27 marzo 2012

Quando il mondo diventa un casino è giusto che siano le prostitute a tenerne le redini.

Anche le escort sono scese in campo contro il sistema bancario: 
L’astensione dal sesso è però mirata: riguarda solo i funzionari di banca, che non potranno godere dei favori delle gentili signorine finchè non ricominceranno ad aprire linee di credito alle piccole e medie imprese, ricominciando così a svolgere quel ruolo sociale che giustifica l’esistenza del sistema bancario.
Lo sciopero è portato avanti con tale determinazione che si segnalano casi di bancari e banchieri disperati che hanno goffamente cercato di spacciarsi per architetti o ingegneri, mentre viene riportato già qualche isolato successo: delle prostitute sarebbero riuscite a far concedere mutui o finanziamenti.
Siamo veramente al Kali Yuga se le prostituite mostrano un maggior senso morale dei rispettabili e sobri funzionari del credito........ 
anche se forse è sempre stato così.....

21 marzo 2012

La misoginia di stato e la favola dell'aborto facile.

Era il 17 maggio del 1981: il 68% degli italiani decise di mantenere in vigore la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza così com'era stata approvata dal parlamento il 22 maggio del 1978.
E quella legge esiste ancora, nonostante che, nel corso di questi anni, ci siano stati vari tentativi di ritoccarla. 

(AGENPARL) - Roma, 20 mar - "Mozione bipartisan alla Camera "per dare piena attuazione al diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e paramedico e garantire la sua completa fruizione senza alcuna discriminazione o penalizzazione, in linea con l'invito del Consiglio d'Europa". L'iniziativa dei deputati Volontè, Fioroni, Roccella, Polledri, Buttiglione, Binetti, Capitanio Santolini, Calgaro, Di Virgilio e Mantovano mira a tutelare l'obiezione di coscienza non solo di coloro che sono impegnati a vario titolo nelle strutture ospedaliere, ma anche quella dei farmacisti. "Il diritto all'obiezione di coscienza  non può essere in nessun modo 'bilanciato' con altri inesistenti diritti e rappresenta il simbolo, oltre che il diritto umano, della libertà nei confronti degli Stati e delle decisioni ingiuste".

Tutto giusto? Non lo so…… quel “inesistenti diritti” mi fa storcere il naso…non si riferirà mica al diritto all’aborto per caso?

Io sono la prima a sostenere il diritto alla libertà di opinione, ma ritengo assurda la presenza di medici obiettori all’interno dei reparti di ostetricia. E se tutti i medici dicessero “no”? Mettiamo che l'intera categoria dei ginecologi facesse obiezione di coscienza: sarebbe ancora possibile per le donne interrompere la gravidanza in Italia?
Non siamo così lontani da questo scenario. Nel nostro Paese, secondo il ministero della Salute, sono obiettori all'aborto sette medici su dieci: dato già abbastanza curioso in un Paese dove solo il 36,8 dei cittadini si dichiara "cattolico praticante" (Eurispes 2006). La lega dei ginecologi denuncia che ormai i medici che scelgono l'obiezione sono il 90 per cento, spesso per motivi che con la coscienza non c'entrano niente.
Certo, non è facile trovarsi da soli a dire "sì" in un reparto di obiettori, malvisti quando non vessati dai colleghi. La parte del Don Chisciotte non si addice a tutti, soprattutto quando i mulini a vento sono il tuo primario o il direttore dell'ospedale. E poi, semplicemente, non si fa carriera, tutto il giorno in trincea a fare aborti. Specie se i vertici dell'ospedale sono di nomina politica e di area cattolica (o addirittura ciellina). E così qualcuno, per non finire al confino, sceglie il "no”.
A farne le spese ovviamente sono le donne, che si ritrovano meno medici a disposizione, liste di attesa più lunghe e interventi non di rado fissati allo scadere del 90° giorno. 
Il risultato? Liste d'attesa infinite, donne che vanno all'estero, altre che si rivolgono di nuovo alle mammane.
Si sta arrivando al solito paradosso all'italiana: c’è una legge e non c’è la possibilità di applicarla. Questa specifica opzione del medico ha conseguenze molto gravi sulla libertà della donna di accedere senza disagi aggiuntivi ai trattamenti ai quali ha diritto e ogni ostacolo che le viene frapposto rappresenta un elemento di rischio per la sua salute e una restrizione di fatto della sua libertà e dei suoi diritti civili e sociali.
La clausola dell’obiezione di coscienza dei ginecologi era legittimata solo ai tempi in cui la legge entrò in vigore: i medici cattolici che lavoravano in ospedale furono sorpresi da una innovazione alla quale non avevano pensato nel momento in cui avevano fatto la loro scelta e avevano tutti i diritti di dissociarsi. Certo, sarebbe stato lodevole se si fossero impegnati a dedicare il tempo risparmiato a fare informazione sui contraccettivi, un mezzo per dimostrare la coerenza della loro scelta, ma non si può pretendere troppo. 
Attualmente però, chi sceglie una specializzazione o decide di lavorare in un ospedale pubblico sa bene che cosa lo aspetta, e se lo fa già sapendo di essere ben deciso a ignorare i diritti di molte pazienti (diritti ai quali dovrebbero corrispondere precisi doveri dei medici), compie un gesto molto discutibile sul piano umano e su quello morale. 

Forse è bene ribadire un concetto: il tema è quello della salute della donna, si tratta di un problema che non può essere disatteso e di una responsabilità ineludibile. La libertà è sacra, ma quando c’è di mezzo la salute delle donne non ci può essere un criterio acritico per cui uno decide quello che vuole sulla base di princìpi o interessi esclusivamente personali.

12 marzo 2012

Il virus della politica ovvero: Il potere logora chi...... ce l'ha!

Quando si è insediato il governo Monti, con i suoi dottori-professori stimati e competenti, ho pensato che qualcosa finalmente sarebbe finito…..no, non le disgrazie dell’Italia, non sono così ingenua…..ho pensato che, vista l’eleganza, il savoir faire  e la cultura di questo nuovo esecutivo, almeno sarebbero finite quelle allucinanti esternazioni piene di imbecillità e ignoranza che avevano così ben contraddistinto l’era berlusconiana e che mi avevano fatto chiedere a più riprese: “ma ci sono o ci fanno?”

Passa un po’ di tempo e dopo varie mazzate dirette a strozzare chi la corda al collo ce l’ha già abbastanza stretta, ecco le prime soprese: 
lo sdoganamento del “pensiero stupendo” spetta, come da cerimoniale, all’esimio professore assurto alla carica di presidente del consiglio per volontà dello spirito santo e poi via via, con un crescendo gerarchico inversamente proporzionale, anche gli altri “investiti” trovano il modo, chi più chi meno incisivamente, di liberare la loro estemporaneità  repressa.
The last but not the least della nostra madonnina pentita: il salario minimo garantito che garantirebbe solamente un’abbuffata tricliniana di spaghetti , il tutto esplicativamente dedotto dal fatto che noi Italiani abbiamo il sole per nove mesi all’anno (!?!?!?).

Non mi dilungo ma, alla luce di quanto succede, ho elaborato una mia teoria: 
secondo me quelle poltrone sono infette. 
C’è un virus che da anni alberga in quei nobili scranni e che aggredisce chiunque abbia l’ardire di sedervisi. Un virus altamente contagioso che ormai ha sviluppato una coriacea resistenza a qualunque buon proposito decontaminante e che si manifesta attraverso una progressiva perdita della percezione della realtà circostante. 
Chi lo contrae entra in un mondo tutto suo, dove non esistono persone ma solo strani numeri che chiamano bilanci, dove non ci sono né problemi ambientali né precari, disoccupati o famiglie allo stremo, chi si siede su quelle poltrone si convince che chi manifesta o si ribella lo faccia perché ha del tempo libero…..
Più che un virus potrebbe sembrare una droga….e potrebbe anche avere un nome….POTERE!



08 marzo 2012

Per favore, non chiamiamola festa.


No, perché festa non è. L’8 Marzo è la giornata internazionale della donna e non ha niente a che vedere con una festa. È la commemorazione di in tragico avvenimento del lontano 1908 quando a New York, 129 operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni finché, l'8 marzo (o il 25 secondo alcuni), il proprietario Mr. Johnson bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire dallo stabilimento. Ci fu un incendio doloso e le 129 operaie prigioniere all'interno dello stabilimento morirono arse dalle fiamme. Da allora, l'8 marzo è stata proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne.
La commemorazione, tutta americana, delle vittime è stata poi accolta in tutto il mondo come la giornata simbolo del riscatto femminile.
Non ha quindi nessun senso chiamarla festa, anche se ormai tutto è stato ridotto, consumisticamente parlando, a un tripudio di mimose, auguri e uscite apparentemente liberatorie spesso non così dignitose.
Intendiamoci, non ho niente contro gli spogliarelli maschili (ben vengano!) e nemmeno mi sognerei mai di rifiutare omaggi e apprezzamenti. Vorrei solo che non si perdesse il significato originale di questo giorno, soprattutto adesso, in questo tempo così drammaticamente denso di violenze e ricatti dove un regresso becero e moralista sta soppiantando anni di lotte. Vorrei solo che i nostri uomini trovassero il modo di farci sentire importanti in qualsiasi giorno dell’anno e che, invece, in questo giorno ci fosse un semplice abbraccio di solidarietà…..

perché l'8 marzo è questo:


...non questo... 



06 marzo 2012

....tra sogni e realtà...


Ogni mattina, quando ancora l’alba sonnecchia, mi siedo qui, con una tazza di caffè fumante, e scorro la vita che si muove al di fuori di queste quattro mura così apparentemente protettive e impenetrabili. Ogni mattina mi guardo intorno, interagisco con entità affini e sconosciute e cerco, quasi parossisticamente, di trovare ragioni e significati a situazioni che molto spesso non ne hanno. E ogni mattina mi assale una consapevolezza: il mio respiro si perde in mezzo a milioni di altri respiri e il mio cuore, insieme a tanti altri, cede alle ingiurie di un tempo che scorre via senza lasciare scampo.
Ho tappezzato di sogni la mia vita, ci ho creduto ciecamente fino a confonderli con la realtà. Ho creduto di essere utile a qualcosa in questo mondo tanto grande da non riuscirne a misurare ampiezza e centralità, senza accorgermi che questo gigante, piano piano, faceva a pezzi le mie illusioni, le frantumava e dissolveva per disperderle nell’oblio. Ne sono consapevole… sono piccola e insignificante  e la mia parola non ha cittadinanza…non viene né ascoltata né vissuta…
Eppure non mi dò per vinta, questi miei piccoli pugni continueranno a battere sul quel marmo duro di incoscienze fino a che la mia voce avrà un barlume di significato. Non mi dò per vinta perché quei sogni e quelle illusioni mi hanno aiutato, giorno dopo giorno, delusione dopo delusione, ad affrontare gli scogli della vita, senza arrendermi all’evidenza del vissuto.
Sono i sogni semplici di chi vuole vivere, e non faticare per sopravvivere soltanto, in un contesto in cui la qualità della vita e il rispetto per l’ambiente abbiano la priorità. Sono i sogni di chi vuole rispetto per gli altri e per sé stesso, di chi pensa che crescere non significhi solo arricchirsi di denaro ma anche di cultura e sentimenti.
Certo, mi rendo conto che non è poco, nonostante la semplicità, la retorica e la banalità. Eppure scommetto che sono gli stessi di altri miliardi di persone. Piccoli e semplici sogni che vanno tutti a confluire in uno solo, unico e grande, forse troppo grande per piccole persone come me:
abolire questo “Sistema”.
Questo illogico e mistificante “Sistema” sta perseguendo l’esatto contrario: indigenza, ansie, umiliazioni, patologie sociali e mentali sono all’ordine del giorno. E non mi si dica che in tutto questo il “Sistema” non c’entra nulla, questo “Sistema” vuoto, dispotico e privo di principi ha come unico vero motore l’avidità e la fame di ricchezze. Un “Sistema” in cui la fanno da padrone le multinazionali, i grandi istituti bancari e finanziari del pianeta, i grandi colossi industriali dell’energia, dei trasporti, delle comunicazioni, della difesa e dei mass media… Un “Sistema” che parla per bocca dei grandi finanzieri e tecnocrati che altra prospettiva non hanno se non estendere i propri portafogli.
E dunque, come posso io, misera e piccola sognatrice disillusa insieme ad altri miseri e piccoli sognatori disillusi, pensare di combattere tutto questo?
Sembra impossibile o lo è veramente? Il mio amico Paolo direbbe che sì, è impossibile, sono utopie e tali resteranno, anzi, lo diventeranno sempre di più perché l’ingranaggio malefico si ciba del progresso e il progresso è inarrestabile, è un cancro che non si potrà debellare che con la morte del corpo che lo ospita. Forse ha ragione, ma nel dubbio io continuo a mordere la vita perché altrimenti mi deluderei, perderei quel po’ di stima che ho di me stessa. Continuerò a battere i pugni e a gridare con quanta voce ho in corpo fino a che ci sarà modo di farlo, un modo qualsiasi, anche questo.

Ricordo queste parole, attribuite a Robert Kennedy, parole che risuonavano spesso nelle nostre epiche battaglie giovanili del ’68:
"Pochi sono grandi abbastanza da poter cambiare il corso della storia. Ma ciascuno di noi può cambiare una piccola parte delle cose, e con la somma di tutte quelle azioni verrà scritta la storia di questa generazione".

E questo è un video di uno dei suoi più bei discorsi…anche lui era un sognatore….
Viva la nostra voce…Vivano ancora una volta i nostri sogni…