Cioè, mi ricordo il sogno che ho fatto distintamente, cosa che non mi succede quasi mai, forse perché era un sogno tranquillo, pacato, di quelli che fanno sperare che continui tanta è la beatitudine. Ho sognato che ero sola tra alberi immensi, le cui cime arrivavano quasi al cielo, di fronte al mare. Ricordo la sensazione di silenzio, la pace interiore che sentivo di fronte a quel tramonto che si stava riversando sull'acqua. Non succedeva niente, rimanevo lì, ad ascoltarmi, e forse pensavo, ma non ricordo cosa pensavo. Mi sono svegliata serena, con una serenità che supera la mia comprensione e che non è stata troppo costante negli ultimi giorni. Ora penso che questo sia dovuto a due cose. La prima, un ricordo appena prima di addormentarmi: mi rannicchio nel mio letto, tra tutti i miei cuscini, e butto l'occhio sulle foto che ho sulla cassettiera. Mio padre e mia madre nel cinquantesimo anniversario di matrimonio. Una bella foto, un bel giorno felice con tante persone care.
Due lacrime silenziose e felici hanno offuscato la stanza e mi sono sentita di dire grazie a loro, per quello che mi hanno dato, per come mi hanno amato, sostenuto e aiutato, perché non credo di averglielo mai detto, persa com'ero nelle mie ribellioni, nella mia testardaggine e nei miei impulsi contraddittori.
E ho capito che non perdiamo mai quello che abbiamo vissuto.
L'altra, un piccolo pensiero che mi è venuto in mente proprio ieri sera: passiamo la vita a pensare a quello che non abbiamo e vogliamo avere, a quello che abbiamo avuto e abbiamo perso. Non ci concentriamo su quello che effettivamente abbiamo, e tra le cose più importanti e concrete ci sono i ricordi...un modo per incontrarsi...
Grazie a coloro che mi hanno coniato, mi hanno accompagnato, mi hanno voluto nei momenti di tempesta.
Dove cerco la mia pace, riesco a trovarli.
Infatti, lo avevi già scritto poco tempo fa, ora lo ribadisci e mi associo: è il presente che si vive, che conta, che fa godere o soffrire, ma che si vive davvero! Certo, anche i sogni e i ricordi, che sono in realtà una nostra nostra creazione; prodotti dal nostro io nel momento in cui li "pensiamo". Il "fare" è una conseguenza, viene dopo il nostro desiderio, e le fantasie che ne seguono: saperle capire vuol dire resistere. Resistere anche al dolore della rinuncia, perchè saper pensare vuol dire comunque "creare" anche l'impossibile. Con l'immaginazione si può. E' solo necessario esserne capaci, e a volte ci si riesce, quando si rimane nel presente, nella realtà.
RispondiElimina