Sono stati necessari mesi di indagini
per incastrare il presidente della Caritas (avete letto bene, la
Caritas!) di Trapani, Don Sergio Librizzi, che da anni, almeno cinque
secondo gli inquirenti, usava il suo potere per costringere i migranti
maschi, giunti in Sicilia stremati da viaggi sui barconi della speranza e
atterriti dall’ipotesi di dover essere rimpatriati, ad avere rapporti
sessuali con lui.
Una vicenda sordida e odiosa che,
peraltro, non ha destato il clamore mediatico che meriterebbe e si
aggiunge ad un lungo rosario di nefandezze di cui si rendono
responsabili con una frequenza sconcertante coloro la cui missione
dovrebbe attendere al benessere non solo spirituale dei fedeli,
specialmente i più bisognosi.
L’affaire Don Librizzi verosimilmente non è, purtroppo, un caso isolato.
L’affaire Don Librizzi verosimilmente non è, purtroppo, un caso isolato.
La scoperta di quest’ennesimo squallido
episodio non potrebbe essere l’occasione perché il buon Papa Francesco,
vada oltre l’invettiva e la condanna, mettendo mano ad una vera riforma
del clero e degli statuti che ne regolano l’ordinamento?
L’ossessione sessuofobica della Chiesa cattolica, che è il brodo di coltura delle perversioni di cui sono protagonisti, da secoli, sacerdoti nonché i membri degli ordini femminili e, in particolare, l’obbligo al celibato, non dovrebbero apparire anche a lui come l’evidente, inutile e nefasto portato della Controriforma?
Fu il Concilio di Trento infatti a sanzionare la norma fino ad allora non scritta e largamente disattesa (“si non caste, tamen caute”, “se non castamente, almeno con cautela”, recita un detto latino).
L’ossessione sessuofobica della Chiesa cattolica, che è il brodo di coltura delle perversioni di cui sono protagonisti, da secoli, sacerdoti nonché i membri degli ordini femminili e, in particolare, l’obbligo al celibato, non dovrebbero apparire anche a lui come l’evidente, inutile e nefasto portato della Controriforma?
Fu il Concilio di Trento infatti a sanzionare la norma fino ad allora non scritta e largamente disattesa (“si non caste, tamen caute”, “se non castamente, almeno con cautela”, recita un detto latino).
Dopo secoli, il Concilio Vaticano II,
convocato da Giovanni XXIII nell’intento di riformare profondamente la
Chiesa ed il clero, superando le rigidità dei codici tridentini, non
riuscì, almeno sotto quest’ultimo aspetto, a portare a complimento la
mission affidatagli poiché fu concluso dal nuovo Papa Giovanni Battista
Montini che decise di imprimere un vistoso colpo di freno al processo
riformatore.
Paolo VI, salito al soglio, orientò i
lavori conciliari in modo tale che il tema del superamento dell’obbligo
al celibato dei preti, introdotto in apertura dei lavori conciliari dal
Card. Suenens, Primate del Belgio, fosse rapidamente accantonato.
A posteriori non appare casuale la scelta di Montini di chiamarsi
Paolo: come Alessandro Farnese (Paolo III) quel Pontefice che, a seguito
e per reazione allo scisma di Lutero, indisse il Concilio di Trento. I
nefasti risultati dell’ottusa difesa di una norma che non trova alcuna
giustificazione dottrinale, non hanno tardato a manifestarsi: se da un
lato è andata ad ingrossarsi la legione dei sacerdoti (e delle donne
appartenenti ad ordini religiosi femminili) che hanno chiesto la
riduzione allo stato laicale per poter contrarre matrimonio, dall’altro
le vocazioni sacerdotali maschili hanno subito nel corso degli anni un
vistoso calo.
I dati ufficiali riferiti al decennio
2000/ 2010 solo in Italia parlano chiaro: la Chiesa ha dovuto fare a
meno di circa 8 mila preti, fra decessi ed abbandoni, mentre ne sono
stati ordinati poco meno di quattromila. E il trend, in Italia ed in
Europa, continua ad essere in ribasso. Parallelamente si è assistito
all’esplodere su scala mondiale di scandali legati agli abusi sessuali
di ecclesiastici su bambini e adolescenti, al punto di costringere
finalmente la Curia romana, immediatamente dopo la morte di Giovanni
Paolo II che, sull’occultamento e l’impunità per i membri del clero
macchiatisi di simili crimini, porta gravi e documentate responsabilità,
ad affrontare il problema a viso aperto.
A viso aperto certo, ma con modalità di
intervento che appaiono del tutto inadeguate. Non vi è infatti solo il
problema della repressione a cui, sia pure ancora troppo timidamente, si
è messo mano. Fintantoché prevarrà nei vertici di Santa Romana Chiesa
l’ostinazione a non “prendere il toro per le corna”, in altre parole a
non porsi il tema della sessualità non più nei termini dettati dalla
dottrina della Controriforma, ma con la presa d’atto che quelle
direttive hanno provocato, nel clero e nei fedeli nel corso dei secoli
solo danni, difficilmente si potrà rimuovere il bubbone.
Va
considerato che lo stesso Lutero, che non era certo un’interprete
libertario della dottrina biblica ed evangelica, e dopo di lui tutti i
riformatori, risolsero il problema richiamandosi alla Chiesa delle
origini, dove il tema del celibato esisteva unicamente per chi intendeva
dedicarsi a una vita religiosa di tipo ascetico. Non per i
presbiteri. Da buon gesuita, dunque formatosi in un ordine religioso
nato a seguito della Controriforma, Papa Francesco fino ad oggi si è
limitato all’invettiva contro la pedofilia e gli abusi sessuali da parte
del clero.
Non basta. Così come non bastano
proposizioni come quella della Curia vescovile di Trapani che a seguito
dei fatti ha diramato una nota in cui, tra l’altro, si legge:
“Esprimiamo la nostra ferma condanna verso comportamenti gravi e
riprovevoli, inammissibili non solo perché reati, ma soprattutto perché
offendono la dignità della persona e ledono gravemente la dignità del
servizio sacerdotale”.
Postilla: La diocesi di Trapani da anni è nell’occhio del ciclone, per vicende legate a malversazioni finanziarie. Il precedente vescovo, dopo una “visita apostolica” fu rimosso e il suo vicario sospeso a divinis.
Postilla: La diocesi di Trapani da anni è nell’occhio del ciclone, per vicende legate a malversazioni finanziarie. Il precedente vescovo, dopo una “visita apostolica” fu rimosso e il suo vicario sospeso a divinis.
“Chiedilo a loro”, recita l’audiovideo
della CEI diffuso su web e tv, che mostra la meritoria attività di preti
e suore a favore dei bisognosi e che invita a donare l’8 per mille alla
Chiesa cattolica.
A Don Librizzi, contestualmente alla scoperta dei suoi pessimi comportamenti, sono stati sequestrati liquidi per parecchie migliaia di euro rinvenuti, nel corso di una perquisizione, nel Tabernacolo della Chiesa (!).
A Don Librizzi, contestualmente alla scoperta dei suoi pessimi comportamenti, sono stati sequestrati liquidi per parecchie migliaia di euro rinvenuti, nel corso di una perquisizione, nel Tabernacolo della Chiesa (!).
Domanda: costoro sono l’eccezione che
conferma la regola? Speriamo. Tuttavia, in assenza della necessaria
trasparenza più volte evocata da Papa Bergoglio ma, ad oggi rimasta
lettera morta, è lecito dubitarne.
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