03 febbraio 2016

Violenza sulle donne, una lunga scia di sangue.

Cronaca degli ultimi giorni: a Pozzuoli un uomo ha dato fuoco alla compagna incinta, che versa ora in condizioni disperate; ad Anagni un uomo ha massacrato di botte moglie e tre figli, una delle quali ha solo due anni, quindi si è recato in ospedale sostenendo di essere stato aggredito, in un disperato tentativo di mitigare l’orrore delle sue azioni; in Ancona un altro uomo ha aggredito la moglie con una scimitarra, a Perugia la polizia è intervenuta in difesa di una donna inferma picchiata dal marito, a Sora madre e figlia sono state portate in un struttura protetta perché vessate dalle botte e minacce del padre-marito, ad Arese un uomo è stato arrestato perché picchiava la moglie davanti ai tre figli… e potrei andare avanti, ma mi fermo qui, perché è un crescendo che fa orrore e chiedersi perché è un urlo che rimane strozzato in gola.
E come al solito, di queste ultime vicende di violenza, terribili e non nuove alla cronaca, colpisce in modo particolare il linguaggio utilizzato da molti mezzi di stampa e da molte “persone comuni”. Un linguaggio che sembra sforzarsi di andare verso la comprensione per il violento. Non in modo evidente, certo. Ma con degli input. La povertà, la perdita del lavoro, la depressione, l’abuso di alcol, la conflittualità di coppia, la fine dell’amore, il vizio del gioco, lo stato di salute precario della vittima. Ecco, secondo chi scrive, le motivazioni alla base di atti estremamente violenti e di storie di maltrattamenti che, ci dicono i referti degli ospedali, si sono protratte per anni prima di sfogare in una brutalità intollerabile.
Chiedo: perché precisare queste condizioni? Perché si va a caccia di motivi? Perché la violenza di genere deve avere motivi per perdere tutta la sua cancrena? 
Se troviamo un motivo, la definiamo, circoscriviamo, riduciamo. Semplifichiamo. Edulcoriamo. Ed è sbagliato! Perché così continueremo a scusare queste persone, mentre le donne continueranno a stare accanto ai loro aguzzini, in agonia e fino all’ultimo respiro.
Quindi, per favore, basta con i veli pietosi sotto ai quali nascondere l'intenzione, basta con le giustificazioni. Non c'è nessuna giustificazione: sono persone malvage che non sanno amare (anche se sostengono il contrario), che non sanno o non vogliono gestire le loro frustrazioni.

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