20 novembre 2014

Moretti: "Rappresento le donne, non potrei coi capelli bianchi"

L'eurodeputata piddì: "Perché mortificare la bellezza? I tempi sono cambiati, ho un ruolo pubblico e voglio essere bella. Vado dall'estetista ogni giorno"

Lo so che non sto raccontando niente di nuovo, lo so che ormai ci siamo più o meno rassegnati allo stato di disgrazia economica che ci ha ghermito e di cui chi ci governa sembra non capire l’entità. Ma quel che non so e non riesco a capire è come sia possibile che una delle “renzine” più televisive, quella Alessandra (leziosamente Ale, per tutti ormai) Moretti del Pd parlamentare europea, candidata pare alla guida della regione Veneto, rilasci un’intervista   nella quale dopo aver, legittimamente, difeso il diritto alla bellezza e la sua compatibilità con l’intelligenza (contraddicendosi a proposito di compatibilità fra bellezza e intelligenza) si produca in affermazioni del tipo: 

"Vado tutte le settimane dall’estetista perché è un dovere avere cura di se stesse". 

"Io rappresento le donne e devo farlo al meglio non posso mica avere tutti quegli orribili peli".

"Certo vado dal parrucchiere, mi faccio il colore, le meches..."

Cara On. Moretti, non prova almeno un po’ di vergogna a insultare tutte le donne che non avendo il suo ricco stipendio di parlamentare non possono andare tutte le settimane dal parrucchiere, e quindi forse un po’ sono costrette a trascurarsi, o ad arrangiarsi, ma non sono meno donne di lei?
Non si vergogna almeno un po’ al pensiero che lei è una esponente della maggioranza renziana che dovrebbe dare l’esempio, come dice il leader da lei tanto amato (recentemente), che dovrebbe tagliare i privilegi, o almeno non esibirli con orgoglio in faccia alla povera gente?
Non si vergogna, da donna che ha appena invocato la compatibilità fra bellezza e intelligenza, a mostrare che per lei la bellezza vale di più dell’intelligenza?
Lei forse non si vergogna e sicuramente andrà in qualche trasmissione a rivendicare le sciagurate parole di quell’intervista con mille ciance prive di senso, o affiderà la sua replica ad un comunicato stampa.
Noi ci vergogniamo molto che a rappresentarci in Europa, a rappresentare un paese al quale vengono imposti sacrifici sanguinosi, ci sia una come lei che si vanta di andare dall’estetista tutte le settimane.
Ps. Un consiglio, da donna a donna, continui tranquillamente ad andare dall’estetista, anche tutti i giorni se può permetterselo e se ha tempo –beata lei-, ma non ne faccia una bandiera.

La bellezza innanzitutto 
Di Rita Pani
Dice che son cambiati i costumi. A me pare che invece proprio non esistono più, e si va col culo scoperto, a spasso calpestandoci la vita. Mia nonna diceva – e lo diceva in sardo – “Bel ragazzo! Bello grasso.” Una leggera pinguedine era un punto in più della bellezza, e più era visibile la rotondità, più il ragazzo era bello. Tanto più che per nonna, la magrezza dell’uomo era certamente l’allarme di qualche malattia: “Sarebbe pure un bel ragazzo, di viso, ma così magro. Poverino.”
E nonna ne sapeva, perché la guerra l’aveva vissuta, e la fame l’aveva vista, e la magrezza che spegneva gli occhi delle persone, che invecchiava la pelle, che faceva cadere i capelli.
Poi la fame è rimasta solo nei vecchi che non ci son più, il pane si gettava nella spazzatura, si davano da mangiare ai bambini le prime merendine piene di qualunque cosa tranne che di cibo, e si diventò tutti più o meno grassi, se non nel corpo, obesi nella mente. E cambiarono i costumi.
Oggi scopriamo, per via di una eruoparlamentare che la bellezza è un dovere. Moretti: “Rappresento le donne, non potrei coi capelli bianchi. Perché mortificare la bellezza? I tempi sono cambiati, ho un ruolo pubblico e voglio essere bella. Vado dall’estetista ogni giorno”.
Ecco, tu non mi rappresenti, né come politica di un partito farsa, né tanto meno come donna. Da donna. Con quel pizzico di cattiveria insito nel cuore di ogni donna orgogliosamente stringe nel cuore, potrei persino dire che se vai dall’estetista tutti i giorni, allora devi avere più di un problema, dal momento che io, pur avendo 50 anni, ci vado una volta al mese a levarmi baffi sopracciglia, e – purtroppo – a sistemare le unghie che sennò mi cadrebbero a pezzetti.
Che vai a fare tutti i giorni? A mummificare un viso che deve diventare inespressivo, a colorare i capelli, che sarebbero un oltraggio imbiancati dall’età dell’esperienza dallo stress e dalla fatica? Pure io mi tingo, certo, e non per una questione d’età ma per una questione di pulizia. Una volta al mese, esattamente ogni volta che poi mi pettino per bene.
E di grazia, per quale motivo non dovresti mortificare quotidianamente la tua bellezza (?) perché ci rappresenti? Ma che ci fotte a noi, dei tuoi capelli mentre veniamo molestate, uccise, violentate, sbattute per terra dalla polizia mentre difendiamo il nostro diritto alla casa e alla famiglia. Mentre lottiamo per mantenere un lavoro che stiamo perdendo. Che ci frega a noi del tuo trucco impermeabilizzato, se non riusciamo ad andare a comprare da mangiare ai nostri figli, se siamo alla fame, se non possiamo scaldare i nostri bambini d’inverno, se ci si allagano le case, se il fango ci sommerge, se la mensa scolastica costa tanto che non possiamo far mangiare i nostri figli? Pensi davvero che una donna che arranca in vita, sia più interessata al culo che fasci dentro il vestito giusto, le tue calze autoreggenti, il colore delle tue unghie, che all’inatteso regalo di un’Europa che finalmente decide che l’unico vero modello tedesco da seguire è quello di Karl Marx?
Ha fatto scalpore oggi la notizia del matrimonio di Charles Manson con una ventiseienne americana. Non fa più scalpore continuare a leggere delle presunte performance sessuali di un vecchio plastificato con le antesignane del “dovere bellico”. Perché son cambiati i costumi. Ora sono succinti, e anzi è meglio se non si indossano proprio. Perché se invii un curriculum devi allegare foto figura intera, a volte in “costume”, appunto. Meglio la plastica al seno ai 18 anni che un viaggio d’istruzione. Meglio essere perfetti fuori e marci dentro, putrescenti, imbalsamati, inespressivi. Perché sempre più mi convinco che per frugare in tanto schifo, ci si debba corazzare per bene, essere distanti, concentrati nel surreale mondo incantato che via ha regalato il vostro pioniere. Belli, felici e sorridenti a recitare il mantra … io son io e voi …

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