15 febbraio 2014

Me la cavo.



Se c’è una cosa che faccio è cavarmela da sola. Questo è sicuro. Me la sono sempre cavata finora, altrimenti non sarei qua, circondata dalle (poche) cose che mi servono, quelle strettamente necessarie, e quelle di cui non riesco proprio a fare a meno. Come le sigarette per esempio, che se non fumassi risparmierei un sacco di soldi…..e dicono che ci guadagnerei anche in salute…..ma rinuncerei all’ultimo piacere che mi è rimasto. Come in questa notte insonne, una sigaretta a farmi compagnia, una pagina bianca su cui dare libero sfogo a pensieri che durante il giorno sono respinti dal volteggiare dei gesti. Me la cavo dicevo. Me la cavo come tanti, come tutti quelli che sono nelle mie condizioni, costretti sempre a fare conti, sottraendo senza aggiungere mai mentre si fa sempre più sproporzionata la differenza fra quello che vorrei e quello che posso. Me la cavo perché non posso fare altrimenti, con quello che ho, quello che mi rimane, senza chiedere mai, senza intaccare quell’orgoglio, forse malsano, che mi impedisce di arrendermi. Quelli che mi conoscono dicono che sono una donna forte, che ho saputo prendere decisioni scomode, che è riuscita a non accettare troppi compromessi. Alcuni dicono che sono una bella persona, altri un po’ meno……ma non mi interessa quello che dicono gli altri, mi interessa quello che sento io, immersa in questo silenzio di una notte senza sonno. E quello che sento non è tanto la stanchezza di un combattimento continuo quanto, ancora e nonostante tutto, la voglia di rivalsa su me stessa. Non per dare dimostrazioni, non per gareggiare o primeggiare. Semplicemente per esprimermi, per incanalare, per realizzarmi, per non chinare continuamente la testa, per essere coerente. Ma non credo di essere speciale, credo che sia un sentimento comune, forse è proprio quello che spinge tutti a continuare, a non arrendersi di fronte ad una situazione che ha quasi del paradossale: vivere per vivere, come se bastasse. Forse è proprio così che deve andare, che l’ultima speranza sia dura a morire, per poter continuare a dire: me la cavo.

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