Ho sempre cercato di dare nuove chance ai “tutori” dell’ordine
perché sono convinta che molti siano costretti a fare quello schifo di mestiere
e ad obbedire ad ordini superiori. Ma ora comincio ad aver paura che anche
essere fermati per una semplice infrazione stradale possa costituire un rischio,
le mele marce sono dappertutto ma avere a che fare con una mela marcia con la
divisa è pericoloso, perché non ci si può difendere da un invasato che pensa di
poter fare quello che vuole perché il potere glielo permette.
La vicenda di questo bambino mi ha angosciato. Ora, non mi
sento assolutamente in diritto di conoscere le motivazioni un allontanamento di
minore alla sua famiglia, nonostante siano innumerevoli le cause in cui tali
provvedimenti hanno comportato un netto peggioramento nella vita del bambino
preso in causa, ma mi chiedo una cosa: come è stato possibile tutto ciò?
Non ho nemmeno guardato il video, non mi servono scene forti
per capire che questo paese è mal gestito, condotto da persone irresponsabili
che nemmeno dopo i fatti di Genova hanno pensato che fosse opportuno dare una
stretta all’esuberanza di chi per ruolo e istituzione è chiamato a tutelare e
proteggere i cittadini, non dunque ad aggredirli, pestarli, ammazzarli.
Lo schifo e la tristezza che provo non hanno bisogno di
immagini.
Tristezza per due genitori che non hanno saputo fare di
meglio che lasciar dirimere le loro questioni personali alle forze dell’ordine
perché incapaci di farlo diversamente.
Schifo per le cosiddette istituzioni che pensano che tutto
si possa risolvere con atti violenti. E per uno stato che non fa nulla per
impedirlo ma, al contrario, non si prende mai la responsabilità delle
conseguenze di quelle violenze.
Sono annichilita di fronte a questa escalation di inciviltà
applicata alle azioni, alle botte, ai pestaggi, alle sentenze che poi giudicano
meno grave un morto ammazzato di una vetrina sfasciata. E senza che dall'"alto" arrivi il benchè minimo monito, nessuna indignazione da parte della politica
sempre troppo presa dal salvataggio di se stessa.
E oggi sì, al contrario di
tante altre volte in cui avrei preferito che si vergognassero altri, quelli che
permettono anche queste porcherie, mi vergogno anch’io di essere nata in questo
paese che non sa e non vuole diventare civile.
Perché non vanno a prendere Formigoni e tutti gli altri in quel modo? Perché
non li trascinano via a forza dalle poltrone a cui sono incollati, visti gli
ignobili reati di cui sono colpevoli?
Perché per loro sarebbe un gesto antidemocratico e fascista?
E un bambino trattato così, in una scuola elementare, di fronte ad altri bambini
di 10 anni come lui che certo non capiscono le “ragioni dello Stato”, cos’è? È forse
questo un puro esercizio della democrazia nell’assoluto rispetto della legge?
Un capo della polizia che guadagna più del presidente degli
stati uniti dovrebbe perlomeno essere responsabile di ciò che i suoi “sudditi”
fanno. Dovrebbe interessarsi di persona di sapere se schegge impazzite abusano
dei poteri a loro disposizione.
E invece no, mele marce e schegge impazzite ci piombano
addosso a tradimento consapevoli della loro impunità. Quell “IO SONO” è
significativo: io ho il potere e ho chi mi protegge, tu non sei nessuno, quindi
fai schifo e posso schiacciarti come un moscerino. Con che faccia questi agenti
di polizia potranno guardare negli occhi un bambino da qui fino alla fine della
loro vita? Con che coraggio la questura, visto l’enorme scandalo che ha suscitato
tale video, si permette di affermare che il bambino, di soli 10 anni, ha
apposto resistenza? In un paese dove, finché si tratta di civili, chiunque può
venire schiaffato in prima pagina con la scritta “assassino”, solo perché ha
subito un interrogatorio come persona informata dei fatti, come mai ancora non
sappiamo nome e cognome di questi agenti di polizia?
In casi come questi, viene in mente la frase detta da una
ragazza che venne picchiata a sangue alla scuola Diaz: “Quando qualcuno
commetto un abuso, tu chiami la polizia. Ma se è la polizia a commettere un
abuso, chi puoi chiamare?”
Questa è l’Italia. Questo è il potere. Ricordiamocelo ogni
volta che pensiamo che la talebania sia un mondo diverso dal nostro.
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