25 novembre 2011

Mai più.


Lo conobbi quando ormai la stanchezza della solitudine si stava facendo sentire, non che il mio matrimonio fosse solo un ricordo, ma era abbastanza lontano da sfuocare i dettagli. Mi piacque il suo modo di fare: adorante, pronto a qualsiasi bisogno e pronto a soddisfarli. Mi sembrava un uomo d’altri tempi, quando la cavalleria era normalità e lo stare insieme non era una questione di quantità ma di qualità. Dopo un anno la convivenza venne quasi naturale e per due anni la serenità del rapporto sembrava potesse portarci molto lontano. 
Poi successe un imprevisto: fu licenziato e, nonostante le varie porte che gli vennero aperte, non ci fu più un lavoro che gli andasse a genio, era sempre lui che le richiudeva, per orgoglio, per insofferenza, per non so che cosa gli passasse per la mente. E fu così che il mio lavoro part-time si tramutò in full-time per forza di cose: e come si tirava avanti altrimenti? In questo modo, ovviamente, io passavo tutto il giorno fuori casa mentre lui si incupiva sempre di più e il tarlo della gelosia cominciava a insinuarsi in un rapporto che, forse, tanto sereno non era.

Bastò il ritardo di una sera che avevo trascorso in pizzeria con i miei colleghi per ritrovarmi coperta, oltre che di insulti, di pugni in testa e calci nello stomaco. 
E non gli bastò: il freddo della canna della pistola contro la mia tempia è una sensazione che credo non mi abbandonerà mai. Per fortuna ho avuto la forza di reagire e dirottare il colpo e, ancora per fortuna, la pistola si inceppò permettendomi, ancora non mi rendo conto come, di scappare a chiamare aiuto. 

È stata l’unica volta che ho subito violenza. 

Non ho più permesso e non permetterò più che ce ne sia una seconda.

5 commenti:

  1. E' una storia triste.... sembra d'altri tempi, ora sei serena? anche se nn ti conosco spero tanto di si, ciao

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  2. Ora sono serena, e sono tornata a sperare in qualcosa di bello. Ma non credere che sia una storia d'altri tempi, queste cose succedono ancora oggi e molto più spesso di quanto non si pensi. La cosa più assurda è che molte donne non hanno il coraggio di ribellarsi, soggiogate da uomini che pensano di amare.
    Ciao e grazie del pensiero.

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  3. Però mi chiedo e lo chiedo: possibile che nulla di tanto orrendo non si percepisca prima in una personalità?? o forse il nostro bisogno di illuderci, di essere amati, di essere approdati al porto sereno, ci obnubila la mente, ci impedisce di capire??

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  4. La tua seconda ipotesi è sicuramente da prendere in considerazione, ma non nel mio caso. Il nostro rapporto si stava guastando proprio in conseguenza della sua gelosia infondata, della sua possessività: ero stanca di insinuazioni e "sorprese" sul posto di lavoro per spiare i miei comportamenti. Ma fino a quella sera i nostri erano litigi sì, ma a parole. Prima non mi aveva mai sfiorato nè fatto gesti che lo facessero presagire. Sicuramente la sua condizione psicologica risentiva della situazione: l'essere disoccupato e farsi mantenere lo rendeva nervoso e depresso, ma io non lo vessavo, anzi, cercavo di essere delicata e positiva, anche se avevo qualche perplessità sul suo modo di comportarsi verso chi gli offriva un posto di lavoro. Non so cosa gli sia successo quella sera, so solo che ho visto l'odio nei suoi occhi. E io non amo chi mi odia.

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