02 dicembre 2015

Tempismo.

Beh, devo dirlo, a volte mi scappa da ridere, forse perché sono stanca di sorprendermi di quanta poca logica siano dotate certe persone che, guardacaso e poveri noi, occupano posti di responsabilità.
Siamo in piena emergenza ambientale, lo sappiamo, ogni giorno la cronaca ci fa sapere di disastri ecologici. E' in corso a Parigi la conferenza sul clima (non che mi aspetti granchè, ma se ne parla molto, nel bene e nel male). Tutti, o perlomeno le persone più sensibili a questo problema, cercano di tenere comportamenti atti a contenere il degrado: raccolta differenziata, energie alternative, uso dei mezzi di trasporto ecc. ecc. Tutti, insomma, siamo più o meno consapevoli che se andiamo avanti così il nostro bel pianeta ci sputerà addosso le sue ire. Eppure c'è qualcuno che se ne viene fuori con un'idea fantastica: 
targa e bollo per le biciclette e anche assicurazione, suppongo.
Ora, capisco che ci sia bisogno di fare cassa, ma quante persone sarebbero disposte a sottostare alle trafile burocratiche e a pagare anche per questo mezzo? Non è che preferiranno lasciarla in garage e utilizzare l'auto per la quale già pagano a sufficienza? E non è che così facendo si disincentiva l'uso di tale mezzo per spostarsi anche per brevi tragitti e aumentare di conseguenza l'inquinamento causato dagli scarichi? Senza contare che magari qualcuno usa la bicicletta perché non può permettersi la macchina.
Dice che sarebbe solo per le attività commerciali....ma non è la stessa cosa?
Dopo un acceso dibattito, Filippi ha poi affermato che l’emendamento presentato rappresenta una “norma contro abusivismo per disciplina settore commerciale”, ma il testo, così come è presentato, non fa menzione di attività commerciali e sembra estendere l’obbligo di targa e bollo a tutti i veicoli a pedali. Ma anche qualora l’emendamento dovesse essere modificato prevedendo l’applicazione solamente ad attività di natura commerciale, ci dovremo aspettare che la polizia fermi qualunque ciclista sprovvisto di targa che porti delle banalissime buste della spesa che penzolano dal manubrio perché sospettato di fare consegne a domicilio per il panettiere di quartiere.
Se l’emendamento è un tentativo per contrastare le attività della criminalità organizzata ormai immischiata anche nelle attività dei risciò per turisti nelle grandi città, probabilmente la dicitura dell’articolo di legge andrebbe rivista. 

In ogni caso, a noi non resta che rilevare come di fronte all’ennesimo problema, il legislatore non trovi nulla di meglio da fare che iperburocratizzare qualunque attività.
Rimane la vocazione a tassare qualsiasi cosa coerentemente con l'abnorme pressione fiscale e rimane ben evidente il rifiuto sistematico a tagliare la spesa pubblica per mantenere strapuntini e prebende. Ed è pure evidente che dei problemi ambientali non gliene frega niente a nessuno, alla faccia dei disastri ecologici, delle guerre in ogni dove e della conferenza sul clima!


Parlando di biciclette,consiglio questa ricerca:
http://www.left.it/2015/12/01/in-bicicletta-per-ridurre-le-emissioni/
L’impressione che si ricava è che in molte città sia bici boom e che l’uso delle due ruote nei giorni feriali stia raggiungendo livelli davvero interessanti. Almeno un quinto degli abitanti di Ravenna, Rimini, Piacenza, Sondrio e Venezia-Mestre ormai stabilmente preferiscono questo stile di mobilità e anche a Pordenone, Biella, Pavia, Reggio Emilia, Novara, Padova, Pisa, Cremona la percentuale di domanda di mobilità soddisfatta dalle bici è estremamente positiva. A giovarne sicuramente saranno il clima e la salute, e anche noi potremmo dire di aver fatto la nostra parte e di non aver lasciato a faticare solo i grandi della terra chiusi a Parigi a discutere.
E se siete costretti a leggere un solo articolo a proposito del vertice di Parigi scegliete questo di Silvia Ribeiro:
http://comune-info.net/2015/12/guerra-e-clima-cop21/
Le forze armate e le guerre sono tra i maggiori responsabili di emissioni di gas serra e quindi del cambiamento climatico. Guerre per il petrolio, petrolio che causa il cambiamento climatico, caos climatico che rende ancora più esasperate e sanguinose le guerre che pertanto necessitano di maggiori quantità di petrolio: un mostro che si morde la coda. Malgrado questo, nel testo dei negoziati di Cop21, la parola “militare” non viene mai menzionata. E di sicuro, a Parigi, non se ne discute. 

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