24 febbraio 2017

39 anni e non li dimostra.

Sono 39 anni che la legge 194 sull'interruzione di gravidanza è stata emanata e mano a mano che passano gli anni sembra che la sua applicazione risulti sempre più difficile.
La legge arrivò nel 1978 dopo una lunga battaglia e aveva un obiettivo preciso: regolare una situazione che esisteva da tempo e sulla quale l’ipocrisia italiana preferiva stendere un velo di silenzio. L'aborto si praticava negli sgabuzzini delle “mammane” e negli studi professionali dei “cucchiai d’oro”, nelle eleganti e ricche cliniche private al riparo da occhi indiscreti dagli stessi medici che poi pubblicamente si schieravano dalla parte degli abrogazionisti. L'obiettivo era quello di tutelare la salute delle donne che troppo spesso morivano di aborto clandestino e ripristinava un concetto di giustizia sociale evitando che la scelta fosse praticata in sicurezza solo dalle più ricche e fortunate. 
Ecco, sembra che tutti questi anni non siano passati perché non hanno contribuito ad agevolare e a rendere applicabili i princìpi di questa legge.
Gli obiettori di coscienza  sono sempre più numerosi e le donne incontrano sempre maggiori difficoltà ad esercitare questo loro diritto. Le gerarchie ecclesiastiche sono sempre sul piede di guerra e non perdono occasione per snaturare il testo di questa legge mettendo in atto un ostruzionismo indiscriminato.
In questi giorni, l'ospedale San Camillo di Roma ha indetto un concorso per l'assunzione di medici abortisti che, secondo il parere di illustri costituzionalisti, viola i principi della nostra Carta avendo escluso la partecipazione di alcuni (i non abortisti). Al di là degli aspetti giuridici, sui quali comunque resta qualche perplessità, quel che colpisce è la straordinaria sensibilità di alcuni “servitori dello Stato”, come il ministro Beatrice Lorenzin (peraltro protagonista sul fronte dei diritti di alcune controverse e poco edificanti iniziative) che difende la libertà o i precetti di alcuni e dimentica palesemente le libertà di tanti altri. Possibile che il ministro non sappia che negli ospedali italiani la legge 194 viene di fatto boicottata con percentuali di obiettori che superano il 90 %?
La signora ha detto: “Non bisogna esprimere pensieri, ma soltanto rispettare la legge”. Esatto.
Ma allora, perché, oltre a preoccuparsi del diritto all’obiezione, così massicciamente esercitato dai medici, non ha garantito altrettanto bene quello delle donne a usufruire nelle strutture pubbliche della legge 194 nei casi previsti dalla normativa?
Ma le parole magiche le ha dette don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, che rivolta la frittata a modo suo: “La decisione di assumere al San Camillo di Roma medici dedicati all’interruzione di gravidanza, impedendo loro dunque l’obiezione di coscienza, snatura l’impianto della legge 194 che non aveva l’obiettivo di indurre all’aborto ma di prevenirlo. Predisporre medici appositamente a questo ruolo è una indicazione chiara”.
Obiezione: sicuramente la legge aveva l’obiettivo di prevenire l’aborto ma aveva soprattutto un altro obiettivo, molto chiaro e preciso: consentire alle donne, nei casi previsti, di farne ricorso.
Il problema dunque è sempre quello: con gli obiettori in maggioranza assoluta di fatto quella legge viene sabotata, svuotata e violata con le drammatiche conseguenze che spesso la cronaca ci riporta.
I diritti sono diritti e un paese civile dovrebbe impegnarsi in modo che vengano rispettati. Probabilmente è vero che quel concorso non è propriamente rispettoso della Costituzione, ma ciò non toglie che i diritti vadano assicurati e al momento uno dei due (quello all’obiezione), al contrario di quel che sostiene don Arice con un’evidente forzatura dialettica, è stato tutelato molto più di quello che la legge riconosce alle donne.
Sarebbe stato bello se in quest'Italia delle corporazioni, una delle più potenti, quella dei medici, con senso di responsabilità si fosse posta il problema e lo avesse risolto attraverso i propri organismi professionali.
Sarebbe stato bello non essere indotti a pensare che questo Paese non si sia mai allontanato dalla situazione di quarant'anni fa: pubbliche virtù (teologali) e robusti arricchimenti privati.

6 commenti:

  1. Sono, come sempre, pienamente d'accordo con te. Buongiorno Gianna!

    RispondiElimina
  2. Gli obiettori in questo settore non hanno senso. Inoltre poi bisogna anche distinguere da quelli "sinceri" a quelli che "Qui faccio l'obiettore, ma se viene nella mia clinica privata…"

    RispondiElimina

Una tua opinione è sempre gradita...o anche un semplice saluto. ;)