16 dicembre 2016

Come si commenta?

Come si commenta il massacro di un intero popolo, l’annientamento fisico di una città e dei suoi abitanti? Non sappiamo farlo, non troviamo le parole per raccontare l’orrore. Eppure dovremmo, perché in fondo è colpa nostra: tutto il mondo occidentale, dall’Europa agli Stati Uniti, dovrebbe chinare il capo e fare mea culpa, perché Aleppo altro non è che la creatura nata dalla nostra impotenza. Aleppo non doveva succedere, punto. 
Abbiamo assistito, inermi e congelati in un terrore interventista, ad orrori immani, a genocidi e crimini contro l’umanità come quello cambogiano del 1975, quello curdo del 1988, quello ruandese del 1994 e quello avvenuto a Srebrenica nel 1995. Dopo ognuno di questi massacri la comunità internazionale, l’ONU, a gran voce ha giurato “mai più”. Mai più resteremo a guardare persone innocenti venire massacrate per giochi di potere, mai più rimarremo impassibili ed inermi di fronte a popoli cancellati per motivi etnici, religiosi o per semplice cattiveria umana. Eppure Aleppo è successa, per sei lunghi anni, e ancora una volta siamo rimasti ai margini, infarciti di dichiarazioni di supporto, condanna e promesse di vendetta, ma senza mai alzare un dito per risolvere la situazione. Vergogna!

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi - Se questo è un uomo

1 commento:

  1. In questo caso non si può certo parlare di "terrore interventista" perché l'"Occidente" è intervenuto fin da subito nella Repubblica Araba di Siria, e non soltanto spargendo menzogne con le sue gazzettine che sarebbe il minore dei problemi.
    Dando chissà perché come certa la caduta di Assad fin dal primo momento, i paesi "occidentali" non hanno lesinato aiuti mirati alle formazioni che credevano di controllare sul terreno, e delle quali si pronosticava ampiamente la vittoria. Con questo, dimostrando che le competenze in materia di pura e semplice geografia sono cosa che non appartiene ai ben vestiti della politica rappresentativa.
    In pratica il paese è stato riempito di armi, e con il massimo della pubblicità, da parte di "amici della Siria" che altri non sono che i soliti "esportatori di democrazia" che sempre più scriteriatamente stanno cercando allocchi cui rifilare la propria merce scaduta e sempre più di frequente se la vedono risbattere in faccia con addebito delle spese di consegna.
    Come sempre più spesso succede da qualche anno a questa parte le previsioni "occidentali" hanno ricevuto una risposta sanguinosa ed una disconferma ancora più sanguinosa. Assad, e con lui tutti gli altri leader politici mediorientali, conoscono il loro mestiere alla perfezione e sono capaci di astuzie politiche a petto delle quali un Machiavelli farebbe ben meschina figura. Pensare che bastasse qualche manifestazione e qualche morto per cacciare questo o quello è cosa che non ha nulla di realista. E chi ha mandato in piazza masse di manifestanti a sfidare un esercito che non per il controllo dell'ordine pubblico era stato addestrato, ma per respingere con il massimo della violenza un'eventuale aggressione sionista, avrebbe dovuto avere almeno il buon gusto di mettere in conto tutto questo.
    Adesso le cose sono semplicemente peggiorate perché per rimanere al suo posto il governo Assad ha rivoltato le forze armate da cima a fondo, cambiandone profondamente il modello e facendone uno snello apparato antiguerriglia. Sono cambiati, per esempio, i criteri di arruolamento: le reclute non vengono più dislocate nelle zone del paese opposte a quelle da cui provengono (com'era d'uso anche nella penisola italiana) e questo ha molto limitato, ed in pochi mesi, il fenomeno delle diserzioni.
    L'aspetto mediatico di tutta la faccenda ha conosciuto fin da subito risvolti su cui adesso è bello sorvolare. I primi disordini di piazza, tanto per dire, scoppiarono una settimana dopo che una gazzetta per fanciulle in fiore aveva dedicato un amplissimo servizio ad Asma Assad. Servizio che fu fatto sparire alla chetichella dal sito della rivista qualche mese dopo. Poi si pensò in tutta serietà di minare il sanguinario regime siriano impedendo alla suddetta l'accesso al territorio dell'Unione Europea... prima che qualcuno si accorgesse della sua doppia cittadinanza. Le cancellerie "occidentali" di questo si occupavano, intanto che sul terreno, infarcite di balle e di armamenti, bande di criminali comuni e di combattenti di altra provenienza si occupavano e si occupano a tutt'oggi della parte sporca del lavoro.

    In breve, sarebbe bene che l'"Occidente" evitasse di intromettersi in una situazione in cui ha già dato il meglio di sé.

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