Qualche volta,
quando i rumori tacciono
e il silenzio
stende un mantello caldo di ricordi,
ascolto un tempo
lontano, vivido di attese e di speranze.
Erano giochi della
mente, lunghe corse di una fantasia vergine di mete.
Sento ancora la tua
mano, un po' forte e un po' ansiosa,
che cercava di farmi
entrare in un mondo che nemmeno tu conoscevi.
Sento il suono della
tua voce, vedo i gesti stanchi, sempre quelli,
che non mi
permettevi di ripetere, non era lì che dovevo stare.
Era là,
dove i tuoi occhi si perdevano, che volevi portarmi.
Alzavi il velo dei
tuoi segreti solo quando non vedevo,
per non aprirmi il
tuo scrigno di lacrime.
Mi hai accompagnato,
per un tratto, indicandomi l'orizzonte,
era il tuo respiro
quel vento che mi sospingeva,
era il tuo amore che
disegnava fiori sul mio cammino.
Non mi sono mai
voltata indietro, pensavo fossi sempre lì,
pronta ad
accarezzarmi la stanchezza.
Poi il vento ha
smesso di soffiare
e la tempesta ha
disperso le radici.
Perdonami mamma, ma
non sono riuscita a vedere quell'orizzonte,
i tuoi occhi si sono
chiusi troppo presto,
non ho più
il coraggio dei tuoi desideri,
né
il sorriso della tua forza.
Ho perso, come te,
la battaglia della vita,
e il mantello si sta
raffreddando.
Credo che riaccenderò i rumori,
comincio a sentirmi
sola
senza le tue lacrime
nello scrigno.
Gianna
Nessun commento:
Posta un commento
Una tua opinione è sempre gradita...o anche un semplice saluto. ;)