Ma poi, andiamola ad analizzare questa famosa libertà di
critica. Se critichi gli Stati Uniti, ti vomitano addosso l’accusa di
anti-americanismo e sei cacciato fuori dall’agorà delle opinioni
politicamente corrette. Se critichi il Papa commetti reato di bestemmia e
ti espellono nelle catacombe delle idee impronunciabili. Se critichi il
dogma dello sviluppo economico, ti danno del retrogrado reazionario e
anche qui il tuo destino è la clandestinità. Se critichi il modello di
vita consumista, ti danno del sognatore visionario e se ti va bene ti
dicono di sì come si dice sì ai matti. La democrazia liberale è il
regime più liberticida che esista, perché ti concede una libertà teorica
che poi svuota con una serie di limitazioni, tabù, muri e ganasce che
alla fine, in mano, te ne resta una: comprare, fare shopping. Il fatto è
che il consumo dipende dal reddito, cioè da quanti soldi uno possiede. E
allora la libertà svanisce, è una bella parola vuota, una presa in
giro. I poveri, certo, ci sono sempre stati. Ma almeno un tempo lo Stato
se ne strafotteva delle loro abitudini private come di quelle di
chiunque. Oggi invece se sei povero, e la soglia di povertà si sta
espandendo a vista d’occhio, non puoi nemmeno più darlo a vedere, non
puoi avere idee anti-sistema, se ti incazzi e scendi in strada a
cantargliene quattro la tua protesta diventa automaticamente “violenta” e
perciò non conta. Se ti imbestialisci contro contratti da fame e a
scadenza ti dicono che non sei moderno, e se ti riduci a mendicare ti
fanno pure la multa e ti spazzano più in là, perché sei brutto da vedere
– uno scarafaggio kafkiano che può andare in malora. Altro che il
paradiso terrestre dei liberali. I maledetti liberali. Contro di loro, i
libertari sono, molto terra terra, coloro che amano la libertà reale.
Non le prese per il culo ideologicamente corrette.
L'articolo completo su L'intellettuale dissidente
Nessun commento:
Posta un commento
Una tua opinione è sempre gradita...o anche un semplice saluto. ;)