18 settembre 2016

Pomeriggio..


Questo pomeriggio, così strano e mutevole, con il tempo che cambia di nube in nube, di aria in aria, di pioggia in pioggia a seconda del paese.
Questo pomeriggio di una domenica quasi autunnale, dove pare che non succeda nulla.
Non c'è nessun tremore, né passi, né voci, come se l'intero pianeta avesse deciso di girare in contrasto con la fretta.
Sembra una bonaccia che scivola dentro di me attraverso tutte le fessure della casa.
E penso a ciò che succede quando non succede nulla, come ora, mentre lentamente si esauriscono gli echi della conversazione di poco fa e mi fermo a sentire la lama affilata dell'assenza, che sta tatuando senza dolore una foto dove non si vede niente.
Guardo un attimo dalla finestra con la tazza del caffè fra le mani, e non succede nulla.
Finisco il caffè e penso che vorrei o dovrei leggere il libro che mi hanno suggerito, "La nostalgia dell'assoluto" di George Steiner, guardacaso, in modo che tutto rimanga com'è.
Apro il libro e i miei occhi non trovano un posto dove fermarsi, e poi, di nuovo, non succede nulla.
Passano le ore che vanno verso la notte e continua a non succedere nulla.
Poi mi siedo a scrivere, più per abitudine che per necessità, e anche se scrivo e mi leggo in ciò che scrivo, il testo non dice niente, perché non sta succedendo niente.
Immagino che ci siano pomeriggi e giornate così in ogni storia personale.
E credo che anche il fatto che non succeda niente sia un mezzo portentoso per non far succedere il contrario.
Un modo per salvarci.
Perché, a volte, come oggi, è meglio che non succeda niente...

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