13 maggio 2012

Per la mia mamma.


Qualche volta, quando i rumori tacciono
e il silenzio stende un mantello caldo di ricordi,
ascolto un tempo lontano, vivido di attese e di speranze.
Erano giochi della mente, lunghe corse di una fantasia vergine di mete.
Sento ancora la tua mano, un po' forte e un po' ansiosa,
che cercava di farmi entrare in un mondo che nemmeno tu conoscevi.
Sento il suono della tua voce, vedo i gesti stanchi, sempre quelli,
che non mi permettevi di ripetere, non era lì che dovevo stare.
Era là, dove i tuoi occhi si perdevano, che volevi portarmi.
Alzavi il velo dei tuoi segreti solo quando non vedevo,
per non aprirmi il tuo scrigno di lacrime.
Mi hai accompagnato, per un tratto, indicandomi l'orizzonte,
era il tuo respiro quel vento che mi sospingeva,
era il tuo amore che disegnava fiori sul mio cammino.
Non mi sono mai voltata indietro, pensavo fossi sempre lì,
pronta ad accarezzarmi la stanchezza.
Poi il vento ha smesso di soffiare
e la tempesta ha disperso le radici.
Perdonami mamma, ma non sono riuscita a vedere quell'orizzonte,
i tuoi occhi si sono chiusi troppo presto,
non ho più il coraggio dei tuoi desideri,
né il sorriso della tua forza.
Ho perso, come te, la battaglia della vita,
e il mantello si sta raffreddando.
Credo che riaccenderò i rumori,
comincio a sentirmi sola
senza le tue lacrime nello scrigno.

Gianna

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