28 dicembre 2011

Coerenze e passività.

Tra i tanti tagli fatti ad arte che il nostro stilista per eccellenza ci ha propinato c’è anche quello all’editoria, che proprio in questi giorni ha mietuto la sua prima vittima: 
senza certezze riguardo al finanziamento pubblico per i giornali cooperativi, di idee e di partito, dal primo gennaio 2012 Liberazione non sarà più in edicola.
"Trovati da solo chi ti finanzia, altrimenti è giusto che tu chiuda", questo, in sostanza, il messaggio sdegnato che per anni è stato urlato a destra come a sinistra.
E' vero, oggi c'è il Fatto Quotidiano che va in edicola senza l'aiuto del finanziamento pubblico, o l'esperimento della TV di Santoro, con in cassa oltre un milione di euro di sottoscrizioni e la capacità di andare in onda senza peraltro aver avuto la necessità di ricorrervi (santa pubblicità e santo mercato, evidentemente Liberazione non ha un Santoro o un Travaglio nella sua redazione).
Due esempi che sembrerebbero confermare (il condizionale è d'obbligo vista la giovane età dei due esperimenti) che c'è la possibilità di fare informazione senza pesare sulle casse dello Stato.
Insomma, chi è capace di "stare" sul mercato può godere del diritto di fare e ricevere informazione, per tutti gli altri il poco “mercato” non dà il diritto di informare, quindi è giusto che su di loro scenda il silenzio. Ad informarci nella maniera giusta ci penseranno le grandi testate giornalistiche al servizio dei potenti.

Ma di che cosa mi meraviglio? La coerenza c’è ed è evidente: tutto ciò che non “serve”, che non produce “utili”, va eliminato.
Così come coloro che non potranno più lavorare, i disabili, gli invalidi, gli anziani, prenderanno giustamente pensioni da fame così moriranno prima e non saranno un “passivo” per la società.
I malati, coloro che non potranno permettersi le esose cure della sanità privata, moriranno nelle sempre più fatiscenti strutture pubbliche, perché anche quelle sono un “passivo” che va eliminato.
I giovani che non potranno studiare nelle scuole private rimarranno ignoranti, così non avranno la possibilità di “pensare” e creeranno sicuramente meno problemi in futuro. Quelli che vanno alle scuole pubbliche sono tutti teste calde, meglio eliminare anche questo ulteriore “passivo” (in tutti i sensi).
È incredibile come tutto si appianerà, sembra quasi una strategia studiata a tavolino!
D’altra parte la prima regola di un buon economista è l’eliminazione delle passività!
E bravo Monti, o chi per te: devo dire che in fatto di coerenza sei insuperabile!

2 commenti:

  1. No gianna, assolutamente NO.
    Sono editore di un sito web, mi faccio un culo così tutti i santi giorni per mandare online una informazione libera, indipendente, non faziosa, di qualità, e mi sono rotto le palle di dover competere con dei sovvenzionati statali, chiunque essi siano.
    Mi sono rotto le palle. Smettila tu e la smettessero anche gli altri che piangono sulla morte di questo o quel giornale, perchè sparisce la libertà di informazione. La libertà di informazione sparisce con le sovvenzioni statali, perchè uccide i siti web, che non hanno amici, che non intrattengono relazioni clientelari, che non hanno alle spalle un qualche politico o un qualche partito o un qualche industriale.
    Se la cavassero i giornali come me la cavo io, con pochi soldi, e tanto lavoro. E tanto talento, immaginazione, capacità tecnica. E aggiungiamoci senza mai sfruttare qualche giovane con la promessa del tesserino da pubblicista (informati su come i giornali sfruttano coloro che aspirano a diventare giornalisti, io invece pago tutti i miei collaboratori).
    E i miei valori sono progressisti!

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  2. Tanto di cappello per il tuo impegno, tu sei uno di quelli che ce la fa senza dipendere da nessuno ed è quello che auguro a tutti, compresa Liberazione. Parliamo però solo del cartaceo per favore, quello che fa informazione anche a chi non sa o non ha la possibilità di accedere al web (e ce ne sono ancora tanti): senza sovvenzioni rimarranno solo i grandi gruppi editoriali, gestiti appunto dal grosso partito, dal politico influente e dalla grande industria. Io non credo che in questo modo ci sia molta pluralità d'informazione e la faziosità sarebbe quasi d'obbligo.
    La mia critica, comunque, è un pò più generalizzata e rivolta alla metodologia discriminatoria e selezionatrice che viene applicata urbi et orbi, non solo all'editoria ma all'intera società: queste eliminazioni di passività dal bilancio dello stato si ripercuotono su coloro che non hanno la possibilità di camminare con le proprie gambe e su chi è economicamente debole. Generalizzo, è vero, ma anche il governo generalizza: utile e passivo, come è giusto che sia nella miglior stesura di un bilancio economico.

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