30 dicembre 2011

Due pesi e due misure.

   

Buon anno agli indifferenti e ai consapevoli.
Buon anno a chi butta nei cassonetti ciò che non serve più e a chi, invece,  nei cassonetti trova ciò che gli serve per non morire di fame.
Buon anno a chi gioca in borsa e a chi, invece, rovista nella borsa per vedere se c’è rimasto qualcosa.
Buon anno a chi ha i soldi all’estero e a chi, invece, i soldi non ce li ha nemmeno in Italia.
Buon anno a chi pensa a come non pagare le tasse e a chi, invece, non sa proprio come fare a pagarle.
Buon anno a chi passa il capodanno nella seconda casa e a chi, invece, non ha più una casa per viverci tutto l’anno.
Buon anno a chi ha studiato e sa come vanno le cose e a chi, invece, non ha potuto studiare ma ha imparato sulla propria pelle come vanno davvero le cose.
Buon anno a chi paga per un po’ di sesso e a chi, invece, per amore, paga con la vita.
Buon anno a chi pensa al diverso come nemico e a chi, invece, pensa che solo nella diversità ci sia la possibilità di crescere.
Buon anno a chi pensa che i misteri siano da accettare e a chi, invece, pensa che i misteri non ci debbano proprio essere.
A tutti un buon anno, ma non per tutti uguale.

28 dicembre 2011

Coerenze e passività.

Tra i tanti tagli fatti ad arte che il nostro stilista per eccellenza ci ha propinato c’è anche quello all’editoria, che proprio in questi giorni ha mietuto la sua prima vittima: 
senza certezze riguardo al finanziamento pubblico per i giornali cooperativi, di idee e di partito, dal primo gennaio 2012 Liberazione non sarà più in edicola.
"Trovati da solo chi ti finanzia, altrimenti è giusto che tu chiuda", questo, in sostanza, il messaggio sdegnato che per anni è stato urlato a destra come a sinistra.
E' vero, oggi c'è il Fatto Quotidiano che va in edicola senza l'aiuto del finanziamento pubblico, o l'esperimento della TV di Santoro, con in cassa oltre un milione di euro di sottoscrizioni e la capacità di andare in onda senza peraltro aver avuto la necessità di ricorrervi (santa pubblicità e santo mercato, evidentemente Liberazione non ha un Santoro o un Travaglio nella sua redazione).
Due esempi che sembrerebbero confermare (il condizionale è d'obbligo vista la giovane età dei due esperimenti) che c'è la possibilità di fare informazione senza pesare sulle casse dello Stato.
Insomma, chi è capace di "stare" sul mercato può godere del diritto di fare e ricevere informazione, per tutti gli altri il poco “mercato” non dà il diritto di informare, quindi è giusto che su di loro scenda il silenzio. Ad informarci nella maniera giusta ci penseranno le grandi testate giornalistiche al servizio dei potenti.

Ma di che cosa mi meraviglio? La coerenza c’è ed è evidente: tutto ciò che non “serve”, che non produce “utili”, va eliminato.
Così come coloro che non potranno più lavorare, i disabili, gli invalidi, gli anziani, prenderanno giustamente pensioni da fame così moriranno prima e non saranno un “passivo” per la società.
I malati, coloro che non potranno permettersi le esose cure della sanità privata, moriranno nelle sempre più fatiscenti strutture pubbliche, perché anche quelle sono un “passivo” che va eliminato.
I giovani che non potranno studiare nelle scuole private rimarranno ignoranti, così non avranno la possibilità di “pensare” e creeranno sicuramente meno problemi in futuro. Quelli che vanno alle scuole pubbliche sono tutti teste calde, meglio eliminare anche questo ulteriore “passivo” (in tutti i sensi).
È incredibile come tutto si appianerà, sembra quasi una strategia studiata a tavolino!
D’altra parte la prima regola di un buon economista è l’eliminazione delle passività!
E bravo Monti, o chi per te: devo dire che in fatto di coerenza sei insuperabile!

23 dicembre 2011

Questo Natale dedicatelo ai folli.


"Agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane,
a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole, specie i regolamenti
e non hanno alcun rispetto per lo status quo.
Potete citarli, essere in disaccordo con loro;
potete glorificarli o denigrarli ma
l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli,
perché riescono a cambiare le cose,
perché fanno progredire l’umanità.
E mentre qualcuno potrebbe definirli folli
noi ne vediamo il genio;
perché solo coloro che sono abbastanza folli
da pensare di poter cambiare il mondo
lo cambiano davvero".
[Dario Fo]


17 dicembre 2011

Della serie: la nobile arte del rendere il nulla qualcosa.


Sono sempre interessata a quello che succede nel mondo e mi piace essere aggiornata tant’è che la mattina, insieme al caffè, mi faccio una buona dose di giornali, notizie e commenti. E capita che , clicca di qua e clicca di là, questa mattina mi ritrovo sotto gli occhi questo articolo  che sembra narrare in modo appassionato un evento imperdibile.
Cominciamo dal sottotitolo: Keanu Reeves, “il famoso attore, utilizza tranquillamente i mezzi pubblici”.
Cavolo, che notizia! E lo fa in modo tranquillo, non nervoso insomma! Pensate: va alla fermata, sale, oblitera, mette le mani sui sostegni che hanno sostenuto altre migliaia di mani e poi, a destinazione, scende come se niente fosse, come fosse una persona normale!
Ma non finisce qui, no, sennò che notizia sarebbe! Il giornalista, per dar corpo alla sua tesi, omaggia i lettori di un video che è proprio la ciliegina sulla torta.
Il noto attore (che nessuno sembra peraltro riconoscere) si alza per cedere il posto a una signora.
Mi chiedo: cosa avrebbe dovuto fare? Anche a me è capitato varie volte che mi abbiano ceduto il posto, ma non ho mai pensato di telefonare a un’agenzia di stampa per dare la notizia!.......



Certo che se fosse stato lui a cedermi il posto…….





l’avrei ringraziato molto volentieri!!!

16 dicembre 2011

Quei giorni del '69

Milano. 12 dicembre 1969, ORE 16.37, nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana scoppia una bomba che causa la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. 
Nella stessa ora a Roma scoppiano altre bombe. Infine, nella Banca Commerciale di Milano viene trovata una borsa contenente una bomba che in tutta fretta, viene fatta esplodere eliminando una prova preziosa per le indagini. 
Immediatamente, a dimostrazione di un disegno già preordinato, le indagini senza alcun indizio seguono la pista anarchica. Il commissario Luigi Calabresi già alle 19.30 (3 ore dopo la strage) ferma alcuni anarchici davanti al circolo di via Scaldasole.
Nella notte del 12 dicembre 1969 sono illegalmente fermate circa 84 persone quasi tutte anarchiche, tra cui Giuseppe Pinelli
Lunedì 15 dicembre viene arrestato con l'accusa di strage Pietro Valpreda, anarchico. Dopo più di tre anni di galera, innocente, sarà completamente assolto.
La sera del 15 dopo 3 giorni di continui interrogatori muore, volando dal 4° piano della questura, Giuseppe Pinelli. 
Il giornalista dell’Unità, Aldo Palumbo, mentre cammina sul piazzale della questura sente un tonfo poi altri due ed è un corpo che cade dall'alto, che batte sul primo cornicione del muro, rimbalza su quello sottostante e infine si schianta al suolo per metà sul selciato del cortile per metà sulla terra soffice dell'aiuola.
Nella stanza del commissario Calabresi sono presenti i brigadieri Panessa, Mucilli, Mainardi, Caracutta e il tenente dei carabinieri Lograno che saranno tutti elevati di grado per "meriti". Il questore, Marcello Guida, nel 1942 uomo di fiducia di Benito Mussolini e direttore del confino politico di Ventotene, già 20 minuti dopo, dichiara ai giornalisti che Pinelli si è suicidato e che il suicidio è una ammissione di colpevolezza perché "l'alibi era crollato".
Nel primo mese vengono fornite 3 versioni contrastanti di come sarebbe venuto il suicidio. Gli anarchici accusano subito la polizia di assassinio, i fascisti e lo Stato di essere gli autori delle stragi. Parte una campagna di controinformazione con assemblee, cortei, libri, fino ad arrivare ad un processo allo Stato.
Una serie di “incongruenze” fanno della morte di Pinelli, il caso Pinelli. Si scopre che a mezzanotte meno due secondi (2 minuti e 2 secondi prima della caduta di Pinelli) venne chiamata l'autoambulanza. La stanza dell'interrogatorio larga 3,56x4,40 metri, contenente vari armadi, una scrivania e la presenza di 6 persone rende impossibile uno scatto di Pinelli verso la finestra. Inoltre le finestre e le imposte erano chiuse. Pinelli cade scivolando lungo i cornicioni. Non si è dato quindi nessuno slancio. Cade senza un grido e senza portare le mani a protezione della testa, come se fosse già inanimato.
Pinelli inoltre viene caricato sull’autoambulanza che respira ancora. Quando entrerà in sala operatoria, al Fatebenefratelli, dentro la sala c’è un uomo dei servizi segreti. Uno degli agenti presenti dentro l’ufficio di Calabresi afferma che ha cercato di trattenere Pinelli, mentre si lanciava, e gli sarebbe rimasta una sua scarpa in mano. Ma Pinelli aveva entrambe le scarpe ai piedi quando venne portato sull’ambulanza. Infine, quando Pinelli precipitò fuori dalla finestra dell’ufficio del commissario Luigi Calabresi, il commissario era uscito in corridoio.
Il caso Pinelli resta ancora oggi uno specchio di come vivessero in quel periodo i militanti e gli appartenenti ai movimenti antagonisti. 
Una storia che non si è chiusa....e che dubito si chiuderà mai. L'anarchia è ancora oggi un bersaglio molto comodo perchè si palesa, quasi ingenua e indifesa, nei suoi ideali contrapponendoli al capitalismo imperante che fa dell'ingiustizia e della prevaricazione la sua bandiera.
E' un bersaglio facile per chi agisce tramando nell'ombra.

11 dicembre 2011

Inammissibilità della proposta di abolizione dei vitalizi dei parlamentari.

Questo è il testo della e-mail che ho mandato ai 48 componenti la Commissione parlamentare:

"Ancora una volta, con motivazioni pretestuose, è stato dichiarata inammissibile la proposta di abolizione dei vitalizi dei parlamentari.
Ancora una volta, nel momento in cui si chiedono sacrifici, i parlamentari pensano a tutelare se stessi e fanno pagare ai cittadini, ai lavoratori, alle imprese ed alle famiglie il costo del risanamento, mentre dovrebbe essere proprio la politica a dare il buon esempio e rinunciare ai propri privilegi in un momento così difficile per tutto il Paese.
E’ proprio questo atteggiamento di autotutela che porta all’indignazione popolare e che allontana i cittadini dalla vita pubblica.
E’ stata scritta un'altra brutta pagina e sono tanti gli Italiani che non hanno più voglia di subire ingiustizie. Se i sacrifici li chiedete solo a noi, che già dobbiamo fare i salti mortali solo per sopravvivere, vi ritroverete con un popolo arrabbiato che non avrà più niente da perdere perché voi gli avrete tolto anche la dignità.
In fondo non chiediamo tanto: solidarietà e responsabilità per le persone che vi hanno dato così tanta fiducia da credere che voi avreste fatto i loro interessi. In questo modo dimostrate che state facendo solo i vostri.
Chiediamo significative correzioni per rendere più equa e sostenibile questa manovra, per ripartire i sacrifici in maniera più giusta. Chiediamo che la proposta di abolizione dei vitalizi venga accolta e chiediamo un taglio significativo a tutti quei privilegi che state ampiamente dimostrando di non meritare.
Sarebbe un segnale importante per ridare un minimo di credibilità alla politica, perché reperirebbe risorse importanti e perché renderebbero questa manovra socialmente ed economicamente giusta".

Aggiornamento delle 13:50.

Ho ricevuto risposta (per ora l'unica) dall'Onorevole Vassallo (PD):

Gentile Signore,

ricevo in questi giorni diverse mail simili alla sua, nella quale mi vengono rivolte gratuitamente accuse o frasi offensive.


Siccome molte riguardano il mio lavoro attuale, passato ed eventualmente futuro, qui trova qualche informazione sulle mie attività professionali
, precedenti alla prima elezione alla Camera dei Deputati, avvenuta nel 2008. In qualsiasi momento potrei tornare ad un mestiere che mi piace e in posizioni che ho raggiunto senza nessun aiuto familiare, politico, baronale o di altro genere, partendo da condizioni sociali non proprio favorevoli.


Qui invece
 trova quello che penso e ho cercato di fare, in Parlamento, in merito ai "costi della politica
". In quello stesso documento trova una analisi abbastanza dettagliata dei miei redditi attuali e di quelli passati
. In caso le possa interessare, tanto per farle capire che spesso si raccontano balle spaziali, le segnalo che vivo in un dignitoso appartamento di 115Mq+terrazza(30Mq)+Garage(20Mq), la mia famiglia non ha altre proprietà immobiliari, benché a lavorare, e parecchio, sin dai tempi in cui eravamo entrambi studenti universitari, siamo in due.


Le segnalo che è falso che mi sia opposto all'adeguamento del trattamento economico dei parlamentari agli standard europei in occasione dell'esame della manovra in Commissione Affari Costituzionali. La questione è leggermente più complicata di come la raccontano, mentendo deliberatamente, i sedicenti siti del Popolo Viola. Se avrà la pazienza di leggere anche la seconda parte della mail potrà rendersene conto.


La Commissione NON si è opposta all'adeguamento. Ha messo in evidenza che il metodo indicato dal Governo è incostituzionale. Il mestiere della Commissione Affari Costituzionali è proprio questo (anche per questo "siamo pagati"): segnalare se una legge rischia di essere censurata dalla Corte per incostituzionalità. Personalmente non sono intervenuto sullo specifico aspetto dei trattamenti economici dei parlamentari. Ho ad esempio posto dubbi dello stesso genere sulle parti del Decreto che riguardano le Province. Ma NON per impedire che le province vengano abolite (da tempo ho preso una posizione minoritaria nel gruppo PD proprio a tale riguardo
). L'ho fatto al contrario per DIFENDERE quella decisione dal rischio che venga vanificata, se le relative norme venissero dichiarate incostituzionali. Lo stesso discorso vale per l'adeguamento dei trattamenti economici dei parlamentari. In pratica: se il Governo non riscrive il decreto in una forma costituzionalmente accettabile, gli obiettivi che dice di voler perseguire (abolizione delle Province, adeguamento del trattamento economico dei Parlamentari), rischiano di rimanere lettera morta. Lo Commissione nel suo parere ha chiarito COME il governo dovrebbe riscrivere il decreto perché si possa arrivare agli stessi obiettivi senza correre questo rischio. Nella stessa direzione vanno del resto le dichiarazioni del capogruppo alla Camera del PD e del Presidente della Camera. 


Se qualcosa non le sembra chiaro, non esiti a riscrivermi.


Cordiali saluti.

Salvatore Vassallo


Ho capito: la proposta era incostituzionale e rischiava di venire censurata dalla Corte. Ma che vuol dire "incostituzionalità"? Come era stata scritta questa proposta da non poter passare l'esame? Com'è possibile che ancora e anche in questi casi il burocratese e il politichese siano un ostacolo? Non è che si potrebbero lasciar da parte e pensare una buona volta alla "sostanza" invece che alla "forma"?

Nuovo aggiornamento
Chiarimento di "incostituzionalità":


In sintesi: il Governo, quale che sia il Presidente del Consiglio e quali che siano le sue buone intenzioni, nel nostro ordinamento non può modificare con un decreto le indennità di organi costituzionali (come il Parlamento) che dovrebbero controllarlo. Quindi si può e si deve procedere con una legge ordinaria, quanto prima. Cordiali saluti. S.V.



25 novembre 2011

Mai più.


Lo conobbi quando ormai la stanchezza della solitudine si stava facendo sentire, non che il mio matrimonio fosse solo un ricordo, ma era abbastanza lontano da sfuocare i dettagli. Mi piacque il suo modo di fare: adorante, pronto a qualsiasi bisogno e pronto a soddisfarli. Mi sembrava un uomo d’altri tempi, quando la cavalleria era normalità e lo stare insieme non era una questione di quantità ma di qualità. Dopo un anno la convivenza venne quasi naturale e per due anni la serenità del rapporto sembrava potesse portarci molto lontano. 
Poi successe un imprevisto: fu licenziato e, nonostante le varie porte che gli vennero aperte, non ci fu più un lavoro che gli andasse a genio, era sempre lui che le richiudeva, per orgoglio, per insofferenza, per non so che cosa gli passasse per la mente. E fu così che il mio lavoro part-time si tramutò in full-time per forza di cose: e come si tirava avanti altrimenti? In questo modo, ovviamente, io passavo tutto il giorno fuori casa mentre lui si incupiva sempre di più e il tarlo della gelosia cominciava a insinuarsi in un rapporto che, forse, tanto sereno non era.

Bastò il ritardo di una sera che avevo trascorso in pizzeria con i miei colleghi per ritrovarmi coperta, oltre che di insulti, di pugni in testa e calci nello stomaco. 
E non gli bastò: il freddo della canna della pistola contro la mia tempia è una sensazione che credo non mi abbandonerà mai. Per fortuna ho avuto la forza di reagire e dirottare il colpo e, ancora per fortuna, la pistola si inceppò permettendomi, ancora non mi rendo conto come, di scappare a chiamare aiuto. 

È stata l’unica volta che ho subito violenza. 

Non ho più permesso e non permetterò più che ce ne sia una seconda.

17 novembre 2011

Gaber ancora profeta: La presa del potere (1973)

Chissà in che modo Giorgio Gaber avrebbe commentato oggi l'avvento di Mario Monti e i suoi tecnocrati, giunti sulle ali dello spread e dei software che consentono commerci talmente intensi e mirati da piegare uno Stato. Non avrebbe avuto bisogno di dire cose nuovissime e aggiornate, perché aveva già previsto tutto quasi quaranta anni fa. Pochi ricordano questo pezzo tratto dal recital "Me, fuori di me" trasmesso dalla Tv svizzera nel 1973. Si tratta de "La presa del potere". 
Naturalmente bisogna ascoltarlo, ma sarà utile anche leggere il testo, che trascrivo qui sotto.

Buon ascolto, buona lettura, buona riflessione. Non posso certo dire buon governo.



Un mastino. Un mastino nero, lucido, metallico. Un cane mastino con un occhio solo, vitreo, in mezzo alla fronte. Una mano che schiaccia un bottone. Dall'occhio del mastino parte un fascio di luce intensa, verdastra, elettrica...
Psss... psss... psss...
Avvolti in lucidi mantelli
guanti di pelle, sciarpa nera
hanno le facce mascherate
le scarpe a punta lucidate
sono nascosti nella sera.
Non fanno niente, stanno fermi
sono alle porte di Milano
con dei grossissimi mastini
che stan seduti ai loro piedi
e loro tengono per mano.
Han circondato la città
la stan guardando da lontano
sono imponenti e silenziosi.
Chi sono? Chi sono?
I laureati e gli studiosi.
E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar
e l'Italia rideva e cantava.
Psss... psss...
Ora si muovono sicuri
coi loro volti mascherati
gli sguardi fissi, minacciosi
vengono avanti silenziosi
i passi lenti, cadenzati.
Portano strane borse nere
piene di oggetti misteriosi
e senza l'ombra di paura
stanno occupando i punti chiave
tengono in pugno la Questura.
Dagli occhi chiari dei mastini
parte una luce molto intensa
che lascia tutti ipnotizzati.
Chi sono? Chi sono?
L'intellighenzia e gli scienziati.
E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar
e l'Italia rideva e cantava.
Psss... psss...
Ora lavorano più in fretta
hanno moltissimi alleati
hanno occupato anche la RAI
le grandi industrie, gli operai
anche le scuole e i sindacati.
Ora si tolgono i mantelli
son già sicuri di aver vinto
anche le maschere van giù
ormai non ne han bisogno più
son già seduti in Parlamento.
Ora si possono vedere
sono una razza superiore
sono bellissimi e hitleriani.
Chi sono? Chi sono?
Sono i tecnocrati italiani.
Eins zwei, eins zwei, alles kaputt!
E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar...

16 novembre 2011

Complottismo o realtà?


Le Monde: Goldman Sachs, le trait d’union entre Mario Draghi, Mario Monti et Lucas Papademos.

Se persino un quotidiano compassato (e non certo di sinistra) come Le Monde si mette a titolare in questo modo, forse non siamo al complottismo generalizzato, ma al fatto eclatante, un fatto che fa arrabbiare i francesi che temono di fare la fine dell’Italia, cioè di essere la prossima vittima della speculazione Goldman Sachs.
In sintesi, in questo articolo, non solo il principale quotidiano francese accusa Draghi, Monti e Papademos di essere dei goldmaniens, cioè “uomini ombra di Goldman Sachs”, ma indica espressamente in Mario Draghi ( qui c’è un altro articolo di Le Monde dedicato al governatore) l’artefice del raggiro dei derivati che ha permesso alle autorità di certificare il debito greco acquistato dalle banche francesi, le quali rischiano ora di colare a picco insieme alla Tour Eiffel e alla Gioconda.
Ieri, finalmente, anche Repubblica si è decisa a dare la notizia.

Qui la traduzione dell’articolo del quotidiano francese.