10 aprile 2020

E che si fa in questo periodo?


Un giretto fuori con il cane, un altro per un po' di spesa ma solo una volta a settimana, una sosta in cortile a fare due chiacchiere, a debita distanza, con i vicini, e poi si legge e si prova a ricominciare a scrivere sul blog. O almeno questo faccio io. E ne sono contenta, il tempo non manca ora, come non mancano le occasioni di riflettere. E riflettendo sono arrivata alla conclusione di essere fortunata. Già. E dire che ho una pensione miserevole. Però penso che è arrivata giusto in tempo e, anche se miserevole, è molto di più di quanto hanno tante altre persone che in questo momento non si vedono arrivare un euro in tasca. Poi sono sola e la solitudine non mi è mai pesata, anzi! Sono sola e non devo sopportare nessuno se non me stessa mentre tante altre persone potrebbero avere problemi di convivenza forzata che prima non emergevano in maniera così evidente. Devo ammetterlo: questa pandemia non mi ha cambiato troppo la vita. Sì, avverto queste limitazioni nella libertà di movimento e un po' mi dà fastidio ma non sono catastrofica al punto da pensare che sia il preludio ad un regime militaresco o ad una prova di dittatura. Non credo ce ne siano le condizioni. Sono invece preoccupata per la crisi che seguirà questo lockdown. Per le conseguenze che ne deriveranno, per la povertà che inasprirà ancora di più l'assetto già precario di un sistema che non ha sicuramente a cuore l'uguaglianza. Però spero anche che ne possa derivare anche qualche piccolo insegnamento: il covid19 non fa distinzioni di razza o ceto e la salute è preziosa per tutti. Chissà! Qualcuno potrebbe avere ripensamenti sulla gestione di un'economia che ha sempre messo il profitto al primo posto e ripensare a quanto possa essere iniquo questo feticismo della ricchezza, tipico del capitalismo in cui il prodotto domina l'uomo, dimenticando il valore dei rapporti umani. Sono sempre la solita idealista? Forse sì. Ma qualcosa cambierà e...perché non sperare in meglio?

Bene, questo è il primo post che faccio dopo un lungo silenzio. Continuerò a provarci, a scrivere intendo, anche se mi sento un po' arrugginita. Poi mi sento anche un po' diversa, meno arrabbiata, più condiscendente e più vogliosa di nutrire la mente piuttosto che dispensare parole che potrebbero facilmente non interessare nessuno. Per questo ho ritrovato il piacere di leggere, mai perso ma solo sopito. Ho appena finito di leggere "Cecità" di Josè Saramago che non poteva essere più consono al momento che stiamo attraversando. Una drammatica realtà surreale che racconta di un'improvvisa pandemia di cecità. Non voglio fare recensioni perché non ne sono all'altezza, ma posso dire che mi è piaciuto nella narrazione dei personaggi, delle situazioni e delle conseguenze derivate da un evento così tragico e impossibile da prevedere. Non mi è piaciuto invece nella conclusione che lascia troppi punti in sospeso, ma non dico di più per non spoilerare. 
Ora invece sto leggendo "Il trombonista innamorato  e altre storie di jazz" di Aldo Gianolio. Tutt'altro genere. Sono quaranta storie brevi di altrettanti jazzisti più o meno eminenti raccontate in maniera tutt'altro che autobiografica e convenzionale, condite con un pizzico (forse anche di più di un pizzico) di leggerezza e ironia che le rendono godibilissime. Credo che molto sia frutto di fantasia, ma sembrano comunque ritratti tanto più realistici quanto meno corrispondenti alle biografie ufficiali a cui non si rifanno in alcun modo perché non raccontano di successi o analisi musicali ma di piccole storie di esistenze allo sbaraglio quotidiano. Mi piace. 

Ciao lettore occasionale di questo blog. Non prometto che se tornerai troverai delle novità, ma ci proverò.

1 commento:

  1. Ce l'ho io una novità: ho più di ottantadue anni e sono ancora al mondo! Da qui in avanti ogni giorno che vivrò sarà una "notizia"! Potrei essere già morto e invece sono vivo! tutti i giorni! da qui in avanti! Notizia del cazzo, potrei dire... ma lasciamo perdere.... Eppure scrivo, dico quello che penso, faccio quello che voglio... che altro pretendo? No, ce l'ho una pretesa: voglio rifare tutta la vita precedente, con la possibilità di pensare e poter fare tutto quello che voglio, giorno per giorno, e non solo dopo ottantadue anni del cazzo! Sìì, sìì ,va bene sono solo parole, parole... ma intanto la faticata di arrivare fin qua l'ho già fatta, e da qui in poi ...starò a guardare! Perchè di "fare" non ho più l'energia necessaria e di pensare... Sì, penso, penso a tutto quello che potrei fare... posso farlo, non mi serve a niente, ma lo penso... Una meraviglia: posso tutto, non serve a un cazzo, ma posso! Mi sento già meglio....

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