26 agosto 2018

Posso dirlo?

Mi voglio bene. Voglio bene alla donna che sono stata. A quell'adolescente spaesata che subiva le decisioni di altri ma che in cuor suo si prometteva il riscatto. A quella madre troppo giovane che è cresciuta insieme ai suoi figli cercando di proteggerli senza rinchiuderli in regole estranee. A quella moglie piena di illusioni che si chiedeva quando sarebbe arrivato il suo momento. A quell'amante licenziosa che scappava da sé stessa. A quella donna libera che, sbagliando, ha imparato a riconoscersi. A quella donna decisa e incompresa che ha scelto di vivere il suo momento senza intermediari.
E voglio bene alla donna che sono, consapevole delle sue potenzialità e soprattutto dei suoi limiti, che si cerca dentro e riesce ad uscirne. A quella donna che, se qualcosa si rompe, prova ad aggiustarlo, altrimenti si cambia e si va avanti. A quella donna che non riesce a chiedere e si dona totalmente, ma pochi riescono ad averla. A quella donna contraddittoria, orgogliosa, testarda e permalosa che ha scelto di coltivare e provare a controllare tutti questi suoi difetti nella solitudine e ha trovato il modo di non sentirsi sola. 





24 agosto 2018

Ogni tanto mi perdo un po'...

Sì, perché dovete sapere che la mia esistenza scorre da tempo su un unico binario: la sopravvivenza. E a volte non è così facile sottostimare le pur misere e banali ma concrete esigenze vitali. A volte si insinuano e si allargano prepotentemente tanto che i pensieri e la mente ne sono completamente avvolti, come una nebbia costante e impregnante. Nessun dubbio su come uscirne, ma il timone si fa meno maneggevole e non risulta semplice tenere la direzione. Fatto sta che mi perdo un po' in quei grigi meandri che chiamano quotidianità, meandri che assorbono gran parte delle mie energie e del mio tempo, prostrandomi e anche un po' frustrandomi in verità. Ma la frustrazione non mi si addice e anche se fisicamente posso "debaclare", sono ancora psicologicamente reattiva e attiva. E penso. Nonostante tutto penso ancora. E mentre mi dibatto nelle ceneri di un arco vitale personale non certo esaltante, penso che forse, in fondo in fondo, non faccio poi un peccato così mortale estraniandomi, per quanto possibile, da un contesto esterno che è tutto meno che accogliente e gratificante. Forse faccio bene a correggere la direzione, ad ascoltare e a coltivare certi interessi non inerenti ad una globalità ma ad una più personale ed intima soddisfazione. D'altronde di cosa dovrei occuparmi?
La politica fa schifo e merita tutto il mio disprezzo perché sono convinta che fa di tutto tranne che curare i mali sociali. Discuterne ed esporre opinioni è diventato praticamente impossibile, l'atmosfera è troppo avvelenata e surriscaldata per riuscire ad avere un confronto sano e spassionato.
I grandi problemi della terra, inquinamento, diseguaglianze sempre più evidenti, iperconsumismo, cementificazione selvaggia e disboscamento, li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, eppure riusciamo a non vederli o a fare finta di non vederli, fra indifferenza e distrazione.
Sì, bisognerebbe resistere, non smettere mai di opporsi e combattere in tutti i modi e in tutte le forme...ma io non ho più l'età per stare sulle barricate. Ho ancora nel cuore, ben saldi, i miei ideali di gioventù, ma ho anche la consapevolezza che il tempo non mi basterà. Troppo ne è passato per ottenere cosa? Poco o niente, anzi, forse solo un regredimento. Non mi arrendo, ci credo ancora e sono convinta che la direzione è unica e la sola efficace, ma lascio il testimone. Ho bisogno di occuparmi di me stessa per non morire dentro, per emozionarmi di cose belle, che mi aiutino, anche loro, a sopravvivere, che mi diano una mano a tenere il timone fra burrasche economiche e cavalloni lavorativi che rischiano di farmi naufragare. Ho bisogno di piaceri, di leggerezza e sensazioni positive che mi sollevino oltre la nebbia e li posso trovare solo dentro di me. 
Peccato che l'unica maniera per trovarli sia quella di estraniarmi, il mondo è diventato un posto troppo pericoloso e inibitorio.