09 maggio 2020

Il potere evocativo.


Qualche giorno fa, approfittando del fatto che sono finalmente libera dalla costrizione del lavoro, ho deciso di mettere un po' d'ordine nei cassetti. Non quelli dei sogni che in quelli c'è troppa muffa, ma in quelli delle cose che appoggi lì e dici poi le metto a posto. Un cassetto in particolare non vedeva la luce da decenni tanto che nemmeno ricordavo quello che c'era. L'ho aperto, l'ho svuotato completamente e in fondo c'era una giacca appartenuta a mia madre che avevo conservato ma mai usata. L'ho avvicinata al viso per sentirne la morbidezza e ho sentito, impolverato dal tempo, quel profumo di tenerezza, quel calore che mia madre emanava quando mi abbracciava. E all'improvviso una sensazione durata pochissimi secondi ma sufficienti per essere percepita distintamente. Ho rivisto me stessa bambina che mi rifugiavo fra le sue braccia piangendo per una sbucciatura al ginocchio. Ho risentito l'odore del suo abbraccio che mi avvolgeva con la morbidezza di quella giacca.
Non è la prima volta che mi succede ed è una sensazione bellissima, emozionante. L'odore che ho sentito ora è lo stesso che avevo sentito allora, da bambina, facendomi consolare. C'è stato un collegamento: ricordando quell'odore ho ricordato quel momento. Un momento che non ha la minima importanza...eppure l'ho ricordato. 
E allora ho pensato a quanti ricordi conserviamo inconsapevolmente, anche se non li percepiamo utili, non usati. Per esempio: ricordiamo dove abbiamo messo le chiavi di casa perché ci servono ma non ricordiamo dove eravamo il giorno del nostro decimo compleanno perché non ci serve. Però poi succede che, per un motivo o per un altro, salta fuori quel ricordo che non eravamo assolutamente coscienti di avere. Un odore, un sapore, un panorama o qualsiasi altra cosa e avviene una specie di corto circuito che fa collegare le due cose, anche lontanissime nel tempo. 
Non so se succede solo a chi ha una certa età come me però ho provato spesso a pensare ad un anno della mia adolescenza e cercare una canzone che allora era la prima in classifica, la più famosa insomma. Chiudo gli occhi, mi rilasso e ascolto. E arriva tutta una serie di situazioni, persone, umori, discorsi, che sembravano assolutamente sepolti dal tempo. Io lo chiamo potere evocativo ma rimango comunque sempre meravigliata di quante cose sembriamo dimenticare mentre invece sono sempre lì, in quello spazio ristretto e magicamente complicato che è il cervello, conservate per sempre e incancellabili. 

8 commenti:

  1. Perbacco! Non m'ero accorto che c'erano questi post, è che non mi funziona più l'avviso, non so perchè.
    Concordo coi profumi evocativi, fanno tornare in mente cose apparentemente dimenticate. A me succede che mentre scrivo qualcosa della mia giovinezza vengano in mente dei particolari che non ricordavo da tempo immemore. Stiamo uscendo (spero) da sto casino del covid-19 continuo ad essere ligio al dovere ma ne ho le tasche piene. Ciao.

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    1. Ciao Massimo, bentrovato! Comincio ad essere insofferente anch'io anche se ieri mi sono rigenerata un po' insieme ad amici camminando (a debita distanza) in mezzo ai boschi del mio Appennino. Speriamo davvero che possa finire presto, incontrare qualcuno e non poterlo abbracciare mi crea degli scompensi.

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  2. Mi trovo a disagio nell'accorgermi di diffidare degli amici, anche quelli più stretti

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    1. Ti capisco, è brutto, ci si vergogna un po' e ci si sente anche un po' vigliacchi. Però credo che sia una reazione normale vista l'incertezza e la confusione con la quale è stata gestita l'informazione sulle modalità di trasmissione, sulla sintomatologia e sulla prevenzione. Non ci sentiamo sicuri di niente e la diffidenza è l'arma con la quale ci difendiamo. Ma nella diffidenza rimaniamo soli, senza alleati, senza solidarietà né abbracci confortanti. E' una prova molto dura, non per niente si parla di effetti psicologici non indifferenti come non saranno indifferenti le conseguenze anche sul piano sociale ed economico. Cosa succederà dopo visto che c'era già in atto una crisi da cui non eravamo ancora usciti? Cresceranno i disoccupati? Crescerà la povertà? I vari governi e multinazionali cambieranno registro o continueranno a pensare sempre e solo al profitto a danno delle popolazioni e dell'ambiente? Sono queste le domande che mi vengono in mente e credo non solo a me. Gli amici li ritroverò, qualcuno forse un po' acciaccato, qualcuno depresso, qualcuno cambiato e forse anch'io non sarò più la stessa. Penso al futuro, agli insegnamenti che questa situazione ci dovrebbe impartire, al rispetto che non abbiamo mai avuto per questo suolo che ci ospita di cui finora abbiamo abusato senza renderci conto che stavamo distruggendo noi stessi. Non sono una fanatica ambientalista però sono convinta che pensare sempre e solo al denaro e al profitto non paghi. Alla fine ci si può ritrovare a non sapere come spenderlo questo denaro perché un microscopico organismo, alla cui esistenza abbiamo contribuito in maniera importante, ci batte in cattiveria e se ne ride delle nostre ridicole ambizioni. Penso al dopo e, anche se vorrei rimanere quella inguaribile ottimista che sono, devo confessare che mi preoccupo più del futuro che del presente. Ciao Massimo, scusa se mi sono dilungata ma stamattina mi sono svegliata presto e la tua espressione di disagio mi ha stimolato tutto questo. Buona giornata.

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    2. Trovo molto di quel che penso in quel che scrivi, anche con tutto l'ottimismo che ho non mi riesce di pensare che le multinazionali (soprattutto del farmaco) migliorino il loro atteggiamento nei confronti del soldo, siamo noi che dovremmo costringerle ma il loro potere è talmente forte che anche gli Stati da soli non riescono a sottrarsi alle loro grinfie. Arrivato alla mia età sono indeciso se continuare una lotta che non mi vedrà vincitore o a subire la situazione ignorando la situazione (ma non sarei comunque tranquillo). Il nome è uno pseudonimo che viene da qui (https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=7635086413118959027#editor/target=post;postID=4854093686390170870;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=99;src=postname). Ciao, Paolo

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    3. Ciao Paolo :). Non riesco ad accedere al link perché "non ho l'autorizzazione", ma va bene così. In quanto a lottare mi associo al tuo dubbio, anzi, desisto, perché non ho più l'età per andare sulle barricate. Mi limito a prendere amaramente coscienza di ciò che accade e a sperare in un rigurgito di lucidità delle persone, consapevole che, se qualcosa accadrà, avrà bisogno di tempi lunghi, troppo lunghi per me che non ho più così tanti anni per aspettare.

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  3. Gianna, per favore vuoi provare ad entrare ora?

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    1. Fatto e ricevuto la medesima risposta: "Il tuo account attuale non ha i diritti di accesso per visualizzare questa pagina".

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