01 maggio 2012

Dedicato a tutti i “perseguitati” e a coloro che credono di sapere come debba andare avanti uno stato

Tucidide racconta un discorso di Pericle in “La guerra del Peloponneso” II, 34-41.

Siamo all’inizio della guerra del Peloponneso – Atene è al massimo della sua potenza e alla fine del primo anno Pericle commemora, secondo la tradizione della città, i caduti ateniesi. Con grande maestria Tucidide utilizza questa occasione per far comprendere al lettore come gli Ateniesi “vivevano” l’éthos della loro città.  

“Il nostro sistema politico non compete con istituzioni che sono vigenti altrove. Noi non capiamo i nostri vicini, ma cerchiamo di essere un esempio. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: per questo è detto Democrazia. Le leggi assicurano una giustizia uguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. 

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana: noi non siamo sospettosi l’uno dall’altro e non infastidiamo il nostro prossimo se preferisce vivere a modo suo (…). Ma questa libertà non ci rende anarchici. Ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede solo nell’universale sentimento di ciò che è giusto (…). La nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero (…). Noi siamo liberi di vivere proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo (…). Noi amiamo la bellezza senza indulgere tuttavia a fantasticherie, e benché cerchiamo di migliorare il nostro intelletto, non ne risulta tuttavia indebolita la nostra volontà (…). Riconoscere la propria povertà non è una disgrazia presso di noi; ma riteniamo riprovevole non fare alcuno sforzo per evitarla.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private (…). Un uomo che non si interessa dello Stato non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché soltanto pochi siano in grado di dar vita a una politica, noi siamo tutti in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla strada dell’azione politica, ma come indispensabile premessa ad agire saggiamente (…). Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà e la libertà il frutto del valore, e non ci tiriamo indietro di fronte ai pericoli di guerra (…).
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la prontezza nel fronteggiare le situazioni e la fiducia in se stesso.”

Tucidide, Passo del discorso di Pericle citato nella Costituzione Europea

Tucidide, L’encomio di Pericle

1 commento:

  1. GLI spocchiosi Manager ITALIANI di oggi
    dovrebbero prendere esempio dai vecchi imprenditori
    della piccola e media Industria (Padri del Boom Economico)
    i più si sono LAUREATI (facendo la gavetta )
    Iniziando dal basso sono arrivati hai vertici ricchi di esperienza (e di umanità) vera LAUREA indispensabile ad un MANAGER.

    Nel primo dopo guerra ricordo che in vari settori compreso il settore ARTIGIANO
    si lavorava circa dieci mesi l’anno allora la cassa integrazione non esisteva
    nei due mesi di stasi si lavorava al rinnovo del campionario per conquistare nuove fette di mercato il tutto a spese del titolare.

    La cassa integrazione è nata dopo il boom economico
    (Figlia dei nuovi manager i più laureati alla bocconi)
    per difendere ( solo ) le grandi Industrie e i loro capitali.

    Dando vita ad un nuovo mercato da sfruttare ( L’ITALIA )
    Premiando l’egoismo e gli incapaci ci hanno riportato al punto di partenza. VITTORIO
    PS
    SIAMO UN PAESE di NAVIGANTI ALLA DERIVA
    In cerca di un faro che non c’è
    Sballottati come fuscelli nella tempesta
    Mediatica .
    Le voci delle sirene offuscano le menti dei marinai
    Portando la nave senza nocchiere verso gli scogli.
    dovremmo metterci i tappi nelle orecchie
    e andare avanti come i marinai di Ulisse
    alla ricerca del nuovo da plasmare.
    solo cosi possiamo sperare che l’odissea abbia fine.

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