09 ottobre 2018

Cronaca.

Faccio sempre più fatica a seguire l'attualità, a farmi coinvolgere dalle vicende politiche, ormai ho perso ogni velleità di riscatto e ogni speranza che certi ideali si possano concretizzare anche solo in minima parte. C'è però una cosa che squarcia questa mia desolata rassegnazione ogni volta che sento certe notizie di cronaca, un elenco che si sta allungando sempre di più: l'elenco di bambini e ragazzi vittime innocenti della furia dei padri. Non più solo testimoni abusati psicologicamente dalle violenze domestiche tra padre e madre, non più solo testimoni della violenza subita da un genitore, non più solo costretti a subirla loro stessi e comunque a vivere nel terrore di improvvise esplosioni di rabbia, ma sempre più spesso scelti come bersaglio, vittime dirette di quella violenza.
Il sanguinoso fenomeno della violenza sulle donne sempre di più si allarga alla violenza sui figli, per colpire ancora di più la donna che si vuole punire. 
Non è solo l’annullamento della donna, è un azzeramento che diventa totale.
E i figli diventano sempre più vittime di tutto questo. Vittime ancora più indifese delle donne, già troppo spesso lasciate sole.
L’episodio di Taranto, con un ragazzo di 14 anni ferito in un primo momento e la sorellina di 6 anni gettata poi dal terzo piano, nei modi e nei tempi è l’ennesimo esempio di tutto ciò. Ma è solo l'ultimo in ordine di tempo, prima ce ne sono stati tanti, già troppi altri. Piccole vittime che vengono uccise dalla mano di chi, più di ogni altro, avrebbe dovuto proteggerle. Figli e figlie ammazzati perché considerati "di proprietà". E’ impossibile quindi non correlare questi omicidi con la stessa motivazione che porta gli uomini ad uccidere le proprie partner o ex partner: 
il possesso.
C'entrano poco la follia o il raptus. Quando un padre arriva ad uccidere i propri figli lo fa per rivendicare il suo potere rispetto ad una situazione che è sfuggita al suo controllo, per un sentimento di vendetta nei confronti della partner, che si sta sganciando dalla sua morsa.
La paura che questo si verifichi è uno tra i primi concreti ostacoli che le donne vittime di violenza incontrano quando pensano di lasciare o di denunciare i loro aguzzini. Sono terrorizzate che quell'uomo possa vendicarsi nel modo più atroce ed insostenibile: uccidendo ciò che di più caro hanno al mondo.
Questi uomini sono mariti e padri, incapaci di qualsiasi empatia, incapaci di pensare all'altro come una persona, con i propri diritti e quindi la possibilità di fare scelte autonome. Un figlio altro non è che un oggetto, rispetto al quale solo loro hanno potere decisionale.
Ecco allora che il pensiero assoluto "O mia o di nessuno" viene esteso anche ai figli, che non possono avere speranza di vita lontano da quel padre o dalle sue regole.
Quello che è successo a Taranto, altro non è che l’ennesimo caso in cui non siamo stati in grado di tutelare in maniera adeguata una madre ed i suoi figli. Perché ancora troppo frequentemente succede che le donne paghino con la vita il loro tentativo di riscatto dalla violenza. Questo vale purtroppo anche per i bambini e le bambine.
E purtroppo quanto accaduto ci porta tragicamente alla politica, a riflettere su quanto poco interesse ci sia intorno a questa deriva preferendo argomenti propagandistici che niente hanno a che fare con la tutela dei più deboli. Si parla di emigrazione, di denaro e di interessi sovranazionali, di regolamentazioni, di obbligatorietà. Si fanno chiudere i centri di assistenza e si liberalizza l'uso delle armi. Si discriminano ancora le donne sul lavoro privandole di ogni alternativa alla dipendenza dal partner. 
E si potrebbe continuare all'infinito, ma ormai questi argomenti sanno quasi di stantio tanto sono secolari. 
Non li vedrò risolti nel tempo che mi resta da vivere e morirò con l'insoddisfazione di non aver avuto la forza e il coraggio, la pazienza, la rabbia e l'amore per raccontare la luce e il buio di ogni vittima capitata in questo sistema inventato da qualcuno che odiava i sogni e la ragione. 
Ma per l'amore che porto a questa immensa umanità, così bella e brutta com'è, so che prima o poi qualcuno toccherà l'orizzonte e allora noi saremo là, donne, uomini e bambini senza la paura di sperare ma solo con il coraggio di continuare.

4 commenti:

  1. Questo tuo post mi ha fatto venire la pelle d'oca.
    Ero fortemente tentata da scrivere qualcosa in merito alla vicenda di Taranto, ma mi sono mancate le forze..
    Da madre, rabbrividisco ogni volta che chiunque osi sfiorare un bambino, a maggior ragione quello che dovrebbe essere l'eroe per eccellenza.. il loro papà.
    È tutto molto, troppo triste ed ingiusto. Ma, come ben dici, c'è poco da fare.
    Non resta che piangere. Ed io, credimi, lo faccio più spesso di quanto vorrei, perché queste notizie mi lacerano.

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  2. Lo so, queste cose non dovrebbero succedere. I bambini sono le persone più indifese e vulnerabili e dovrebbero essere protetti da tutto ciò che le espone al male che alberga nell'umanità. Chi non lo fa non può essere definito umano. Comprendo il tuo dolore, è il mio e quello di tutte le madri degne di tale nome. Non ci si può far niente ma si può urlare questo dolore, un grido corale che scuota le coscienze di chi calpesta l'amore in nome di un potere.

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  3. E' orrore puro e quelli non sono uomini sono esseri immondi. L'episodio di Taranto poi è stato devastante ma hai ragione non è l'unico e le ragioni sono proprio quelle che tu indichi nel post. Educare al rispetto la soluzione a medio e lungo termine, pene più severe e maggiore prevenzione e sostegno alle famiglie minacciate da questi bastardi, le misure immediate da porre in essere.

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    1. L'educazione al rispetto è importantissima, una maggiore attenzione a queste problematiche da parte delle istituzioni è altrettanto essenziale e la crudeltà mentale di questi esseri deve essere trattata come una piaga sociale da debellare.

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