06 novembre 2016

Ho la mia età.

E così un altro anno è passato e sono 64 da quando sono nata. Ho la mia età e nessuno può togliermela. Dovrei forse fare attenzione a dichiararla? Perché dire "ho la mia età" è quasi una dichiarazione di acquiescenza di uno stato ineluttabile di vecchiaia, anche se di fatto vecchia non mi ci sento così tanto. Però sto dando al mondo una non ovvia informazione su me stessa e su come mi sento con me stessa. E dire "ho la mia età", con più o meno ironia, significa dire "ho un'età (ormai) avanzata, sono vecchia (o quasi)". C'è un destino in un'affermazione del genere, perché il senso porta appunto verso un'età che è definita come matura (o più che matura), proprio l'età in cui capita di cominciare a riflettere, sull'età. E non sempre allegramente. Parlando dell'età, infatti, si possono dire tante cose, ma quando si dichiara come propria l'età che si ha, invece di trovarsi a dire un'ovvietà, si sta dichiarando di essere vecchi. Perché tutti hanno un'età, anche appena nati e anche quando sono giovani , ma solo di alcuni, a partire da una certa età, si dice che "hanno un'età". E così, senza nemmeno dire l'età, si è dichiarati vecchi, con un semplice aggettivo possessivo o con un ancor più semplice articolo indeterminativo. Che strana faccenda è la lingua!
Va beh, non fateci caso...è l'età...
Che poi siano 30, 40 o 64 non importa, importa come ci si sente, importano gli amici, importa avere un'opinione, un discreto pensiero critico. Importa che ancora non ho voglia di accontentarmi, che qualche sogno rimasto nel cassetto c'è, un po' logoro e stantio ma c'è. Importa quella piccola scorta di spensieratezza, e di irrequietezza forse, che mi fa dire che quel che importa è questo presente di cui domani poco importerà. Importano le mie radici, per amare il mio passato nonostante tutto, e importano quelle ali che, ad un certo punto della mia vita, si sono aperte per guardare tutto da un'altra prospettiva, senza le quali non sarei mai potuta essere la persona che sono, nel bene e nel male. 
E voglio tenermi stretti anche quei piccoli piaceri che ogni tanto mi fanno fermare a pensare, magari impugnando penna o tastiera per sottolineare le sensazioni che il mio cervello traduce e concretizza in parole spesso neanche troppo esaustive.....ma mi capirete ugualmente...è l'età...




"Ho l’età in cui le cose si osservano con più calma, ma con l’intento di continuare a crescere. Ho gli anni in cui si cominciano ad accarezzare i sogni con le dita e le illusioni diventano speranza. Ho gli anni in cui l’amore, a volte, è una folle vampata, ansiosa di consumarsi nel fuoco di una passione attesa. E altre volte, è un angolo di pace, come un tramonto sulla spiaggia. Quanti anni ho, io? Non ho bisogno di segnarli con un numero, perché i miei desideri avverati, le lacrime versate lungo il cammino al vedere le mie illusioni infrante valgono molto più di questo. Che importa se compio venti, quaranta o sessant'anni! Quel che importa è l’età che sento. Ho gli anni che mi servono per vivere libero e senza paure. Per continuare senza timore il mio cammino, perché porto con me l’esperienza acquisita e la forza dei miei sogni. Quanti anni ho, io? A chi importa! Ho gli anni che servono per abbandonare la paura e fare ciò che voglio e sento..."(José Saramago)


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