15 febbraio 2015

Antidoto ai luoghi comuni di ieri

Posto oggi perché non ho voluto guastare niente a nessuno, che ognuno sia libero di esprimere ciò che vuole a chi vuole, anche in termini ipocriti e convenzionali. Non posso fare a meno però, almeno ora, di dire anch'io qualcosa su questo argomento e lo faccio brevemente: 
l'amore è qualcosa di meraviglioso, ma se mentre si dice di amare si lasciano scie di sangue, forse si sbaglia ad affermarlo.

La leggenda narra che la piuma di una giovane aquila
cadde  accanto ad una donna ed ella, contemplandola,
imparò il segreto del volo.



"Il giorno in cui una donna potrà non amare 
con la sua debolezza ma con la sua forza, 
non scappare da se stessa ma incontrarsi, 
non umiliarsi ma affermarsi, 
quel giorno l'amore sarà per lei, come per l'uomo, 
fonte di vita e non un pericolo mortale".

Simone de Beauvoir

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Donne mie illudenti e illuse 
che frequentate le università liberali,
imparate latino, greco, storia, matematica, filosofia;
nessuno però vi insegna ad essere 

orgogliose, sicure, feroci, impavide.
A che vi serve la storia se vi insegna che il soggetto
unto e bisunto dall’olio di Dio è l’uomo 

e la donna è l’oggetto passivo di tutti i tempi? 
A che vi serve il latino e il greco
se poi piantate tutto in asso per andare
a servire quell’unico marito adorato
che ha bisogno di voi come di una mamma?
Donne mie impaurite di apparire poco femminili, 

subendo le minacce ricattatorie dei vostri uomini, 
donne che rifuggite da ogni rivendicazione 
per fiacchezza di cuore e stoltezza ereditaria 
e bontà candida e onesta. 
Preferirei morire piuttosto che chiedere a voce alta 
i vostri diritti calpestati mille volte sotto le scarpe.
Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite,
sappiate che se volete diventare persone e non oggetti, dovete fare subito una guerra dolorosa e gioiosa, 

non contro gli uomini, 
ma contro voi stesse che vi cavate gli occhi
con le dita per non vedere le ingiustizie che vi fanno. 

Una guerra grandiosa contro chi
vi considera delle nemiche, 

delle rivali, degli oggetti altrui; 
contro chi vi ingiuria tutti i giorni senza neanche saperlo,
contro chi vi tradisce senza volerlo,
contro l’idolo donna che vi guarda seducente
da una cornice di rose sfatte ogni mattina
e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere,
scintillanti di collane, ma prive di braccia,
di gambe, di bocca, di cuore, 

possedendo per bagaglio solo un amore teso, 
lungo, abbacinato e doveroso
(il dovere di amare ti fa odiare l’amore, lo so)
un’ amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire
donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà
di intenti, libere infine di essere noi
intere, forti, sicure, donne senza paura.


Dacia Maraini

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