03 dicembre 2016

A volte succede...


A volte succede di avvertire una strana sensazione di vuoto, di essere circondati dal non senso, di esserne parte integrante e di chiedersi da dove deriva questa sensazione, quale può esserne la causa scatenante. Certo i fattori esterni non mancano, ma la percezione è sufficientemente improvvisa da far pensare che nulla è cambiato da un attimo prima. Eppure, anche in assenza di motivazioni, si subisce quel dolore profondo e ci si sente proiettati su un palcoscenico dove l'unica rappresentazione che si tiene è quella dell'assurdo, a cui si partecipa involontariamente e inconsciamente e in cui si percepisce un preciso e lucido fuori posto. Ma in quel momento, spesso passeggero o fluttuante, non ci si può sottrarre a quella contraddizione. Una specie di meteora che colpisce, annichilisce, fiacca le energie e la voglia di fare, i cui effetti si attenuano dopo l'esplosione lasciando però un disorientamento con uno strascico di domande.
Di cosa si è trattato? Di chimica del cervello? Che tristezza! Non può essere solo questo. Forse, nell'intimo di ciascuno di noi, c'è questa subdola consapevolezza di essere costretti a vivere, a recitare un copione che produce alterazioni della sfera percettiva e dei sentimenti. E pur non essendo corretto immaginare direttamente questa coercizione, è innegabile che se ne percepiscano le manifestazioni, a volte anche molto chiaramente. Si percepiscono e si subiscono. Ed è proprio in quell'attimo fuggente che si capta l'esistenza di quel qualcosa di non voluto, di non proprio. Quei fuggevoli stati d'animo avvicinano la coscienza alla linea immaginaria che separa senso e non senso, senza mai oltrepassarla del tutto, lasciando oscillare l'asticella dell'equilibrio fra l'uno e l'altro, con l'eterno interrogarsi da che parte lasciarsi andare e con la paura di perdere l'approdo a quelle cose confuse in un disegno ordinato, a quella commedia di cui non è dato sapere la trama, a quella vita che altro non è che la ricerca del suo senso.

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