Io posso dire sì alla partecipazione diretta, in prima persona, alla quotidiana trasformazione. E posso dire no alla delega, alla rinuncia, al disimpegno. Ma questi sì e questi no non trovano nessun riferimento nella sfida del referendum, che è giocata tutta sul piano della politica politicante.
Non mi interessano gli aspetti superficiali di un meccanismo di potere che io contesto alla sua radice e non trovo nessun motivo che meriti una deroga alla mia convinzione: stare alla larga dalle urne.
So bene di essere considerata un'utopista, un'incapace di prendere posizione irrigidita come sono in un'ideologia del passato, ma sono così: se qualcosa non mi convince non lo faccio. E trovo questo tanto strombazzato referendum una grande operazione mediatica per coinvolgere la gente nel niente. O peggio, per farla sentire protagonista mentre i fili del potere sono manovrati da ben altri burattinai.
Certo Gianna, ma se devono usare i fili... qualcuno li può tagliare i fili! Se poi invece tutti staranno a guardare... prima o poi non useranno più nemmeno i fili: faranno senza! Tanto protesteranno solo gli utopisti, che si sa, le prendono sempre tutte le colpe. Ma no dai, un voto più, o uno meno, questo si che non conta, ma non dirlo a nessuno che l'ho detto io.... :)
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