08 luglio 2011

Ricchezza e povertà.


Alla luce delle ultime notizie sulla Borsa di Milano, direi che non c’è bisogno di tante altre prove  per dimostrare il completo fallimento dell’attuale modo di intendere la gestione della cosa pubblica. 
Ma la Borsa per me è una cosa un po’ lontana, non conosco i meccanismi e i giochi che regolano questo mondo; io mi limito a prendere atto delle dichiarazioni che già da sole non sono affatto rassicuranti. 

Quello che invece vedo con chiarezza è la situazione dell’Italia: la ricchezza è sempre più appannaggio di una minoranza super-privilegiata mentre la stragrande maggioranza della popolazione è invischiata in una spirale perversa di impoverimento economico che trascina con sé, giocoforza, anche quello culturale, così che, un passo dopo l’altro, stiamo perdendo ogni possibilità di benessere e tutte le conquiste fatte con anni di lotta.
Ma come siamo arrivati a questo? Come è stato possibile farci derubare del senso profondo della democrazia, di quella democrazia rappresentativa che doveva essere il punto più alto della realizzazione delle libertà individuali?
Io credo che questo progressivo degrado sociale sia stato progettato accuratamente dai vari potenti di turno, e non sto parlando dei politici, ma di chi sta dietro alla politica, chi combina e chi decide davvero le sorti di una nazione manovrando quelle ridicole marionette che stanno in parlamento.
C’è un mondo, sconosciuto a noi comuni mortali, che decide le scelte d’investimento e di politica economica: la FINANZA!
Eccolo il vero nemico!
Non ha più senso illudersi di combattere  una struttura che si impone con la prepotenza di una classe dominante, non è più possibile identificare la lotta per l’emancipazione nello scontro fra struttura dominante e l’insieme degli sfruttati.
Oggi il nemico vero è complesso, ha una grande capacità di adattamento e trasformazione, non è strutturato e ha una raffinata destrezza speculativa accompagnata da un’enorme abilità nel fluttuare al di là e al di sopra delle burocrazie statali.
È questo, l’autoritarismo economico, che sta portando all’esasperazione la disuguaglianza economica e sociale e rende sempre più abissali le differenze fra chi può e chi non può, tra chi ha e chi non ha. I ricchi sono sempre più ricchi e continuano ad accumulare capitali e ricchezze che in diversi casi raggiungono quantità iperboliche, mentre i non abbienti sono sempre più poveri e aumenta la miseria e l’indigenza.
Questa è l’Italia oggi: ormai sappiamo tutti che il potere è delle lobbies che, attraverso il clientelismo politico, hanno reso endemico un livello di corruzione altissimo e, quel che più delude, praticamente accettato come prassi, che, unito all’inefficienza manageriale delle classi dirigenti, ha prodotto questa situazione.
Da democrazia espressione del popolo, come era stata concepita, si è passati a territorio politico di leader asserviti al potere economico. Il popolo non c’entra più niente, è solo un mezzo per riuscire ad entrare nel “giro”. Il popolo non vota più per dare un mandato vincolante che i delegati devono eseguire, ma solo per dare legittimità, a chi ha il potere, di decidere a sua discrezione e sotto l’effetto della droga denaro, senza dover rendere conto delle sue scelte ai deleganti.

Bene, adesso sono quasi sicura che le mie incazzature servono solamente a farmi intorcinare lo stomaco.

Nessun commento:

Posta un commento

Una tua opinione è sempre gradita...o anche un semplice saluto. ;)