13 novembre 2016

Stanotte ho sognato.

Cioè, mi ricordo il sogno che ho fatto distintamente, cosa che non mi succede quasi mai, forse perché era un sogno tranquillo, pacato, di quelli che fanno sperare che continui tanta è la beatitudine. Ho sognato che ero sola tra alberi immensi, le cui cime arrivavano quasi al cielo, di fronte al mare. Ricordo la sensazione di silenzio, la pace interiore che sentivo di fronte a quel tramonto che si stava riversando sull'acqua. Non succedeva niente, rimanevo lì, ad ascoltarmi, e forse pensavo, ma non ricordo cosa pensavo. Mi sono svegliata serena, con una serenità che supera la mia comprensione e che non è stata troppo costante negli ultimi giorni. Ora penso che questo sia dovuto a due cose. La prima, un ricordo appena prima di addormentarmi: mi rannicchio nel mio letto, tra tutti i miei cuscini, e butto l'occhio sulle foto che ho sulla cassettiera. Mio padre e mia madre nel cinquantesimo anniversario di matrimonio. Una bella foto, un bel giorno felice con tante persone care. 
Due lacrime silenziose e felici hanno offuscato la stanza e mi sono sentita di dire grazie a loro, per quello che mi hanno dato, per come mi hanno amato, sostenuto e aiutato, perché non credo di averglielo mai detto, persa com'ero nelle mie ribellioni, nella mia testardaggine e nei miei impulsi contraddittori. 
E ho capito che non perdiamo mai quello che abbiamo vissuto. 
L'altra, un piccolo pensiero che mi è venuto in mente proprio ieri sera: passiamo la vita a pensare a quello che non abbiamo e vogliamo avere, a quello che abbiamo avuto e abbiamo perso. Non ci concentriamo su quello che effettivamente abbiamo, e tra le cose più importanti e concrete ci sono i ricordi...un modo per incontrarsi...
Grazie a coloro che mi hanno coniato, mi hanno accompagnato, mi hanno voluto nei momenti di tempesta. 
Dove cerco la mia pace, riesco a trovarli.

1 commento:

  1. Infatti, lo avevi già scritto poco tempo fa, ora lo ribadisci e mi associo: è il presente che si vive, che conta, che fa godere o soffrire, ma che si vive davvero! Certo, anche i sogni e i ricordi, che sono in realtà una nostra nostra creazione; prodotti dal nostro io nel momento in cui li "pensiamo". Il "fare" è una conseguenza, viene dopo il nostro desiderio, e le fantasie che ne seguono: saperle capire vuol dire resistere. Resistere anche al dolore della rinuncia, perchè saper pensare vuol dire comunque "creare" anche l'impossibile. Con l'immaginazione si può. E' solo necessario esserne capaci, e a volte ci si riesce, quando si rimane nel presente, nella realtà.

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