mani di quella donna che aveva amato fra le sue, le sussurrò parole che nessuno riuscì a sentire e si voltò per andare, di nuovo, come prima del quaderno. Il giorno dopo lei aprì gli occhi: "Colpa della luna" disse, e li richiuse per sempre.

Ho saputo in seguito che il mio bisnonno non tornò dalla campagna nel Nordafrica durante la prima guerra mondiale e la mia bisnonna è morta di leucemia....ma preferisco la versione di mia nonna...perché ancora conservo quel quaderno...

15 ottobre 2016

Nobel.

Allora dico  la mia anche se a nessuno importerà più di tanto. 
Una delle critiche per quello che riguarda il Premio Nobel a Bob Dylan è che lui non ha niente a che fare con la letteratura e che i suoi testi sono legati strettamente al fatto che sono cantati e suonati. 
Io credo che non sia così, infatti molti suoi testi sono leggibili a sé, senza bisogno di essere cantati e supportati dalla musica, sono vera e propria poesia. Le sue memorabili musiche e parole sono, nel senso più profondo, letterarie.  
Piuttosto, se proprio vogliamo obiettare qualcosa nella motivazione del Nobel, possiamo dire che Dylan non ha "creato una nuova espressione poetica", ma ha dato una forma efficace e contemporanea a uno dei nessi più profondi e antichi dell'arte: quello tra parola (detta più che letta) e musica (in senso lato).
La letteratura non deve chiudersi in sé stessa, arroccata nei salotti buoni dei parrucconi. L'aprirsi verso altre forme d'arte è un segno di evoluzione e attenzione verso ciò che più influenza la società del nostro tempo e questo non può che essere positivo.
E mi piace l'dea che ci sia stato una specie di passaggio del testimone: Dario Fo, Nobel nel 2001, è morto nel giorno in cui è stato assegnato il Nobel a Dylan. Una coincidenza sicuramente, ma quindici anni fa ne aveva parlato :"Sarei proprio contento se fosse Bob Dylan a vincere il Premio Nobel"....

E già che ci sono dico la mia anche su Dario Fo. Sono venuti fuori, come sempre succede quando si parla di un personaggio di tale fama, i suoi trascorsi politici, dalla sua giovinezza nella Repubblica di Salò alla recente adesione al movimento di Grillo. 
Io vorrei estrapolarlo da questa condizione di miseria politichese e vederlo solo come artista. Quell'eterno giullare, istrione del palcoscenico, uomo delle arti a tutto tondo che per tutta la vita si è battuto contro l'affermazione secondo cui “la cultura dominante è quella della classe dominante”, che non ha mai avuto bisogno di etichette perché l’idea di cultura per la quale si è battuto non è né accademica né elitaria. Ci ha lasciato tanto nelle sue opere, sono un tesoro, non sporchiamole. 

Lo spot della Apple del 1997 con lo slogan "Think Different" presenta tutti i protagonisti che con il loro genio e la loro fantasia e ribellione hanno cambiato il mondo. La voce narrante italiana non poteva che essere quella di Dario Fo e uno dei personaggi Bob Dylan. 
Ed è cosi che due premi Nobel alla letteratura si sfiorano. 


"Questo film lo dedichiamo ai folli, agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro, potete glorificarli o denigrarli, ma l'unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli, perché riescono a cambiare le cose, perché fanno progredire l'umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero".

09 ottobre 2016

Silence, please...

Quando si ha l’impressione che il modo sia diventato troppo complicato per ricavarne un senso...
Quando ci si rende conto che il bisogno di comprendere si trasforma in un raccolta di racconti che ci si fa per sfuggire alle contraddizioni della realtà...
Quando si ha bisogno comunque di appoggiarsi ad una realtà diversa, anche fantastica, perché la realtà che definiscono vera è troppo dolorosa e risulta insopportabile...
Quando ci si riconosce senza qualità, disarmati di fronte al mondo...
Allora forse è il momento di smettere di parlarsi addosso e di concentrarsi nel fare cose diverse, senza nessun'altro scopo che il superficiale piacere di farle...per sottrarsi all'inganno, alla pressione, alla compulsione dell'esserci a tutti i costi...
.......
Quindi oggi andrò al mercato...e comprerò la pioggerellina fitta di questa grigia giornata di ottobre. Me la farò mettere in una bottiglia colorata e mi sciacquerò i pensieri per togliere qualche impurità. 
Ci sarà ressa al solito banco dove vendono giudizi saccenti e presuntuosi, taglienti ma anche patetici. Ci saranno tutti i pontificatori professionisti, quelli che amano molto sparare sentenze, che vanno tanto di moda oggi.
Mentre pochi si fermeranno là dove vendono solo un po' di umiltà, morbida morbida, senza additivi e priva di ignoranza. Ne comprerò un paio d'etti...e una manciata a parte che la devo regalare.
E poi troverò il banco del silenzio...me ne serve almeno mezzo chilo...perché questa vita certi giorni fa troppo rumore...e perché a volte si può anche tacere...
...silenzio prego...

05 ottobre 2016

Giustizia creativa.

La domanda è: chi l'ha ammazzato? Non come è morto. La vicenda di Stefano Cucchi, ucciso a mazzate dalla polizia e non curato dai medici del Pertini, in cui la giustizia creativa si inventa, dopo anni di bugie, l'epilessia come causa della morte, non solo è offensiva per l'intelligenza, ma insopportabile civicamente e umanamente. Ogni volta che mi ci imbatto, riconosco questa storia come una delle più schifose pastette di stato che abbia mai visto. Ancora più schifosa la rende la condizione di impotenza della vittima e della sua famiglia. La solitudine dei cittadini normali. Ecco questo è uno dei rarissimi casi in cui sarebbe stato meglio, in assenza del riconoscimento certo del colpevole, condannare tutti, colpevoli e innocenti. Partendo dal presupposto che anche gli innocenti sono comunque colpevoli di aver assistito muti. Le cause della morte sono inequivocabili, basta guardare una fotografia, non ci vuole un'indagine per stabilirle. I colpevoli anche. Punto. 
Se Stefano Cucchi è morto di epilessia possiamo tranquillamente dire che Giordano Bruno è morto assiderato.